Italo Balbo

Italo Balbo

Italo Balbo

Biografia Eroiche imprese di epoca fascista

Italo Balbo nasce il 6 giugno del 1896 a Quartesana in provincia di Ferrara. Suo padre Camillo Balbo nato nel 1855 a Veruno Savoia in provincia di Torino è figlio di un medico condotto che rimane orfano all'età di 5 anni e viene allevato da uno zio sacerdote. Sua madre Malvina Zuffi nasce nel 1860 nella località di Copparo da una Famiglia di piccola nobiltà decaduta, purtroppo anche Lei rimane orfana di suo padre a soli 13 anni. La storia della famiglia Balbo è tormentata da morti premature.

Prima della nascita di Italo Balbo, suo padre e sua madre sono perseguitati dalla sfortuna. Il primogenito Cesare Balbo muore a 5 anni per una meningite, in seguito Fausto nato nel 1885 diventa presto il pupillo della famiglia Balbo, laureandosi all'università di Bologna e pubblicando all'età di 20 anni un libro di versi dal titolo "Canti Lirici" di buona fattura, più avanti diventa direttore del giornale repubblicano "La Vedetta" (Fausto ha 11 anni più di Italo Balbo che è appena un ragazzino), non passa molto tempo che viene chiamato a dirigere il giornale "Il Popolano" di Cesena, nel 1912 ad appena 27 anni muore per un male incurabile.

Italo prova un dolore incredibile per la perdita del suo idolo e grande fratello, in quanto molto legato affettivamente e sua guida spirituale, culturale e politica in piena adolescenza. Da quel momento in poi e per anni, in ogni discorso privato lo menziona sempre perché non venga dimenticato. Italo Balbo a partire dal 1912 praticamente adotta il figlio di Fausto, vale a dire Lino che tanto ama come un figlio, fino ad averlo al suo fianco anche sull'aereo nella quale muoiono entrambi.

Nel 1887 nasce Edmondo Balbo, il più schivo tra i fratelli. Edmondo riesce a farsi strada soprattutto quando sfrutta il prestigio del proprio cognome. L'elenco dei fratelli in ordine cronologico prosegue con Maria Trieste che si dimostra nella vita come una donna dal carattere fortissimo che diviene ferrea amministratrice del giornale "Corriere Padano", giornale fondato da Italo Balbo nel 1925.

Come scritto sopra Italo Balbo nasce il 6 giugno del 1986. Il nome Italo viene scelto dal padre per patriottismo. Da ragazzino mostra interesse per Emilio Salgari e Jules Verne, ma dopo si appassiona a Giosuè Carducci e Ugo Foscolo; scrive degli ottimi componimenti di Italiano e viene mandato al Ginnasio. Nell'antico liceo-ginnasio Ariosto, Italo Balbo ci entra nel 1906 all'età di 10 anni, ma pur avendo due genitori maestri e molto bravi nella scrittura "forse anche per questo" negli studi è poco brillante, nelle materie scolastiche alterna voti alti come in matematica e sufficienti come in Italiano a voti molto insufficienti nello studio del latino e in geografia, viene bocciato. Ripete l'anno e riesce a passare alla seconda ginnasio dove riesce ad ottenere dei buoni voti rimanendo promosso e passando alla terza, dove incredibilmente viene nuovamente bocciato. Italo Balbo è un ragazzo sveglio con forte capacità di apprendere, ma scarsa volontà di applicarsi, in poche parole uno di quegli studenti che soffrono fisicamente e intellettualmente per le costrizioni di una scuola troppo rigida. Infatti il suo grande talento scolastico lo esercita a modo suo, con una quantità di iniziative letterarie, politiche e sindacali, risultando decisamente più impegnato di tutti i suoi coetanei e insofferente del lento progredire scolastico.

Dopo qualche anno e gli anni scolastici, all'età di 15 anni lo troviamo impegnato politicamente nella causa dei Mazziniani, e la città di Ferrara è la palestra politica più idonea per un'aspirante rivoluzionario. Il luogo più incandescente della politica ferrarese avviene nella piazza del duomo, nei locali del Caffè Milano dove si ritrovavano massoni, socialisti, radicali, anarchici, sindacalisti, rivoluzionari e repubblicani, passando ore intere a discutere. All'età di 15 anni Italo Balbo fa la sua prima comparsa dapprima silenzioso, ma senza perdere l'occasione di dire la sua.

Italo Balbo dimostra più della sua età, nonostante giovane, atletico e forte fisicamente, il suo sport preferito è il tiro al bersaglio con l fucile, mentre offre pessime prove come schermitore e cavallerizzo. A Balbo gli manca solo il tipico pizzetto che non abbandona più dopo i 18 anni di età.

Nel 1911 il padre decide di mandarlo a Milano, anche per allontanarlo dal locale di Ferrara chiamato guarda caso "Caffè Milano", e per evitargli di assistere alla lunga agonia del fratello Fausto. A Milano abita con il fratello Edmondo che lavora come segretario comunale nella vicina località di Greco. Italo non frequenta le scuole, ma riceve lezioni private soprattutto dal professore Artioli, un ex sacerdote molto colto che riesce a migliorare il Latino di Italo, e rafforzarne il suo anticlericalismo. Purtroppo ad aprile il suo fratello prediletto Fausto muore, Italo viene fatto trasferire nel paese di Lugo dove aveva insegnato Fausto e dove supera in un colpo solo le due ultime classi del ginnasio.

Nel 1915 Italo Balbo viene regolarmente chiamato e inviato alla scuola militare di Modena come Allievo Ufficiale. Dopo un corso di 5 mesi viene mandato con il grado di "aspirante" al battaglione degli Alpini "Val Fella". Passa alcuni in mesi in Carnia con il battaglione di Alpini "Val Fella" con il grado di sottotenente chiedendo un trasferimento nell'aviazione. Nel mese di ottobre viene mandato al deposito aeronautico di Torino.

La passione per gli aerei da combattimento "che l'avrebbe ucciso 23 anni dopo" questa volta gli salva la vita: trasferito a Torino il 22 ottobre del 1917, appena due giorni dopo inizia l'offensiva austriaca di Caporetto che travolge il fronte Italiano ; il battaglione "Val Fella" durante la breve ma triste disfatta vine circondato e gli Alpini uccisi o fatti prigionieri, Balbo chiede nuovamente il trasferimento per essere mandato in trincea, passano pochi mesi e solo il 4 aprile del 1918 viene rimandato nel battaglione di Alpini "Pieve del Cadore", ma ormai la situazione si è stabilizzata e i soldati Italiani hanno rispedito oltre frontiera il nemico austriaco.

Da questo momento comincia la vera guerra di Balbo; gli viene affidato il comando del reparto d'assalto del battaglione, per essere precisi con un gruppo di "arditi" votati alla morte destinati alle azioni di guerra più pericolose.

I reparti reggimentali di arditi "fiamme verdi" si distinguono dal vero corpo degli arditi "fiamme nere", in quanto continuano a fare parte del loro reggimento e non possiedono armi e addestramento speciale, ma per il resto compiti, caratteristiche e rischi sono uguali.

Tri i mesi di luglio e agosto del 1918 Italo Balbo compie imprese militari notturne "una contro forze nemiche molto superiori" dove Balbo e i suoi arditi riescono ad annientare il nemico, tanto da meritarsi la sua prima medaglia d' argento al valore.

Subito dopo il battaglione "Pieve del Cadore" torna nelle retrovie, ma Balbo partecipa all'offensiva finale del Grappa e il 27 ottobre lancia un attacco violentissimo sul monte Valderoa, ottenendo la sua seconda medaglia d'argento al valore militare. Non contento Balbo dopo pochi giorni attacca un avamposto nemico difeso con mitragliatrici, riuscendo a entrare con i suoi arditi e conquistare la prima trincea nemica, non contento lancia il suo plotone in continue ondate successive ma senza rendersene conto tutti i suoi soldati sono morti e Balbo si ritrova vivo e solo in mezzo al nemico.

Si salva la vita fingendosi morto per tutto il giorno e riattraversando le linee di notte.

Riesce a ritornare alla prima trincea conquistata, non passano nemmeno tre giorni che si riorganizza e assalta nuovamente, per la seconda fase di una battaglia che costa al battaglione metà degli organici: 500 uomini. Questa volta la battaglia viene vinta in modo definitivo. Riceve la terza medaglia ma per "punizione" non è d oro oppure d argento ma di bronzo, in quanto disobbediente all'ordine del comando centrale di fermarsi sulle posizioni, continuando a inseguire le retroguardie nemiche in fuga da Feltre. È il primo Italiano a rimettere piede nella città, dove una lapide ricorda ancora Italo Balbo e i suoi uomini.

Finita la la Prima guerra mondiale nella regione del Friuli dove nel frattempo si era iscritto all'università fonda il 24 agosto del 1919 nelle vesti di direttore il giornale militare "L'Alpino", organo settimanale degli Alpini ancora in produzione nel 2011.

La redazione è composta unicamente da militari e nella testata principale vi è stampato una grande L con l'apostrofo e il disegno di un alpino accovacciato sulla vetta, pronto a sparare e sovrastato dal motto "Di qui non si passa".

Balbo dopo alcune edizioni del settimanale "L'Alpino" il 5 ottobre del 1919 si schiera contro il giornale "L'Avanti" reo di avere attaccato ingiustamente Benito Mussolini, il primo avvicinamento tra Italo Balbo e Mussolini avviene in maniera casuale.

