Dimostriamo all’Europa che non siamo come ci descrivono i nostri media
Messaggio per Lilli Gruber
Lunedì 15 marzo 2021 16:46:05
Dimostriamo all’Europa che non siamo come ci descrivono i nostri media. Assuefacendoci ai bla, bla, bla imbrattafogli e riempi spazi, una buona parte dell’informazione italiana dimostra di non avere argomenti. Giornali, radio e TV si scopiazzano mentre si moltiplicano le piccole testate, proprio come i partiti. Le chiacchiere a vuoto imperversano in sedicenti dibattiti privi di interesse. Questa “ricca” informazione ci delizia con temi sempre nuovi come Conte, Zingaretti, le felpe o le “mutazioni” di Salvini, il PD, i 5 Stelle, le varianti Covid, i vaccini, le chiusure e le aperture, le zone rosse, gialle, arancio chiaro o arancio scuro e, sempre in primo piano, crisi, crisi, crisi… pandemia, sfacelo economico, corruzione… La grancassa viene battuta in simultanea anche sui grandi truffatori che saltano fuori a tutti i livelli. Si dà eco ad inchieste bolle di sapone. Si indaga su tutto e su tutti e si fanno titoloni o titoletti a secondo della convenienza. Si fa a gara nel continuare a sottolineare il peggio del peggio del nostro paese. Si mostrano degrado, sporcizia, discariche abusive, campi rom, immigrati che fuggono, spacciano o dormono sotto i ponti. Si terrorizzano gli italiani con bollettini ossessivi sui morti per Covid, mentre della vecchia influenza, che pure uccideva, non si ha piu’ notizia. Si portano in TV proprietari che hanno perso le loro case occupate da bellimbusti approfittatori e si dimostra che le leggi italiane permettono agli scrocconi di godere indisturbati per decenni di beni che non sono loro mentre chi li possiede ha l’obbligo di pagare tasse e bollette. Si dimentica che tutto questo bailamme di notizie e denunce, seppure a volte sacrosante, dà agli osservatori stranieri un’impressione negativa dell’organizzazione dello Stato, della giustizia e dell’onestà italiane e certamente non funge da incentivo per gli stranieri perché si precipitino a venire in vacanza o a investire da noi. Un’Italia dissestata e priva di regole è quella che viene sbandierata ai quattro venti in maniera a dir poco maniacale, mentre si ignora quasi totalmente l’”altra” Italia, quella intelligente, creativa, coraggiosa, produttiva, pulita, funzionante, geniale e malamente imitata che riesce malgrado tutto a tenere alto il suo nome. Non ci si preoccupa minimamente delle conseguenze della pessima pubblicità che ci facciamo - che non è neppure autocritica - su quelli di noi che lavorando con l’estero si presentano con un simile biglietto da visita. Mentre noi sciorinano al sole i nostri panni sporchi, gli altri li lavano accuratamente in famiglia. Un esempio recente ci viene dalla Francia: quando Sarkozy, ma anche Chirac, erano Presidenti della Repubblica in carica, erano indagati ma, lo sapevano SOLO gli inquirenti. Una volta terminato il mandato sono stati processati e condannati pubblicamente entrambi, il primo per impieghi fittizi quando era sindaco di Parigi e il secondo per corruzione e traffico di influenze. Il comportamento serio della magistratura e dei media francesi dovrebbe essere preso da giornalisti e magistrati italiani come esempio di rispetto delle istituzioni e di SALVAGUARDIA DELL’INTERESSE NAZIONALE a tutela sempre e comunque del BUON NOME DEL PAESE e del PRESTIGIO DI CHI LO RAPPRESENTA NEI CONSESSI INTERNAZIONALI. Non è quello che è successo a Berlusconi quando era Presidente del Consiglio.
