Israele e la Terra Promessa

Messaggio per Corrado Augias

Sabato 20 settembre 2025 11:10:20
Milano, 20 Settembre 2025

Caro Corrado
Non credo che Israele, oggi, sia davvero nella Terra Promessa.
Mosè è assente, in viaggio verso “la montagna” (Esodo 32). Il popolo è smarrito, privo di guida morale, e si affolla intorno ad Aronne: “Facci un Dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l’uomo che ci ha fatto uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo cosa sia accaduto” (Esodo 32, 1-3). Aronne raccoglie i gioielli e ne forgia un vitello d’oro. Allora il popolo esclama: “Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto” (Esodo 32, 4).
Quel vitello d’oro non è solo un idolo antico: oggi ha preso le forme del potere cieco, del denaro elevato a divinità, della tecnologia che disumanizza, del nazionalismo che esclude.
Israele si allontana dalla sua vocazione quando smette di ascoltare i profeti della giustizia. Ma dov’è il rispetto per la vedova, l’orfano, lo straniero? Dov’è la remissione dei debiti, la compassione, l’equità, la dignità umana? Non è Terra Promessa un luogo che non sa più ascoltare i profeti — quelli veri — che parlano di giustizia e misericordia. Israele è una terra avvelenata da un rancore così radicato da tenere Mosè lontano, intento a supplicare il perdono di Dio. L’Esodo si è fermato al capitolo 32: “Il Signore percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne”.
Non è solo Israele a smarrire la via: ogni popolo che dimentica la compassione, ogni società che costruisce idoli e ignora la voce dei profeti, si allontana dalla Terra Promessa.
La Terra Promessa non è un luogo geografico, ma uno stato dell’anima collettiva. Finché l’umanità non saprà riconoscere l’altro come parte di sé, Mosè resterà lontano e il vitello d’oro continuerà a trionfare.

Prof Umberto Cornelli
Loyola University School of Medicine-Chicago
Da: Umberto Cornelli

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