Italo Balbo si schiera con Gabriele D'Annunzio quando occupa Fiume, affermando che D'Annunzio è un leader migliore di Mussolini. Nel dicembre 1919 è già psicologicamente e politicamente pronto per il fascismo, e tra il 1920 e il 1921 aderisce al partito in maniera formale e attiva. Nel frattempo pone fine ai suoi problemi scolastici in una scuola para-universitaria superando tutti gli esami, sia della sessione estiva sia negli esami finali con la media del 27.

Balbo torna nella sua città di Ferrara nel 1921 dove inaugura sotto la sua direzione la prima sede del partito fascista, nel mese di febbraio dello stesso anno riesce a fare aumentare di molto le sezioni ma non gli iscritti, che sono solo 8000, ma è certo che gli enormi successi da Lui ottenuti in pochi mesi fanno in modo di catalizzare enormi consensi intorno al fascismo in tutta Italia, e soprattutto nelle zone agricole, mentre fino a quel momento il fascismo è un fenomeno prevalentemente urbano: gli 80.476 iscritti complessivi del marzo 1921 diventano 187.098 iscritti alla fine di maggio: il fascismo ferrarese dimostra in tutta la penisola Italica che il "bolscevismo" poteva essere combattuto e vinto.

La rapida ascesa del fascismo nella città di Ferrara è dovuta all'intelligenza di Italo Balbo nell'aprire all'iscrizione dei liberali, popolari e proprietari agrari.

Tutto questo non piace ai cosiddetti "fascisti puri" della prima ora, che non vogliono diventare troppo aperti verso alcuni ceti sociali, cosa che Balbo ha fatto.

Olao Gaggioli primo segretario del fascio si dimette per questi motivi e subito dopo lo segue Alberto Montanari. Gaggioli torna alla segreteria del fascio solo il giorno dopo la morte di Balbo. All'interno del partito fascista si forma una frattura che si aggrava nei tre anni successivi. Mussolini che punta tutto sugli industriali, non ha ancora capito il grande aiuto che possono venire dagli agrari, situazione che capisce più avanti.

A Ferrara i Socialisti e Comunisti cominciano per idealismo e per ritorsione a uccidere membri del partito fascista nell'area degli agrari, la reazione di Italo Balbo non si fa attendere facendo scoppiare una guerra civile locale sanguinosa e crudele sopprimendo 130 socialcomunisti con conseguente distruzione delle loro 42 sedi.

Balbo non ha fatto altro che usare uno stile di combattimento dello squadrismo fascista: non più scontri tra piccoli gruppi, ma seguendo un concetto elementare di strategia militare, vale a dire attacchi in forze per ottenere il risultato massimo nel minore tempo e con il minimo pericolo. Le spedizioni di Balbo sono composte sempre dal 100 squadristi che operano metodicamente, bloccando le vie di accesso in città o in un paese setacciando palmo a palmo ogni minimo angolo finché anche l'ultimo nemico non viene scoperto.

Se il fascismo nasce a Milano, è nella città di Ferrara che trova la formula del suo successo nell'accordo degli agrari e nell'organizzazione militare dello squadrismo. Si tratta di una rivoluzione che possiede troppi punti di contatto con la reazione e che parte del suo successo si basa su una violenza spesso gratuita e terroristica, e lo squadrismo è certamente un fenomeno ripugnante, inaccettabile a qualsiasi moderna coscienza democratica, ma non lo si può bollare semplicemente con la formula della violenza politica. Stesso metodo che comunque viene usato dai socialcomunisti violenti e assassini, ma con la differenza che non hanno un leader carismatico, mentre il fascismo ne aveva di cattivi ma anche di buoni. Buoni e giusti come Italo Balbo, personaggio esemplare per capire come una certa classe sociale di quella generazione con alle spalle la prima guerra mondiale e un particolare tipo di cultura, nella situazione economico-politica (tra gli anni 1920-1922) difficilmente può non arrivare a quel tipo di lotta politica ; e di come ci sia arrivata spesso in buona fede, con la coscienza di compiere un atto giusto, doveroso e necessario.

Il "Balbo rivoluzionario" è tale solo nelle tecniche e quasi mai nei contenuti, conservatore e uomo d'ordine più che innovatore, ma come capo e uomo d'azione è inflessibile e determinato nel portare a compimento la conquista del potere e nell'instaurare il regime fascista. Ne l'una ne l'altro probabilmente si sono verificati, e comunque non in quel modo e in quei tempi, senza la volontà e la determinazione di Balbo, che in almeno in tre occasioni nel 1922 non ancora trentenne, impresse svolte decisive alla storia del fascismo e dell'Italia.

(1) Nel luglio del 22' quando Mussolini è in trattativa per entrare pacificamente in un secondo governo Facta, Italo Balbo lo impedisce mettendo a ferro e fuoco la Romagna e quindi costringendo il Duce a scegliere l'ipotesi insurrezionale. (2) Durante la marcia su Roma quando Balbo impedisce che gli altri quadrumviri si arrendano. (3) Come ispiratore e coordinatore del "pronunciamento dei consoli" che spinge Mussolini a instaurare la dittatura.

Italo Balbo è un capo molto severo, che tiene in maniera ferrea alla disciplina e cura nei minimi particolari l'organizzazione, ma che corrisponde anche a quell'immagine del condottiero: bello, giovane, deciso e duro sempre in testa alle sue truppe.

Tra il mese di aprile e il mese di maggio il partito fascista guidato da Italo Balbo nella città di Ferrara, è il più potente d'Italia (tanto da fare venire Benito Mussolini), in questa occasione Balbo e Mussolini si incontrano per la prima volta. Il Duce arriva a Ferrara per accettare la candidatura del 04 aprile del 1922, Balbo gli prepara manifestazioni e festeggiamenti tali da lasciare il Duce stupefatto, preparandogli il colpo ad effetto: dove Mussolini deve parlare sul palco davanti a 20.000 fascisti. Mussolini in quel momento è a capo di un partito (in tutta Italia) di appena 80.000 iscritti e fino a quel momento non ha mai avuto un auditorio così vasto, complimentandosi con Balbo per le sue capacità. Ma per Balbo quel giorno l'emozione più forte gli sale (oltre che per l'incontro con il Duce) quando a tarda serata con lo stesso Mussolini si recano in un luogo segreto dove incontra il suo idolo, vale a dire Gabriele D'Annunzio: e per Balbo da quel momento la giornata diventa storica e indimenticabile.

Il 28 ottobre 1922 avviene la marcia su Roma. Nel 1923, lo squadrismo ha ormai perso quel poco di ardimentoso che possiede e diventa un gioco al massacro. Balbo ordina sporadici assalti ai popolari e sempre più spesso sconfina in alte provincie emiliane, nel Veneto e nel Mantovano. Tra la fine di giugno e l'inizio di luglio accentra ancora maggiormente il potere nelle proprie mani e fornisce alle squadre la struttura militare che mantengono in grosso modo su scala nazionale dopo la costituzione della milizia. Ogni squadra è composta da 10 uomini, caposquadra compreso ; tre squadre compongono un plotone e tre plotoni una compagnia. Balbo pretende che tutti abbiano e siano in divisa, cercando di organizzare anche plotoni di motociclisti e ciclisti, Ai mitraglieri chiede la conoscenza di almeno quattro tipi di mitragliatrici. Ogni mese ordina con una circolare, che tutte le squadre devono inviare un rapporto sulle armi, sulle munizioni e ogni 3 mesi sul vestiario, per sapere se le divise estive sono troppo pesanti e viceversa se le divise invernali sono troppo leggere. Italo Balbo non pensa più al posto come ispettore di banca, e come egli aveva previsto sopravanza tutti i capi fascisti compreso lo stesso Mussolini.

I Socialisti vengono sconfitti, Balbo comincia a trattare con gli agrari con una maggiore giustizia sociale, e preme che il fascismo si impossessi dello stato Italiano.

Balbo affianca Mussolini ogni volta che si mostra duro e intransigente, mentre non l'approva quando al comando generale si fà attorniare da gente dell'alta società che gli stanno vicino per convenienza, infatti spedisce una lettera a Mussolini scrivendo che il comando generale da Lui presieduto deve essere di stampo solo militare e di liberarsi degli avvoltoi inutili. Il Duce si innervosisce quando legge la missiva ma capisce che Balbo dice il vero.

Mussolini si invaghisce "in gergo politico e militare" di Italo Balbo, ed è disposto a riconoscerli un ruolo decisivo nel partito fascista dedicandogli una fotografia in maniera quasi aulatoria scrivendoli "All'amico fraterno Italo Balbo, magnifico condottiero delle milizie fasciste, nell'attesa della marcia suprema. Con ammirazione, Mussolini" In tutta la sua vita da fascista, il duce non risulta che abbia mai rilasciato altre dediche.

Tra gli anni 1922 - 1923 Italo Balbo pubblica un libro intitolato "Diario", in realtà non si tratta di un vero diario. Balbo non è uno scrittore ma pubblica parecchi volumi, opere che possiedono uno stile piacevole e asciutto che manca nei suoi articoli e nei suoi discorsi: certamente nella stesura viene aiutato da un grande giornalista e suo amico Nello Quilici.

