Commento al libro "Splendore", di Margaret Mazzantini
Messaggio per Margaret Mazzantini
Lunedì 1 febbraio 2021 13:25:34
Gentile Margaret, da pochi minuti ho finito di leggere Splendore. Se mi consente vorrei fare delle considerazioni e dividere questo mio post in due parti,
La prima riguarda la sua modalità di scrittura, la seconda il tema del libro.
Per quanto concerne la prima devo dire subito che mi ha travolto. Mi ha rivoltato come un calzino, ha preso tutto quello che avevo letto fino a questo momento e l'ha catapultato in aria. E' un modo di scrivere che ti strappa, ti lacera, che ti coinvolge e ti trasmette in un unico istante tutto quello che si sta descrivendo. E' un ritrovarsi parte del racconto. Vivere, vedere, partecipare alle azioni dei personaggi, divenire parte della loro esistenza, avvertire le loro emozioni. Gridare, piangere e incazzarsi con loro e poi ridere e gioire. Non so come faccia. Una sensazione del genere l'avevo provata leggendo Marquez e per altri aspetti Kafka.
Per questo la devo ringraziare.
Io mi diletto nello scrivere, due anni fa ho pubblicato il mio primo romanzo che è andato molto bene, ma non so se ci sarà una continuazione a causa del fatto che le case editrici è come se si fossero rintanate nel loro guscio e se già prima era difficilissimo pubblicare, ora sembra inverosimile. Comunque le volevo dire che lei ha ha dato uno strappo al mio scrivere. Ora mi sento inadeguato e contemporaneamente proiettato verso nuove mete, altre opportunità che spero, mi auguro di poter mettere in atto.
Veniamo ora alla storia.
Sono un omosessuale, che per fortuna ha accettato da anni la sua condizione di vita con serenità. La sua storia mi ha distrutto. Non volevo il raccontino fiabesco con il finale in cui tutti vissero felici e contenti, ma mi sono sentito straziato, dilaniato, come se non ci fosse uno spiraglio, anche lontano, anche sulle rive della Grecia, anche oltre i confini della nostra pusillanimità. Perché? Ho sperato fino all'ultima pagina che Guido e Costantino potessero avere una possibilità, un giro di volta, un dare uno schiaffo a quel perbenismo che non consente, che sopprime. Ho sperato inutilmente? Lo so che gli autori non si discutono e non mi permetterei mai di farlo, non la sto discutendo, le sto solo comunicando il dolore profondo che ho provato e l'amaro sapore che mi è rimasto in bocca nel sapere che quello splendore non è stato vissuto.
Spero in una sua risposta, e mi sentirei onorato se le andasse di leggere qualcosa che ho scritto.
Grazie, giovanni
La prima riguarda la sua modalità di scrittura, la seconda il tema del libro.
Per quanto concerne la prima devo dire subito che mi ha travolto. Mi ha rivoltato come un calzino, ha preso tutto quello che avevo letto fino a questo momento e l'ha catapultato in aria. E' un modo di scrivere che ti strappa, ti lacera, che ti coinvolge e ti trasmette in un unico istante tutto quello che si sta descrivendo. E' un ritrovarsi parte del racconto. Vivere, vedere, partecipare alle azioni dei personaggi, divenire parte della loro esistenza, avvertire le loro emozioni. Gridare, piangere e incazzarsi con loro e poi ridere e gioire. Non so come faccia. Una sensazione del genere l'avevo provata leggendo Marquez e per altri aspetti Kafka.
Per questo la devo ringraziare.
Io mi diletto nello scrivere, due anni fa ho pubblicato il mio primo romanzo che è andato molto bene, ma non so se ci sarà una continuazione a causa del fatto che le case editrici è come se si fossero rintanate nel loro guscio e se già prima era difficilissimo pubblicare, ora sembra inverosimile. Comunque le volevo dire che lei ha ha dato uno strappo al mio scrivere. Ora mi sento inadeguato e contemporaneamente proiettato verso nuove mete, altre opportunità che spero, mi auguro di poter mettere in atto.
Veniamo ora alla storia.
Sono un omosessuale, che per fortuna ha accettato da anni la sua condizione di vita con serenità. La sua storia mi ha distrutto. Non volevo il raccontino fiabesco con il finale in cui tutti vissero felici e contenti, ma mi sono sentito straziato, dilaniato, come se non ci fosse uno spiraglio, anche lontano, anche sulle rive della Grecia, anche oltre i confini della nostra pusillanimità. Perché? Ho sperato fino all'ultima pagina che Guido e Costantino potessero avere una possibilità, un giro di volta, un dare uno schiaffo a quel perbenismo che non consente, che sopprime. Ho sperato inutilmente? Lo so che gli autori non si discutono e non mi permetterei mai di farlo, non la sto discutendo, le sto solo comunicando il dolore profondo che ho provato e l'amaro sapore che mi è rimasto in bocca nel sapere che quello splendore non è stato vissuto.
Spero in una sua risposta, e mi sentirei onorato se le andasse di leggere qualcosa che ho scritto.
Grazie, giovanni
Da: Giovanni
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