Una specialità politica tutta italiana: chiacchiere al polverone
Messaggio per Lilli Gruber
Sabato 2 luglio 2022 19:04:54
Una specialità tutta italiana: chiacchiere al polverone
Sperimentati ed esauriti tutti i trucchi possibili per convincere gli elettori della validità delle loro fatue promesse e ottenere le agognate preferenze elettorali, gran parte dei nostri fantasiosi politici, visto il successo degli Chefs, hanno deciso di indossare la loro magica casacca immacolata per servirci manicaretti gratuiti fatti di polveroni di chiacchiere a gogo’. Ce li presentano in tutte le salse e a ritmo continuo. L’operazione è meritevole perché testimonia la cura che hanno della nostra salute: la polvere non ingrassa e non provoca picchi di colesterolo, le chiacchiere uccidono solo i fatti. La volatilità dei nostri tribuni ci ha ridotto al lumicino, tra non molto saremo costretti a razzolare nei campi come galline per nutrirci. E tuttavia, questo non accadrà perché a saziarci ci pensano loro somministrandoci ogni giorno “chiacchiere al cartoccio di polverone” fresche di giornata, una specialità che creano al momento per offuscarci la vista e la mente e rendere difficile discernere il vero dal falso. I menu che ci propongono sono ricchi, innovativi, addirittura fantasiosi. Mancando degli ingredienti essenziali come l’intelligenza, la solerzia e la capacità di guidare un paese, questi Chefs improvvisati usano sostanziose dosi di astuzia per fare assumere di volta in volta all’unico piatto che sanno proporre, il polverone di chiacchiere, forme, colori e apparenze diversi. A volte lo servono fumé accompagnato da sottintesi e sfumature devianti, altre lo trasformano in carta moschicida, chiamandolo “ius scholae” o “liberalizzazione della cannabis”, per attirare gli elettori piu’ creduloni e distrarci dai problemi piu’ assillanti dei quali comunque parlano, ma che sul piatto hanno sempre e soltanto la funzione di contorno. Se il bisogno di evitare argomenti spinosi si fa impellente, il piatto deve stupire dunque, lo stesso polverone ci viene servito sotto forma di annunzio-bomba, come scissioni, inaspettati atteggiamenti ostruzionistici o scandaletti vari, complice la grancassa TV-giornali di parte. E’ un modo, come un altro, per fare protagonismo spicciolo e permettere alla confusione, humus naturale della nostra politica, di continuare a regnare indisturbata. lI metodo è scontato: tutti criticano tutti, tutti vogliono rappresentare la “novità”, tutti pretendono di aver ragione, ciascuno vuole farsi credere migliore dell’altro. Molti fondano un bruscolino che chiamano “partito” o “movimento” che pero’, anche se inconsistente, consente loro di emergere dal gregge, interpretare un ruolo da “leader”, fregiarsi di un titolo, essere inseguiti da giornalisti a caccia di un “pezzo” che riempia in qualche modo una pagina da troppo tempo rimasta bianca, ma soprattutto di disporre e maneggiare a piacimento i finanziamenti, dal mezzo milione di Euro in su che, solo con un partito proprio, riescono ad arraffare grazie al due per mille. L’interesse sta nel fatto che partiti e movimenti politici sono “associazioni” e quindi, “ai sensi dell’art. 73, 1° comma, lettera c) del TUIR, enti non commerciali dal punto di vista fiscale”. (Cfr. Agevolazioni fiscali per erogazioni liberali ai partiti, G. Visconti) ergo, chi elargisce e chi riceve fondi è esentasse. Da sola, la formuletta del 2/1000, inventata per compensare la soppressione del finanziamento pubblico dei partiti, ogni anno porta nelle casse delle formazioni piu’ importanti fondi che oscillano tra i dieci e i 17.000.000 di Euro ai quali si aggiungono i fondi provenienti dal bilancio della Camera e del senato. Inoltre, tutti i partiti, grandi, medi, piccoli e piccolissimi, ricevono elargizioni di scopo da privati e imprese. Il costo della politica per i cittadini puo’ raggiungere somme da capogiro. Per queste ragioni i micro-partitini si riproducono all’infinito come un virus infestante nelle cellule vitali della politica e la ammalano. I “capetti” del quasi-nulla valgono poco o niente, ma eccellono nell’arte di cucinare gli elettori negli appositi locali dei palazzi, e altrove, con metodi da grandi Chefs tanto da riuscire a trasformare le celebri, dolcissime chiacchiere in un amaro piatto nazionale da fare inghiottire comunque ai cittadini. Tra una scorpacciata e l’altra, gli italiani vedono le rare buone idee, potenzialmente utili al paese, finire sistematicamente nel cimitero dell’oblio semplicemente perché vengono «dall’altro», il “nemico”, il temibile singolo che emerge dal coro mostrando di voler rimettere ogni cosa al suo posto. In effetti, quando un politico-mosca bianca si staglia all’orizzonte per competenza, efficacia e intelligenza, che producono consenso immediato, i suoi colleghi borsa-d’acqua-calda-scalda-poltrone, levano immediatamente gli scudi. Messa da parte la litigiosità di comodo, si compattano