L'aspetto a Riesi in teatro
Messaggio per Dacia Maraini
Sabato 22 gennaio 2022 09:06:35
È trascorso più di un anno dalla prima chiusura delle scuole: era l’inizio della primavera del 2020 e allo stesso tempo l’inizio di un’esperienza inaspettata e traumatizzante, che ha cambiato inevitabilmente le nostre vite. Ci siamo scoperti fragili e soli. La malattia è diventata sinonimo di solitudine, isolamento, chiusura, allontanamento. Abbiamo dovuto fare i conti con questi termini così difficili da sperimentare e da sopportare e siamo ancora qui, come reduci, ma ancora su un campo di battaglia, con un futuro incerto e un presente complicato.
La scuola è stata inevitabilmente sopraffatta, aggredita dall’impossibilità di trovare soluzioni che potessero coniugare salute e istruzione, due diritti fondamentali dell’essere umano. Scuola chiusa, scuola aperta, scuola “socchiusa”, scuola a distanza, didattica digitale integrata, legami educativi a distanza: quanti nuovi aggettivi nati per declinare un luogo che ha cambiato volto, dimensione, ma mai anima.
La scuola continua, nelle diverse modalità possibili, sforzandosi di spezzare l’idea della didattica nozionistica che vede “teste ben piene”, cercando di non cadere nella facile funzione di contenitore di conoscenze da riversare attraverso un monitor. Abbiamo imparato, a nostre spese, che la scuola ha bisogno di corpo e la sua funzione non potrà mai esaurirsi nel mondo digitale, che ci rende presenti sì, ma crea anche distanze difficili da colmare.
Abbiamo imparato che lo sforzo dei docenti deve essere quello di attivare le menti, piuttosto che riempirle, attivare sentimenti, piuttosto che spegnerli. I ragazzi e le ragazze, privati delle più semplici esperienze tipiche dell’età scolare, presenteranno lividi da curare.
“La scuola ci salverà” ci racconta Dacia Maraini io aggiungo da chi ,: la scuola dovrà avere il coraggio di entrare nelle ferite, anche quelle invisibili, quelle nascoste, quelle più difficili da rimarginare. “Perché sacrificare la scuola quando si potrebbero ridimensionare molte altre costose spese pubbliche? La scuola è il nostro domani. Ma qui sembra che la parola domani diventi sempre più povera di significati, sempre più indigente e impaurita di fronte alle esigenze esorbitanti dell’oggi”.
Futuro: un altro termine con cui fare i conti e che spaventa. Se da un lato l’arrivo, seppur esiguo, dei vaccini, apre spiragli importanti di ripresa, dall’altro, siamo ancora in piena terza ondata e siamo immersi nelle problematiche presenti. Il domani è una flebile lucina, di cui nessuno sembra occuparsi e preoccuparsi.
Invece è il tempo più importante, è il tempo che appartiene ai nostri figli, ai nostri alunni e alunne. “L’istituzione dell’insegnamento nazionale ha bisogno di investimenti, questo è chiaro – continua Maraini – ma oltre agli investimenti economici, alla scuola servono fiducia, entusiasmo, amore per il grande potere della conoscenza”. “Gli insegnanti che creano vita e futuro sono coloro che credono in ciò che fanno, che hanno il coraggio di rischiare, che danno il meglio di sé anche in un ambiente ostile e precario, che praticano la maieutica socratica indagando e scovando i talenti e le energie dei giovanissimi”. La scuola, dunque, può fare la differenza, soprattutto dopo una grande crisi, come quella che stiamo affrontando. Com'è difficile poterle credere... auguri
La scuola è stata inevitabilmente sopraffatta, aggredita dall’impossibilità di trovare soluzioni che potessero coniugare salute e istruzione, due diritti fondamentali dell’essere umano. Scuola chiusa, scuola aperta, scuola “socchiusa”, scuola a distanza, didattica digitale integrata, legami educativi a distanza: quanti nuovi aggettivi nati per declinare un luogo che ha cambiato volto, dimensione, ma mai anima.
La scuola continua, nelle diverse modalità possibili, sforzandosi di spezzare l’idea della didattica nozionistica che vede “teste ben piene”, cercando di non cadere nella facile funzione di contenitore di conoscenze da riversare attraverso un monitor. Abbiamo imparato, a nostre spese, che la scuola ha bisogno di corpo e la sua funzione non potrà mai esaurirsi nel mondo digitale, che ci rende presenti sì, ma crea anche distanze difficili da colmare.
Abbiamo imparato che lo sforzo dei docenti deve essere quello di attivare le menti, piuttosto che riempirle, attivare sentimenti, piuttosto che spegnerli. I ragazzi e le ragazze, privati delle più semplici esperienze tipiche dell’età scolare, presenteranno lividi da curare.
“La scuola ci salverà” ci racconta Dacia Maraini io aggiungo da chi ,: la scuola dovrà avere il coraggio di entrare nelle ferite, anche quelle invisibili, quelle nascoste, quelle più difficili da rimarginare. “Perché sacrificare la scuola quando si potrebbero ridimensionare molte altre costose spese pubbliche? La scuola è il nostro domani. Ma qui sembra che la parola domani diventi sempre più povera di significati, sempre più indigente e impaurita di fronte alle esigenze esorbitanti dell’oggi”.
Futuro: un altro termine con cui fare i conti e che spaventa. Se da un lato l’arrivo, seppur esiguo, dei vaccini, apre spiragli importanti di ripresa, dall’altro, siamo ancora in piena terza ondata e siamo immersi nelle problematiche presenti. Il domani è una flebile lucina, di cui nessuno sembra occuparsi e preoccuparsi.
Invece è il tempo più importante, è il tempo che appartiene ai nostri figli, ai nostri alunni e alunne. “L’istituzione dell’insegnamento nazionale ha bisogno di investimenti, questo è chiaro – continua Maraini – ma oltre agli investimenti economici, alla scuola servono fiducia, entusiasmo, amore per il grande potere della conoscenza”. “Gli insegnanti che creano vita e futuro sono coloro che credono in ciò che fanno, che hanno il coraggio di rischiare, che danno il meglio di sé anche in un ambiente ostile e precario, che praticano la maieutica socratica indagando e scovando i talenti e le energie dei giovanissimi”. La scuola, dunque, può fare la differenza, soprattutto dopo una grande crisi, come quella che stiamo affrontando. Com'è difficile poterle credere... auguri
Da: Giovanni
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