Pubblicazione danno medico
Messaggio per Pier Silvio Berlusconi
Martedì 7 novembre 2023 18:37:03
Io sottoscritto Pedace Pietro mi rivolgo alla S. V. a causa della mia drammatica condizione di vista irreversibile e dell’indifferenza e inettitudine della giustizia, in quanto avrei bisogno di divulgare il gravissimo danno medico, e la negligenza e le mancanze da parte degli organi giudiziari dato che pur avendo interpellato diverse redazioni e programmi non ho ricevuto risposta.
Infatti perdevo la vista all’età di 14 anni a seguito di un turpe danno medico perpetrato all’Ospedale San Camillo di Roma dove mi recavo con un visus di 10/10 in entrambi gli occhi.
Di conseguenza presentavo una denuncia penale ma il PM Lucia Lotti archiviava il caso con una amnistia non pertinente al reato. Pertanto intraprendevo un procedimento civile per essere almeno risarcito del gravissimo danno inferto inestimabile e inemendabile, in modo da avere un sostentamento fondamentale e potermi finalmente permettere una vita qualitativamente degna di un uomo.
Dopo circa 10 anni di indescrivibili traversie riuscivo ad ottenere una sentenza comunque favorevole che riconosceva al sottoscritto un equo indennizzo. L'Avvocato richiedeva il pagamento alla Regione Lazio, la quale proponeva appello senza essere legittimata e la Corte di Appello inverosimilmente annullava la sentenza obiettivizzando la responsabilità del difensore e costringendo il sottoscritto ad intraprendere un giudizio nei suoi confronti, ma il giudice di I grado Sabina Lencioni con una sentenza repentina, senza rispettare i termini per l’istruttoria, affermando che "un privo di vista deve sottoscrivere la procura ad litem a pena di nullità nel rispetto delle formalità previste dall'art. 47 della Legge n. 89/1913", ampiamente superata dalla Legge n. 18 del 3/2/1975, respingeva la domanda.
Contro tale sentenza proponevo Appello che si concludeva con una sentenza alquanto incongrua, e irrazionale poiché il Giudice liquidava al sottoscritto una somma estremamente modesta, palesemente irrisoria per un privo di vista affermando di dover decidere in via equitativa a causa dell’assenza della documentazione clinica che avrebbe dovuto essere depositata in I grado dal successivo avvocato necessaria per l’espletamento della CTU, nonostante il gravissimo danno fosse pacifico.
Per tali motivi, in considerazione della fondamentale esigenza di ottenere un risarcimento congruo l’Avvocato procedeva nei confronti del secondo difensore.
Il Tribunale di Roma con una sentenza allucinante del 09/12/2022 emessa dal Giudice Guido Garavaglia non soltanto rigettava ingiustamente la domanda risarcitoria del sottoscritto ma condannava il sottoscritto cieco a rifondere inverosimili spese di lite a Mazzone Giulio, liquidate in € 25. 878,00 e a Generali Italia S. p. a., liquidate in € 19. 408,00.
In detta sentenza il Garavaglia invece di limitarsi alle argomentazioni giuridiche si permetteva oltretutto di dare giudizi clinici, discostandosi dalle perizie di parte e di Ufficio, e in qualche modo cercando di occultare il gravissimo danno inferto e di coprire gli artefici delle irreparabili lesioni e la palese responsabilità del convenuto, definendo con un’espressione disdicevole e patetica, adiuvante e salvavita un trattamento radioattivo notoriamente rischioso e altamente lesivo, di oltre 30 applicazioni effettuate al sottoscritto in entrambi gli occhi tutti i giorni senza precauzioni, controlli e cautele, e in modo assoluto senza necessità definendo ultronea una eventuale CTU e si permetteva di sindacare anche l’operato del Giudice di I grado del 2000 travisando i fatti, senza attenersi alle perizie mediche e alle certificazioni e documentazioni cliniche da cui si evince che un simile danno è del 100%, senza tener conto che il sottoscritto non vede dall’età di 14 anni, non potrà mai più vedere e ha una vita irrimediabilmente distrutta a seguito delle gravissime lesioni inemendabili e irreversibili.
Pertanto prego la S. V. di aiutarmi a divulgare tali riprovevoli e allarmanti condotte e decisioni degli organi preposti ad applicare la legge e affinchè in qualche modo cessino le condotte terroristiche da parte della magistratura.
