La vera vita del Medico di Famiglia
Messaggio per Milena Gabanelli
Giovedì 23 settembre 2021 23:43:33
Gentilissimo dottoressa Milena Gabanelli,
dopo aver ascoltato le sue parole sulla prospettata nuova organizzazione della Medicina Generale, e dopo aver assistito ai continui e reiterati attacchi alla stessa, oramai pressoché giornalieri sugli organi di stampa e in televisione, ho voluto scriverle una lettera aperta, sincera e cordiale per poterle semplicemente illustrare alcuni concetti, di cui evidentemente, nella sua visione incompleta, non è al corrente. E le scrivo solo ed esclusivamente nella veste di un medico che ogni giorno si reca nel suo ambulatorio e al domicilio dei pazienti, per prestare loro assistenza medica e conforto.
Forse lei non sa che i medici di famiglia sono un vero e proprio baluardo del Sistema Sanitario Nazionale. Sono capillarmente presenti su tutto il territorio nazionale, sono facilmente accessibili, sono gratuiti, svolgono quotidianamente attività di prevenzione, di cura e di gestione della salute di ciascun cittadino, indipendentemente dal ceto sociale ed economico, dalla razza, dalla religione, dagli orientamenti politici o di genere, risultando inoltre uno strumento insostituibile anche per indagini epidemiologiche di popolazione. Forse di tutto ciò molte persone come lei non se ne sono mai accorte, perché magari non hanno avuto la necessità di fare ricorso al proprio medico; o forse perché, come accade sovente ai privilegiati esponenti dell’alta società e della intellighenzia, ci si è avvalsi di scorciatoie amichevoli e compiacenti per accedere al sistema di cure, anziché affrontare, come i comuni cittadini, estenuanti lungaggini burocratiche o interminabili liste d'attesa, con l'unico sostegno morale e organizzativo del proprio medico di famiglia; o forse non se ne sono mai accorte perché le ampie possibilità economiche hanno consentito di accedere in tempi rapidi alla diagnostica e alle cure grazie al canale della sanità privata, i cui costi sono semplicemente inarrivabili per la gente comune; o semplicemente perché hanno avuto una esperienza personale negativa con qualche medico di famiglia... ma questo non vuol dire fare di tutta l'erba un fascio... una esperienza personale negativa non autorizza nessuno a colpevolizzare una intera categoria di professionisti seri e dediti al proprio lavoro; si ricordi che il rumore di un albero che cade non deve mai sovrastare il silenzioso brusio di una intera foresta che cresce.
E allora, se vuole avere una piccola ma reale idea di questa foresta silenziosa, venga nei nostri ambulatori a rendersi conto di come la nostra figura sia fondamentale per la gente comune, di come la gente si fidi del proprio medico e della sua professionalità. Non è certo un caso se circa l'80% della cittadinanza si rivolge ogni anno al proprio medico di famiglia, o se, al di là degli stereotipi sul medico della mutua, il medico di Medicina Generale sia tutt'ora la figura sanitaria che gode della maggior fiducia da parte della gente comune, che vede appunto nel proprio medico di famiglia un vero interlocutore privilegiato, l'unico in grado di orientarlo nel difficile e tortuoso tunnel della malattia e della cura. A questo proposito la invito caldamente a leggere alcuni passi del testo "Systemic support therapy for cancer patients" del collega Alberto Ricciuti, lettura che, sono convinto, forse aprirà un po' di più la sua mente sul nostro ruolo, e le farà vedere il problema sotto una luce completamente differente.
