Ciao Andrea
Messaggio per Andrea Purgatori
Venerdì 21 luglio 2023 13:36:46
Due giorni fa è mancato Andra Purgatori, giornalista, sceneggiatore, saggista ed attore.
Immediatamente i ricordi sono riemersi impetuosi ma anche in maniera piacevole.
Ti voglio ricordare così, Andrea: non posso dire di essere stato un tuo amico ma nel lontano 1980 le nostre vite si sono incrociate.
In quell’anno abbiamo fatto il militare insieme ed a quella parentesi spesso sono tornato con la mente.
Eravamo, tu io ed Ugo Tramballi, altro giornalista di grande spessore, presso l’Ufficio Stampa del Terzo Corpo d’Armata a Milano, in via del Carmine. L’Ufficio Stampa consisteva in una mansarda, isolata dal resto degli uffici del Comando, che dava sui tetti di Milano ove l’Esercito tendeva a collocare di volta in volta persone di leva un poco particolari in quanto per quell’ufficio passavano notizie estremamente riservate. Non a caso dunque ci finivano laureati o comunque persone che potevano fornire un certo grado di affidabilità e riservatezza. Nella nostra tornata dunque vi eravate tu ed Ugo, che consentivate un ottimo rapporto con la stampa ed il sottoscritto, che senza alcun titolo “editoriale”, si stava laureando in ingegneria ma che non era comunque la classica “spina”.
Dipendevamo dal tenente Colonnello Petronilli, persona assolutamente squisita e colta, con la quale spesso ci si intratteneva parlando di tutto. Ma era praticamente giornaliero il contatto con tutti i vari colonnelli del Corpo d’armata, non ultimo il generale in comando, allora Generale Rossi.
Talvolta, come quando si percepisce l’arrivo di un temporale, l’agitazione in via del Carmine saliva alle stelle. Quasi guidati da invisibili fili tutti ci mettevamo in moto come se seguissimo perfettamente un copione ben studiato.
L’ingresso perfettamente in ordine, nessuno in giro, nessuno a chiacchierare.
E dopo qualche istante di silenzio, anticipato da alcuni dei suoi fidati attendenti arrivava il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, in visita al Generale Rossi.
Non so cosa significasse per gli altri ma il mio ricordo è sempre straordinariamente vivo ed ho dentro di me ancora oggi l’emozione di essermi trovato davanti a qualcuno di speciale ed unico.
La nostra caserma di riferimento era in Corso Italia per cui, come per tutti gli altri commilitoni, un pullman dell’Esercito ci avrebbe dovuto accompagnare mattino e sera dal comando alla Caserma e viceversa, rimanendo quindi a dormire in Caserma. In realtà noi dell’Ufficio Stampa eravamo dotati di un documento a dir poco “strategico”: il cosiddetto salto adunata. Con questo documento venivamo “visti” in camerata ogni sera e “presenziavamo” all’alza bandiera mattutino in cortile con annesso appello; avendo quindi noi il dono dell’ubiquità in realtà tornavamo ogni giorno a casa. Privilegio questo indotto dal fatto che al mattino alle 05,30 eravamo già per edicole a ritirare tutti i quotidiani per poter redigere la cosiddetta “rassegna stampa”, un breve documento sintesi di tutte le notizie importanti e significative riguardanti il mondo e con particolare focus su tutto ciò che riguardava il mondo militare. Per le 07.30 doveva essere accuratamente depositata sulle scrivanie dei vari generali, opportunamente custodita in una cartelletta di pelle.
Dopodiché la giornata trascorreva tra i contatti con tutte le caserme di appartenenza, contatti con la stampa per organizzazione di eventi particolari – in quell’anno vi fu l’anniversario del 144° anno di fondazione dei Bersaglieri e fu organizzato un evento all’Arena con intervento di paracadutisti, elicotteri e truppe di terra simulando un’esercitazione.
Il tutto per noi aveva comportato il mettersi in contatto con stampa e radio locali per la diffusione dell’evento, per le interviste e gli inviti dei vari personaggi ed ospiti.
