Gemma Calabresi
Messaggio per Enrico Mentana
Lunedì 21 marzo 2022 07:32:25
Buogiorno,
in questi ultimi tempi in diverse trasmissioni televisive la signora Gemma Calabresi ha presentato il libro autobiografico "L’amore che non sapevo". Gemma Calabresi è vedova del commissario Luigi Calabresi assassinato a Milano il17 maggio1972, sul quale è pesato a lungo il sospetto della morte 'per suicidio accidentale’ di Giuseppe Pinelli, avvenuta nel commissariato dove Calabresi prestava servizio. Se gli atti giudiziari scagionano Calabresi dalla responsabilità diretta del reato, questo avvenimento delittuoso si è verificato nel suo Commissariato e ad oggi presenta lati oscuri. Non solo il fatto in sé è stato gravissimo, cioè accusare un innocente e essere destinatario (Calabresi stesso) della supposizione di 'averlo suicidato' (tragedia nella tragedia), ma è stato molto critico il fatto di farfugliare testimoniale sulle circostanze dell’episodio. Insomma quegli anni sono stati in modo inequivocabile di piombo. Di tutto questo è nostro dovere conservarne la complessità
"L’amore che non sapevo" è una narrazione autobiografica del cammino della Signora Calabresi di pacificazione col passato.
La riflessione che faccio rispetto alla dispiegata serenità della signora Calabresi, e rispetto a tutti coloro che in pubblico enunciano la parola perdono verso gli autori di crimini, è che volenti o nolenti queste persone prendono la parola al posto dei defunti. È inevitabile che la vicenda di Luigi Calabresi venga intermediata da questo atteggiamento conciliatore.
E malgrado Gemma Calabresi sia un soggetto con la sua individualità e volontà, se è visibile lo è grazie al marito, che col suo testo oscura. Ne opacizza lo spessore tragico.
Chiedo: ha il diritto di sovrapporsi al morto, privato della facoltà di interloquire? Cosa questi avrebbe pensato o detto?
Portare il dolore su di sé come il Fra Cristoforo de "I Promessi Sposi", significa raccontare e testimoniare in permanenza le ragioni di ciò che ci è accaduto, e che non potrà mai essere dietro le nostre spalle.
Il silenzio in questi casi sarebbe la scelta più adeguata.
Beatrice Barbalato
in questi ultimi tempi in diverse trasmissioni televisive la signora Gemma Calabresi ha presentato il libro autobiografico "L’amore che non sapevo". Gemma Calabresi è vedova del commissario Luigi Calabresi assassinato a Milano il17 maggio1972, sul quale è pesato a lungo il sospetto della morte 'per suicidio accidentale’ di Giuseppe Pinelli, avvenuta nel commissariato dove Calabresi prestava servizio. Se gli atti giudiziari scagionano Calabresi dalla responsabilità diretta del reato, questo avvenimento delittuoso si è verificato nel suo Commissariato e ad oggi presenta lati oscuri. Non solo il fatto in sé è stato gravissimo, cioè accusare un innocente e essere destinatario (Calabresi stesso) della supposizione di 'averlo suicidato' (tragedia nella tragedia), ma è stato molto critico il fatto di farfugliare testimoniale sulle circostanze dell’episodio. Insomma quegli anni sono stati in modo inequivocabile di piombo. Di tutto questo è nostro dovere conservarne la complessità
"L’amore che non sapevo" è una narrazione autobiografica del cammino della Signora Calabresi di pacificazione col passato.
La riflessione che faccio rispetto alla dispiegata serenità della signora Calabresi, e rispetto a tutti coloro che in pubblico enunciano la parola perdono verso gli autori di crimini, è che volenti o nolenti queste persone prendono la parola al posto dei defunti. È inevitabile che la vicenda di Luigi Calabresi venga intermediata da questo atteggiamento conciliatore.
E malgrado Gemma Calabresi sia un soggetto con la sua individualità e volontà, se è visibile lo è grazie al marito, che col suo testo oscura. Ne opacizza lo spessore tragico.
Chiedo: ha il diritto di sovrapporsi al morto, privato della facoltà di interloquire? Cosa questi avrebbe pensato o detto?
Portare il dolore su di sé come il Fra Cristoforo de "I Promessi Sposi", significa raccontare e testimoniare in permanenza le ragioni di ciò che ci è accaduto, e che non potrà mai essere dietro le nostre spalle.
Il silenzio in questi casi sarebbe la scelta più adeguata.
Beatrice Barbalato
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