in formazione da coorte romana e, lance in resta, attaccano il pericoloso intruso che potrebbe alterare ii comodo status quo. I manipoli degli inetti si agitano e lo incalzano da tutti i lati per discreditarlo o addirittura farlo sparire il piu’ presto possibile. Una vota neutralizzato il pericolo, si riprende la consueta recitazione politica che incanta il suo disco sul propagandare la ferrea volontà di ciascuno di loro di “difendere gli interessi degli italiani” che in realtà si scoprono regolarmente turlupinati su tutta la linea. Non si pensi che il conseguente disinteresse dei cittadini per le urne preoccupi minimamente i nostri eroi delle maratone chiacchierecce. Ciascuno di loro, grazie a favori e favoretti generosamente elargiti a spese degli involontari, ottimi pagatori, gli italiani, ha la sua piccola cricca su cui contare per mantenere il suo misero 0. 01, l’uno, due o il “fantastico” tre per cento che gli fa godere la comoda poltrona della visibilità e gli consente di profittare dei sempre lauti proventi esenti da tasse che piovono nelle casse del suo pseudo partito. Quello della nostra politica è un caos organizzato con cura minuziosa, una sceneggiata permanente che, insieme, permettono a tutti di conservare inalterato lo status quo delle alleanze falsamente litigiose, forzate da una legge elettorale iniqua che li consentono e che chi dovrebbe e potrebbe si guarda bene dal modificare. Coerentemente, i nostri cuochi, specialisti del fumo, ma non dell’arrosto, anche se privi di stelle continueranno comunque a brillare felici delle indigestioni di chiacchiere che riescono a farci fare. Purtroppo, grazie a questa architettura di cartapesta, con i pochi politici capaci, gli incapaci mandano in malora anche il paese.
Per nostra fortuna, ogni regola ha la sua eccezione. Mai nessuno è riuscito a reggere con tanta fermezza imperturbabile lo scontro con le mezze calzette che pretendono di rappresentarci come il Presidente Draghi. Appoggiato dal previdente Presidente Mattarella, malgrado gli sgambetti e i bastoni tra le ruote, riesce a fare assumere al nostro squinternato paese un ruolo di tutto rispetto sulla scena mondiale. Una domanda nasce spontanea: e se i mediocri la smettessero di fare solo ostruzionismo e collaborassero? Forse, per una volta, le loro capacità limitate verrebbero premiate e otterrebbero inaspettati consensi perfino senza capriole da saltimbanchi o fantasiosi inganni ai danni degli elettori. “Idiota” non è mai stato e non è sinonimo di "elettore".
Sperimentati ed esauriti tutti i trucchi possibili per convincere gli elettori della validità delle loro fatue promesse e ottenere le agognate preferenze elettorali, gran parte dei nostri fantasiosi politici, visto il successo degli Chefs, hanno deciso di indossare la loro magica casacca immacolata per servirci manicaretti gratuiti fatti di polveroni di chiacchiere a gogo’. Ce li presentano in tutte le salse e a ritmo continuo. L’operazione è meritevole perché testimonia la cura che hanno della nostra salute: la polvere non ingrassa e non provoca picchi di colesterolo, le chiacchiere uccidono solo i fatti. La volatilità dei nostri tribuni ci ha ridotto al lumicino, tra non molto saremo costretti a razzolare nei campi come galline per nutrirci. E tuttavia, questo non accadrà perché a saziarci ci pensano loro somministrandoci ogni giorno “chiacchiere al cartoccio di polverone” fresche di giornata, una specialità che creano al momento per offuscarci la vista e la mente e rendere difficile discernere il vero dal falso. I menu che ci propongono sono ricchi, innovativi, addirittura fantasiosi. Mancando degli ingredienti essenziali come l’intelligenza, la solerzia e la capacità di guidare un paese, questi Chefs improvvisati usano sostanziose dosi di astuzia per fare assumere di volta in volta all’unico piatto che sanno proporre, il polverone di chiacchiere, forme, colori e apparenze diversi. A volte lo servono fumé accompagnato da sottintesi e sfumature devianti, altre lo trasformano in carta moschicida, chiamandolo “ius scholae” o “liberalizzazione della cannabis”, per attirare gli elettori piu’ creduloni e distrarci dai problemi piu’ assillanti dei quali comunque parlano, ma che sul piatto hanno sempre e soltanto la funzione di contorno. Se il bisogno di evitare argomenti spinosi si fa impellente, il piatto deve stupire dunque, lo stesso polverone ci viene servito sotto forma di annunzio-bomba, come scissioni, inaspettati atteggiamenti ostruzionistici o scandaletti vari, complice la grancassa TV-giornali di parte. E’ un modo, come un altro, per fare protagonismo spicciolo e permettere alla confusione, humus naturale della nostra politica, di continuare a regnare indisturbata. lI metodo è scontato: tutti criticano tutti, tutti vogliono rappresentare la “novità”, tutti pretendono di aver ragione, ciascuno vuole farsi credere migliore dell’altro. Molti fondano un bruscolino