A Mussolini non piace quello che Balbo ha scritto nel Suo libro, il Duce non approva alcune sue critiche. Il citato libro suscita grande scandalo nel partito, dove le critiche di Balbo danno parecchio fastidio a tutti i gerarchi che: o non vi appaiono e quelli citati vengono descritti come figure di secondo piano

Il 06 gennaio 1922 si reca dal generale Gandolfo, fascista insieme al capo dello squadrismo toscano Dino Perrone, gettando le basi per la costituzione della milizia fascista e suddividendo il comando secondo una decisione già pianificata nel mese di novembre a Milano. L'Italia viene divisa in quattro ispettorati, a Balbo viene affidata L'Emilia Romagna, la zona del Mantovano, il Veneto, il Trentino, l'Istria, Zara e le Marche. Un altro ispettorato viene dato al romano Ulisse Igliori. Se si tiene conto che Gandolfo è un anziano generale con scarso peso politico, che Perrone Compagni non è benvoluto dallo squadrismo toscano "squadristi indisciplinati e pieno di dissidenti", e che Igliori è un'idealista il quale dopo la marcia su Roma torna a fare l'ispettore assicurativo, si vede che Italo Balbo si considera il capo supremo dello squadrismo fascista, scavalcando Mussolini nelle decisioni finali.

La città di Ferrara è tutta fascista tranne poche eccezioni: la più fastidiosa è quella costituita da Don Giovanni Minzoni un sacerdote che da più di 20 anni esercita nella località di Argenta in provincia di Ferrara. Il 23 agosto del 1922 due squadristi fascisti tali Giorgio Molinari e Vittorio Casoni "di propria iniziativa" assassinano Don Minzoni. Italo Balbo trovandosi a Roma raggiunge subito Ferrara, dove fà scendere un'omertà assoluta su come sono andati i fatti, dei due assassini non si sa più niente, infatti quando Balbo conosce gli esecutori gli fa fucilare di nascosto, perché non vuole gettare ombre sul partito fascista della sua città.

Il 29 settembre del 1924 Italo Balbo ormai onorevole oltre che Generalissimo "coniato dopo la marcia su Roma" si sposa la contessa Emanuella Florio dai lineamenti fini e dallo sguardo bellissimo conosciuta quando Lei aveva appena 18 anni e la prima guerra mondiale era appena finita. La cerimonia avviene nella tenuta dei genitori della sposa, in Friuli. Emanuella Florio è una donna intelligente e colta, sotto la sua apparente fragilità possiede un carattere forte e deciso, senza mai intromettersi nelle faccende politiche e private del marito, nonostante tutto Balbo gli chiede sempre dei consigli, ed Emauella è molto attenta soprattutto a non frenarlo nei suoi grandi entusiasmi e nel desiderio di "fare" che costituiscono l'aspetto dominante della personalità di Balbo, tra le quali anche quella di tradire diverse volte sua moglie anche se la ama più di ogni altra cosa, per poi pentirsi e confidandosi con i suoi amici più stretti di avere peccato. Ma Emanuella conosce il vizio di suo marito e non gli dirà mai niente. Il matrimonio vero caposaldo di serenità nella vita di Italo Balbo viene subito allietato dalla nascita nel 1926 della sua primogenita Giuliana, nel 1928 con una seconda figlia chiamata Valeria e nel 1930 con la nascita del figlio maschio Paolo.

Tornato dalla Luna di Miele con sua moglie si trova una sorpresa poco piacevole ; l'episodio dell assassino di Don Minzoni, viene riportata a galla con abilità politica e giornalistica da Giuseppe Donati direttore del quotidiano popolare "Il Popolo" che nel 1924 viene in possesso di importanti documentazioni. La manovra di Donati è impostata dalle opposizioni per fare cadere il fascismo sulla "questione morale", basandosi su memoriali (non veri) di fascisti che non hanno avuto il loro tornaconto personale, cercando di screditare il loro ex partito a tale punto da farlo cadere. Il processo inizia il 26 novembre, e si cerca di screditare ingiustamente Italo Balbo facendolo passare come il mandante dell omicidio di Don Minzoni, Italo Balbo pur avendo avvocati di fama stranamente non viene difeso bene, comunque riesce a dimostrare la sua estraneità con l'omicidio, anche se capisce che il mandante è Mussolini.

Italo Balbo pur rimanendo al governo fascista ancora per 16 anni, inizia a prendere le distanze. Balbo comincia a criticare e mettere in discussione la posizione di comando generale del Duce, non approvando l'eccessivo ingrossamento del partito con l'entrata di Farinacci definendolo un assassino di antifascisti, perché come dice Balbo "non tutti che la pensano diversamente devono essere trattati in malo modo se non picchiati selvaggiamente da un assassino come Farinacci". E questo per Balbo è un grosso pericolo ; il partito deve rimanere una minoranza di gente decisa a tutto pur di difendere il fascismo e il potere acquisito. Negli anni 30' è ancora un fiero e critico avversario del suo stesso partito, che contrasta in ogni occasione, anche se per altri motivi: rimanendo su una posizione conservatrice, Balbo si convince che meno il fascismo entra nelle vicende economiche, militari e culturali, meglio è.

Il passaggio, lento e sfumato avviene tra il 1926 e il 1929. Balbo cerca di scalzare dal suo posto Turati, successore di Farinacci con una linea completamente differente: quella di creare un partito molto politicizzato in grado di ideologizzare e guidare masse sempre più vaste, riuscendo a spalancare braccia e porte a contadini e a operai. Balbo in un discorso che tiene davanti a 30.000 persone dichiara "Meglio essere in pochi ancora, come un tempo, ma di fede attiva piuttosto che in tanti dallo spirito debole e vacillante, torniamo ad essere magari uno contro dieci, purché sia lontano da noi, senza remissione, chiunque viva nel dubbio e non partecipi nel nostro fuoco sacro". Dopo quel discorso passato alla storia, milioni di Italiani si iscrivono al partito fascista e Balbo da quel momento non vuole più avere a che fare con quel partito, restando in un partito di destra filo-mazziniano

La battaglia privata contro Farinacci dall'esterno è poco apparente: neppure un grande come Italo Balbo può permettersi senza rischiare grosso di attaccare l'uomo incaricato di ristabilire "con ogni mezzo" l'ordine, usando con estrema facilità l'arma dell'espulsione. Solo dopo la caduta di Farinacci si alza un coro di invettive contro il "bastonatore di Cremona". Balbo data la sua posizione, inveì più discretamente sul nemico caduto, ma l'odio fra i due (anche personale) esplode in alcune lettere che Farinacci invia a Mussolini dopo la destituzione, e che lo stesso Duce non rispondendogli gli fa capire che approva le idee di Balbo.

Mussolini sapendo delle capacità aviatorie e delle sue conoscenze tecniche e meccaniche dell'aereo in generale, il 6 novembre 1926 affida a Italo Balbo con il grado di segretario dell'aviazione di valutare il possibile miglioramento dell'aeronautica militare Italiana.

Italo Balbo, da calcoli recenti ma approssimativi ne conviene che il suo precedessore Bonzani abbia lasciato 800 apparecchi in linea e 800 di riserva il che risulta essere la seconda forza aerea del mondo, visto che gli Stati Uniti D'America e la Gran Bretagna ne possiedono entrambe 700 in linea e 700 in riserva. Solo la Francia è superiore con 1500 apparecchi in linea e 4000 in riserva. In realtà gli apparecchi dati per efficienti al 31 ottobre 1926 "prima del passaggio dei poteri" sono 551. Balbo tira le prima somma e riduce questa cifra a 405, in seguito il 28 novembre ordina che tutti gli aerei si alzano contemporaneamente in volo, ordina che i caccia ci rimangano 2 ore e mezzo e che tutti gli altri tipi di aeroplani ci rimangano per 3 ore: una vera e propria prova generale dopo la quale Balbo scrive a Mussolini che "solo 200 apparecchi hanno sopportato l'esperimento, e che erano tutti disarmati, aerei di tipo sportivo e inadatti a sopportare una vera azione di guerra". Dei 405 aerei efficienti solo 335 si erano levati in volo, ma di questi 104 non sono riusciti a superare la prova per svariati motivi indipendenti dall'efficienza dell'aereo (mancanza di piloti, condizioni atmosferiche e altri problemi di non poco conto), ma questo Balbo non lo scrisse a Mussolini.

Balbo stabilisce che all'inizio della sua gestione solo 300 apparecchi sono efficienti "ma non si sa quanto e come armati". Per quanto riguarda gli aeroporti militari, un "rapporto dei piloti più anziani" chiesto da Balbo rivela una situazione molto insufficiente: manca il collegamento elettrico nelle officine "Augusta" dove non esiste l'allacciamento dell'acqua, gli hangar sono da tutti da ricostruire. La gestione Balbo nell'aeronautica militare è molto buona, riuscendo a portare a più di 3500 aerei da combattimento in piena efficienza e gli viene assicurato dalla ditta di aeroplani Macchi che saranno costruiti in pochi anni 2000 caccia distribuiti i siti diversi in tutta Italia, ma di guerra mondiale non se ne parla ancora, e dopo l'uscita di Italo Balbo come supervisore, in quanto "mandato a governare la Libia" l'aviazione non avanza in tecnologia, e le promesse non vengono mantenute perché durante la seconda guerra mondiale "grazie all'inefficienza del suo sostituto", ci sarà solo una base logistica degli aerei caccia Macchi vicino a Monza che viene distrutta quasi subito con l'esercito Italiano scoperto "a parte i bombardieri" nelle battaglie aeree e nella richiesta di aiuto in diversi scontri con il nemico.