Agli occhi di chi segue i nostri media, problemi e malfunzionamento appaiono come UNICO aspetto caratterizzante il nostro paese. Nella difficile congiuntura che stiamo vivendo, sarebbe opportuno, incoraggiante, ma soprattutto indispensabile, porre l’accento ANCHE su cio’ che resta di positivo, che non è poco. Lo hanno fatto con intelligenza e amor patrio due giornalisti del Sole 24 Ore, Carlo Andrea Finotto e Domenico Palmiotti. Il loro articolo “ Ceci spaziali, filati d’acciaio e plastica riciclata: il made in Italy resiste al Covid”, leva finalmente una voce diversa. Ci racconta di un’Italia intraprendente, onesta, lavoratrice e rispettata. Ci dice di imprese come la Sirmax che impiega 700 persone, la Top Engineering, la Covid, la Terre di Altamura e tante altre perfettamente sconosciute alla maggior parte degli italiani che, non facendo scandalo, non fanno notizia. Sono semplicemente imprese serie, organizzate e guidate con intelligenza e competenza che “piu’ che resistere, non si sono mai arrese” (Cfr. articolo) anzi, sono riuscite perfino a ingrandirsi con manufatti di alta tecnologia, ottima qualità e decisamente avanguardistici su brevetti e savoir faire “nostrani”.
Questo gli italiani non lo sanno perché nessuno ne parla. Lo sanno bene gli stranieri che faticano a farci concorrenza senza ricorrere a mezzi sleali come i bollini arancio che additano il prosciutto di Parma e molti altri nostri prodotti come nocivi per la salute mentre un sacchetto di chips francese riceve il bollino verde. Per non parlare del piu’ vasto attacco ai nostri prodotti che la UE ha in programma. I provvedimenti UE, killer per l’economia italiana, vengono riportati come informazione generica e quasi mai commentati. Si dovrebbe invece contestarli coralmente con immediatezza confutando con veemenza affermazioni senza fondamento scientifico e producendo esempi concreti dei punti forti dell’Italia. Sarebbe intelligente e anche efficace rispondere agli attacchi facendo uso di una forma sottilmente ironica intesa a colpire gli imitatori pedissequi e incapaci che, anche se lo nascondono, mostrano di temerci proprio quando ci imitano. Gettando velatamente il ridicolo sui goffi tentativi di chi cerca di sminuire i marchi italiani con il fine disonesto di assicurarsi una possibile riuscita nella scalata al ricercatissimo made in Italy, si colpirebbe la prosopopea di taluni e si dimostrerebbe che le nostre specialità sono apprezzate al punto da essere imitate per incapacità competitiva. Lo provano gli innumerevoli “manufatti italiani” farlocchi che appaiono di continuo sul mercato a prezzi fortemente concorrenziali e… restano sul banco. Non si reagisce, si preferisce tacere, subire e, quel che è peggio, fare apparire l’Italia letta o ascoltata da altri come un paese senza futuro. Non si ricordano mai, neanche sotto forma di citazioni, cervelli come Meucci o Marconi che hanno regalato al mondo l’uno il telefono e l’altro il telegrafo e la radio o come Guido D’Arezzo che ha permesso a tutti di superare le difficoltà della tradizione orale della musica inventando note e pentagramma. Proprio come non si accenna mai al fatto che il conosciutissimo polipropilene isotattico, piu’ noto come PLASTICA, una rivoluzione nel campo industriale, è frutto dell’intelligenza di un italiano, GIULIO NATTA o che il MICROCHIP di FEDERICO FAGGIN, un vicentino emigrato negli U. S. A., ha posto le fondamenta per l’elettronica moderna permettendo la nascita dei MICROPROCESSORI INTEL che tutti conosciamo, ma non come derivato da un’invenzione italiana. Senza il genio di questi e di molti altri nostri compatrioti, il mondo non sarebbe lo stesso. Malgrado cio’, non solo assumiamo atteggiamenti sottomessi che ci dimostrano poco consapevoli delle lezioni di civiltà che il nostro paese ha sempre saputo dare, ma dimentichiamo perfino di ricordare le personalità contemporanee eccezionali che conferiscono prestigio all’Italia. Si fa un gran parlare di vaccini, ma sono rare le voci che si levano per rendere omaggio a un microbiologo della statura di RINO RAPPUOLI, insignito di numerosi e prestigiosissimi premi tra i quali figura anche la Medaglia d’oro per la Sanità. Rappuoli è uno degli ingegni italiani che si sono distinti all’estero (Washington University, Saint Louis, Harvard Medical School, Rockfeller University, New York, Novartis). Conosciuto da pochi nel nostro paese, Rappuoli è il cofondatore della microbiologia cellulare nonché un “pioniere nell’approccio genomico nello sviluppo dei vaccini. ” (Wikipedia). Fra le sue scoperte piu’ rilevanti basti ricordare “il vaccino antinfluenzale, il vaccino acellulare contro la pertosse, il primo vaccino covalente contro il meningococco e il vaccino contro la meningite B derivato dalla mappatura genomica del batterio responsabile” (Cfr. Wikipedia). Gratificare con un minimo di attenzione personalità insigni come Rappuoli sarebbe stato quasi un obbligo dopo che lo scienziato, che collabora come ricercatore presso l’istituto Toscana Life Sciences, ospite di Agora su Rai 3 ha annunziato che prima dell’estate il suo gruppo ci darà gli anticorpi mononucleari di seconda generazione che permetteranno di combattere efficacemente le tre varianti del Covid. La notizia non ha provocato lo stesso scalpore delle dimissioni di Zingaretti.
