Il velo islamico in una democrazia laica. Tolleranza o speculazione politica?
Messaggio per Paolo Mieli
Domenica 13 giugno 2021 11:56:30
Da: Edgardo Pinto Guerra - 53047 Sarteano (SI) ------- 348 -------
13 Giugno 2021
Promemoria a: Paolo Mieli già Direttore del Corriere della sera
Premessa: Sono nato e cresciuto fino a 18 anni in una città che non esiste più:
la vera cosmopolita Alessandria d’Egitto che ho dovuto lasciare nel 1956.
Parlo, leggo e scrivo l’arabo, che ho dovuto studiare alla scuola inglese dove mi hanno mandato. Sono in Italia dal 1972.
Egregio Dott Mieli,
- lettera che le ho scritto il 6 Ottobre 2002 quando il suo giornale parlò di un simile caso successo in Spagna. Non è servita.
- L’ho ripetuto nel 2018 con copia a vari giornalisti “di peso” di allora. Di nuovo non è servita.
Oggi è il 16 Giugno 2021 Spero, ingenuamente e onestamente... che, dopo il fatto successo alla pakistana da noi vorrete finalmente adoperarvi per far capire alla sinistra di agire davvero invece di limitarsi a deprecare per non perdere voti arabi bigotti criminali? Grazie.
- - - - * - - - -
IL VELO ISLAMICO IN UNA DEMOCRAZIA LAICA
TOLLERANZA o SPECULAZIONE POLITICA?
Lettera 2002: Caro Mieli, mi riferisco alla Sua risposta di Domenica scorsa riguardo al velo imposto dalla famiglia alla ragazzina minorenne musulmana per andare a scuola in Spagna. Non la condivido per niente. Difendo la mia posizione:
Vede, anch'io sono pronto genericamente a tutelare e rispettare, o anche ad apprezzare, condividere, e al limite, assumere, manifestazioni di identità culturale diverse dalle mie, MA solo e PURCHÉ' non siano generate da sopruso, non siano cioè, manifestazioni lesive della libertà e della dignità umana del singolo e della giustizia nella società. Questi ultimi sono valori superiori a qualunque "tradizione culturale", ed è in rapporto ad essi che va misurata, a mio parere, la moralità di qualunque precetto politico, religioso o familiare.
Non ho niente contro il velarsi in certe circostanze quando è una libera scelta, ad es. a carnevale, ma nel caso nostro, è la costrizione privata che vedo dietro il velo alla quale obietto perché mi ripugna. Non mi venga a dire che una ragazzina può scegliere. Ugualmente applicherei l'esistente divieto di occultarsi la faccia in occasione di manifestazioni di piazza, ma il lassismo italico impera e questo viene "tollerato".
Il disagio, o aggressività, che un occidentale prova nel vedere una donna girare velata non deriva da "intolleranza per il diverso" cioè da razzismo di bassa Lega.
Deriva invece dal fatto che riteniamo (GIUSTAMENTE) questo velo imposto alla donna, ed è questa imposizione ad un essere umano, donna, che è da noi vissuta come umiliante per la donna stessa, che ci ripugna. Essendo singolarmente impotenti contro chi l'ha costretta, vorremmo che la poveretta si ribellasse e affermasse la sua libertà.
Ma essa non può: è costretta sia dalla violenza di "leggi" islamiche (ma anche di alcune comunità ebraiche e cristiane) interpretate in modo biblico estremistico, e sia dalla violenza in cui un marito-padrone (musulmano o anche moltissimi europei) culturalmente ancora crede, e infine dalla violenza di un indottrinamento crudele e martellante inflitto a bambine e bambini musulmani fin dalla nascita.
Perciò la mia intolleranza c'è, ma è "intolleranza per il sopruso"; deriva dal fatto che fa pena e offende la mia coscienza occidentale democratica educata nella libertà dell'Illuminismo (che ha dovuto stroncare con la forza il potere politico della Chiesa, e con esso le sue "leggi" talebane) il vedere un essere umano mutilato nella sua libertà.
Già oggi come nel 2002 e nel 2018 sono citabili i vecchi e recenti i casi di cronaca di ragazzine rapite o uccise da padri pakistani o musulmani "doc" perché cresciute in libertà in Europa.
Se consideriamo il velo obbligato come "manifestazione di identità culturale" e non come "sopruso" perché non accettare il taglio del clitoride e la cucitura della vagina? oppure, se una "cultura" lo proclamasse, il sacrificio umano?
E che dire dell'arte? dovremmo vietare agli scolari musulmani di dipingere un paesaggio perché l'islam Sunnita considera la cosa una "creazione" e perciò "blasfema e vietata"? e noi che diciamo?
Questa "tolleranza" è inaccettabile perché compromette il principio laico di libertà. Mi dirà che sono le famiglie a dover essere persuase, certo, ma lo si fa anche regolando la condotta sociale. A parte il fatto che lo Stato interviene anche all'interno del nucleo familiare laddove lede fondamentali diritti del minore, e quanto dovrebbe intervenire ancora.