Forse, nella sua visione limitata del mondo della Medicina Generale (e non è un caso che abbia utilizzato le lettere maiuscole, così come è maiuscolo il nostro impegno quotidiano) non sa che durante tutto il periodo della pandemia, gli ambulatori medici non si sono mai fermati un solo momento, perché non esiste solo il coronavirus, ma esistono le cardiopatie, le malattie oncologiche, esistono tante cronicità e patologie, e soprattutto è sempre esistita una domanda di salute da parte dei nostri utenti, a cui abbiamo costantemente dato una risposta, garantendo loro sempre, anche nei momenti più oscuri, una assistenza continua; anche quando gli ospedali erano inaccessibili; anche quando gli ambulatori delle strutture pubbliche non consentivano gli accessi ai pazienti; ebbene quei pazienti, ogni giorno, li abbiamo gestiti noi nei nostri ambulatori che non sono mai stati chiusi al pubblico, sia nelle grandi città che nei piccoli centri di periferia, garantendo al cittadino risposte continue ai bisogni di salute. Perché forse non sa che la nostra attività non consiste solo nel fare ricette; la nostra realtà quotidiana, quella del campo di battaglia, anche in tempo di epidemia, è fatta di pazienti che necessitano di essere visitati e gestiti, e che soprattutto in un periodo storico dove l'accesso alle strutture ospedaliere è stato ed è tutt’ora sempre più complesso, l'unico modo per soddisfare la richiesta di salute da parte del cittadino è una visita da parte del suo medico di famiglia e il ricorso alla diagnostica di primo livello presso i nostri ambulatori (ah quanto sarebbe importante potenziare queste attività con i con i soldi del Pnrr anziché favorire ancora una volta le lobby dei palazzinari e della politica). E tutto ciò senza che i Sistemi Sanitari Regionali abbiano minimamente tenuto conto di queste problematiche, cosa più volte denunciata nelle apposite sedi istituzionali dai nostri rappresentanti di categoria. In molte regioni, compresa la mia, molti medici di famiglia non hanno, ad esempio, per tutta la prima fase della pandemia, ricevuto nessun dispositivo di sicurezza, e ognuno di noi ha dovuto provvedere in modo autonomo alla tutela della salute propria e dei propri collaboratori di studio. E nonostante ciò abbiamo continuato a garantire assistenza medica e conforto morale ai nostri assistiti, in rigorosa osservanza del nostro giuramento; soprattutto perché nel codice morale di un medico non si abbandona mai una persona che soffre e che ha bisogno di cure e assistenza. Questo è scritto a chiare lettere nel DNA di un medico, qualunque esso sia; anche nel DNA del medico di famiglia, che non è affatto (né si sente tale) un medico di serie B. E non è un caso che tra le vittime "sanitarie" del covid, il numero più elevato di decessi lo si è avuto tra i medici di famiglia, eroi senza medaglie e senza onori, e che hanno lasciato famiglie a cui non spetterà nessuna forma di risarcimento o di indennità, perché anche da vittime sul campo di battaglia la politica ci considera morti di seconda categoria... ma forse anche questo non lo sa... forse non sa che se un comandante lascia indifesa e abbandonata la prima trincea con il nemico alle porte, sarà pressoché impossibile arginare l'invasione e guarda caso, ma forse non lo sa, proprio in quelle regioni dove il sistema territoriale è stato depotenziato in una ottica esclusivamente ospedalocentrica della sanità, il coronavirus ha mietuto più vittime che in qualsiasi altro territorio... Forse non sa che i medici di base, come nella sua trasmissione li ha chiamati lei (che termine svilente ed inappropriato) sono seri professionisti con una o più specializzazioni e hanno in più una competenza specifica nella medicina del territorio e nelle sue complessità; Forse non sa che molti medici di medicina generale fanno parte di società scientifiche riconosciute in ambito internazionale. Forse... forse in questa lettera ci sono troppi "forse lei non sa". E allora la invito caldamente e umilmente a documentarsi e ad informarsi sul nostro lavoro e sulle sue difficoltà per poter poi fare una seria riflessione sulla centralità del nostro ruolo nella organizzazione sanitaria nazionale. E per fare ciò, la invito con sincerità a passare qualche giorno presso il mio ambulatorio, per condividere con me le giornate tipiche di un medico di famiglia al tempo della pandemia; e magari ad ascoltare le opinioni e la gratitudine espressa nei nostri confronti dai nostri assistiti. Sono certo che al termine di questa esperienza, avrà una visione differente dell’attività di un medico di famiglia, di sicuro più vicina alla realtà.
Dimenticavo. Se accetterà il mio invito, non si preoccupi dei dispositivi di protezione. Quelli li fornisco io a lei e alla sua troupe; perché un medico di famiglia si preoccupa di proteggere e salvaguardare chi gli sta intorno. Sempre.