Italo Balbo fedele al progetto di sviluppare l'aviazione di massa e di privilegiare le imprese collettive, all'inizio del 1928 comincia a organizzare la grande crociera nel mediterraneo occidentale. Ottenuta l'approvazione di Mussolini, Balbo da inizio ai preparativi non avendo ancora nessun grado dell'aeronautica militare (alla crociera aerea partecipa in divisa di generale della milizia) affidando il comando a De Pinedo, un grande pilota aereo italiano dell'epoca.

La flotta aerea è composta da 51 idrovolanti Siai S.59 (biplani a biposto da bombardamento leggero e da ricognizione), N° 8 S.55 per l'assistenza e il trasporto di autorità e giornalisti, e un Cant. 22 per gli addetti areonautici stranieri. Questa formazione (lo schieramento di volo scelto da De Pinedo è particolarmente complesso) deve percorrere tappe per un totale di oltre 2800 chilometri con a bordo un totale di 180 persone. A partire da questa crociera come nelle successive vengono scelti gli idrovolanti, anziché apparecchi "terrestri", in quanto è molto frequente che durante i lunghi voli sul mare gli aerei si trovano nella necessità di ammarare, inoltre l'impresa è coadiuvata dal mare da unità della marina e dai servizi logistici preventivamente dislocati nei porti di ammaraggio: condizione indispensabile in un'epoca dove le informazioni meteorologiche sono quasi nulle e con scarsa assistenza da terra. La partenza avviene il 26 maggio e termina il 02 giugno in maniera perfetta senza un minimo incidente.

Mai nel mondo sono stati tentati voli di tale lunghezza in formazione di otto aerei, l'avvenimento suscita ammirazione in particolare in Spagna e in Francia. Balbo si affretta a ribadire che il volo in questione intende dimostrare la capacità dell'aeronautica italiana di essere presente in forze sul Mediterraneo. Come primo effetto del volo la Siai riceve numerose commissioni di aerei: da Argentina , U.S.A., Paraguay, URSS, Romania, Turchia, Grecia, Polonia e Spagna.

Italo Balbo riceve molte lodi da Mussolini e a sua volta non ne lesina a nessuno, tanto meno a De Pinedo, al quale gli fa un encomio scritto. Italo Balbo nell'agosto del 1928 riceve il grado di generale di squadra aerea, De Pinedo nel giro di pochi mesi diventa generale di divisione aerea, sottocapo di stato maggiore e marchese. Il 12 settembre 1929 viene insignito da Mussolini come Ministro dell'Aviazione Italiana.

I due cominciano assieme la preparazione della crociera del mediterraneo orientale, ma nel frattempo Italo Balbo tenta una crociera ufficiale a Londra e a Berlino con un gruppo di 12 aerei terrestri (A 120 e R 22) comandati personalmente da Lui. Per Balbo deve essere una prova di efficienza, e vuole su ogni aereo un grande pilota della Prima guerra mondiale. Partono da Torino senza clamore pubblicitario (per prudenza e fortuna di Balbo) verso Londra, dove dovrebbe arrivare in formazione. Invece si perdono nelle nuvole e nelle mille difficoltà del volo di gruppo, 4 atterrano in Francia, 2 in Belgio, uno nei Paesi Bassi: gli altri arrivarono tutti sparpagliati. A Londra gli aviatori italiani vengono ugualmente accolti molto bene da Samuel Hoare, ministro dell'Aeronautica inglese e dalla colonia italiana: nei giorni successivi il fascio italiano a Londra registra 80 nuove iscrizioni, nonostante il mezzo fallimento della crociera.

Dopo un'altra infelice tappa Londra Berlino e un'altra molto disunita Berlino Roma (due aerei si perdono, Balbo arriva quinto invece di essere in testa alla formazione aerea), giungendo alla conclusione che i piloti che ha reclutato sono bravissimi quando volano da soli, mettendosi d'impegno nel trovare e costruire un affiatamento perfetto per la nuova squadriglia.

Per trovare l'affiatamento giusto per la seconda crociera mediterranea ci vuole molto tempo, dovuto al percorso più difficile e da una formazione aerea ancora da completare.

Questa nuova crociera aerea al contrario della precedente, viene preparata in economia, riducendo al massimo l'assistenza da terra e dal mare, anche perché l'ammiraglio Bernotti capo di stato maggiore della marina giudica poco flessibile e scarsamente utilizzabile l'uso dell'aviazione in imprese belliche a lunga distanza. Per controbattere queste critiche Balbo per la seconda crociera sceglie l'idrovolante S.55 a grande autonomia.

La crociera nel mediterraneo orientale viene composta da 37 S.55, da 2 S.59 e di un Cant. 22 per un totale di 136 uomini di equipaggio più i numerosi ospiti. Italo Balbo pilota insieme al Capitano Cagna un S.55 fuori formazione, e con Lui si porta anche il cognato Cino Florio e un operatore dell'Istituto Luce. Il comandante è virtualmente De Pinedo ma essendo scoppiato il conflitto tra Lui e Balbo, la direzione effettiva viene data al Colonnello Pellegrini "capo di gabinetto di Balbo". La crociera si svolge dal 05 al 19 giugno con uguale efficienza e ancora maggiore successo della precedente. Particolare clamore suscita l'incontro tra i due regimi quello fascista e quello comunista.

Il quadrumviro ammara 15 minuti prima degli altri aerei e viene accolto in maniera trionfale dal generale Baranov, commissario del popolo dell'aeronautica sovietica, che fa suonare la marcia reale e l'Internazionale. Italo Balbo dopo avere ascoltato dichiara "Io rispetto tutte le fedi, quando sono professate con convinzione: mi guardo bene quindi dal prenderli in burla o dal disprezzarli, lo stormo dalle ali tricolori ha portato sulle coste bolsceviche un messaggio di amicizia e ne riparte con una risposta degna. Inutile sofisticare su altri elementi che non ci riguardano". Il volo che in complesso ha avuto pochi e trascurabili incidenti, ottiene risultati propagandistici, tecnici e commerciali notevoli (l'Urss compra subito 30 S.55) e frutta a Balbo un ambito riconoscimento: l'assegnazione del trofeo della lega internazionale degli aviatori, che però rifiuta chiedendo che tale riconoscimento venga dato a Pellegrini.

Italo Balbo decide di tentare l'attraversata dell'atlantico meridionale verso il Brasile. Il lavoro di preparazione è lungo in quanto è in costruzione un nuovo idrovolante S.55TA (Trasvolate Atlantiche) dotato di maggiore autonomia con 8 serbatoi per un totale di 5420 litri di benzina e soprattutto viene cambiato il motore con un altro due volte più potente.

La massima cura viene data all'addestramento dei piloti e per questo scopo viene costituito il 93° gruppo di bombardamento marittimo nel 1 gennaio 1930 con sede a Orbetello sotto il comando di Maddalena. Lo stormo è formato da 64 uomini tutti volontari e sottoposti ad un addestramento molto duro e specifico: potevano solo avere una sola libera uscita ogni 15 giorni.

Italo Balbo è un pilota molto bravo e abile, che diventa eccezionale grazie all'esperienza delle trasvolate; in tutta la sua carriera ha volato per 3000 ore (una buona media), e si procura anche qualche incidente di cui uno particolarmente grave: a Napoli nel giugno del 1930 si rompe uno scafo durante il decollo e l'apparecchio affonda come un sasso per 12 metri, ferito Balbo riesce per sua fortuna ad uscire dall'abitacolo distrutto a riemergere salvandosi la vita "in quanto se non si rompeva l'abitacolo non riusciva a uscire: causa la pressione enorme dell'acqua del mare".

Italo Balbo durante la prima crociera atlantica con sé vuole il suo amico Cagna "grande aviatore", oltre a Cagna c'è il marconista, tenente Gastone Venturini e il motorista Gino Cappannini. Gli altri due aerei sono dello "stato maggiore", la squadriglia di testa sono comandati da Valle e da Maddalena ; con loro ci sono altre 3 squadriglie per un totale di 12 aerei (più 2 di riserva) e 48 uomini. Otto navi della marina, più una per i rifornimenti. Balbo si trasferisce a Orbetello il 9 dicembre e il 14 dicembre assume il comando della crociera. La partenza avviene il 17 dopo due giorni di rinvii dovuti al maltempo, ma un giorno prima di quanto la prudenza deve portare consiglio: una burrasca terrificante disunisce quasi subito la formazione aerea, e mentre 8 aerei comandati da Maddalena giungono regolarmente "anche se danneggiati" a Los Alcazares nel sud della Spagna, l'altro gruppo con alla testa Balbo devia sulle Baleari. La storia delle crociere atlantiche rischia di finire in questa maniera, sia per l'impazienza di Balbo di volere partire a tutti costi, sia per l'audacia di Maddalena di volere proseguire: due errori che Balbo non commette più e che non permette per nessun motivo a nessuno dei suoi piloti di commettere ancora.

Nelle Baleari "che in quel periodo non erano ancora isole turistiche" Balbo riesce con i suoi piloti a rimettere in sesto gli aerei aggiustando le eliche di legno rotte, ma la sua preoccupazione principale sono per gli altri piloti e per il loro comandante Maddalena, Balbo è preso dall'angoscia che si siano schiantati in mare, non perdendosi d'animo riesce a trovare un telegrafo comunicando dove si trovavano e chiedendo di Maddalena e la sua squadriglia, dopo ore di attesa gli danno la notizia "tramite telegrafo" che Maddalena e i suoi piloti sono sani e salvi con gli aerei tutti efficienti. Balbo telegrafa e dice che Maddalena lo deve aspettare a Las Alcazares, e con tutti gli uomini a disposizione aggiustano gli aerei e si rimettono in volo arrivando a destinazione, dove il 21 dicembre ripartono giungendo regolarmente nella località di Kenitra "nei pressi del Marocco", riprendendo il volo il giorno seguente per arrivare nella terza tappa a Villa Cisneros "sempre nelle coste del Nord Africa ma molto più in giù di Kenitra", ripartendo nuovamente per atterrare il 25 dicembre nel giorno di Natale a Boloma, nella posizione meno distante per arrivare in Brasile.

