Shaka

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Shaka

Biografia Napoleone in Africa

Nato intorno all'anno 1787 nei pressi di Melmoth (oggi provincia del KwaZulu-Natal, in Sudafrica), molto di quello che si sa sulla vita di Shaka è giunto attraverso racconti e leggende, spesso discordanti fra loro. Si presume fosse il figlio di un capo del popolo Ngoni Senzangakona e di Nandi, figlia di un capo dei Langeni.

A sei anni viene cacciato dal padre a causa della morte di una pecora del gregge che stava accudendo; anche Nandi, che prende le sue difese, viene scacciata con lui. Gli anni seguenti sono un susseguirsi di vagabondaggi fra i kraal (poderi) di altri proprietari terrieri.

Shaka serba il ricordo di questi anni che lo segnano e lo porteranno in seguito a vendicarsi ferocemente.

Il suo vagabondare termina intorno al 1803, quando con la madre trova ospitalità presso una zia appartenente al clan emDletsheni del re Jobe, alleato del potente Mthethwa.

Già a sedici anni Shaka è un valoroso guerriero; a ventitre anni passa dall'iNtanga (gruppo di coetanei) all'iziCwe (reggimento).

Si distingue per il coraggio e l'abilità nel combattimento, arrivando ad essere nominato generale.

Il suo nome è già leggenda e suoi plotoni "Beinahmen" vengono soprannominati "vincitori dei mille".

Alla morte del padre, nel 1816, Shaka aiutato da Dingiswayo (capo degli Mthethwa), elimina il fratello ed istituisce un regime simile a quello di Dingiswayo. Modifica il tipo di combattimento della sua tribù: innanzitutto si fa costruire una lancia corta con una lunga punta (iklwa) ed un pesante scudo di cuoio. Il suo combattimento prevede che con la parte sinistra si agganci il nemico per poi pugnalarlo con la destra alle costole.

L'addestramento degli uomini di Shaka è molto duro: i combattimenti avvengono a piedi nudi; ognuno deve riuscire a correre per cinquanta miglia su terreni caldi e rocciosi in meno di ventiquattr'ore. La disciplina ferrea e il combattimento corpo a corpo di Shaka sono stati paragonati da molti studiosi a quelli usati dall'esercito spartano.

Anche le tattiche di battaglia cambiano. Shaka divide gli impi in quattro gruppi che durante la battaglia si dispongono a forma di testa di toro. Il primo reparto forma il "torace" (isifuba), a contatto con il nemico, il secondo e il terzo formano "le corna" (izimpondo) che circondano il nemico, impedendogli così la ritirata. Il quarto gruppo è formato da riserve.

Shaka osserva lo schieramento dall'alto, impartendo ordini tramite veloci messaggeri.

La strategia era semplice; le battaglie venivano condotte contro piccoli clan. Ai superstiti viene sempre offerta la possibilità di unirsi al suo esercito, i nuovi arruolati vengono in seguito considerati Zulu a tutti gli effetti. È proprio grazie a Shaka che cambia il modo di guerreggiare in Africa, tanto che due secoli dopo la sua morte, gli Zulu usano ancora le sue tattiche per sconfiggere i nemici.

I fratellastri Dingane e Mhlangane tentano per ben due volte di uccidere re Shaka, ci riescono però al terzo tentativo, nel 1828 (la data del 22 settembre sarebbe incerta), con l'aiuto di un inDuna di nome Mbopo, in un momento in cui buona parte dell'esercito Zulu era impegnato nel nord del regno.

Sotto la guida di Shaka gli Zulu estesero il loro dominio su una grande parte dell'Africa del Sud, compresa fra i fiumi Phongolo e Mzimkhulu. Alcune fonti descrivono Shaka come un vero e proprio genio militare, una sorta di Napoleone africano; altre fonti sono più caute, ma in generale riconoscono la sua abilità di condottiero e di imperatore, e la sua importanza nella storia dell'Africa meridionale.

Nella tarda epoca coloniale, la figura di Shaka è stata spesso presa come simbolo dai movimenti nazionalisti e indipendentisti africani.

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