Gaio Valerio Catullo

Gaio Valerio Catullo

Gaio Valerio Catullo

Biografia Cantar di dolori del cuore

Gaio Valerio Catullo nasce a Verona nell'allora Gallia Cisalpina nell'84 A.C. in una famiglia molto agiata. Pare che nella splendida villa di famiglia a Sirmione, sul lago di Garda, sia stato ospite più di una volta persino Giulio Cesare.

Catullo riceve un'educazione seria e rigorosa e, come è usanza per i giovani di buona famiglia, si trasferisce a Roma intorno al 60 A.C. per completare i suoi studi. Arriva a Roma in un momento molto particolare, quando la vecchia repubblica è ormai al tramonto e la città è dominata da lotte politiche e da un individualismo sempre più marcato sia in ambito politico che culturale e letterario. Entra a far parte di un circolo letterario, detto dei neoteroi o poetae novi, che si ispira alla poesia greca di Callimaco, e stringe delle relazioni di amicizia con uomini di prestigio come Quinto Ortensio Ortalo e il famoso oratore Cornelio Nepote.

Pur seguendo le vicende politiche del periodo, non vi prende attivamente parte, preferendo, al contrario, abbandonarsi ai numerosi piaceri che offre la città. Proprio a Roma conosce la donna che sarà il suo grande amore, ma anche il suo tormento: Clodia, sorella del tribuno Clodio Pulcro e moglie del proconsole per il territorio cisalpino, Metello Celere.

Catullo canta il suo amore per Colodia nei suoi carmi attribuendole il nome poetico di Lesbia, per il paragone implicito con la poetessa di Saffo (si legga la bellissima poesia Dammi mille baci). La relazione tra i due è molto difficile perché Clodia, di dieci anni più grande di lui, è sì una donna elegante, raffinata ed intelligente, ma anche molto libera. Ella infatti pur amando il poeta non gli risparmia una serie di dolorosi tradimenti fino alla definitiva separazione.

Le cronache riportano anche di una relazione tra Catullo e un giovinetto di nome Giovenzio; questa frequentazione è frutto forse della vita dissoluta che il poeta conduce a Roma.

Alla notizia della morte del fratello, Catullo torna nella nativa Verona rimanendovi per circa sette mesi. Ma la notizia dell'ennesima relazione di Clodia, legatasi nel frattempo a Celio Rufo, lo induce a tornare a Roma. L'insostenibile peso della gelosia lo rende irrequieto al punto da lasciare nuovamente Roma per seguire, nell'anno 57, il pretore Caio Memmio in Bitinia.

Catullo compie il viaggio anche allo scopo di risollevare le sue finanze, rese piuttosto esigue da una sua propensione alla prodigalità. In Asia viene a contatto con molti intellettuali d'Oriente, ed è al ritorno da questo viaggio che crea i suoi poemi migliori.

Durante tutta la sua vita Catullo compone circa centosedici carmi per un totale di ben duemilatrecento versi, pubblicati in un'unica opera il "Liber", dedicato a Cornelio Nepote.

I componimenti sono distinti in tre diverse sezioni secondo un ordinamento non di tipo cronologico: per la loro suddivisione è stato prescelto un criterio basato sullo stile compositivo prescelto dal poeta. I carmi si dividono cioè in tre grandi gruppi: le nugae, dal carme 1 al 60, piccoli carmi in metri vari con prevalenza degli endecasillabi; i carmina docta, dal carme 61 al 68, costituiti da composizioni di impegno maggiore, come poemetti, ed elegie; ed infine gli epigrammi in distici elegiaci, dal carme 69 al 116, molto simili alle nugae.

Tranne che nel caso dei carmina docta, tutti gli altri componimenti hanno come tema principale il suo amore per Lesbia/Clodia; amore per il quale rinuncia anche a tematiche più impegnative di carattere sociale e politico. Ma quello che è nato come un tradimento e come un amore sostanzialmente libero, visto che Lesbia ha già un marito, diventa nella sua poesia una sorta di legame matrimoniale. Solo dopo il tradimento l'amore perde di intensità, così come la gelosia, anche se rimane un fondo di attrazione per la donna.

Alla tematica amorosa si intrecciano anche carmi con tematiche differenti, come quelli rivolti contro i vizi e le virtù pubbliche, e in particolare contro i mediocri, i truffatori, gli ipocriti, i moralisti, carmi dedicati al tema dell'amicizia e ai vincoli parentali. Sono i legami con la famiglia, infatti, l'affetto sostitutivo con cui Catullo cerca di dimenticare Lesbia. Tra questi risulta particolarmente significativo il carme 101 dedicato allo sfortunato fratello morto.

Tornato dal suo viaggio in Oriente, Catullo ricerca la pace della sua Sirmione, dove si rifugia nel 56. Gli ultimi due anni della sua vita sono funestati da un oscuro male, secondo alcuni il mal sottile, che lo consuma nella mente e nel fisico fino alla sua morte. Non si conosce con esattezza la data della sua morte che dovrebbe essere avvenuta intorno al 54, a Roma, quando Catullo ha appena trent'anni.

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