Purtroppo quasi tutto il mondo islamico è ancora oppresso dalla sessuofobica cultura biblica che si traduce in un sostanziale disprezzo per la donna riducendola a oggetto regolamentato da maschi. Mi fanno pena gli sforzi (comprensibili dal loro punto di vista) dei vari imam che cercano di dimostrare che la donna musulmana è "libera" anzi, più libera in conseguenza della sua costrizione islamica, della donna europea!
Nessuno di loro cita in TV il Corano laddove dice "Le vostre donne sono per voi come un campo, andate quindi al vostro campo come vi piace", e fattelo fruttare che diritti ha un campo? ! bisogna solo accudirlo bene perché produca... figli. E’ infatti... ci sommergeranno.
Ugualmente, nel Corano una donna eredita meta di quanto erediti un uomo, o che è doveroso picchiarla (dopo ammonimento). Togliamoci dalla testa che in questo settore abbiamo da imparare dal Corano, o peggio, che si possa negoziare. Solo la Francia, non a caso patria della Rivoluzione laica, ha avuto il coraggio di affermare ciò.
Nelle società repressive dei diritti delle donne quale donna ha, o ha mai avuto, voce in capitolo nel decidere delle "leggi" che la opprimono? Crede Lei che il velo e il vestire umiliante perché "casto" sopravvivrebbero in una sola società islamica se fossero le donne a poter decidere sulla sua obbligatorietà? No. Sono gli uomini a decidere "per il bene" della donna e/o della società; cioè per semplice opportunismo culturalmente codificato dai maschi a loro privilegio, oppure per alleviare i loro profondi sensi di impotenza e di timore di essere "cornuti". Cosa che comunque succede regolarmente anche nei paesi islamici. Le lapidazioni lo dimostrano.
Dobbiamo avere il coraggio, anzi il dovere, di rifiutare questo tipo di "rispetto" delle culture. E chi viene a vivere da noi è bene che lo sappia, subito, prima di spiacevoli, a dir poco, equivoci.
Ben venga la saggezza islamica in altri campi, che ci sono.
Infine, se lo Stato sente il dovere morale di limitare la libertà dei cittadini obbligandoli a mettere il casco da motociclista in nome del loro bene fisico, a maggior ragione dovrebbe intervenire per aumentarla vietando l'imposizione del velo per il loro bene etico!
O forse lo spirito (laico) vale meno del corpo? In questa Italia forse.
Cordiali saluti dal Cittadino Edgardo
PS. Sarebbe un onore poter collaborare con il giornale per la contribuire alla conservazione della nostra eredità culturale costruita, mio vero lavoro al quale mi dedico dal 2008 che sono in Italia. (htt ps: //ww w. con sultingep g. co m)
13 Giugno 2021
Promemoria a: Paolo Mieli già Direttore del Corriere della sera
Premessa: Sono nato e cresciuto fino a 18 anni in una città che non esiste più:
la vera cosmopolita Alessandria d’Egitto che ho dovuto lasciare nel 1956.
Parlo, leggo e scrivo l’arabo, che ho dovuto studiare alla scuola inglese dove mi hanno mandato. Sono in Italia dal 1972.
Egregio Dott Mieli,
- lettera che le ho scritto il 6 Ottobre 2002 quando il suo giornale parlò di un simile caso successo in Spagna. Non è servita.
- L’ho ripetuto nel 2018 con copia a vari giornalisti “di peso” di allora. Di nuovo non è servita.
Oggi è il 16 Giugno 2021 Spero, ingenuamente e onestamente... che, dopo il fatto successo alla pakistana da noi vorrete finalmente adoperarvi per far capire alla sinistra di agire davvero invece di limitarsi a deprecare per non perdere voti arabi bigotti criminali? Grazie.
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IL VELO ISLAMICO IN UNA DEMOCRAZIA LAICA
TOLLERANZA o SPECULAZIONE POLITICA?
Lettera 2002: Caro Mieli, mi riferisco alla Sua risposta di Domenica scorsa riguardo al velo imposto dalla famiglia alla ragazzina minorenne musulmana per andare a scuola in Spagna. Non la condivido per niente. Difendo la mia posizione:
Vede, anch'io sono pronto genericamente a tutelare e rispettare, o anche ad apprezzare, condividere, e al limite, assumere, manifestazioni di identità culturale diverse dalle mie, MA solo e PURCHÉ' non siano generate da sopruso, non siano cioè, manifestazioni lesive della libertà e della dignità umana del singolo e della giustizia nella società. Questi ultimi sono valori superiori a qualunque "tradizione culturale", ed è in rapporto ad essi che va misurata, a mio parere, la moralità di qualunque precetto politico, religioso o familiare.
Non ho niente contro il velarsi in certe circostanze quando è una libera scelta, ad es. a carnevale, ma nel caso nostro, è la costrizione privata che vedo dietro il velo alla quale obietto perché mi ripugna. Non mi venga a dire che una ragazzina può scegliere. Ugualmente applicherei l'esistente divieto di occultarsi la faccia in occasione di manifestazioni di piazza, ma il lassismo italico impera e questo viene "tollerato".
