La cultura della inefficienza e dell'indifferenza

Messaggio per Milena Gabanelli

Giovedì 10 giugno 2021 15:38:45
Buongiorno, da mesi tg e talkshow sono stati catturati dal tema coronavirus e problemi derivanti di grande importanza. Ora che con il programma di vaccinazione siamo tutti un po' più rilassati, non ne possiamo più dei tanti problemi quotidiani di cui si parla poco ma che avvelenano il rapporto con servizi pubblici e privati. Questi sono spesso inaccessibili, la crescente informatizzazione è spesso astrusa, frequentemente non funzionante o sbagliata. Sono i problemi quotidiani di cui si parla poco ma con cui ogni giorno si scontra la gente che si sente vessata ed è sempre più arrabbiata. Come riferimento riporto alcuni esempi che ho appena pubblicato su facebook, caso mai servissero come spunto. Grazie per attenzione. Marco Guarona

LA MIA BATTAGLIA CONTRO LA CULTURA DELL’INEFFICIENZA E DELL’INDIFFERENZA

Non intendo insistere su temi oggetto di dibattiti pubblici come per esempio la patrimoniale proposta da Letta, gli scandali che riguardano la magistratura, le problematiche sanitarie ed economiche causate dal covid, le scarcerazioni dei mafiosi, i vitalizi concessi a chi è stato condannato per aver derubato lo stato, lo scollegamento tra regioni e governo centrale, la mia voce sarebbe sommersa dal coro dei talk show.

Intendo invece trattare di quella miriade di piccoli casi che ottengono al massimo un trafiletto sulle pagine dei quotidiani ma a causa dei quali i cittadini si sentono vessati perché non riescono a far valere le proprie ragioni, fatti incredibili che sfibrano chi li vive ogni giorno.

CASO PRIVACY: recentemente trattando il tema del pass per i vaccinati sono state sollevati dubbi sul rispetto della privacy. Ridicolo, siamo tutti vessati da telefonate quotidiane con proposte commerciali non richieste, moleste nel migliore dei casi, truffaldine spesso. Chi ha la mia età ne riceve una decina al giorno, forse perché l’età ci qualifica come possibili prede facili; a volte siamo un po’ rimbambiti ma non così tanto da non essere guardinghi.

Siamo costretti a firmare in ogni occasione nel nome della privacy fogli illeggibili scritti in micro-lettere, ma esitiamo a far sapere se siamo vaccinati o no (fatto che ha riflessi sulla salute pubblica) eppure le nostre abitudini sono a disposizione di chiunque voglia sapere se ci mettiamo le dita del naso o quante volte facciamo la doccia. Interventi: nessuno. Il cittadino è importunato, le comunicazioni rese più difficili perché si risponde sempre di più solo ai numeri noti, ma a chi importa?

CASO CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’: molte reazioni scandalizzate alla proposta di Letta che riguarda le successioni plurimilionarie. Per anni è stato prelevato dalle pensioni dei dirigenti d’azienda un contributo di solidarietà. Il ricorso del sindacato di categoria è stato respinto con la motivazione che la situazione economica richiedeva la solidarietà delle categorie più abbienti, purchè fosse limitata nel tempo, un po’ una forzatura rispetto alla Costituzione dato che riguardava solo una specifica categoria.

Dopo 5 anni (è durata così a lungo da essere ormai quasi un fatto acquisito) il prelievo è scomparso nel 2020 ed è ricomparso nel 2021 ma, cosa grave, senza neppure avvertire gli interessati.
Si è dibattuto della tassazione delle eredità sopra i 5 milioni di euro ma alla chetichella il contributo si preleva su pensioni di alcune migliaia di euro tra l’indifferenza generale.