Dott. Nicola Grilletti
Medico di Medicina Generale in Bari
Orgoglioso di esserlo
dopo aver ascoltato le sue parole sulla prospettata nuova organizzazione della Medicina Generale, e dopo aver assistito ai continui e reiterati attacchi alla stessa, oramai pressoché giornalieri sugli organi di stampa e in televisione, ho voluto scriverle una lettera aperta, sincera e cordiale per poterle semplicemente illustrare alcuni concetti, di cui evidentemente, nella sua visione incompleta, non è al corrente. E le scrivo solo ed esclusivamente nella veste di un medico che ogni giorno si reca nel suo ambulatorio e al domicilio dei pazienti, per prestare loro assistenza medica e conforto.
Forse lei non sa che i medici di famiglia sono un vero e proprio baluardo del Sistema Sanitario Nazionale. Sono capillarmente presenti su tutto il territorio nazionale, sono facilmente accessibili, sono gratuiti, svolgono quotidianamente attività di prevenzione, di cura e di gestione della salute di ciascun cittadino, indipendentemente dal ceto sociale ed economico, dalla razza, dalla religione, dagli orientamenti politici o di genere, risultando inoltre uno strumento insostituibile anche per indagini epidemiologiche di popolazione. Forse di tutto ciò molte persone come lei non se ne sono mai accorte, perché magari non hanno avuto la necessità di fare ricorso al proprio medico; o forse perché, come accade sovente ai privilegiati esponenti dell’alta società e della intellighenzia, ci si è avvalsi di scorciatoie amichevoli e compiacenti per accedere al sistema di cure, anziché affrontare, come i comuni cittadini, estenuanti lungaggini burocratiche o interminabili liste d'attesa, con l'unico sostegno morale e organizzativo del proprio medico di famiglia; o forse non se ne sono mai accorte perché le ampie possibilità economiche hanno consentito di accedere in tempi rapidi alla diagnostica e alle cure grazie al canale della sanità privata, i cui costi sono semplicemente inarrivabili per la gente comune; o semplicemente perché hanno avuto una esperienza personale negativa con qualche medico di famiglia... ma questo non vuol dire fare di tutta l'erba un fascio... una esperienza personale negativa non autorizza nessuno a colpevolizzare una intera categoria di professionisti seri e dediti al proprio lavoro; si ricordi che il rumore di un albero che cade non deve mai sovrastare il silenzioso brusio di una intera foresta che cresce.
E allora, se vuole avere una piccola ma reale idea di questa foresta silenziosa, venga nei nostri ambulatori a rendersi conto di come la nostra figura sia fondamentale per la gente comune, di come la gente si fidi del proprio medico e della sua professionalità. Non è certo un caso se circa l'80% della cittadinanza si rivolge ogni anno al proprio medico di famiglia, o se, al di là degli stereotipi sul medico della mutua, il medico di Medicina Generale sia tutt'ora la figura sanitaria che gode della maggior fiducia da parte della gente comune, che vede appunto nel proprio medico di famiglia un vero interlocutore privilegiato, l'unico in grado di orientarlo nel difficile e tortuoso tunnel della malattia e della cura. A questo proposito la invito caldamente a leggere alcuni passi del testo "Systemic support therapy for cancer patients" del collega Alberto Ricciuti, lettura che, sono convinto, forse aprirà un po' di più la sua mente sul nostro ruolo, e le farà vedere il problema sotto una luce completamente differente.