Il famoso salto adunata era oltremodo garantito da una particolare rassegna stampa alla quale provvedevo personalmente esentando, giustamente, te ed Ugo.
Mensilmente infatti, all’uscita di alcune riviste di settore quali Playboy e Playmen ne facevo ricca incetta (talvolta con prenotazione dall’edicola di turno) e mi premuravo di portarla in Caserma in Corso Italia al Capitano responsabile della caserma nonché della nostra camerata nella quale mai nessuno ci aveva visto; e, con grande gesto di riconoscenza ritiravo il famoso documento di salto adunata opportunamente aggiornato per tutti noi del gruppo.
La nostra avventura nell’Esercito ed in particolare all’Ufficio Stampa si concluse con un ultimo mese “atipico”. Infatti, per la lecita invidia degli altri nostri commilitoni, finalmente in quell’ultimo mese venne fatto un contrappello serale “vero” e casualmente tu, Ugo ed il sottoscritto risultammo assenti.
Ergo, due giorni di consegna per voi due ed una settimana per me (ero il più alto in grado!) ma soprattutto obbligo del rientro giornaliero con soggiorno notturno. Il salto adunata era finito!
Trasformammo, ed in questo ringrazio te ed Ugo, la nostra permanenza finale in un happening quotidiano.
Lenzuola portate da casa, bevande e cibo cucinato dalla mamma dell’uno e dell’altro, anche a beneficio degli altri ragazzi in camerata con noi.
E soprattutto un colossale mare di risate grazie proprio a voi due, Andrea ed Ugo, che improvvisaste una inarrestabile sequenza di scherzi, parodie, caricature.
Ma anche ed è ciò che mi è rimasto nel cuore, una ricchissima serie di racconti e narrazioni della vostra vita da giornalisti, benché ancora in divenire, ma che fu la testimonianza di due menti profonde, curiose, colte e soprattutto nobili.
Ciao Andrea dunque. Che il tuo viaggio continui accompagnato da quello spirito che ho avuto modo di conoscere come occasionale compagno di un breve viaggio
Immediatamente i ricordi sono riemersi impetuosi ma anche in maniera piacevole.
Ti voglio ricordare così, Andrea: non posso dire di essere stato un tuo amico ma nel lontano 1980 le nostre vite si sono incrociate.
In quell’anno abbiamo fatto il militare insieme ed a quella parentesi spesso sono tornato con la mente.
Eravamo, tu io ed Ugo Tramballi, altro giornalista di grande spessore, presso l’Ufficio Stampa del Terzo Corpo d’Armata a Milano, in via del Carmine. L’Ufficio Stampa consisteva in una mansarda, isolata dal resto degli uffici del Comando, che dava sui tetti di Milano ove l’Esercito tendeva a collocare di volta in volta persone di leva un poco particolari in quanto per quell’ufficio passavano notizie estremamente riservate. Non a caso dunque ci finivano laureati o comunque persone che potevano fornire un certo grado di affidabilità e riservatezza. Nella nostra tornata dunque vi eravate tu ed Ugo, che consentivate un ottimo rapporto con la stampa ed il sottoscritto, che senza alcun titolo “editoriale”, si stava laureando in ingegneria ma che non era comunque la classica “spina”.
Dipendevamo dal tenente Colonnello Petronilli, persona assolutamente squisita e colta, con la quale spesso ci si intratteneva parlando di tutto. Ma era praticamente giornaliero il contatto con tutti i vari colonnelli del Corpo d’armata, non ultimo il generale in comando, allora Generale Rossi.
Talvolta, come quando si percepisce l’arrivo di un temporale, l’agitazione in via del Carmine saliva alle stelle. Quasi guidati da invisibili fili tutti ci mettevamo in moto come se seguissimo perfettamente un copione ben studiato.
L’ingresso perfettamente in ordine, nessuno in giro, nessuno a chiacchierare.
E dopo qualche istante di silenzio, anticipato da alcuni dei suoi fidati attendenti arrivava il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, in visita al Generale Rossi.
