Il mio grazie a Renzo Arbore
Messaggio per Renzo Arbore
Sabato 5 agosto 2023 19:17:47
Carissimo Dottor Arbore
Alla verde età di sessant’anni, dopo una vita di ammirazione e affetto sconfinato per Lei, trovo finalmente il coraggio di scriverle per esprimerle tutta la mia stima e la mia riconoscenza. Sono un insegnante di Liceo, nonché giornalista pubblicista. La seguo fin dal 7 luglio 1970, quando la sigla di Alto gradimento mi aprì, alle 12, 30, il mondo meraviglioso della Sua musica e del Suo umorismo. Avevo solo 7 anni allora (sono nato il 12 dicembre 1962), e mi trovavo in villeggiatura in casa di una mia prozia nelle campagne di Rignano Flaminio (essendo nato e sempre vissuto a Roma). Ricordo benissimo la giornata di sole, il caldo “fresco” vivibile delle estati di allora, e la simpatia che provai subito per le voci di Arbore e Boncompagni, personaggi che focalizzai allora per la prima volta.
La trasmissione già mi piaceva per la musica e per voi due presentatori (basti dire che foste voi a lanciare, tra gli altri, Edoardo Bennato e Pino Daniele!), ma raggiunse il massimo quando arrivarono (mi pare qualche tempo dopo) Marenco e Bracardi. Catenacci, Scarpantibus, Verzo, Aristogitone, Sgarrambona, il dottor Marsala, Bozambo. Un trionfo pirotecnico di “follia” spiazzante, intelligente, surreale e divertentissima. Come poi in TV L’altra domenica, Quelli della notte, Marisa La Nuit e, soprattutto, l’indimenticabile Indietro tutta.
Ai tempi di Indietro tutta abitavo in un appartamento al quarto piano del civico 54 di Viale Angelico. La porta accanto alla mia era una sede RAI, dove si riuniva anche la redazione di D. O. C. : Musica e altro a denominazione d'origine controllata. Io vedevo spesso Lei parcheggiare la sua Jaguar (bianca, se non ricordo male) sotto le mie finestre, e morivo dalla voglia di parlarle, di esprimere il mio affetto e la mia considerazione per Lei. Mi piaceva il Suo stile, la Sua intelligenza satirica dissimulata con un sapiente understatement carico d’ironia. Lei è sempre stato nei fatti democratico, antifascista (come si è sempre dichiarato) e capace di farci ridere e pensare nello stesso tempo.
Morivo dalla voglia di dirglielo, di dirle che La capivo, che condividevo il Suo modo di vedere la realtà, il Suo grande amore per Napoli e per la sua musica, la Sua democraticità e il suo antiautoritarismo e anticonformismo. Degno del Suo grande avo Carlo Cafiero.
Morivo dalla voglia, e non ne ho mai avuto il coraggio. Una volta salii in ascensore, da terra al quarto piano di casa mia, insieme a Lei, che indossava il suo bellissimo cappello a larga tesa. Emozionatissimo, in quei ventotto secondi non seppi dirle nulla. Ero talmente imbarazzato, che Lei avrà addirittura pensato che non La conoscessi neppure. Uno dei più grandi rimpianti della mia vita. Era il 1988, ed avevo ventiquattro anni.
Io non so come Lei stia ora, né quel che sta vivendo. Voglio però dirle, finalmente, il mio GRAZIE per aver accompagnato tutta la mia vita, quella di mia madre, di mio padre, di mia sorella, dei miei amici, con le sue fantastiche trasmissioni, capolavori dell’arte dello spettacolo. Indimenticabili. È lei ad averci regalato, tra i tantissimi, Roberto Benigni, Nino Frassica, Marisa Laurito, Luciano De Crescenzo!
Non si senta mai solo, mai triste. Pensi soltanto a tutto il bene che ha fatto a tanti come me, accompagnati per tutta la vita dalla Sua Arte.
Mi piacerebbe tanto poterglielo dire personalmente, ma forse questo resterà un sogno.
La saluto con immenso affetto e con sconfinata ammirazione.
