Panchine Rosse
Messaggio per Dacia Maraini
Lunedì 15 aprile 2024 06:35:40
Panchine rosse
di
Ercoli Elisa
E' da tanto che non metto più penna su un foglio, sento il bisogno di comunicare, ma, soprattutto di comunicarmi qualcosa che preme in me. Mi sono comprata un quaderno con la copertina nera come si usava quando si scriveva con carta e penna; mi concentro meglio, anche se per esigenze sto riportandolo su un notepad. Nella mia mente e non solo e' un turbinio di emozioni, di espressioni, un tumulto di idee, ma soprattutto un tumulto di percezioni, che solo scrivendo riuscirò' a districare. La mia intenzione sarebbe che queste pagine potessero essere non solo tra me e queste righe, ma che altri possono leggerle come se fossero scaturite da dentro di loro, anche se mi rendo conto che il lettore potrà trovare similitudini e non uguaglianze, ed e' proprio questo il bello; ritrovarsi senza essere banali nel uguaglianza, mantenendo un proprio sentire rispetto al - tuo altro. Sono seduta con Margout, una canina che mi ha adottato. Sono in un parco, Margout è indaffarata ad annusare leggendo il giornale del posto, io invece sono seduta su una panchina di colore rosso; ; non è una panchina come le altre, essa ti obbliga a stare seduto/a e a meditare sul significato che ognuno di noi sente scaturire da quella posizione seduta. La panchina di colore rosso, esprime dolore, perché ci obbliga a stare in silenzio, a stare con e in noi stessi e contemporaneamente con il mondo. Molti li passano accanto distratti con i loro pensieri, altri si muovono velocemente sparendo lontano, ma tutti indistintamente sentono un senso di paura del silenzio, di ciò che potrebbe accadere se tutto intorno a loro, a noi a me, di colpo si silenziasse, dove esterno e interno si congiungessero in un perfetto equilibrio. Mi sono chiesta cosa farei io in questo equilibrio silenzioso! ?, forse impazzirei, anche se lo ricerco; non sono preparata al eterno silenzio. Margout è indaffarata nel esplorare il mondo circostante, ho voglia di alzarmi, ma, qualcosa mi trattiene, come se mi dicesse, ascolta, ascoltami, ascoltale. Chi devo ascoltare! ? ; la mente inquieta di noi umani, o il silenzio che percuote l animo. Alzarmi diventa un urgenza, ma poi però faccio un passo laterale e mi risiedo nuovamente, ma questa volta sono al centro della panchina, osservo da questa nuova prospettiva, Margout e tutti quegli abitanti che popolano quel luogo; scopro che da quel punto qualcosa è cambiato in me. Margout vedendomi muovere è arrivata da me chiedendomi le coccole, col il muso sulle mie ginocchia e gli occhioni che amano incondizionatamente Amore, non resisto al suo invito di coccole. Alle coccole la panchina del dolore si trasforma a panchina di amore e il colore rosso del sangue versato, si trasforma nel rosso d amore. E' bastato un cambio di posizione, di visione per modificare l intera percezione dei mie sensi. Nel posto al centro di essa, possiamo sentire e soprattutto osservare una retta, è quasi impossibile girarsi a destra o sinistra se no volontariamente; i posti di queste panchine inevitabilmente ti indirizzano a vedere diritto a te, e per girarti devi per forza fare uno sforzo, una torsione del busto, imposta dal bracciolo che separa le sedute. Non ho mai visto nessuno seduto su le panchine rosse, forse qualcuno si è messo ed io non ero lì; nemmeno io ancora mi sono seduta, forse alla fine di questo percorso mi siederò. Oggi l ' Albereta è popolata da tante anime, tante menti, tanti esseri che affollano non solo il giardino, perché è in corso una partita di calcio e le voci si rincorrono, schiamazzi e silenzi, dove un goal si festeggia con grida esultanti e un errore con fischi e parole pesanti. I bambini giocano ignari del significato delle panchine, correndo intorno ad esse; Margout li guarda incuriosita. Ogni istante in quel luogo si popola e si spopola come il flusso