L'Italia al Lavoro: riflessione sulla Riforma degli ammortizzatori sociali

Messaggio per Maurizio Landini

Lunedì 28 giugno 2021 12:14:01
Caro Compagno Landini, sono iscritto alla CGIL di Firenze da più di 40 anni, prima come insegnante e poi come pensionato. Sinceramente ho cercato in due occasioni di avere una risposta da te, purtroppo senza successo, su una riflessione che da tempo ti ho inoltrato. Spero che questa volta il mio contributo, da compagno a suo tempo attivista di base, per di più con studi di storia e filosofia nel suo curriculum, venga da te considerato proprio perché ci troviamo alla vigilia di quella riforma degli ammortizzatori sociali che vede il Lavoro come una questione centrale e che richiede al nostro Sindacato, in particolare, una visione del tutto nuova e da protagonista.

Vengo al dunque: Quando parlo di Lavoro parlo inquadrando questa componente del processo produttivo come soggetto concorrenziale al Capitale. Concorrenziale tale da indurre quest'ultimo ad attenersi alla funzione sociale a cui la Costituzione lo vincola e nel contempo farselo anche alleato perché ne trarrebbe lui stesso profitto. Nel mio pensiero si è formata una fotografia del presente e quella di un futuro molto probabile. Ti spiego: abbiamo un altissimo debito pubblico, dei vincoli di spesa pubblica che verranno presto reimposti, un enorme numero di potenziali lavoratori, che crescerà sempre di più a causa dell'automazione, lavoratori le cui intelligenze e braccia saranno umiliate perché sempre più parcheggiate e forse "assistite". Un capitale privato che cerca luoghi dove infrastrutture e costi del lavoro sono decisamente più bassi con minori tutele sindacali. Un capitale imprenditoriale che anche si sta velocemente snaturando in Rendita speculativa finanziaria. Dall'altra abbiamo: fondi europei non spesi in molte regioni; fondi pensione che potrebbero ritornare, con rendimenti certi, se investiti in progetti specifici, utili allo stesso mondo del Lavoro; Cassa Depositi e Prestiti in una auspicabile funzione pubblica economico/ sociale; uffici di progettazione degli enti locali sottoutilizzati; Camere del Lavoro che necessitano essere reimpostate anche come uffici studio capaci di fare sintesi tra manodopera in esubero e richieste di impiego qualificato per interventi di recupero e conversione dei propri territori; aziende di stato, tipo Leonardo/ Finmeccanica, Eni, ecc, che potrebbero mettere strumentazione, mano d'opera e competenze manageriali per i territori da riconvertire; assicurare un'integrazione salariale congrua con contributi pensionistici (e un diritto di prelazione su nuove assunzioni nel privato) a quei lavoratori che decidono di lavorare da cassaintegrati al recupero del Territorio; questo ed altro (sarebbe troppo lungo elencare) oltre a scoraggiare il lavoro nero innescherebbero un processo continuo di creazione valore/lavoro, senza sosta, come una spugna che si restringe e poi si allarga, come un cuore che pulsa, di attività permanente di adeguamento del Territorio pubblico (ecologico, antisismico, idrogeologico, infrastrutturale, ecc...) alle esigenze odierne. Molte imprese private sorgerebbero come indotto da questo innesco continuo e molte di queste richiederanno personale al lavoro. Avranno i loro profitti e svolgeranno la loro funzione sociale. Dimenticavo: nelle fabbriche che invece pensano di delocalizzare favorire, prestando figure manageriali, fideiussioni bancarie, coperte dalle Regioni e accordi con catene di distribuzioni, la formazione di cooperative degli stessi lavoratori interni. Tutto questo per farmi capire che il Lavoro, se non viene recepito come "diritto" ma come soggetto, può essere egli stesso di stimolo al Capitale privato, pubblico, allo Stato, Enti Locali e Sindacati, a svolgere le loro funzioni costituzionali e ad allargare il numero stesso degli occupati. Lo Stato stesso verrebbe visto come un qualcosa di proprio dal singolo cittadino, riqualificandolo eticamente... Io spero che nella Riforma degli Ammortizzatori sociali si viaggi con questa visione, altrimenti il Lavoro continuerà a perdere, purtroppo, della sua dignità. Bisogna spostare in ultima analisi la sua interpretazione da "diritto"(se pure sacrosanto) a "soggetto che ha un dovere", dovere di applicare la Costituzione: l' Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro... e da questo il tutto ne deriva.

Pertanto se vogliamo parlare giustamente di Centralità per essere tale il Lavoro non può che avere e rispondere a questi tre connotati: prima di tutto essere Soggetto proponente:
1. sul piano etico/ sociale (moralizzatore di una società tendente a chiusure egoistiche e piena di contraddizioni)
2. sul piano economico (produttore di altro lavoro e benessere)
3. sul piano politico (aperto ad alleanze anche con la controparte se il terreno di confronto porta ad entrambi benefici).

E dalla mia riflessione, sopracitata, il Lavoro nella nuova riforma, se così inteso, riuscirebbe essere visto ed operare.

Mi scuso per la lunghezza, sempre disponibile per ulteriori approfondimenti, in attesa di una tua risposta, anche di un semplice cenno per averla letto, un caro saluto, Pino Cortese cell. 329------- email -------
Da: Giuseppe Cortese

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