Forse, nella sua visione limitata del mondo della Medicina Generale (e non è un caso che abbia utilizzato le lettere maiuscole, così come è maiuscolo il nostro impegno quotidiano) non sa che durante tutto il periodo della pandemia, gli ambulatori medici non si sono mai fermati un solo momento, perché non esiste solo il coronavirus, ma esistono le cardiopatie, le malattie oncologiche, esistono tante cronicità e patologie, e soprattutto è sempre esistita una domanda di salute da parte dei nostri utenti, a cui abbiamo costantemente dato una risposta, garantendo loro sempre, anche nei momenti più oscuri, una assistenza continua; anche quando gli ospedali erano inaccessibili; anche quando gli ambulatori delle strutture pubbliche non consentivano gli accessi ai pazienti; ebbene quei pazienti, ogni giorno, li abbiamo gestiti noi nei nostri ambulatori che non sono mai stati chiusi al pubblico, sia nelle grandi città che nei piccoli centri di periferia, garantendo al cittadino risposte continue ai bisogni di salute. Perché forse non sa che la nostra attività non consiste solo nel fare ricette; la nostra realtà quotidiana, quella del campo di battaglia, anche in tempo di epidemia, è fatta di pazienti che necessitano di essere visitati e gestiti, e che soprattutto in un periodo storico dove l'accesso alle strutture ospedaliere è stato ed è tutt’ora sempre più complesso, l'unico modo per soddisfare la richiesta di salute da parte del cittadino è una visita da parte del suo medico di famiglia e il ricorso alla diagnostica di primo livello presso i nostri ambulatori (ah quanto sarebbe importante potenziare queste attività con i con i soldi del Pnrr anziché favorire ancora una volta le lobby dei palazzinari e della politica). E tutto ciò senza che i Sistemi Sanitari Regionali abbiano minimamente tenuto conto di queste problematiche, cosa più volte denunciata nelle apposite sedi istituzionali dai nostri rappresentanti di categoria. In molte regioni, compresa la mia, molti medici di famiglia non hanno, ad esempio, per tutta la prima fase della pandemia, ricevuto nessun dispositivo di sicurezza, e ognuno di noi ha dovuto provvedere in modo autonomo alla tutela della salute propria e dei propri collaboratori di studio. E nonostante ciò abbiamo continuato a garantire assistenza medica e conforto morale ai nostri assistiti, in rigorosa osservanza del nostro giuramento; soprattutto perché nel codice morale di un medico non si abbandona mai una persona che soffre e che ha bisogno di cure e assistenza. Questo è scritto a chiare lettere nel DNA di un medico, qualunque esso sia; anche nel DNA del medico di famiglia, che non è affatto (né si sente tale) un medico di serie B. E non è un caso che tra le vittime "sanitarie" del covid, il numero più elevato di decessi lo si è avuto tra i medici di famiglia, eroi senza medaglie e senza onori, e che hanno lasciato famiglie a cui non spetterà nessuna forma di risarcimento o di indennità, perché anche da vittime sul campo di battaglia la politica ci considera morti di seconda categoria... ma forse anche questo non lo sa... forse non sa che se un comandante lascia indifesa e abbandonata la prima trincea con il nemico alle porte, sarà pressoché impossibile arginare l'invasione e guarda caso, ma forse non lo sa, proprio in quelle regioni dove il sistema territoriale è stato depotenziato in una ottica esclusivamente ospedalocentrica della sanità, il coronavirus ha mietuto più vittime che in qualsiasi altro territorio... Forse non sa che i medici di base, come nella sua trasmissione li ha chiamati lei (che termine svilente ed inappropriato) sono seri professionisti con una o più specializzazioni e hanno in più una competenza specifica nella medicina del territorio e nelle sue complessità; Forse non sa che molti medici di medicina generale fanno parte di società scientifiche riconosciute in ambito internazionale. Forse... forse in questa lettera ci sono troppi "forse lei non sa". E allora la invito caldamente e umilmente a documentarsi e ad informarsi sul nostro lavoro e sulle sue difficoltà per poter poi fare una seria riflessione sulla centralità del nostro ruolo nella organizzazione sanitaria nazionale. E per fare ciò, la invito con sincerità a passare qualche giorno presso il mio ambulatorio, per condividere con me le giornate tipiche di un medico di famiglia al tempo della pandemia; e magari ad ascoltare le opinioni e la gratitudine espressa nei nostri confronti dai nostri assistiti. Sono certo che al termine di questa esperienza, avrà una visione differente dell’attività di un medico di famiglia, di sicuro più vicina alla realtà.
Dimenticavo. Se accetterà il mio invito, non si preoccupi dei dispositivi di protezione. Quelli li fornisco io a lei e alla sua troupe; perché un medico di famiglia si preoccupa di proteggere e salvaguardare chi gli sta intorno. Sempre.
Dott. Nicola Grilletti
Medico di Medicina Generale in Bari
Orgoglioso di esserlo
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