e riflusso della risacca. Forse qualche bambino avrà chiesto il perché quelle panchine sono diverse dalle altre, qualche genitore avrà provato a spiegarlo; se fossi stata genitore, come avrei raccontato, spiegato perché sono diverse, non solo di fattura e colore e perché sono messe, ubicate in un preciso posto del parco; non dentro il parco custodito dove ci sono attività al divertimento. State pensando come ho fatto a scrivere queste prime pagine, senza sedermi; semplicemente proiettandomi seduta e ascoltando le sensazioni percepite ! ? ; non c'è differenza tra l atto fisico e l atto di proiezione nel momento in cui tutto in noi risuona al unisono, tutto diventa un atto completo, emozionale fisico animico spirito mentale. Come potrei rispondere ad un bambino curioso di sapere la differenza e conoscere la storia di quelle panchine ! ; facendo sedere su le panchine, sia quella di colore rosso e no, chiedendogli cosa percepisce e in base al suo sentire, intavolare un discorso. I bambini non hanno bisogno di spiegazioni, ma di ascoltare, sentire percepire con i loro propri sensi le differenze e le somiglianze. State tranquilli che se ha un bambino lo poniamo al centro di ciò che vogliamo far comprendere, allora fa esperienza ed è l'esperienza che foggia e rimane nel ricordo, non di parole ma di fatti. Eravamo rimasti che "virtualmente" ero seduta al centro, della panchina rossa, spostiamoci nuovamente e sediamoci nell'ultimo posto che è rimasto ancora da vivere e percepire, e il mio sguardo si rivolge verso una strada sterrata che è piena di vita, chi l'ha percorre in bicicletta, chi ha piedi, chi spinge una carrozzina, chi invece è in carrozzina con a fianco il suo Fedele amico. Basta aver cambiato seduta e tutto cambia e diventa altro, quasi si riconnette alla vita, quella potente emotiva emozionante. Ogni seduta della panchina rossa offre una visione un orizzonte o una vastità ma soprattutto offre intenti. Le panchine rosse non sono solo un preciso monito, costituiscono lo sgomento umano per le attività che noi uomini e non parlo solo di genere, è capace di fare ad altri simili; in questo caso ad esseri di genere femminile. Dovremmo interrogarci, se quelle panchine rosse, non siano solo per " ricordare" e soprattutto" meditare" sul sangue e dolore che non è solo rivolto al genere femminile, ma alle famiglie coinvolte e soprattutto ai figli se ci sono. Sia le famiglie che i figli, porteranno dentro di sé una lacerazione profonda; le famiglie si interrogheranno su i segnali non colti o di inerzia verso tali segnali; ciò porterà entrambi i casi ad uno sradicamento dalla propria anima ed è un lutto profondo per entrambe le famiglie. Questo lutto è molto simile, ma avrà caratteristiche e dinamiche diverse. ; finché entrambe le famiglie non elaboreranno tale lutto, anche se la giustizia fa il suo corso, condannando l esecutore, non allevierà il dolore che produce la morte atroce. Per " onorare" le vittime (omicida e vittima), bisogna elaborare tale lutto; questo non vuol dire non condannare il carnefice, anzi, con la elaborazione del lutto, l omicida viene sradicato da sentimenti emotivi pericolosi, specialmente per la famiglia della vittima; così facendo decade il presupposto razionale della mente, incominciando ad elaborare il lutto: guarendo le impurità che la mente produce, specialmente in questi eventi drammatici. Anche i figli di cui la madre è uccisa dal padre o compagno devono elaborare il lutto, aiutati da figure competenti; ; soprattutto quando entrambi muoiono, uno ucciso e l altro suicida, in questo caso le figure preposte hanno un doppio compito molto complicato. Dovrebbero i figli se le condizioni sono adeguate, continuare a vedere e stare con entrambi i nonni di genitori: Tali figure anche esse devono elaborare il lutto la perdita dei figli, cercando di essere super parte senza recriminare e senza odio verso la famiglia