Prezzo della pace

Messaggio per Paolo Mieli

Giovedì 18 settembre 2025 23:53:25
Egregio Direttore,

con riferimento alla trasmissione "Piazzapulita" su La7 del 18 settembre scorso, desidero esprimere, pur nel massimo rispetto del dibattito, una profonda perplessità riguardo ad alcune affermazioni ivi circolate.

Innanzitutto, vorrei premettere che apprezzo il confronto delle idee, in quanto frutto dell'intelletto e della libertà di espressione. Tuttavia, quando l'intelletto evade la realtà dei fatti e mistifica la verità storica e giuridica, il messaggio viene distorto e chi ascolta perde la quiete della conoscenza, allontanandosi dalla verità e dalla giustizia, fondamenta di una pace duratura.

Proprio in questa direzione, alcune affermazioni da Lei fatte durante la trasmissione distorcono concetti giuridici fondamentali e rischiano di negare atrocità riconosciute dal diritto internazionale.

La prima affermazione che richiede una chiara correzione è quella che nega lo status di genocidio al caso di Zebrenisca basandosi esclusivamente sul "ridotto numero di morti". Questa posizione è giuridicamente infondata. La definizione di genocidio, sancita dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio del 1948, non è quantitativa, ma qualitativa. Il cuore del genocidio risiede nell'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale. Questo intento (dolus specialis) può manifestarsi attraverso atti quali l'uccisione di membri del gruppo, la sottoposizione deliberata del gruppo a condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica, o misure miranti a impedire le nascite all'interno del gruppo.

Come riconosciuto da numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, gli atti commessi a Zebrenisca rientrano in queste precise categorie. Contestare questa verità giuridica e storica basandosi su un mero calcolo aritmetico non solo è un errore, ma si avvicina pericolosamente a una forma di negazionismo, poiché nega la specifica intenzione criminosa alla base delle azioni, che è l'elemento costitutivo del crimine.

La seconda affermazione da correggere riguarda la definizione di "esercito". Attribuire questo termine a un Gruppo Armato Non Statale (GANs) come Hamas costituisce un grave fraintendimento dei principi del diritto internazionale. Un esercito è, per definizione giuridica, la forza armata regolare e organica di uno Stato sovrano, caratterizzata da una catena di comando riconosciuta, da uniformi distinguibili e dalla piena soggezione al diritto internazionale umanitario.

Hamas, in quanto GANs, non è un esercito. È un'entità politica e militare che, pur controllando de facto il territorio di Gaza e possedendo una struttura armata organizzata, non rappresenta uno Stato. I suoi membri sono combattenti irregolari. Definirli "esercito" conferisce loro una legittimità e uno status giuridico che non possiedono, equiparandoli ingiustamente alle forze armate di una nazione sovrana.

La precisione terminologica non è un esercizio accademico fine a se stesso. È il fondamento stesso del diritto internazionale e della lotta contro l'impunità. Chiamare le cose con il loro nome corretto – "genocidio" per Zebrenisca e "GANs" per Hamas – è un dovere etico, giuridico e morale per non offuscare la verità storica e non delegittimare le sentenze della comunità internazionale.

Nel concludere, non posso che augurarLe buon lavoro per l'uscita del Suo nuovo libro "Il prezzo della pace", auspicando che questo prezzo non includa mai la perdita dell'onestà nell'uso delle parole, bene troppo prezioso per essere sacrificato sull'altare della narrazione.

Distinti saluti.
Da: Marco Santini

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