Grazie di esistere.
Alvaro Belardinelli
Alla verde età di sessant’anni, dopo una vita di ammirazione e affetto sconfinato per Lei, trovo finalmente il coraggio di scriverle per esprimerle tutta la mia stima e la mia riconoscenza. Sono un insegnante di Liceo, nonché giornalista pubblicista. La seguo fin dal 7 luglio 1970, quando la sigla di Alto gradimento mi aprì, alle 12, 30, il mondo meraviglioso della Sua musica e del Suo umorismo. Avevo solo 7 anni allora (sono nato il 12 dicembre 1962), e mi trovavo in villeggiatura in casa di una mia prozia nelle campagne di Rignano Flaminio (essendo nato e sempre vissuto a Roma). Ricordo benissimo la giornata di sole, il caldo “fresco” vivibile delle estati di allora, e la simpatia che provai subito per le voci di Arbore e Boncompagni, personaggi che focalizzai allora per la prima volta.
La trasmissione già mi piaceva per la musica e per voi due presentatori (basti dire che foste voi a lanciare, tra gli altri, Edoardo Bennato e Pino Daniele!), ma raggiunse il massimo quando arrivarono (mi pare qualche tempo dopo) Marenco e Bracardi. Catenacci, Scarpantibus, Verzo, Aristogitone, Sgarrambona, il dottor Marsala, Bozambo. Un trionfo pirotecnico di “follia” spiazzante, intelligente, surreale e divertentissima. Come poi in TV L’altra domenica, Quelli della notte, Marisa La Nuit e, soprattutto, l’indimenticabile Indietro tutta.
Ai tempi di Indietro tutta abitavo in un appartamento al quarto piano del civico 54 di Viale Angelico. La porta accanto alla mia era una sede RAI, dove si riuniva anche la redazione di D. O. C. : Musica e altro a denominazione d'origine controllata. Io vedevo spesso Lei parcheggiare la sua Jaguar (bianca, se non ricordo male) sotto le mie finestre, e morivo dalla voglia di parlarle, di esprimere il mio affetto e la mia considerazione per Lei. Mi piaceva il Suo stile, la Sua intelligenza satirica dissimulata con un sapiente understatement carico d’ironia. Lei è sempre stato nei fatti democratico, antifascista (come si è sempre dichiarato) e capace di farci ridere e pensare nello stesso tempo.
Morivo dalla voglia di dirglielo, di dirle che La capivo, che condividevo il Suo modo di vedere la realtà, il Suo grande amore per Napoli e per la sua musica, la Sua democraticità e il suo antiautoritarismo e anticonformismo. Degno del Suo grande avo Carlo Cafiero.
Morivo dalla voglia, e non ne ho mai avuto il coraggio. Una volta salii in ascensore, da terra al quarto piano di casa mia, insieme a Lei, che indossava il suo bellissimo cappello a larga tesa. Emozionatissimo, in quei ventotto secondi non seppi dirle nulla. Ero talmente imbarazzato, che Lei avrà addirittura pensato che non La conoscessi neppure. Uno dei più grandi rimpianti della mia vita. Era il 1988, ed avevo ventiquattro anni.
Io non so come Lei stia ora, né quel che sta vivendo. Voglio però dirle, finalmente, il mio GRAZIE per aver accompagnato tutta la mia vita, quella di mia madre, di mio padre, di mia sorella, dei miei amici, con le sue fantastiche trasmissioni, capolavori dell’arte dello spettacolo. Indimenticabili. È lei ad averci regalato, tra i tantissimi, Roberto Benigni, Nino Frassica, Marisa Laurito, Luciano De Crescenzo!
Non si senta mai solo, mai triste. Pensi soltanto a tutto il bene che ha fatto a tanti come me, accompagnati per tutta la vita dalla Sua Arte.
Mi piacerebbe tanto poterglielo dire personalmente, ma forse questo resterà un sogno.
La saluto con immenso affetto e con sconfinata ammirazione.
Grazie di esistere.
Alvaro Belardinelli
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