Divide et impera

Messaggio per Enrico Mentana

Lunedì 8 novembre 2021 20:35:13
Rispondendo virtualmente a Giuseppe Brindisi - che ha commentato l'argomento nel suo TG serale ponendo l' emblematico interrogativo "non so cosa direbbe, Freccero, se sapesse che nelle città vengono eretti muri di cemento per isolare i ristoratori che se ne infischiano delle regole dettate non dalla legge, ma dal buonsenso comune, per contrastare l'avanzata dei contagi da covid. ! Non lo so e, francamente, me ne infischio di ciò che direbbe Freccero o chi per lui. Per certo SO, invece, ciò che accade nelle nostre città da quando, emulando come al solito le iniziative importate dall'estero, anche l'Italia, per non fare la figura dell'ultima della classe, dà il via libera alla gente affermando, tra pareri favorevoli e contrari, che la mascherina non serve all'aperto, che sì, possiamo tornare nei cinema e nei teatri purchè si rispettino le regole delle mani pulite (che stavolta non sono il team di Di Pietro) e del distanziamento sociale. Regole semplici, anche facili da rispettare se si tenesse conto tuttavia dell'indole riottosa, ribelle a qualsiasi regola, dell'italiano -tipo. Io posso infischiarmene di ciò che direbbe Freccero o chi per lui, ma non posso infischiarmene di ciò che vedo ogni giorno, da quando è iniziato quest'interminabile tour di giornate tutte uguali scandite sempre dalle medesime, pessime notizie. La gente SE NE FREGA. Se ne frega delle regole, delle precauzioni, del buonsenso, come farebbe un ragazzino ribelle ma anche un po' cretino. Per la strada, sono praticamente una degli ultimi che indossano comunque la mascherina e neppure quella chirurgica, ma la FFP2, difficile da sopportare perchè più pesante, e non solo quando entro nei negozi. Dove avviene di tutto un po'. Anche se gli stessi recano cartelli sulle vetrine con la scritta " accesso limitato max 2 persone" accade che spesso mi trovi quasi appiccicata alla schiena la persona CHE DOVREBBE SOSTARE FUORI ma che invece entra alitandomi addosso, complice l'esercente amico che non glielo impedisce. Che dire poi del bar, dove nessuno aspetta pazientemente il proprio turno e soprattutto, come fanno molti stranieri, e anche se il bancone è lungo 2 metri, ti si accalcano a 30 cm di distanza per chiacchierare, scegliere con estrema, lunga cura il cornetto da ingurgitare, fanno la zuppetta a due passi da te come ai tempi di Nanni Loy e del famoso "Specchio segreto". ? Senza parlare poi dei patiti dei cani, che entrano con disinvoltura nei pubblici esercizi slinguazzandoti le gambe, e guai a lamentarsene perchè i padroni si comportano, appunto, DA PADRONI, vale a dire: entro come mi pare, cane al seguito, niente museruola, guinzaglio lento e chissenefrega se la cosa non è proprio igienica o se la signora, pur amando gli animali come san francesco, ha però degli stessi timore. Ma l'esempio più eclatante viene dai cinema. Dopo parecchi mesi di titubanze e timori, ho deciso di tornare in uno dei luoghi che più amo - il cinema, appunto - e che ho DOVUTO disertare a causa delle restrizioni imposte dal covid. Naturalmente ho con me il green-pass, ma ciò che ho visto in un noto cinema romano ha qualcosa di estremamente idiota in sè. Mostro il pass al botteghino, lascio nome e recapito telefonico, pago, entro, cerca la fila col posto assegnatomi, mi siedo tranquilla e spengo il cellulare e intanto mi guardo intorno. Nonostante la sala sia abbastanza grande, nonostante abbia adottato la precauzione di andare al primo spettacolo proprio per evitare folla e assembramenti, la cassiera ha collocato me e le altre persone interessate alla visione del medesimo film... tutte raggruppate nelle file dietro la metà della sala che rimane ampiamente scoperta, e... vuota. Inizia il film, e come di prammatica, nulla è cambiato: i soliti maleducati dell'ultimissima ora che ti costringono ad alzarti più volte, i soliti flash dei telefonini nel buio che disturbato e accecano, le solite musichette idiote degli stessi che rimangono comunque accesi. Ma il peggio è dato dal fatto che, tranne me, che soffro e sudo sotto la mascherina per quasi 2 ore, tutti l'hanno abbassata, qualcuno l'ha persino tolta. 'cca nisciuno è fesso, direbbero a Napoli, e francamente mi sento presa in giro. Saremo pure tuti vaccinati, vabbè, ma cosa ne so, io, se qualcuno ha esibito un falso pass? e, peggio ancora: questa malattia è sconosciuta, non sappiamo ancora con precisione quanta efficacia abbiano i vaccini e per quanto tempo, io stessa ignoro se, anche dopo aver fatto le due dosi, abbia nel frattempo sviluppato gli anticorpi. Insomma, alzi la mano chi di noi, in questa situazione, sia veramente CERTO di qualcosa. E continuo a chiedermi a cosa servano le regole se NESSUNO si preoccupa di farle rispettare. Una volta, al, cinema, c'erano le mascherine che scortavano gli spettatori ai posti, che potevi chiamare se qualcuno t'infilava la mano lungo le cosce al buio, che allontanavano chi rompeva le scatole commentando tutto il film ad alta voce. E oggi? Oggi che la disoccupazione dilaga, NESSUNO (e ci avrei giurato, per questo ho aspettato tanto tempo per tornarci) assume qualche disoccupato disperato da piazzare dentro la sala di un cinema, di un teatro, di un ristorante affinchè controlli che "i gentili spettatori e magnatori, oltre a disattivare i propri cellulari, tengano ben sollevata la mascherina e non già sotto le narici, il peggio posto perchè il virus proprio da lì può entrare. No vax contro si vax e viceversa, dunque? Ma certamente. Il solito modo per non decidere NULLA, lasciando l'iniziativa ai singoli. E se poi qualcuno perde il posto perchè si ammala o, ancora peggio, ci lascia la pelle, ebbene, lo stato, come sempre, ne esce pulito e a chi tocca, tocca. E nun se 'ngrugna. Grazie, Dr. Mentana, ho compreso che non è lei a leggere i nostri post, ma magari, prima o poi...
Da: Roberta

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