che chiamano “partito” o “movimento” che pero’, anche se inconsistente, consente loro di emergere dal gregge, interpretare un ruolo da “leader”, fregiarsi di un titolo, essere inseguiti da giornalisti a caccia di un “pezzo” che riempia in qualche modo una pagina da troppo tempo rimasta bianca, ma soprattutto di disporre e maneggiare a piacimento i finanziamenti, dal mezzo milione di Euro in su che, solo con un partito proprio, riescono ad arraffare grazie al due per mille. L’interesse sta nel fatto che partiti e movimenti politici sono “associazioni” e quindi, “ai sensi dell’art. 73, 1° comma, lettera c) del TUIR, enti non commerciali dal punto di vista fiscale”. (Cfr. Agevolazioni fiscali per erogazioni liberali ai partiti, G. Visconti) ergo, chi elargisce e chi riceve fondi è esentasse. Da sola, la formuletta del 2/1000, inventata per compensare la soppressione del finanziamento pubblico dei partiti, ogni anno porta nelle casse delle formazioni piu’ importanti fondi che oscillano tra i dieci e i 17.000.000 di Euro ai quali si aggiungono i fondi provenienti dal bilancio della Camera e del senato. Inoltre, tutti i partiti, grandi, medi, piccoli e piccolissimi, ricevono elargizioni di scopo da privati e imprese. Il costo della politica per i cittadini puo’ raggiungere somme da capogiro. Per queste ragioni i micro-partitini si riproducono all’infinito come un virus infestante nelle cellule vitali della politica e la ammalano. I “capetti” del quasi-nulla valgono poco o niente, ma eccellono nell’arte di cucinare gli elettori negli appositi locali dei palazzi, e altrove, con metodi da grandi Chefs tanto da riuscire a trasformare le celebri, dolcissime chiacchiere in un amaro piatto nazionale da fare inghiottire comunque ai cittadini. Tra una scorpacciata e l’altra, gli italiani vedono le rare buone idee, potenzialmente utili al paese, finire sistematicamente nel cimitero dell’oblio semplicemente perché vengono «dall’altro», il “nemico”, il temibile singolo che emerge dal coro mostrando di voler rimettere ogni cosa al suo posto. In effetti, quando un politico-mosca bianca si staglia all’orizzonte per competenza, efficacia e intelligenza, che producono consenso immediato, i suoi colleghi borsa-d’acqua-calda-scalda-poltrone, levano immediatamente gli scudi. Messa da parte la litigiosità di comodo, si compattano in formazione da coorte romana e, lance in resta, attaccano il pericoloso intruso che potrebbe alterare ii comodo status quo. I manipoli degli inetti si agitano e lo incalzano da tutti i lati per discreditarlo o addirittura farlo sparire il piu’ presto possibile. Una vota neutralizzato il pericolo, si riprende la consueta recitazione politica che incanta il suo disco sul propagandare la ferrea volontà di ciascuno di loro di “difendere gli interessi degli italiani” che in realtà si scoprono regolarmente turlupinati su tutta la linea. Non si pensi che il conseguente disinteresse dei cittadini per le urne preoccupi minimamente i nostri eroi delle maratone chiacchierecce. Ciascuno di loro, grazie a favori e favoretti generosamente elargiti a spese degli involontari, ottimi pagatori, gli italiani, ha la sua piccola cricca su cui contare per mantenere il suo misero 0. 01, l’uno, due o il “fantastico” tre per cento che gli fa godere la comoda poltrona della visibilità e gli consente di profittare dei sempre lauti proventi esenti da tasse che piovono nelle casse del suo pseudo partito. Quello della nostra politica è un caos organizzato con cura minuziosa, una sceneggiata permanente che, insieme, permettono a tutti di conservare inalterato lo status quo delle alleanze falsamente litigiose, forzate da una legge elettorale iniqua che li consentono e che chi dovrebbe e potrebbe si guarda bene dal modificare. Coerentemente, i nostri cuochi, specialisti del fumo, ma non dell’arrosto, anche se privi di stelle continueranno comunque a brillare felici delle indigestioni di chiacchiere che riescono a farci fare. Purtroppo, grazie a questa architettura di cartapesta, con i pochi politici capaci, gli incapaci mandano in malora anche il paese.
Per nostra fortuna, ogni regola ha la sua eccezione. Mai nessuno è riuscito a reggere con tanta fermezza imperturbabile lo scontro con le mezze calzette che pretendono di rappresentarci come il Presidente Draghi. Appoggiato dal previdente Presidente Mattarella, malgrado gli sgambetti e i bastoni tra le ruote, riesce a fare assumere al nostro squinternato paese un ruolo di tutto rispetto sulla scena mondiale. Una domanda nasce spontanea: e se i mediocri la smettessero di fare solo ostruzionismo e collaborassero? Forse, per una volta, le loro capacità limitate verrebbero premiate e otterrebbero inaspettati consensi perfino senza capriole da saltimbanchi o fantasiosi inganni ai danni degli elettori. “Idiota” non è mai stato e non è sinonimo di "elettore".
Da: Anna
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