del omicida, ma saper convogliare le energie ed emozioni verso un fine superiore per il bene del nipote o nipoti. Alcuni di voi non saranno in accordo con ciò che ho esposto, ed è plausibile, non ho soluzioni da proporre, cerco di dare uno spunto di riflessione a chi mi sta ascoltando o leggendo, per iniziare in ognuno di noi una riconciliazione con noi stessi; anche se non sono vittime o carnefici materialmente, nella collettività sociale, la prepotenza può essere scambiata per normalità e il saper riconoscere che non è parte di una quotidiana cooperazione tra i membri familiari, aiuterà a cambiare comportamenti dannosi e distruttivi nella mente sociale, che non solo solo da attribuire al genere maschile, ma anche al genere femminile; visto che non è ancora in grado di coglie immediatamente il dramma che potrebbe portare verso la morte. Ci si dovrebbe interrogare il ruolo delle tre religioni monoteiste principali, ricordiamoci che esse provengono da una sola origine. Anno nei secoli accecato le donne fino ai giorni odierni, tali religioni hanno soggiogato, manipolato la mente maschile da non rendersi conto di essere una marionetta nelle mani di chi non vuole realmente la libertà del' umanità; intesa non come genere, ma come "Anima Vivente"; non solo le religioni hanno determinato questo squilibrio del sentire e del insieme umano, anche le varie ideologie politiche hanno contribuito e contribuiscono ancora a questo dramma sociale. Dobbiamo spezzare una lancia a favore di tutta quel umanità che si ribella a questo atavico disonore verso l essere umano, cercando con i mezzi a disposizione, di educare al rispetto e " uguaglianza", i due generi umani; molte volte però si ritrova a scontrarsi proprio con le istituzioni che diversamente da chi si occupa di aiutare non solo le donne, ma anche gli uomini, ad uscire da questa spirale; le istituzioni sono più lente nel muoversi, la burocrazia e le varie decisioni non coordinate, precludono l aiuto immediato. Come in tutti gli aspetti della vita, la prevenzione, il saper cogliere il disagio, al primo segno di abuso, può salvare non solo una vita, ma le vite di entrambi i soggetti in questione ed eventuali figli. Poi non ci dobbiamo dimenticare che molte bambine, sono scambio di merce, non solo vendute come spose bambine, ma per traffici di sesso e in questo caso anche i bambini, sono oggetto di sevizie e in questo olocausto infantile si inserisce anche la vendita di organi. Le panchine rosse, sono per tutte le vittime, non solo uccise, ma, sopravvissute da orrori. Purtroppo i fruitori di questi abusi provengono da ambienti non solo degradati, ma dove una certa " cultura" si fa scudo, incluso rappresentanti delle chiese. Chi si può permettere tale merce minorile spende molti soldi, ed hanno una copertura quasi totale sui loro traffici. Le panchine rosse sono per tutti quei bambini che scompaiono e muoiono in silenzio; dove la società perbenista si gira dal altra parte; le panchine rosse sono per tutte quelle bambine che gli viene negato l infanzia, vedendole a uomini adulti come spose; le panchine rosse sono per tutte quelle donne che hanno subito violenza, stupro ed altro, dai propri compagni o oppressori come in una guerra, e devono ricucire e superare un lutto, che lascerà una cicatrice nella loro anima. Le panchine rosse sono per tutte quelle donne uccise dai loro compagni, rimanendo sospese nella vita; tali panchine sono monito per tutte quelle morti di bambini uccisi dalle proprie madri e da quei figli che uccidono i propri genitori. Le panchine rosse sono per tutti quei ragazzi e ragazze che non riescono a essere se stessi, liberi di esprimere ciò che sono. Le panchine rosse sono ciò che la società ha paura. La società ha paura di sé stessa, del suo sociale. Le panchine rosse sono un opportunità per compiere in ognuno di noi una guarigione di preconcetti e di ataviche credenze.