A Bolama la sosta è più lunga del previsto, nel preparare al meglio la flotta aerea per giungere in Brasile :3000 chilometri, il problema maggiore più della stessa trasvolata, riguarda il decollo con un carico di 3930 chilogrammi di benzina ; Cagna e Maddalena eseguono un perfetto decollo di prova, ma non è detto che tutti i piloti ci riescano. Per alleggerire gli aerei vengono eliminati i canotti di salvataggio, si prende anche la decisione di fare decollare anche gli aerei di riserva, questo deve avvenire durante la notte per potere arrivare con la luce. La partenza avviene alle ore 01.30 di primo mattino del 06 gennaio 1931 con due giorni di ritardo rispetto alla data ottimale, scelta per il plenilunio. La partenza è più difficile del previsto: un aereo si schianta nell'acqua poco dopo il decollo e i quattro piloti perdono la vita. Un altro apparecchio è danneggiato in maniera irreparabile con la conseguente morte di un quinto pilota. Un terzo velivolo. quello di Valle riesce a partire al secondo tentativo e raggiungere gli altri in vicinanza del Brasile.

La trasvolata si svolge come previsto con vento favorevole nella prima parte, pioggia violenta al mattino e vento contrario, con nuovi danni alle eliche; altri due aerei danneggiati si arrendono e ammarano in pieno oceano. Uno viene trascinato a rimorchio per centinaia di miglia da una nave d'appoggio, sfasciandosi contro le onde, il comandante della nave decide di farlo affondare. L'altro aereo viene rimorchiato a 150 miglia dalla terra, e viene salvato assieme al pilota. L' importante è che non ci sono altre vittime.

I 10 aerei rimasti giungono in perfetta formazione a Natal, alla media di 162 chilometri all'ora. La grandiosità dell'impresa commuove tutto il mondo rendendo orgogliosi i brasiliani di origine italiana, uguale entusiasmo avviene in Italia. Per tutti gli scolari d'Italia Balbo diviene un'eroe. La Scala di Milano e il Teatro Reale dell'Opera di Roma interrompono le rappresentazioni non appena arriva la notizia tanto attesa, a Balbo giungono migliaia di telegrammi da tutto il mondo, ma il più bello per Lui è il telegramma che gli manda Gabriele D'Annunzio. Mussolini prudentemente, aspetta che la crociera termini nel felicitarsi.

L'11 gennaio si svolge la tappa Natal - Bahia, poi quella verso Rio, dove un milione di persone attende ballando e cantando sulla spiaggia. In loro onore Balbo studia una splendida scenografia: le navi di scorta e gli aerei entrano contemporaneamente nel porto alle ore 17.00 in punto del 15 gennaio venendo accolti da un'interminabile scampanio e da un'assordante salva di cannonate. Solo a questo punto Mussolini telegrafa personalmente a Balbo, all'intera squadra di piloti aerei e a Maddalena e Cagna. Il 7 febbraio gli "Eroi Atlantici" così vengono chiamati Balbo e gli altri componenti della squadriglia aerea dopo l'impresa leggendaria, frastornati da 20 giorni di incessanti festeggiamenti, si imbarcano su una nave diretta per l'Italia. Gli aerei nel breve soggiorno in Brasile sono stati tutti venduti.

Sbarcano nel porto di Genova dove si organizzano altre feste. Per tutti una premiazione, ai piloti una medaglia d'oro, a Balbo gli vengono dati numerosi riconoscimenti internazionali. Dopo la grande impresa fa ereggere a Bolama un monumento a ricordo dei caduti, e la si può ancora vedere: costruito con un grande fascio di travertino di vedono due ali di aereo, una tesa verso il cielo, l'altra spezzata al suolo. Su una corona di bronzo inserita alla base, c'è scritto "Mussolini ai caduti di Bolama".

Il lavoro di preparazione per la seconda crociera atlantica viene fatta iniziare nel 1932 da Italo Balbo. La preparazione viene eseguita nei minimi dettagli, ma il programma viene fatto slittare nel 1933, la crociera viene comunque chiamata "del decennale": decennale della fondazione dell'aviazione. Balbo impone importantissime modifiche apportate allo S.55TA: facendo nascere un nuovo modello chiamato S.55X (dove X sta per decennale) con le eliche metalliche, serbatoi con maggiore capacità di capienza (5070 litri) un radiatore diverso, qualche modifica strutturale ma soprattutto un nuovo motore. Il motore A.22 R della Fiat nella prima crociera atlantica era andato discretamente bene, ma con la decisione "imposta da Balbo" di installare motori più potenti, la gara si restringe fra il nuovo motore Fiat A.24 R e l' Isotta Fraschini Asso 11 R, entrambi di 750 cavalli. L'Isotta Fraschini nel frattempo viene acquistata dalla Caproni con un ulteriore miglioramento del motore Asso. Mussolini è sollecitato dall'amico e senatore Agnelli perché il suo motore aereo Fiat A.24 R venga acquistato, a Balbo non gli piacciono le persone assillanti e raccomandate, scegliendo il motore che gli da più garanzie, e dopo numerose ore di volo e di resistenza la scelta ricade sul motore Asso della Caproni e i motoristi vengono mandati a Milano per seguire da vicino la fabbricazione degli altri aerei.

La carta vincente di Balbo riguardante questa seconda trasvolata atlantica, è nell'inviare piloti fidati a studiare le condizioni climatiche della stagione corrispondente alla partenza, a scegliere i punti migliori per l'ammaraggio e decollo, a impiantare centri meteorologi, radiotelegrafici e di assistenza varia. Vengono affittate sei baleniere inglesi, con al comando, ufficiali della marina italiana che le fanno dislocare lungo il tragitto, insieme a due sommergibili e a tre navi militari, per fare da vera e propria guida agli aerei.

Il 12 giugno 1933 nella base aerea di Orbetello tutto è pronto, ma il tempo non è buono per la partenza. La partenza avviene il 01 Luglio, arrivando a Amsterdam un aereo ammara in malo modo rovesciandosi e il motorista purtroppo muore. L'apparecchio è sostituito dall'idrovolante di riserva. Il 02 luglio seconda tappa regolare fino a Londonderry (nell'Irlanda del nord), il 05 luglio nuova partenza verso la località di Reykjavik (capitale dell'Islanda) ; subito gli idrovolanti si trovano immersi nella nebbia, ma la presenza in mare delle prime baleniere di scorta permette un volo regolare. Atterrati nella capitale dell'Islanda, Balbo e i suoi piloti si fermano per 6 giorni a causa del maltempo, e solo il 12 luglio la squadriglia aerea riparte per la tappa più difficile, fino a Cartwright nel Labrador.

Le 12 ore di volo sono eseguite perfettamente, senza incidenti, e tutti gli uomini escono dagli apparecchi in camicia nera sotto la tuta. Le tre tappe sucessive per arrivare a Chicago (U.S.A.) sono voli brevi, quasi per pemettere agli Stati Uniti D'America di riprendersi dalla sorpresa e di preparare i festeggiamenti che sono superiori a ogni immaginazione. A Chicago (scelta come tappa finale), perché vi si svolge l'esposizione universale e si deve inaugurare un monumento a Cristoforo Colombo, gli atlantici vengono subito portati con un grande corteo di automobili fra le strade stipate di folla, in uno stadio pieno di decine di migliaia di persone. Il sindaco di Chicago comunica che quella giornata viene proclamata per sempre "Italo Balbo's Day" e che il consiglio comunale ha deciso di intitolare la settima strada a suo nome. Italo Balbo fà altri discorsi e altri festeggiamenti, per poi ricevere la laurea honoris in scienza (un'altra gli viene attribuita nella città di Padova dopo il suo ritorno in Italia).

Balbo e la sua squadra aerea partono il 19 luglio da Chicago e dopo 4 ore circa arrivano a New York, con 24 idrovolanti in perfetta formazione sopra i grattacieli. Il traffico della città si ferma, tutti si affacciano alla finestra, nel porto le navi suonano con un unico fischio assordante di saluto, le rive del Hudson dove la flotta ammara sono affollatissime.

Il culmine avviene quando Italo Balbo viene portato al Madison Square Bowl di Long Island (all'epoca lo stadio più grande degli Stati Uniti D'America), capace di tenere all'interno 200.000 posti "lo stadio è stracolmo" mentre moltissimi altri spettatori sono fuori cercando di entrare.