Il disagio, o aggressività, che un occidentale prova nel vedere una donna girare velata non deriva da "intolleranza per il diverso" cioè da razzismo di bassa Lega.
Deriva invece dal fatto che riteniamo (GIUSTAMENTE) questo velo imposto alla donna, ed è questa imposizione ad un essere umano, donna, che è da noi vissuta come umiliante per la donna stessa, che ci ripugna. Essendo singolarmente impotenti contro chi l'ha costretta, vorremmo che la poveretta si ribellasse e affermasse la sua libertà.
Ma essa non può: è costretta sia dalla violenza di "leggi" islamiche (ma anche di alcune comunità ebraiche e cristiane) interpretate in modo biblico estremistico, e sia dalla violenza in cui un marito-padrone (musulmano o anche moltissimi europei) culturalmente ancora crede, e infine dalla violenza di un indottrinamento crudele e martellante inflitto a bambine e bambini musulmani fin dalla nascita.
Perciò la mia intolleranza c'è, ma è "intolleranza per il sopruso"; deriva dal fatto che fa pena e offende la mia coscienza occidentale democratica educata nella libertà dell'Illuminismo (che ha dovuto stroncare con la forza il potere politico della Chiesa, e con esso le sue "leggi" talebane) il vedere un essere umano mutilato nella sua libertà.
Già oggi come nel 2002 e nel 2018 sono citabili i vecchi e recenti i casi di cronaca di ragazzine rapite o uccise da padri pakistani o musulmani "doc" perché cresciute in libertà in Europa.
Se consideriamo il velo obbligato come "manifestazione di identità culturale" e non come "sopruso" perché non accettare il taglio del clitoride e la cucitura della vagina? oppure, se una "cultura" lo proclamasse, il sacrificio umano?
E che dire dell'arte? dovremmo vietare agli scolari musulmani di dipingere un paesaggio perché l'islam Sunnita considera la cosa una "creazione" e perciò "blasfema e vietata"? e noi che diciamo?
Questa "tolleranza" è inaccettabile perché compromette il principio laico di libertà. Mi dirà che sono le famiglie a dover essere persuase, certo, ma lo si fa anche regolando la condotta sociale. A parte il fatto che lo Stato interviene anche all'interno del nucleo familiare laddove lede fondamentali diritti del minore, e quanto dovrebbe intervenire ancora.
Purtroppo quasi tutto il mondo islamico è ancora oppresso dalla sessuofobica cultura biblica che si traduce in un sostanziale disprezzo per la donna riducendola a oggetto regolamentato da maschi. Mi fanno pena gli sforzi (comprensibili dal loro punto di vista) dei vari imam che cercano di dimostrare che la donna musulmana è "libera" anzi, più libera in conseguenza della sua costrizione islamica, della donna europea!
Nessuno di loro cita in TV il Corano laddove dice "Le vostre donne sono per voi come un campo, andate quindi al vostro campo come vi piace", e fattelo fruttare che diritti ha un campo? ! bisogna solo accudirlo bene perché produca... figli. E’ infatti... ci sommergeranno.
Ugualmente, nel Corano una donna eredita meta di quanto erediti un uomo, o che è doveroso picchiarla (dopo ammonimento). Togliamoci dalla testa che in questo settore abbiamo da imparare dal Corano, o peggio, che si possa negoziare. Solo la Francia, non a caso patria della Rivoluzione laica, ha avuto il coraggio di affermare ciò.
Nelle società repressive dei diritti delle donne quale donna ha, o ha mai avuto, voce in capitolo nel decidere delle "leggi" che la opprimono? Crede Lei che il velo e il vestire umiliante perché "casto" sopravvivrebbero in una sola società islamica se fossero le donne a poter decidere sulla sua obbligatorietà? No. Sono gli uomini a decidere "per il bene" della donna e/o della società; cioè per semplice opportunismo culturalmente codificato dai maschi a loro privilegio, oppure per alleviare i loro profondi sensi di impotenza e di timore di essere "cornuti". Cosa che comunque succede regolarmente anche nei paesi islamici. Le lapidazioni lo dimostrano.
Dobbiamo avere il coraggio, anzi il dovere, di rifiutare questo tipo di "rispetto" delle culture. E chi viene a vivere da noi è bene che lo sappia, subito, prima di spiacevoli, a dir poco, equivoci.
Ben venga la saggezza islamica in altri campi, che ci sono.
Infine, se lo Stato sente il dovere morale di limitare la libertà dei cittadini obbligandoli a mettere il casco da motociclista in nome del loro bene fisico, a maggior ragione dovrebbe intervenire per aumentarla vietando l'imposizione del velo per il loro bene etico!
O forse lo spirito (laico) vale meno del corpo? In questa Italia forse.
Cordiali saluti dal Cittadino Edgardo
PS. Sarebbe un onore poter collaborare con il giornale per la contribuire alla conservazione della nostra eredità culturale costruita, mio vero lavoro al quale mi dedico dal 2008 che sono in Italia. (htt ps: //ww w. con sultingep g. co m)
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