di
Ercoli Elisa
E' da tanto che non metto più penna su un foglio, sento il bisogno di comunicare, ma, soprattutto di comunicarmi qualcosa che preme in me. Mi sono comprata un quaderno con la copertina nera come si usava quando si scriveva con carta e penna; mi concentro meglio, anche se per esigenze sto riportandolo su un notepad. Nella mia mente e non solo e' un turbinio di emozioni, di espressioni, un tumulto di idee, ma soprattutto un tumulto di percezioni, che solo scrivendo riuscirò' a districare. La mia intenzione sarebbe che queste pagine potessero essere non solo tra me e queste righe, ma che altri possono leggerle come se fossero scaturite da dentro di loro, anche se mi rendo conto che il lettore potrà trovare similitudini e non uguaglianze, ed e' proprio questo il bello; ritrovarsi senza essere banali nel uguaglianza, mantenendo un proprio sentire rispetto al - tuo altro. Sono seduta con Margout, una canina che mi ha adottato. Sono in un parco, Margout è indaffarata ad annusare leggendo il giornale del posto, io invece sono seduta su una panchina di colore rosso; ; non è una panchina come le altre, essa ti obbliga a stare seduto/a e a meditare sul significato che ognuno di noi sente scaturire da quella posizione seduta. La panchina di colore rosso, esprime dolore, perché ci obbliga a stare in silenzio, a stare con e in noi stessi e contemporaneamente con il mondo. Molti li passano accanto distratti con i loro pensieri, altri si muovono velocemente sparendo lontano, ma tutti indistintamente sentono un senso di paura del silenzio, di ciò che potrebbe accadere se tutto intorno a loro, a noi a me, di colpo si silenziasse, dove esterno e interno si congiungessero in un perfetto equilibrio. Mi sono chiesta cosa farei io in questo equilibrio silenzioso! ?, forse impazzirei, anche se lo ricerco; non sono preparata al eterno silenzio. Margout è indaffarata nel esplorare il mondo circostante, ho voglia di alzarmi, ma, qualcosa mi trattiene, come se mi dicesse, ascolta, ascoltami, ascoltale. Chi devo ascoltare! ? ; la mente inquieta di noi umani, o il silenzio che percuote l animo. Alzarmi diventa un urgenza, ma poi però faccio un passo laterale e mi risiedo nuovamente, ma questa volta sono al centro della panchina, osservo da questa nuova prospettiva, Margout e tutti quegli abitanti che popolano quel luogo; scopro che da quel punto qualcosa è cambiato in me. Margout vedendomi muovere è arrivata da me chiedendomi le coccole, col il muso sulle mie ginocchia e gli occhioni che amano incondizionatamente Amore, non resisto al suo invito di coccole. Alle coccole la panchina del dolore si trasforma a panchina di amore e il colore rosso del sangue versato, si trasforma nel rosso d amore. E' bastato un cambio di posizione, di visione per modificare l intera percezione dei mie sensi. Nel posto al centro di essa, possiamo sentire e soprattutto osservare una retta, è quasi impossibile girarsi a destra o sinistra se no volontariamente; i posti di queste panchine inevitabilmente ti indirizzano a vedere diritto a te, e per girarti devi per forza fare uno sforzo, una torsione del busto, imposta dal bracciolo che separa le sedute. Non ho mai visto nessuno seduto su le panchine rosse, forse qualcuno si è messo ed io non ero lì; nemmeno io ancora mi sono seduta, forse alla fine di questo percorso mi siederò. Oggi l ' Albereta è popolata da tante anime, tante menti, tanti esseri che affollano non solo il giardino, perché è in corso una partita di calcio e le voci si rincorrono, schiamazzi e silenzi, dove un goal si festeggia con grida esultanti e un errore con fischi e parole pesanti. I bambini giocano ignari del significato delle panchine, correndo intorno ad esse; Margout li guarda incuriosita. Ogni istante in quel luogo si popola e si spopola come il flusso e riflusso della risacca. Forse qualche bambino avrà chiesto il perché quelle