Rimango a completa disposizione per fornire qualunque ulteriore documentazione utile comprovante i fatti e ne caso chiedo di essere informato della pubblicazione e di poter essere intervistato per rendere pubblica tale drammatica vicenda e le riprovevoli ingiustizie che purtroppo ancora oggi si verificano nell’ambito giudiziario.
In attesa di risposta invio distinti saluti.
Pietro Pedace
Infatti perdevo la vista all’età di 14 anni a seguito di un turpe danno medico perpetrato all’Ospedale San Camillo di Roma dove mi recavo con un visus di 10/10 in entrambi gli occhi.
Di conseguenza presentavo una denuncia penale ma il PM Lucia Lotti archiviava il caso con una amnistia non pertinente al reato. Pertanto intraprendevo un procedimento civile per essere almeno risarcito del gravissimo danno inferto inestimabile e inemendabile, in modo da avere un sostentamento fondamentale e potermi finalmente permettere una vita qualitativamente degna di un uomo.
Dopo circa 10 anni di indescrivibili traversie riuscivo ad ottenere una sentenza comunque favorevole che riconosceva al sottoscritto un equo indennizzo. L'Avvocato richiedeva il pagamento alla Regione Lazio, la quale proponeva appello senza essere legittimata e la Corte di Appello inverosimilmente annullava la sentenza obiettivizzando la responsabilità del difensore e costringendo il sottoscritto ad intraprendere un giudizio nei suoi confronti, ma il giudice di I grado Sabina Lencioni con una sentenza repentina, senza rispettare i termini per l’istruttoria, affermando che "un privo di vista deve sottoscrivere la procura ad litem a pena di nullità nel rispetto delle formalità previste dall'art. 47 della Legge n. 89/1913", ampiamente superata dalla Legge n. 18 del 3/2/1975, respingeva la domanda.
Contro tale sentenza proponevo Appello che si concludeva con una sentenza alquanto incongrua, e irrazionale poiché il Giudice liquidava al sottoscritto una somma estremamente modesta, palesemente irrisoria per un privo di vista affermando di dover decidere in via equitativa a causa dell’assenza della documentazione clinica che avrebbe dovuto essere depositata in I grado dal successivo avvocato necessaria per l’espletamento della CTU, nonostante il gravissimo danno fosse pacifico.
Per tali motivi, in considerazione della fondamentale esigenza di ottenere un risarcimento congruo l’Avvocato procedeva nei confronti del secondo difensore.
Il Tribunale di Roma con una sentenza allucinante del 09/12/2022 emessa dal Giudice Guido Garavaglia non soltanto rigettava ingiustamente la domanda risarcitoria del sottoscritto ma condannava il sottoscritto cieco a rifondere inverosimili spese di lite a Mazzone Giulio, liquidate in € 25. 878,00 e a Generali Italia S. p. a., liquidate in € 19. 408,00.
In detta sentenza il Garavaglia invece di limitarsi alle argomentazioni giuridiche si permetteva oltretutto di dare giudizi clinici, discostandosi dalle perizie di parte e di Ufficio, e in qualche modo cercando di occultare il gravissimo danno inferto e di coprire gli artefici delle irreparabili lesioni e la palese responsabilità del convenuto, definendo con un’espressione disdicevole e patetica, adiuvante e salvavita un trattamento radioattivo notoriamente rischioso e altamente lesivo, di oltre 30 applicazioni effettuate al sottoscritto in entrambi gli occhi tutti i giorni senza precauzioni, controlli e cautele, e in modo assoluto senza necessità definendo ultronea una eventuale CTU e si permetteva di sindacare anche l’operato del Giudice di I grado del 2000 travisando i fatti, senza attenersi alle perizie mediche e alle certificazioni e documentazioni cliniche da cui si evince che un simile danno è del 100%, senza tener conto che il sottoscritto non vede dall’età di 14 anni, non potrà mai più vedere e ha una vita irrimediabilmente distrutta a seguito delle gravissime lesioni inemendabili e irreversibili.
Pertanto prego la S. V. di aiutarmi a divulgare tali riprovevoli e allarmanti condotte e decisioni degli organi preposti ad applicare la legge e affinchè in qualche modo cessino le condotte terroristiche da parte della magistratura.
Rimango a completa disposizione per fornire qualunque ulteriore documentazione utile comprovante i fatti e ne caso chiedo di essere informato della pubblicazione e di poter essere intervistato per rendere pubblica tale drammatica vicenda e le riprovevoli ingiustizie che purtroppo ancora oggi si verificano nell’ambito giudiziario.
In attesa di risposta invio distinti saluti.
Pietro Pedace
Da: Pietro Pedace
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