Questa è l’”altra” Italia, questa è l’Italia ignota a molti e dimenticata da un giornalismo colpevole. Se ne parlasse, si infonderebbe speranza, si darebbe forza a chi è scoraggiato e si ridesterebbe la fiducia assopita. Le parole buttate al vento irresponsabilmente pesano come macigni e possono generare quella disperazione che troppo spesso ultimamente ha raggiunto limiti talmente insostenibili da spingere qualcuno a togliersi la vita.
E… lasciamo lavorare serenamente il Presidente Draghi, un’altra eccellenza tutta italiana che non va sminuita con la consueta e scadente ironia di cattivo gusto ma, va esaltata e soprattutto rispettata.
Agli occhi di chi segue i nostri media, problemi e malfunzionamento appaiono come UNICO aspetto caratterizzante il nostro paese. Nella difficile congiuntura che stiamo vivendo, sarebbe opportuno, incoraggiante, ma soprattutto indispensabile, porre l’accento ANCHE su cio’ che resta di positivo, che non è poco. Lo hanno fatto con intelligenza e amor patrio due giornalisti del Sole 24 Ore, Carlo Andrea Finotto e Domenico Palmiotti. Il loro articolo “ Ceci spaziali, filati d’acciaio e plastica riciclata: il made in Italy resiste al Covid”, leva finalmente una voce diversa. Ci racconta di un’Italia intraprendente, onesta, lavoratrice e rispettata. Ci dice di imprese come la Sirmax che impiega 700 persone, la Top Engineering, la Covid, la Terre di Altamura e tante altre perfettamente sconosciute alla maggior parte degli italiani che, non facendo scandalo, non fanno notizia. Sono semplicemente imprese serie, organizzate e guidate con intelligenza e competenza che “piu’ che resistere, non si sono mai arrese” (Cfr. articolo) anzi, sono riuscite perfino a ingrandirsi con manufatti di alta tecnologia, ottima qualità e decisamente avanguardistici su brevetti e savoir faire “nostrani”.