panchine sono diverse dalle altre, qualche genitore avrà provato a spiegarlo; se fossi stata genitore, come avrei raccontato, spiegato perché sono diverse, non solo di fattura e colore e perché sono messe, ubicate in un preciso posto del parco; non dentro il parco custodito dove ci sono attività al divertimento. State pensando come ho fatto a scrivere queste prime pagine, senza sedermi; semplicemente proiettandomi seduta e ascoltando le sensazioni percepite ! ? ; non c'è differenza tra l atto fisico e l atto di proiezione nel momento in cui tutto in noi risuona al unisono, tutto diventa un atto completo, emozionale fisico animico spirito mentale. Come potrei rispondere ad un bambino curioso di sapere la differenza e conoscere la storia di quelle panchine ! ; facendo sedere su le panchine, sia quella di colore rosso e no, chiedendogli cosa percepisce e in base al suo sentire, intavolare un discorso. I bambini non hanno bisogno di spiegazioni, ma di ascoltare, sentire percepire con i loro propri sensi le differenze e le somiglianze. State tranquilli che se ha un bambino lo poniamo al centro di ciò che vogliamo far comprendere, allora fa esperienza ed è l'esperienza che foggia e rimane nel ricordo, non di parole ma di fatti. Eravamo rimasti che "virtualmente" ero seduta al centro, della panchina rossa, spostiamoci nuovamente e sediamoci nell'ultimo posto che è rimasto ancora da vivere e percepire, e il mio sguardo si rivolge verso una strada sterrata che è piena di vita, chi l'ha percorre in bicicletta, chi ha piedi, chi spinge una carrozzina, chi invece è in carrozzina con a fianco il suo Fedele amico. Basta aver cambiato seduta e tutto cambia e diventa altro, quasi si riconnette alla vita, quella potente emotiva emozionante. Ogni seduta della panchina rossa offre una visione un orizzonte o una vastità ma soprattutto offre intenti. Le panchine rosse non sono solo un preciso monito, costituiscono lo sgomento umano per le attività che noi uomini e non parlo solo di genere, è capace di fare ad altri simili; in questo caso ad esseri di genere femminile. Dovremmo interrogarci, se quelle panchine rosse, non siano solo per " ricordare" e soprattutto" meditare" sul sangue e dolore che non è solo rivolto al genere femminile, ma alle famiglie coinvolte e soprattutto ai figli se ci sono. Sia le famiglie che i figli, porteranno dentro di sé una lacerazione profonda; le famiglie si interrogheranno su i segnali non colti o di inerzia verso tali segnali; ciò porterà entrambi i casi ad uno sradicamento dalla propria anima ed è un lutto profondo per entrambe le famiglie. Questo lutto è molto simile, ma avrà caratteristiche e dinamiche diverse. ; finché entrambe le famiglie non elaboreranno tale lutto, anche se la giustizia fa il suo corso, condannando l esecutore, non allevierà il dolore che produce la morte atroce. Per " onorare" le vittime (omicida e vittima), bisogna elaborare tale lutto; questo non vuol dire non condannare il carnefice, anzi, con la elaborazione del lutto, l omicida viene sradicato da sentimenti emotivi pericolosi, specialmente per la famiglia della vittima; così facendo decade il presupposto razionale della mente, incominciando ad elaborare il lutto: guarendo le impurità che la mente produce, specialmente in questi eventi drammatici. Anche i figli di cui la madre è uccisa dal padre o compagno devono elaborare il lutto, aiutati da figure competenti; ; soprattutto quando entrambi muoiono, uno ucciso e l altro suicida, in questo caso le figure preposte hanno un doppio compito molto complicato. Dovrebbero i figli se le condizioni sono adeguate, continuare a vedere e stare con entrambi i nonni di genitori: Tali figure anche esse devono elaborare il lutto la perdita dei figli, cercando di essere super parte senza recriminare e senza odio verso la famiglia del omicida, ma saper convogliare le energie ed emozioni verso un fine