Saul Bellow

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Biografia Amara ironia

Saul Bellow nasce a Lachine, in Quebec, il 10 giugno del 1915 (va segnalato però che secondo alcune fonti, come l'Enciclopedia Americana del 1971, sarebbe nato il 10 luglio del medesimo anno). Importantissimo autore americano, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1976, è tra le voci più singolari ed entusiasmanti di tutta quella letteratura d'oltreoceano che molto deve alle proprie radici ebree. È stato il creatore di grandi personaggi, "io-narranti" ad oggi indimenticabili che hanno segnato la storia della letteratura del dopoguerra, come Augie March, Moses E. Herzog (autore indefesso di epistole "a fondo perduto", protagonista del romanzo che porta il suo stesso nome), Arthur Sammler, e Charlie Citrine. Si tratta di una galleria di personaggi nevrotici, estremamente moderni, capaci di incarnare lo stile di vita americano ma senza compromettere la propria credibilità letteraria, anzi trovando sempre la maniera per suscitare il dubbio nel lettore, non senza una venatura critica.

Saul Bellow è uno dei tanti figli di emigrati: i suoi genitori sono russi, giunti in Canada nel 1913. Una famiglia ebraica d'origine, la sua, proveniente dalla lontana San Pietroburgo, composta da Abramo Belo (muterà poi il cognome in Bellow) e Lescha Gordin (detta Liza), oltre che dai tre fratelli tutti nati in Russia e più grandi del piccolo Solomon. Questo, infatti, il nome di battesimo del futuro scrittore americano, il quale trascorre la propria infanzia ad Eight Aveneu, al numero 130, ossia in quella che sarà una frazione di Montreal. Fino all'età di nove anni, il giovane Saul vive a stretto contatto con altri migranti e figli di migranti, in un quartiere multietnico pieno di russi come lui e, soprattutto, polacchi, ucraini, greci e italiani.

Nel 1924 però, avviene un fatto che condizionerà il corso della vita del futuro autore, oltre che della famiglia stessa. Suo padre, un venditore ambulante di tessuti, viene picchiato selvaggiamente, secondo molti a causa del suo secondo mestiere di contrabbandiere di alcolici, in un periodo in cui questo era severamente vietato. A dire di Bellow poi, il padre aveva cominciato a fare quella attività illegale soprattutto per lui, per racimolare soldi con il fine di curarlo da una brutta polmonite contratta qualche anno prima. Ad ogni modo, l'accadimento porta la famiglia a trasferirsi negli States, esattamente a

a Chicago.

Anche se Saul Bellow non è considerato uno scrittore autobiografico, la sua nascita canadese verrà comunque ripresa e ampliata in quello che è il suo primo romanzo, edito nel 1944 e dal titolo "L'uomo in bilico". Nel 1933, quando ha ancora diciassette anni, muore sua madre, a causa di un carcinoma ai polmoni: un duro shock per lui e per tutta la famiglia, che non mancherà di avere ripercussioni anche nella sua scrittura. Entra all'Università di Chicago, ma ben presto si trasferisce alla Northwestern University, dove studia antropologia e sociologia e si laurea nel 1937. Passano alcuni anni e Bellow scrive "L'uomo in bilico", come detto, il quale viene accolto con grande favore dalla critica (fra i più entusiasti, anche il grande Edmund Wilson). Grazie al suo primo lavoro editoriale si procura una borsa di studio che gli consente di soggiornare due anni in Europa, dove può dedicarsi a tempo pieno alla letteratura.

Nel frattempo però, sposa la prima delle sue cinque mogli, Anita Goshkin, che ben presto gli darà anche un figlio. Nel '41 diventa cittadino americano a tutti gli effetti e l'anno prima, parte alla volta del Messico esclusivamente per incontrare Lev Trotsky: purtroppo arriva il giorno dopo il suo assassinio e resterà sempre deluso dall'avvenimento. Nuovamente in patria allora, alterna l'attività di scrittore a quella di insegnante in vari istituti americani, nel contempo collaborando a progetti importanti, come un'enciclopedia di autori inglesi e molto altro (fonda e smantella riviste, scrive racconti, si dà da fare nel mondo della critica accademica e non).