Questo gli italiani non lo sanno perché nessuno ne parla. Lo sanno bene gli stranieri che faticano a farci concorrenza senza ricorrere a mezzi sleali come i bollini arancio che additano il prosciutto di Parma e molti altri nostri prodotti come nocivi per la salute mentre un sacchetto di chips francese riceve il bollino verde. Per non parlare del piu’ vasto attacco ai nostri prodotti che la UE ha in programma. I provvedimenti UE, killer per l’economia italiana, vengono riportati come informazione generica e quasi mai commentati. Si dovrebbe invece contestarli coralmente con immediatezza confutando con veemenza affermazioni senza fondamento scientifico e producendo esempi concreti dei punti forti dell’Italia. Sarebbe intelligente e anche efficace rispondere agli attacchi facendo uso di una forma sottilmente ironica intesa a colpire gli imitatori pedissequi e incapaci che, anche se lo nascondono, mostrano di temerci proprio quando ci imitano. Gettando velatamente il ridicolo sui goffi tentativi di chi cerca di sminuire i marchi italiani con il fine disonesto di assicurarsi una possibile riuscita nella scalata al ricercatissimo made in Italy, si colpirebbe la prosopopea di taluni e si dimostrerebbe che le nostre specialità sono apprezzate al punto da essere imitate per incapacità competitiva. Lo provano gli innumerevoli “manufatti italiani” farlocchi che appaiono di continuo sul mercato a prezzi fortemente concorrenziali e… restano sul banco. Non si reagisce, si preferisce tacere, subire e, quel che è peggio, fare apparire l’Italia letta o ascoltata da altri come un paese senza futuro. Non si ricordano mai, neanche sotto forma di citazioni, cervelli come Meucci o Marconi che hanno regalato al mondo l’uno il telefono e l’altro il telegrafo e la radio o come Guido D’Arezzo che ha permesso a tutti di superare le difficoltà della tradizione orale della musica inventando note e pentagramma. Proprio come non si accenna mai al fatto che il conosciutissimo polipropilene isotattico, piu’ noto come PLASTICA, una rivoluzione nel campo industriale, è frutto dell’intelligenza di un italiano, GIULIO NATTA o che il MICROCHIP di FEDERICO FAGGIN, un vicentino emigrato negli U. S. A., ha posto le fondamenta per l’elettronica moderna permettendo la nascita dei MICROPROCESSORI INTEL che tutti conosciamo, ma non come derivato da un’invenzione italiana. Senza il genio di questi e di molti altri nostri compatrioti, il mondo non sarebbe lo stesso. Malgrado cio’, non solo assumiamo atteggiamenti sottomessi che ci dimostrano poco consapevoli delle lezioni di civiltà che il nostro paese ha sempre saputo dare, ma dimentichiamo perfino di ricordare le personalità contemporanee eccezionali che conferiscono prestigio all’Italia. Si fa un gran parlare di vaccini, ma sono rare le voci che si levano per rendere omaggio a un microbiologo della statura di RINO RAPPUOLI, insignito di numerosi e prestigiosissimi premi tra i quali figura anche la Medaglia d’oro per la Sanità. Rappuoli è uno degli ingegni italiani che si sono distinti all’estero (Washington University, Saint Louis, Harvard Medical School, Rockfeller University, New York, Novartis). Conosciuto da pochi nel nostro paese, Rappuoli è il cofondatore della microbiologia cellulare nonché un “pioniere nell’approccio genomico nello sviluppo dei vaccini. ” (Wikipedia). Fra le sue scoperte piu’ rilevanti basti ricordare “il vaccino antinfluenzale, il vaccino acellulare contro la pertosse, il primo vaccino covalente contro il meningococco e il vaccino contro la meningite B derivato dalla mappatura genomica del batterio responsabile” (Cfr. Wikipedia). Gratificare con un minimo di attenzione personalità insigni come Rappuoli sarebbe stato quasi un obbligo dopo che lo scienziato, che collabora come ricercatore presso l’istituto Toscana Life Sciences, ospite di Agora su Rai 3 ha annunziato che prima dell’estate il suo gruppo ci darà gli anticorpi mononucleari di seconda generazione che permetteranno di combattere efficacemente le tre varianti del Covid. La notizia non ha provocato lo stesso scalpore delle dimissioni di Zingaretti.
Questa è l’”altra” Italia, questa è l’Italia ignota a molti e dimenticata da un giornalismo colpevole. Se ne parlasse, si infonderebbe speranza, si darebbe forza a chi è scoraggiato e si ridesterebbe la fiducia assopita. Le parole buttate al vento irresponsabilmente pesano come macigni e possono generare quella disperazione che troppo spesso ultimamente ha raggiunto limiti talmente insostenibili da spingere qualcuno a togliersi la vita.
E… lasciamo lavorare serenamente il Presidente Draghi, un’altra eccellenza tutta italiana che non va sminuita con la consueta e scadente ironia di cattivo gusto ma, va esaltata e soprattutto rispettata.
Da: Anna
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