In un'epoca non ancora abituata a un divismo di grandi masse spinto fino agli estremi, riesce a fare quasi più impressione delle trasvolate stesse. Balbo arriva dopo il consueto trionfo in automobile sulla Broadway, la strade sono colme di gente che urlano festanti, le automobili ferme emettono suoni con i clacsons, l'orchestra di New York che suona per Balbo è una gioia incredibile, Balbo prima di fare il discorso deve aspettare più di 30 minuti. Il commento scritto di Balbo, data la scontata retorica di quel periodo viene anche registrato, con voce piana comincia a parlare "Italiani di New York, camerati nostri, gente del mio sangue e della mia fede. Iddio ha concesso alla squadra atlantica di sciogliere il voto: per le vie dei cieli, da Roma all'America, noi vi portiamo il saluto dell'Italia di Mussolini. I nostri 48 motori sono giunti fino a voi affinché sentiate, nel cielo della metropoli, il palpito della Patria, palpito di acciaio e di fuoco. Siate fieri di essere italiani, o gente nostra d'oltre oceano, e soprattutto Voi lavoratori dal braccio infrangibile e dal cuore semplice, perché rappresentate l'amore e l'orgoglio del Duce, voi che siete credenti e fecondi, voi che avete il genio e la pazienza dei costruttori di Roma !"

"Mussolini ha chiuso il tempo delle umiliazioni: essere italiani è un titolo d'onore. Cinquanta milioni di italiani continuano la marcia per le vie della terra, del mare e del cielo: ma sotto il segno di Roma e al comando di un grande Capo: non più plebe, l'Italia è l'esercito della civiltà in cammino per le vie del mondo"

"Ospiti della grande America, siate la parte eletta dell'antica e della nuova Patria: rispettate le sue leggi per essere rispettati ; esaltate insieme con il tricolore, la bella bandiera stellata: da anni e anni esse si intrecciano al vento, ne mai il passato le disunirà, ne mai le dividerà nell'avvenire"

"Con i miei valorosi piloti oceanici riparto presto per il Lido di Roma ; se Dio ci darà la fortuna di arrivare, dirò al Duce che Voi italiani di New York, siete all'altezza del destino che Egli prepara all'Italia"

Nella prima stesura del discorso, i riferimenti a Mussolini dovevano essere solo due, poi aumentati a quattro: un effetto della sorda lotta interna intercorsa in quei giorni tra Balbo e Mussolini. Balbo è stufo di Mussolini e della sua invidia, non lo considera un leader all'altezza per guidare l'Italia. Mussolini fa sapere a Italo Balbo che il suo non è un volo sportivo e non si deve recare dal presidente degli Stati Uniti D'America, Balbo si reca nella capitale di Washington dove Roosevelt lo ha invitato e lo accoglie come un vecchio amico alla Casa Bianca dove pranzano assieme.

Il 25 luglio la squadra aerea riparte, e in due rapide tappe arrivano a Shoal Harbor, sull'estrema punta est dell'isola di Terranova. Balbo vuole ripartire due giorni dopo per 3000 Km tirati fino in Irlanda, ma per 10 giorni sull'oceano ci sono tempeste con mare forza 8-9 e venti fortissimi con l'aggravante delle nebbie fittissime che di notte ci sono in Irlanda. Mussolini telegrafa a Balbo chiedendogli di andare fino in Irlanda, Balbo invece l'8 agosto parte con tutti i 24 aerei verso le Azzorre dove ammarano tranquillamente, per ripartire il giorno dopo dove purtroppo avviene un secondo incidente: un idrovolante si rovescia e il suo pilota muore, mentre tutti gli altri apparecchi sono già in volo per Lisbona dove arrivano tranquillamente.

Da Lisbona la squadriglia intera capitanata da Balbo arriva trionfalmente a Roma alla foce del Tevere alle ore 17.35 del 12 agosto. Balbo scende dall'aereo e Mussolini inaspettatamente lo abbraccia e lo bacia. Balbo assieme con gli altri piloti sfilano per Roma in festa, ma il vero trionfo avviene il 13 agosto. Dopo il ricevimento al Quirinale degli Atlantici inquadrati militarmente in alta uniforme bianca, si recano in piazza Venezia e in seguito ai fori imperiali. Poco dopo Mussolini sul Palatino promuove tutti i partecipanti alla crociera aerea e consegna a Balbo il berretto di maresciallo dell'aria. Il giorno dopo Balbo riceve la visita dal Re d'Italia che si congratula e scioglie la squadra atlantica. Balbo non torna più a Orbetello come Ministro.

Italo Balbo non si dimentica dei piloti morti in tutte le trasvolate e delle loro famiglie, mandandogli personalmente ogni 4 mesi molto denaro, e andando nelle loro case a portare quel poco di conforto morale. Parlando con i suoi familiari si sfoga in maniera pacata dichiarando che la politica non gli interessa più, che Mussolini sta portando alla rovina l'Italia e quel che gli importa maggiormente è di migliorare l'aeronautica ma anche di mettere mano negli altri corpi d'armata, in particolare gli Alpini. Questa dichiarazione di Balbo in ambito familiare indica uno stato d'animo ben preciso e una svolta: proprio in quegli anni che vanno dal 1928 in poi smette di credere nella "rivoluzione fascista" ritenendola incapace di operare mutamenti sostanziali, ma soprattutto non crede che quei cambiamenti siano opportuni. Il Duce nel frattempo invidioso di Balbo "un fatto appurato dalla storia" gli toglie il ministero dell'aeronautica, prendendo nelle sue mani senza unificarli e indebolendoli i tre dicasteri: il ministero della guerra, il ministero della marina e come citato sopra quello dell'aeronautica, scrivendogli il giorno dopo una lettera comunicando "Poiché il Maresciallo D'Italia Badoglio termina il suo quinquennio come Governatore della Libia, prenderai il suo posto; grazie al Tuo grado, al Tuo Passato e alle Tue imprese che hanno dato gloria all'Ala Italiana (Aeronautica) e prestigio alla nazione".

Il Duce commette il più grande sbaglio nei confronti di Balbo, secondo solo all'alleanza con Hitler. Nel periodo che Italo Balbo è al comando dell'aviazione Italiana, risulta essere una delle migliori flotte aeree del mondo, e Italo Balbo si può considerare senza ombra di dubbio il padre dell'aviazione Italiana. L'Aeronautica viene affidata a Riccardi e in seguito al generale Valle, che non porta miglioramenti ma involontariamente "soprattutto per colpa di Mussolini" la peggiora di molto.

La rabbia di Balbo è profonda, inconsolabile, e in molti hanno il sospetto che medita qualcosa. Dichiara che non vuole più andare al Gran Consiglio. Ma il 15 gennaio 1934 arriva in Libia come Governatore, uno dei suoi primi provvedimenti è di cambiare il suo titolo in quello di Governatore generale della Libia. Quando Balbo arriva in Libia la ribellione è completamente domata da almeno due anni, ma si trova a scontare il peso di quanto è avvenuto prima, e non si aspetta grande simpatia dai superstiti libici. Fa chiudere subito i cinque campi di concentramento (contro il volere di Mussolini) e incoraggia in ogni modo il ritorno dei profughi dall'Egitto e dalla Tunisia, promettendo bestiame e cibo a chi torna. Balbo espelle con disonore dalla Libia Graziani che ha combattuto al comando delle truppe cammellate facendo massacrare le tribù libiche in quel momento nemico (come in ogni guerra), ma uccidendo donne e bambini inermi nei villaggi. Balbo prima di mandarlo via dalla Libia lo convoca e gli dice che un "Macellaio del Duce". È chiaro che Italo Balbo vuole provare a formare in Libia una nazione appartenente all'Italia, ma allo stesso tempo indipendente per potersi organizzare e ribaltare Mussolini in Italia.

Italo Balbo a Tripoli ricrea l'amata atmosfera familiare e di amicizia di cui non può fare a meno. Il padre è morto nel 1931, la madre non se la sente di trasferirsi da Ferrara, in compenso le sorelle Maria Trieste e Eagle (l'ultima nata quando lui è Alpino) il fratello Edmondo, il nipote Lino ( figlio del fratello e suo mentore Fausto, mancato prematuramente) con la moglie Giuliana e gli amici Chierici, Enrico Carretti (due ex federali di Ferrara), Giovanni Scola Camerini, il grande aviatore Cagna e Girardenghi: mentre altri suoi due fedeli amici Tassotti e Pischedda gli fa rimanere ancora a Roma per vedere come si comporta il Duce e agire di conseguenza.

Balbo comincia a dedicare il tempo alla grande colonizzazione agricola e dell'artigianato. Nel 1933 (prima del suo arrivo) in Libia sono arrivati in visita solo 8000 turisti (dopo il suo approdo) nel 1934 i turisti in Libia diventano 40.000, destinati ad aumentare. Balbo fa costruire 12 nuovi alberghi veramente splendidi, tutti controllati dall'ente turistico alberghiero della Libia, con prezzi molto bassi e vantaggiosi. In seguito potenzia le comunicazioni aeree e marittime creando molte manifestazioni che possono richiamare viaggiatori e attenzione sulla sua colonia: la Fiera di Tripoli, gare automobilistiche, aviatorie, motociclistiche, la Lotteria dei Milioni, congressi scientifici, un premio letterario e aggiungendo altre iniziative meno appariscenti ma importanti. Ogni occasione è buona per fare attraversare il mare a Italiani e Stranieri: il congresso eucaristico, il raduno degli alpini, la presenza su invito di famosi campioni sportivi o dei principi reali. Tutti ritornano in patria sorpresi e soddisfatti per l'efficenza di uno stato comandato da Balbo con determinazione e eleganza.

Italo Balbo ormai "licenziato" dal ministero dell'aeronautica, venendo in Libia trova un nuovo obiettivo quello di rendere la Libia una nazione colonizzata, un gioiello del Nord Africa. Balbo in un discorso tenuto a Tripoli dichiara che "se il Duce continua a seguire la sua disperata politica porta l'Italia alla rovina", e non passa giorno facendo sapere a Mussolini il suo parere, tramite lettere e telegrafo. Infatti si disinteressa completamente della guerra di Spagna, e per quando riguarda la guerra d'Etiopia Balbo è sfavorevole e scontento.