CASO GIUSTIZIA: ancora tre esempi di fatti di cui non si parla o se ne parla per dimenticarsene subito.
Tempo fa un cartello di operatori telefonici è stato multato perché è passato proditoriamente dalla fatturazione mensile a quella ogni 4 settimane. E’ stato loro imposto di risarcire i clienti senza che dovessero chiedere il risarcimento, doveva essere un automatismo. Pochi hanno ricevuto questo risarcimento automatico, ma in Italia basta promulgare le leggi, il controllo della loro applicazione non esiste neppure a fronte di una sentenza.

Grandi gruppi che forniscono gas ed elettricità avevano l’abitudine di sovrafatturare in barba alle letture non solo quelle dichiarate dall’utente ma persino di quelle effettuate dalle società preposte. Nel mio caso si stimavano i consumi sulla base di quelli dell’utente precedente arrivando a fatturarmi 200 metri cubi di gas in più di quelli certificati dalla Società affidataria delle letture del contatore. Invece delle scuse, dal loro ufficio legale ho ricevuto una dettagliata disquisizione sulle procedure che occorre seguire per i reclami. La buona novella è che finalmente sono state comminate multe milionarie per false fatturazioni.

Spetterà ai cittadini verificare se questa sentenza sarà applicata o meno? Ma è giusto? E chi non è in grado di farlo? La battaglia non è stata lunga ma il buon esito era tutt’altro che scontato.

Cito un altro caso personale, una vera perla.

Una Società fornitrice di internet e servizi telefonici non rispettava quanto pubblicizzava come livello di servizio e non manteneva gli impegni contrattuali, inducendomi a ricorrere alla procedura di conciliazione. Dopo aver messo in atto varie azioni dilatorie mi è stato proposto un accordo che ho rifiutato, preferendo ricorrere al giudice di pace.

Erano trascorsi già 4 mesi dall’inizio del contenzioso e ne trascorsero altri 11 per arrivare alla prima udienza fissata a novembre 2019. L’esame della documentazione o qual si voglia illustrazione dei fatti fu rinviata alla udienza successiva a maggio 2020, a distanza di 6 mesi.
Ma questa seconda udienza saltò per il covid.

Arrivati a quasi due anni dall’inizio del contenzioso la controparte ripropose una soluzione stragiudiziale che accettai, a settembre del 2020 fui risarcito e la questione si chiuse, ma non per tutti. Infatti non è previsto che questi accordi vengano comunicati agli organi giudiziari quindi a febbraio del 2021 è arrivata la comunicazione di una nuova udienza fissata a fine ottobre 2021, un anno dopo l’accordo concluso. Sembrerebbe uno sberleffo, in realtà si è svolto un lavoro inutile a causa di un buco procedurale che risale a chissà quando. Se non ci fosse stato l’accordo tra le parti sarebbero passati a quel punto 3 anni senza ancora la parola fine per una controversia in cui, da come sono andate le cose, era chiaro fin dall’inizio l’inevitabile conclusione.

CASO TASSAZIONE DOPPIA: è ancora un caso personale, ma veramente emblematico. Fine 2018, decisi di trasferirmi da Torino al mare, in Liguria, e il 14 gennaio 2019 chiesi la nuova residenza.

A gennaio 2019 scadeva il bollo dell’auto, non avevo ancora notizie della chiusura della pratica di cambio residenza e incautamente pagai il bollo alla Regione Piemonte il 17 gennaio, in anticipo. Mi arrivò subito dopo conferma della nuova residenza dal 14 gennaio. La logica mi diceva che ero in regola verso lo Stato perché la tassa l’avevo pagata e dato che Piemonte e Liguria sono entrambe regioni d’Italia, da tempo informatizzate, pensai che avrebbero sistemato le cose fra di loro.