Nel 1947 arriva il suo secondo romanzo: "La vittima", ambientato in una New York paranoica, cui però segue il noto libro "Le avventure di Augie March", datato 1953 e, finalmente, ambientato a Chicago, sua città d'elezione letteraria. Tuttavia, Saul Bellow affermerà più in là nel tempo di aver cominciato a scrivere Augie March durante la sua permanenza a Parigi, di più: "Non una sola parola è stata scritta a Chicago" - questa la sua dichiarazione, presa effettivamente alla lettera. Si tratta, a conti fatti, di un vero e proprio capolavoro, un inno alla vita di città a dir poco sfrenato, nonostante l'ambientazione particolare che attornia proprio il protagonista, figlio di una madre cieca, fratello di un ritardato e preda dei lavori più strambi, oltre che ossessionato dal corpo delle donne.

Dopo "La resa dei conti", del 1956, arriva il romanzo che gli assicura il successo internazionale: "Il re della pioggia", datato 1959. La storia di Eugene Henderson, ricco e con un'ottima famiglia che decide di fuggire in Africa per dare un "reale" senso alla sua vita, fa il giro del mondo. Tuttavia, è solo nel 1964 che arriva uno dei suoi capolavori: "Herzog". La storia è quella dell'ebreo Moses Herzog il quale, giunto ad un punto morto della propria vita, passa le giornate a scrivere lettere indirizzate ai più disparati personaggi, dalla sua ex moglie, passando per Nietzsche ed Heidegger, fino ad arrivare nientemeno che a Dio. In questo stesso periodo scrive anche per il teatro, alternando responsi critici molto negativi ad alcune buone recensioni.

Tuttavia, è sempre la narrativa a guidare la sua opera e arrivano "Addio alla casa gialla" (1968), "Il pianeta di Mr. Sammler "(1970), e l'ottimo "Il dono di Humboldt" (1975). In quest'ultimo - con il quale si aggiudica il Premio Pulitzer - il protagonista è il ricco scrittore Charlie Citrine il quale, ad un certo punto della sua vita, si rende conto di essere un bluff, abbandonato da moglie e amante. Narrato in prima persona, il romanzo fa parte del ciclo dei perdenti di Bellow - al pari di Sammler e di Herzog - ma trova, sul finale, una vena comica che lo libera dalla tragedia. Nel 1976 pubblica le memorie di viaggio "To Jerusalem and Back" (ossia "Gerusalemme andata e ritorno") e, con sua grande sorpresa, ritira a Stoccolma il Premio Nobel per la letteratura. Questa, la motivazione ufficiale del premio: "Per la comprensione umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che sono combinate nel suo lavoro".

Nel frattempo, Saul Bellow colleziona mogli ed è destinato a pagare costosi alimenti per loro, oltre che per le sue stesse amanti. Conosce e stringe una grande amicizia con lo scrittore John Cheever, che morirà nel 1982, con suo grande dispiacere. E si lega anche a Philip Roth, altro grande della letteratura americana, a sua volta di origini ebree, proprio come l'autore nato in Quebec. Scrive anche molti racconti importanti e tiene conferenze presso le più importanti università del mondo. La sua produzione più tarda però, si segnala esclusivamente per i seguenti lavori: "Il dicembre del professor Corde" (1982), "Quello col piede in bocca" (1984), "Ne muoiono più di crepacuore" (1987), "La sparizione" (1989), "Il circolo Bellarosa" (1989). In quest'ultimo anno, pertanto, si sposa per la quinta volta, con Janis Freedman, una sua ex studentessa e poi assistente. Con lei, ha anche una figlia, nel 1999, Rosie Bellow.

Nel 1987, va segnalata l'introduzione al libro controverso ma vendutissimo "The Closing of the American Mind", dell'amico e docente Allan Bloom, dal quale trarrà poi l'ispirazione per il discusso, e apprezzato, romanzo incentrato proprio sulla sua vita di omosessuale non dichiarato: "Ravelstein". È l'ultimo lavoro di Saul Bellow il quale, il 5 aprile del 2005, all'età di ottantanove anni, a Brookline, nel Massachusetts, trova la morte. Verrà sepolto al Morningside Cemetery di Brattleboro.

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