Con la conquista dell'Etiopia, il regno della Libia passa in secondo piano (dopo la conquista dell'esercito Italiano della nuova colonia) per renderla efficiente il Duce spende 68 miliardi di lire, mentre per la Libia ne vengono spesi 2 miliardi. Balbo riesce a costruire la nuova strada di 800 Km che attraversa (per circa 600 Km) il deserto della Sirte; i lavori iniziano nella primavera del 1935 con uno stanziamento di 103 milioni di lire, distribuiti interamente su 10 anni di bilancio della colonia, per cui non costano niente allo stato Italiano. Per questo lavoro prendono parte 11 imprese coordinate da 45 funzionari del genio civile, oltre 11.000 operai libici e 1000 operai Italiani. Il problema maggiore è assicurare la sopravvivenza degli operai nei quasi 600 Km di deserto sirtico, dove in estate la temperatura raggiunge i 49 gradi all'ombra.

La manovalanza libica ha un regolare contratto che va dalle 6 alle 12 lire al giorno contro le 25 - 30 lire degli operai italiani, e questo permette l' economicità dell'opera, nonostante le 50 lire di anticipo che vengono dati agli operai libici da lasciare alla famiglia, a un certo punto gli operai libici abbandonano il lavoro, facendo dire a Balbo "Non vi è arabo per povero che sia, che all'inizio delle piogge non si precipiti alla ricerca della terra su cui gettare il seme d'un seme d'orzo". Questo è talmente innaturato nello spirito di questa gente, la cui ricchezza si basa sulle semine di cereali e sulla pastorizia. Balbo cerca con ogni possibile accorgimento di fermare l'esodo dai cantieri dei lavoratori che vogliono andare a seminare, per evitare battute d'arresto. Ma in molti riescono a fuggire dai cantieri di notte, tenendo conto che durante il tradizionale digiuno del Ramadan sono talmente esausti che non riescono a lavorare. Il lavoro con qualche mese di ritardo giunge al termine all'inizio del 1937. La strada viene a costare 100.000 lire al chilometro, superando notevoli problemi di ingegneria, con 65 case cantoniere doppie per due famiglie che devono occuparsi della manutenzione. A metà del tracciato nel golfo della Grande Sirte, un arco alto più di 30 metri progettato da Di Fausto ricorda "la maestà dell'impero riconquistato".

Italo Balbo invita il Duce a inaugurare la strada (nonostante le lettere molto dure intercorse tra Balbo e il Duce, non è un pretesto per fare pace, ma è già stato concordato prima della costruzione della strada). Durante la cerimonia del 12 marzo 1937 "i giornalisti vicino a Mussolini" parlano di un Italo Balbo sorridente e felice di rivederlo, vengono scattate anche alcune foto con Balbo sorridente, niente di più falso. Italo Balbo accoglie il Duce con gli onori militari, ma al contrario della stampa filo-Mussolini, Balbo resta quasi sempre serio e a volte lo guarda malamente, questo viene scritto e riportato dalla stampa Americana, Inglese, Francese e anche Svedese. Al Duce viene consegnata "la spada dell'Islam" (confezionata appositamente da armieri e orafi fiorentini) in una grande radura capace di contenere tutti gli 800.000 abitanti della Libia. Mussolini è costretto a rientrare tre giorni prima, per l'esito sfavorevole della battaglia di Guadalajara in Spagna. Italo Balbo non si presenta alla sua partenza, evitando di salutarlo.

Dopo poco tempo italo Balbo fa costruire dei villaggi, dove la popolazione è composta da poche centinaia di persone, con un municipio, un'ospedale, una chiesa, un ufficio postale, una stazione di polizia, un locale per bere il caffè, una cooperativa di consumo, un mercato e negozi vari. Nelle campagne vengono costruite migliaia di abitazioni rurali composte da tre camere, una cucina, un cortile, servizi igenici e la doccia ; quello che sorprende di queste costruzioni e la bellezza architettonica. Mentre Balbo fa i piani d'immigrazione: fino al 1937 sono arrivati 4000 nuovi coloni (ma è ancora troppo poco), Balbo a bisogno di una grande immigrazione per popolare la Libia, che può costituire un successo propagandistico: aumenta a dismisura le concessioni di terreni, e secondo i suoi piani entro il 1943 in Libia sarebbero arrivati 100.000 coloni.

Il progetto viene annunciato nel maggio del 1938, un esercito di 33.000 lavoratori sta finendo di costruire per trovare tutto pronto nella data prefissata del 28 ottobre, mentre in Italia si reclutano i coloni.

L'arrivo dei coloni italiani in Libia mette a disagio i contadini libici, semplicemente per la paura di perdere tutte le loro terre e il lavoro.

La politica di Balbo verso gli arabi è improntata a un benevolo e liberale paternalismo non del tutto disinteressato, egli capisce che il crescente nazionalismo arabo arriva anche in Libia, e non facendosi illusioni eccessive sulla fedeltà della popolazione libica, cerca di limitare gli eventuali effetti nell'unico modo ragionevole: migliorando le condizioni di vita e governando con il guanto di velluto, lasciando la più ampia libertà alle tradizioni e alla religione musulmana, facendo ricostruire le moschee che Graziani ha distrutto, e ricostruendo "quadrati di preghiera" per i nomadi. Istituisce anche la scuola superiore di cultura islamica a Tripoli proibendo la vendita di alcolici durante il Ramadan, e fa costruire centinaia di pozzi contenenti acqua esclusivamente per i nomadi.

Sempre nel 1938 realizza un antico sogno di molti italiani e di molti libici: le quattro provincie settentrionali (Tripoli, Misurata, Bengasi e Derna), diventano a tutti gli effetti territorio metropolitano, la diciassettesima regione italiana. La quinta immensa provincia desertica, rimane sotto la giurisdizione militare. Il provvedimento viene deciso dal Gran Consiglio contemporaneamente alla partenza di 20.000 coloni dall'Italia.

A Roma Il 26 ottobre, Balbo spera di ottenere molto di più dall'ormai nemico Mussolini e dai colleghi del Gran Consiglio: la concessione della cittadinanza italiana alla grande maggioranza della popolazione libica, ma da poco sono state varate le leggi razziali e la proposta non viene accettata. L'audace proposta antirazzista viene respinta. Ma Balbo non accetta un no come risposta, e si ripresenta un mese dopo a Roma con un progetto più moderato che viene accolto. Prima di emettere la seconda sentenza, Balbo dichiara " se la Mia risposta non viene per la seconda volta presa in considerazione, essendo il Governatore della Libia l'accetto IO". Mussolini teme molto Italo Balbo e ha sempre detto che è l'unico capace di assassinarlo. Per questo motivo la seconda proposta di Balbo viene accolta dal Duce, nonostante i pareri negativi di Mussolini), e filo-nazisti. Ciano, Starace e Alfieri (tutti facenti parte del Gran Consiglio di Mussolini), e filo-nazisti. Galeazzo Ciano condivide con Mussolini l'alleanza con Hitler, e si accorge tropo tardi del suo errore (più che altro per salvarsi la vita), venendo fucilato l'11 gennaio del 1944 per alto tradimento, con l'accusa di dare informazioni agli Inglesi.

Nell'estate del 1938 vengono promulgate le prime leggi razziali, provocando disagio e sbigottimento in Italia. Italo Balbo prende le difese degli ebrei e non accetta le leggi razziali imposte dal governo fascista di Mussolini. La stampa giornalistica di Tel Aviv prende nota con ammirazione la posizione filo ebraica di Balbo.

La sua difesa degli ebrei prima ancora delle leggi razziali è tale (che con intendimenti opposti), un sacerdote nazista e la testata giornalistica ebraica di Tel Aviv sostengono che lui stesso è ebreo. Quando Balbo è arrivato come Governatore della Libia, trova una situazione non bella che due anni prima aveva irritato gli ebrei: era stata tolta ai ragazzi ebrei la prerogativa di non andare a scuola il sabato e di rispettare le feste cattoliche. Balbo dopo essersi insidiato da due mesi cambia le leggi imposte da Badoglio, e fa uscire un provvedimento dove sia gli ebrei che i musulmani possono festeggiare e pregare come vuole la loro religione, e stare a casa nelle festività cattoliche, sempre se lo desiderano.

Mussolini vuole deportare (su idea di Hitler), gli ebrei che abitano in Libia. Il 19 gennaio 1939 Italo Balbo scrive a Mussolini una lettera molto dura in difesa degli ebrei che abitano in Libia "Mussolini ti stai dimostrando un uomo arrogante e poco lungimirante, la popolazione ebraica rimane e rimarrà per sempre in Libia, fin dai tempi di Augusto hanno sempre goduto della protezione dei romani, in Italia si sono sempre ritenuti protetti costruendo scuole e diffondendo la nostra lingua italiana, sono uomini tranquilli che vivono e lavorano nelle loro botteghe, e se molti sono ricchi e avari non è certo un delitto, credi che il Tuo padrone Hitler non lo sia".

Il 27 dicembre 1939, Balbo riceve la visita del maresciallo Maxime Weygand, comandante dell'armata del levante e comandante supremo dell'esercito francese dal maggio 1940. Weygand dice alcune indiscrezioni sui programmi aeronautici tedeschi, mantenendo in seguito con Italo Balbo una corrispondenza nella quale si dice speranzoso che Italia e Francia possono combattere insieme.