Ma chi si affida al buon senso quando c’è la burocrazia di mezzo, è una vittima designata. Nella pandemia abbiamo capito che ogni Regione tende a considerarsi uno stato indipendente e forse anche lo Stato ha il dubbio di essere ancora all’epoca dei Comuni. Sta di fatto che a febbraio del 2021 mi è arrivato un “avviso bonario” dall’ACI di Genova che per conto della Regione Liguria mi chiedeva di pagare il bollo del 2019 con tanto di sanzione. Unito c’era un modulo dove specificare per quale motivo il pagamento non risultava. Sul modulo è previsto anche il mio caso ed è previsto che si possa chiedere che le Regioni sistemino tra di loro l’aspetto contabile. Sembrerebbe il trionfo del buon senso, dell’ovvio.

Ho trasmesso all’ACI di Genova copia del bollettino pagato alla Regione Piemonte e il modulo compilato. Dopo mesi la risposta: “Doveva pagare alla Liguria, non possiamo controllare i dati, si rivolga alla Regione Piemonte o all’ACI di Torino”. La Regione Piemonte mi ha indirizzato all’ACI che ha certificato con documento scritto che il bollo risultava pagato in Piemonte. Trasmesso il tutto, la risposta è un capolavoro di coerenza: “Doveva pagare alla Liguria non siamo in grado di verificare, confermiamo l’avviso bonario”. Verificare cosa? L’ACI del Regno di Liguria non si fida dell’ACI del Regno del Piemonte?

Ho chiesto allora se le due Regioni non potevano gestire direttamente il trasferimento della cifra pagata come previsto dal loro stesso modulo e ho sottolineato che comunque la multa è indebita dato che il pagamento è stato fatto addirittura in anticipo sulla scadenza. Era chiara la volontà di pagare il dovuto. Risposta: ”Non possiamo verificare i dati, confermiamo l’avviso bonario”. La risposta sulla sanzione non è neppure stata data e le argomentazioni sono di una inconsistenza sconcertante. Su questo fronte sto perdendo, per ora, dall’ottusa e impunita arroganza del burocrate non c’è scampo. Non si rispetta il cittadino solo chiamandolo “Gentil Signor” o battezzando bonario un avviso con una sanzione pretestuosa.

Se uno Stato permette da parte di chi lo rappresenta comportamenti di questo genere, o permette a certe aziende di violare i diritti dei cittadini, in altre parole tollera e quindi impersona per mezzo delle sue strutture la cultura dell’inefficienza e dell’indifferenza, è facile prevedere la sua prossima disgregazione. Basterebbe sentire cosa pensa la gente. Ci sono segnali forti e chiari: la crescente percentuale di chi si astiene dal voto, i repentini innamoramenti e disamoramenti di ogni uomo o movimento nuovo, la crescente ed ostentata violazione di regole e leggi, il disconoscimento dell’autorità, l’anarchia scambiata per diritto alla propria libertà (anche se viola i diritti degli altri), la pretesa indipendenza delle strutture periferiche dal governo centrale, le buffonate alle Camere, sono sotto gli occhi di tutti.

La pandemia ha esaltato le poche efficienze e messe a nudo e moltiplicato le inefficienze al punto che la tradizionale arte di arrangiarsi vale sempre di meno. I cittadini sempre più vessati e arrabbiati vagano impotenti tra uffici inaccessibili e procedure informatiche astruse e mal funzionanti realizzate da incompetenti. Sommando l’inefficienza, l’indifferenza e la mancanza di professionalità si creano le condizioni per lo sfaldamento dello Stato. Lo Stato dovrebbe essere un esempio di efficienza, dovrebbe rispettare i cittadini e farsi rispettare, invece fa il contrario: in ogni attività il numero uno dà l’esempio, se è un cattivo esempio ci si può solo attendere un pessimo risultato. I paesi europei che diffidano dell’Italia sono davvero brutti e cattivi? Forse hanno solo gli occhi per vedere.

Io, essendo in pensione, ho il tempo di affrontare le quotidiane ingiustizie che colpiscono ogni cittadino a differenza dei molti che non possono e devono subire, spero che non me ne venga meno la voglia.

L’Africa è il terzo mondo? Attenzione, tra non molto l’Africa saremo noi.
Da: Marco Guarona

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