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Frasi di John Keats

Sabato 10 luglio 2010 23:50:39

Non ricordo in quale ordine di scuola e successivi ciorsi di letteratura inglese, lessi e studiai i poeti inglesi e fra i romantici, John Keats. Indimenticabili alcuni suoi versi, in particolare " A thing of beauty is a joy forever", che mi pare una verità assoluta, oggi seppellita da qualche parte. Il mito di Keats è appunto la bellezza come valore e come verità. La verità è bellezza e la bellezza è verità : niente altro dobbiamo sapere.
Sono molti gli aforismi che traggono dalla poetica di Keats una filosofia di vita, essenzialmente una filosofia romantica in assoluto, ideale, astratta, che realizza una rassegnazione, di fatto, ai colpi della sorte, sublimando il dolore in accettazione quasi sacrificale.
Ho letto il libro di Elido Fazi " Bright Star", contenuto, fedele, forse scarno nella reale aderenza alla sobrietà con cui il Poeta viveva e accettava la sorte non fortunata fino dall'inizio.Indigente, debole, dotato ma incompreso e non accettato, persino all'amore seppe rinunciare, come appare chiaramente dalle pagine di diario, che nel libro vengono riportate.
Non rinunciò mai, invece alla coerenza alla propria ispirazione.
Mai si è venduto. Spesso mantenuto, letteralmente, da amici fedeli e affettuosi, non si è piegato alla critica, alle correnti e alle convenienze.
Ma il film di Jane Campion mi ha sconcertata. Un brutto, forse bruttissimo film. Niente a cui appellarsi, per questa esposizione di sofferenze, per il fastidio quasi intollerabile che viene inflitto per più di metà pellicola. Fastidio greve per l'esasperazione dei comportamenti dei protagonisti, perchè anche Charles Brown, l'amico di sempre, è un protagonista, di cui vengono esaltati tutti i peggiori aspetti, fino a farne quasi un deus ex machina al negativo. Povero Brown.
La bella e brava Fanny resterà segnata, temiamo, persino nella salute e nella vita privata, da un così profondo lavoro di cesello per farla patire a più non posso.
Il malissimo scelto John Keats, ignorando ogni somiglianza con i numerosi ritratti del Poeta, appare un manichino di zingarello dalla barba mal fatta e dai capelli unti, tossicchiante per tutto il film fra la nostra costernazione. E che caspita!
Che avesse la tubercolosi l'avevamo capito, non l'avessimo saputo, ma per tutto il tempo abbiamo avuto paura che ce l'attaccasse.
Keats ha fatto ben altro che amoreggiare intensamente anche se a intermittenza, con la sfortunata Fanny, ha scritto, ha viaggiato, ha conosciuto e trattato con i poeti del suo tempo. Infine, la sua è stata una storia tristissima, ma l'uomo era dignitoso, e non quel cadavere ambulante che ci hanno propinato.
I paesaggi in fiore, stupendi, le belle scene campestri, a fare da scenario alla desolazione e alla sofferenza esibita e sbatacchiata, come il continuo mestare con la bocca del povero tisico, che ci dava il voltastomaco, in attesa di scenografiche emottisi o coaguli fuoruscenti.
Pessima Campion, niente può scusarla.Cosa le ha preso?
Che ne è stato del buon libro di Fazi?

Alda Cicognani

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