Balbo capisce che agli Stati Uniti D'America non interessa "per adesso" entrare in una quasi certa seconda guerra mondiale, e tramite "messaggi in America" attraverso il celebre giornalista e inviato speciale Hubert Renjro Knickerbocher, riesce a farsi intervistare da un'altro grande giornalista U.S.A., il celebre K.H.V. Wiegand che incontra il 23 dicembre 1939 e che intervistando Italo Balbo, scrive "Italo Balbo è stato veramente cordiale con me ; è un uomo determinato a compiere azioni che si possono ritorcere contro, ma Balbo non sa cosa sia la paura, però mi sembra molto pensieroso e inquieto". Queste frasi di Balbo, fanno parte di una lunga intervista che esce dopo una settimana nel prestigioso giornale del "New York Times", dando l'effetto sperato da Balbo: che si dichiara filo-americano, che odia Hitler, che è contro le leggi razziali come tanti altri bravi soldati e persone fasciste, che non la pensano come Mussolini.

Il 10 giugno 1940 l'Italia Fascista entra in guerra, dopo che la Germania ci è già entrata nel settembre del 1939 invadendo la Polonia. Italo Balbo vuole dichiarare la Libia indipendente dall'Italia di Mussolini, e accordarsi con Francia e Gran Bretagna per una neutralità assoluta, avendo constatato sulla propria pelle l'impossibilità di salvare la sua colonia, tra il 16 e 17 giugno 1940 cerca una "pace separata". Viene richiamato a Roma e Mussolini gli chiede fedeltà in un momento difficile, Balbo gli risponde "Una situazione difficile che hai creato Te, IO non sono d'accordo con la Tua alleanza con Hitler, un'idea felice che Tu potevi creare è l'alleanza con la Gran Bretagna e la Francia, oppure potevi fare come Franco che ha chiesto il nostro aiuto nella guerra di Spagna, e poi ha comunicato "su Tua richiesta" che non entrava in nessuna alleanza in questa seconda guerra mondiale, compiendo un atto vigliacco nei Tuoi confronti, questi sono i Tuoi alleati, ricordati che sono un rivoluzionario fascista giusto e leale che odia i nazisti e sono filo-americano".

Mussolini prende atto che Balbo non hai mai approvato in parte la sua politica e per niente negli ultimi 7 anni "da quando Italo Balbo è diventato Governatore della Libia", Mussolini insiste pacatamente di difendere la Libia dagli attacchi Inglesi, Balbo risponde "Sono Italiano e difenderò con il sangue la Libia". Balbo ritorna nella sua Libia, e questa è l'ultima volta che si incontra con il Duce.

Il primo giorno di guerra Badoglio conoscendo la propensione di Italo Balbo all'offensiva, gli telegrafa ricordandogli che deve tenere le sue truppe sulla difensiva. L'11 luglio sono gli Inglesi ad attaccare per primi in Libia con tre bombardamenti nell'aeroporto di El Adem, a 20 Km da Tobruch. Balbo è furioso e telegrafa a Badoglio dicendo "L'esercito Italiano è sempre stato ricordato per il Suo eroismo grazie ai suoi soldati, caporali, sergenti, tenenti e capitani, ma purtroppo l'esercito Italiano è conosciuto anche per avere dei pessimi e incapaci comandanti e generali come Te caro Badoglio, in Libia la guerra la conduce Italo Balbo".

Passano due giorni e gli inglesi attaccano nuovamente, distruggendo 5 autocarri italiani con un gruppo di autoblindi, che vengono loro stessi messi fuori uso con delle mine anticarro, i soldati inglesi escono dai loro autoblindi e vengono uccisi. Italo Balbo dal 1937 continua a richiedere del materiale adeguato se l'Italia entra in guerra, ma le sue richieste non vengono mai prese in considerazione, non per la risaputa disputa con il Duce, ma proprio perché l'Italia non possiede i mezzi per affrontare una guerra.

Il 21 giugno 1940 Italo Balbo sta per atterrare nella località di Bin el Gobi quando vede un autoblindo inglese "che viaggiano a 50 Km all'ora" fermo, effettua una virata e atterra vicino ad un accampamento italiano: dove ordina a una decina di soldati di seguirlo, avvicinandosi all'autoblindo i due soldati inglesi escono fuori impauriti, Balbo rimane stupito perché le mitragliatrici funzionano, e i soldati inglesi presi dalla foga e dalla paura non hanno sparato. In quel comportamento di Balbo c'è molta incoscienza, un comportamento da eroico capomanipolo, ma d'altra parte l'episodio fa il giro del mondo dando a Italo Balbo ulteriore popolarità, e rincuorando le truppe italiane, tanto che l'autoblindo inglese viene trasportato da un punto all'altro del fronte, perché i soldati e i meccanici militari ne studiano sia i punti forti che i punti deboli.

Il 28 giugno 1940, un venerdì sembra un giorno felice per la famiglia Balbo, il giorno dopo è l'undicesimo compleanno del terzogenito Paolo, e si decide di festeggiarlo prima (sapendo che Italo Balbo per motivi di guerra, non sarà presente). In quel giorno deve raggiungere il campo avanzato di Sidi Azeis non lontano da Tobruch e visitare la divisione libica, ma in realtà è un pretesto per colpire gli autoblindi inglesi dislocati nella zona di Sollum. Balbo arriva affiancato da un altro aereo italiano nella zona Sidi Azeis, dove si deve ricongiungere con cinque caccia di scorta.

Durante il volo appena avuta notizia del bombardamento di Tobruch, decidono di atterrare avvertendo con il telegrafo l'areoporto. Il radiotelegrafista riceve il messaggio e assicura che avvisa il vicino comando della marina (dalla quale dipende la difesa della contraerea), ma questo non avviene a causa del bombardamento inglese (il centralinista che deve riferire il messaggio alla contraerea italiana, si è portato nel rifugio antiaereo). Tra le tante teorie: i maggiori responsabili dell'incidente mortale di Italo Balbo sembrano essere questo ignoto marinaio e i suoi diretti superiori.

I due S.79 di Balbo e di Porro partono dall'aereoporto di Derna alle ore 17.00. Sull'aereo di Balbo, oltre al secondo pilota Frailich ci sono il motorista Cappannini e il marconista Berti, in piedi un uno spazio strettissimo Qulici e il nipote Lino, il cognato Cino Florio e i vecchi amici ferraresi Carretti e Brunelli.

Alle 17.30, i due aerei arrivano in vista dell'aeroporto di Ain el Gazala dove devono atterrare, ma alle ore 17,10 nove aerei inglesi hanno iniziato a bombardare l'aeroporto di Tobruch. Balbo nel cielo tersissimo vede molto fumo dovuto agli incendi che vengono da est, provocati dai bombardamenti inglesi, e prosegue il suo volo verso Tobruch a 1.000 metri di quota.

L'aereo di Balbo è un trimotore conosciuto da tutti i soldati italiani e in particolare dalle contraerei, Balbo arriva dove ci sono gli aerei inglesi ne riesce abbattere uno, il secondo aereo pilotato da Porro si porta vicino all'aereo di Balbo facendo dei segni per farli deviare la rotta, ma Italo Balbo stranamente è stato colpito molte volte dalla contraerea italiana, Porro non può fare più niente vede Balbo con lo sguardo fisso, in quel correre dove si combatte è il destino di un uomo che vuole comunque esserci sempre. La contraerei italiana lo colpisce ancora senza un motivo e Italo Balbo si schianta al suolo, è impossibile avvicinarsi all'aereo che brucia per tutta la notte con i suoi 7000 litri di benzina, tra gli scoppi dei proiettili e delle bombe che ha dentro l'aereo.

Solo al mattino del giorno dopo "il giorno dell'undicesimo compleanno di suo figlio Paolo" si procede al riconoscimento dei corpi completamente carbonizzati. Il corpo di Balbo viene riconosciuto da una protesi dentaria. Secondo Porro l'aereo di Italo Balbo non poteva essere non riconosciuto dalla contraerea Italiana, perché si sapeva e perché arrivando nella zona dei combattimenti aveva subito abbattuto un aereo inglese, e in tutta risposta si era preso dei proiettili. Il trimotore di Italo Balbo secondo la descrizione di Porro è stato colpito nel serbatoio da cartucce incendiarie, accusando la contraerea Italiana "guidata in quei giorni da graduati tedeschi" di avere volutamente colpito l'S.79 per uccidere Italo Balbo.

Il 90% degli storici Italiani e Stranieri sono d'accordo sull'ipotesi, che Italo Balbo sia stato volutamente assassinato, su ordine di Hitler a Mussolini di compiere il suo volere. Dopo pochi giorni dalla sua morte, Mussolini dichiara che Italo Balbo è "Un bell'Alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace d'uccidermi".

Italo Balbo è stato un grande Uomo con un suo codice d'onore, un grande eroe Italiano, un grande Alpino, un eccezionale Aviatore, padre dell'Aviazione Italiana, un antinazista e filo-americano, un grande statista Modernissimo (vedere come ha governato molto bene in Libia). L'unico fascista vero, rivoluzionario e contro le leggi razziali, che negli anni Trenta ha pensato veramente di rovesciare il Duce. Italo Balbo non deve essere dimenticato, ma deve essere ricordato come uno dei più grandi Eroi Italiani di sempre con un stile da condottiero rinascimentale.

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