Non so cosa significasse per gli altri ma il mio ricordo è sempre straordinariamente vivo ed ho dentro di me ancora oggi l’emozione di essermi trovato davanti a qualcuno di speciale ed unico.
La nostra caserma di riferimento era in Corso Italia per cui, come per tutti gli altri commilitoni, un pullman dell’Esercito ci avrebbe dovuto accompagnare mattino e sera dal comando alla Caserma e viceversa, rimanendo quindi a dormire in Caserma. In realtà noi dell’Ufficio Stampa eravamo dotati di un documento a dir poco “strategico”: il cosiddetto salto adunata. Con questo documento venivamo “visti” in camerata ogni sera e “presenziavamo” all’alza bandiera mattutino in cortile con annesso appello; avendo quindi noi il dono dell’ubiquità in realtà tornavamo ogni giorno a casa. Privilegio questo indotto dal fatto che al mattino alle 05,30 eravamo già per edicole a ritirare tutti i quotidiani per poter redigere la cosiddetta “rassegna stampa”, un breve documento sintesi di tutte le notizie importanti e significative riguardanti il mondo e con particolare focus su tutto ciò che riguardava il mondo militare. Per le 07.30 doveva essere accuratamente depositata sulle scrivanie dei vari generali, opportunamente custodita in una cartelletta di pelle.
Dopodiché la giornata trascorreva tra i contatti con tutte le caserme di appartenenza, contatti con la stampa per organizzazione di eventi particolari – in quell’anno vi fu l’anniversario del 144° anno di fondazione dei Bersaglieri e fu organizzato un evento all’Arena con intervento di paracadutisti, elicotteri e truppe di terra simulando un’esercitazione.
Il tutto per noi aveva comportato il mettersi in contatto con stampa e radio locali per la diffusione dell’evento, per le interviste e gli inviti dei vari personaggi ed ospiti.
Il famoso salto adunata era oltremodo garantito da una particolare rassegna stampa alla quale provvedevo personalmente esentando, giustamente, te ed Ugo.
Mensilmente infatti, all’uscita di alcune riviste di settore quali Playboy e Playmen ne facevo ricca incetta (talvolta con prenotazione dall’edicola di turno) e mi premuravo di portarla in Caserma in Corso Italia al Capitano responsabile della caserma nonché della nostra camerata nella quale mai nessuno ci aveva visto; e, con grande gesto di riconoscenza ritiravo il famoso documento di salto adunata opportunamente aggiornato per tutti noi del gruppo.
La nostra avventura nell’Esercito ed in particolare all’Ufficio Stampa si concluse con un ultimo mese “atipico”. Infatti, per la lecita invidia degli altri nostri commilitoni, finalmente in quell’ultimo mese venne fatto un contrappello serale “vero” e casualmente tu, Ugo ed il sottoscritto risultammo assenti.
Ergo, due giorni di consegna per voi due ed una settimana per me (ero il più alto in grado!) ma soprattutto obbligo del rientro giornaliero con soggiorno notturno. Il salto adunata era finito!
Trasformammo, ed in questo ringrazio te ed Ugo, la nostra permanenza finale in un happening quotidiano.
Lenzuola portate da casa, bevande e cibo cucinato dalla mamma dell’uno e dell’altro, anche a beneficio degli altri ragazzi in camerata con noi.
E soprattutto un colossale mare di risate grazie proprio a voi due, Andrea ed Ugo, che improvvisaste una inarrestabile sequenza di scherzi, parodie, caricature.
Ma anche ed è ciò che mi è rimasto nel cuore, una ricchissima serie di racconti e narrazioni della vostra vita da giornalisti, benché ancora in divenire, ma che fu la testimonianza di due menti profonde, curiose, colte e soprattutto nobili.
Ciao Andrea dunque. Che il tuo viaggio continui accompagnato da quello spirito che ho avuto modo di conoscere come occasionale compagno di un breve viaggio
Da: Guido Foresti
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