I militari che scelsero la "resistenza" al prezzo della vita
Messaggio per Fabio Fazio
Lunedì 19 aprile 2021 10:55:17
Caro Fabio Fazio,
Ho seguito la puntata di "che tempo che fa"del 18 scorso nella quale Gad Lerner ha presentato il volume "noi partigiani" e proposto la testimonianza di due "resistenti".
Le sono grata di aver voluto affrontare, ancora una volta, un tema, quello della resistenza, fondamentale e fondante della nostra democrazia.
Io sono la figlia di un militare italiano, Domenico Duca, antifascista, impegnato, suo malgrado, nella seconda guerra mondiale.
Mio padre, di stanza in Grecia in forza alle milizie di occupazione, l'8 settembre trovandosi nella condizione di scegliere tra la collaborazione coi tedeschi o la prigionia scelse questa seconda opzione venendo quindi deportato in campo di concentramento nelle condizioni che tutti ormai conosciamo, io in modo particolare poiché i ricordi di guerra di mio padre sono diventati i ricordi più vividi della mia infanzia.
Mio padre ha lasciato un diario relativo alla sua esperienza di internato.
Mio marito Giovanni Vezzelli, germanista,
deceduto a ottobre scorso, ne ha tratto un romanzo "l'armata dell'amore" che non ha trovato un editore con suo e mio grande rammarico.
Avrei considerato la possibilità di divulgare l'esperienza di mio padre come un modo per dare voce a una "resistenza "ahimé trascurata.
Perché Le scrivo?
Poiché forse Lei potrebbe trovare il modo di rendere omaggio al valore di quei militari, tanti, che scelsero la "resistenza" sovente al prezzo della vita.
Grazie
Ho seguito la puntata di "che tempo che fa"del 18 scorso nella quale Gad Lerner ha presentato il volume "noi partigiani" e proposto la testimonianza di due "resistenti".
Le sono grata di aver voluto affrontare, ancora una volta, un tema, quello della resistenza, fondamentale e fondante della nostra democrazia.
Io sono la figlia di un militare italiano, Domenico Duca, antifascista, impegnato, suo malgrado, nella seconda guerra mondiale.
Mio padre, di stanza in Grecia in forza alle milizie di occupazione, l'8 settembre trovandosi nella condizione di scegliere tra la collaborazione coi tedeschi o la prigionia scelse questa seconda opzione venendo quindi deportato in campo di concentramento nelle condizioni che tutti ormai conosciamo, io in modo particolare poiché i ricordi di guerra di mio padre sono diventati i ricordi più vividi della mia infanzia.
Mio padre ha lasciato un diario relativo alla sua esperienza di internato.
Mio marito Giovanni Vezzelli, germanista,
deceduto a ottobre scorso, ne ha tratto un romanzo "l'armata dell'amore" che non ha trovato un editore con suo e mio grande rammarico.
Avrei considerato la possibilità di divulgare l'esperienza di mio padre come un modo per dare voce a una "resistenza "ahimé trascurata.
Perché Le scrivo?
Poiché forse Lei potrebbe trovare il modo di rendere omaggio al valore di quei militari, tanti, che scelsero la "resistenza" sovente al prezzo della vita.
Grazie
Da: Carmela Duca
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