superiore per il bene del nipote o nipoti. Alcuni di voi non saranno in accordo con ciò che ho esposto, ed è plausibile, non ho soluzioni da proporre, cerco di dare uno spunto di riflessione a chi mi sta ascoltando o leggendo, per iniziare in ognuno di noi una riconciliazione con noi stessi; anche se non sono vittime o carnefici materialmente, nella collettività sociale, la prepotenza può essere scambiata per normalità e il saper riconoscere che non è parte di una quotidiana cooperazione tra i membri familiari, aiuterà a cambiare comportamenti dannosi e distruttivi nella mente sociale, che non solo solo da attribuire al genere maschile, ma anche al genere femminile; visto che non è ancora in grado di coglie immediatamente il dramma che potrebbe portare verso la morte. Ci si dovrebbe interrogare il ruolo delle tre religioni monoteiste principali, ricordiamoci che esse provengono da una sola origine. Anno nei secoli accecato le donne fino ai giorni odierni, tali religioni hanno soggiogato, manipolato la mente maschile da non rendersi conto di essere una marionetta nelle mani di chi non vuole realmente la libertà del' umanità; intesa non come genere, ma come "Anima Vivente"; non solo le religioni hanno determinato questo squilibrio del sentire e del insieme umano, anche le varie ideologie politiche hanno contribuito e contribuiscono ancora a questo dramma sociale. Dobbiamo spezzare una lancia a favore di tutta quel umanità che si ribella a questo atavico disonore verso l essere umano, cercando con i mezzi a disposizione, di educare al rispetto e " uguaglianza", i due generi umani; molte volte però si ritrova a scontrarsi proprio con le istituzioni che diversamente da chi si occupa di aiutare non solo le donne, ma anche gli uomini, ad uscire da questa spirale; le istituzioni sono più lente nel muoversi, la burocrazia e le varie decisioni non coordinate, precludono l aiuto immediato. Come in tutti gli aspetti della vita, la prevenzione, il saper cogliere il disagio, al primo segno di abuso, può salvare non solo una vita, ma le vite di entrambi i soggetti in questione ed eventuali figli. Poi non ci dobbiamo dimenticare che molte bambine, sono scambio di merce, non solo vendute come spose bambine, ma per traffici di sesso e in questo caso anche i bambini, sono oggetto di sevizie e in questo olocausto infantile si inserisce anche la vendita di organi. Le panchine rosse, sono per tutte le vittime, non solo uccise, ma, sopravvissute da orrori. Purtroppo i fruitori di questi abusi provengono da ambienti non solo degradati, ma dove una certa " cultura" si fa scudo, incluso rappresentanti delle chiese. Chi si può permettere tale merce minorile spende molti soldi, ed hanno una copertura quasi totale sui loro traffici. Le panchine rosse sono per tutti quei bambini che scompaiono e muoiono in silenzio; dove la società perbenista si gira dal altra parte; le panchine rosse sono per tutte quelle bambine che gli viene negato l infanzia, vedendole a uomini adulti come spose; le panchine rosse sono per tutte quelle donne che hanno subito violenza, stupro ed altro, dai propri compagni o oppressori come in una guerra, e devono ricucire e superare un lutto, che lascerà una cicatrice nella loro anima. Le panchine rosse sono per tutte quelle donne uccise dai loro compagni, rimanendo sospese nella vita; tali panchine sono monito per tutte quelle morti di bambini uccisi dalle proprie madri e da quei figli che uccidono i propri genitori. Le panchine rosse sono per tutti quei ragazzi e ragazze che non riescono a essere se stessi, liberi di esprimere ciò che sono. Le panchine rosse sono ciò che la società ha paura. La società ha paura di sé stessa, del suo sociale. Le panchine rosse sono un opportunità per compiere in ognuno di noi una guarigione di preconcetti e di ataviche credenze.
Da: Elisa Ercoli
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