Precarietà o resilienza: spunti per la sua (quasi) bella trasmissione

Messaggio per Giovanni Floris

Venerdì 11 dicembre 2020 07:36:58
Buongiorno FLORIS, le sto solo offrendo alcuni spunti per la sua (quasi) bella trasmissione, “Di Martedì”...
———
L’assetto assunto dalla nostra società nella sua fase attuale di sviluppo (sociale, culturale, tecnologico, economico-finanziario, sanitario, istituzionale,.. .) può essere fortemente precario, instabile, a fronte di alcune “perturbazioni” del sistema?

Possono essere individuate specifiche caratteristiche di questo assetto sociale, affatto diverse dal passato, che spiegano questa precaria stabilità, ed una forte esposizione a derive molto negative, forse esiziali?

Pensieri non assestati, “di pancia”, mi hanno condotto ad individuare alcuni driver che
caratterizzano la possibile dinamica del sistema/società e la sua precarietà o resilienza:
- densità demografica
- complessità tecnologica
- analfabetizzazione culturale
- tasso di interconnessione sociale
- velocità della mobilità sociale
- diffusione e velocità dei canali informativi
-...

Tento una loro prima caratterizzazione per giustificare perchè, ai fini di questo abbozzo di analisi, li ritengo importanti.

Densità demografica
Ho sempre creduto che la qualità della vita fosse inversamente proporzionale alla densità demografica e che rappresenti forse il principale driver definente la dinamica del sistema.

Complessità tecnologica
“Ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio
della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo
radicale mutamento... ”
(M. HEIDEGGER, L’abbandono).

Analfabetizzazione culturale
Il normale livello culturale del popolo è rappresentato dal “bar sport”.
Le èlite (politiche, economiche, religiose, mediatiche,.. .) sono purtroppo (?) espresse dal “popolo”, e, con limitate eccezioni, lo rappresentano egregiamente (alcune “èlite” politiche sono arrivate a fare l’elogio dell’incompetenza).
Con questo livello di analfabetizzazione quale consapevolezza sociale è ipotizzabile nel definire ed attuare una reazione adeguata ad eventuali perturbazioni del sistema?

Tasso di interconnessione sociale
E’ strettamente connessa alla forte integrazione e complessità del sistema produttivo.
E’ molto elevato, ed originato dagli indispensabili rapporti sociali intessuti tra le persone.
E’ aumentato esponenzialmente a seguito della introduzione dei nuovi media ed influenza in modo rapido ed impensato il comportamento delle persone...

Velocità della mobilità sociale
Nel XIV secolo la “peste nera” ha impiegato tre lustri per diffondersi dalla Middle Asia a tutta l’Europa (falcidiando 1/4 della popolazione).
Il coronavirus, partito dalla Cina (?), ha impiegato meno di un mese per esplodere
in Italia ed il contagio è ora nel mondo 500 volte la Cina.

Diffusione e velocità dei canali informativi
La rivoluzione digitale insomma (“The game”, secondo Baricco).
E sull’impatto del Game sulla dinamica del sistema credo ci sia poco da aggiungere.

Queste caratteristiche specifiche della nostra società come intervengono nel definire la reazione davanti ad una sua (piccola) perturbazione?
Che potrà colpire il sistema magari in un suo snodo “liquido”, che ne amplifica la fragilità, e ne compromette la stabilità.
E trasmettere l’instabilità all’intero sistema, amplificandola ad una velocità prima
impensabile.
Nella totale non consapevolezza del “popolo” e di larga parte delle sue èlite.

Ciò che sta accadendo ora (Coronavirus) è stato provocato da una perturbazione sanitaria.
Possibili perturbazioni nelle dimensioni politiche, sociali, economico-finanziarie, istituzionali, come potranno essere assorbite e gestite da un sistema così caratterizzato?
O saranno amplificate, originando “tsunami” difficilmente gestibili?

L’idea che mi frulla in testa è di un sistema molto “liquido”, caratterizzato da questi parametri che ne amplificano notevolmente fluidità e turbolenza.

Non desidero, e non è mio obiettivo, tratteggiare scenari scioccamente apocalittici.
Ma stimolare una riflessione per cercare di comprendere la “robustezza”, “resilienza” o
invece “fragilità” della società nella quale siamo evoluti e che stiamo costruendo.

E cercare di concorrere a delineare, se mai fosse possibile, idee per costruire un nuovo percorso...
Da: Rinaldo Terrazzani

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