Malasanità

Messaggio per Mario Giordano

Mercoledì 9 febbraio 2022 00:46:52
Buonasera, questo msg l’ho inviato all’ospedale di La Spezia, al Presidente Toti, ad oggi non ho mai ricevuto le scuse per quanto successo, sono veramente arrabbiata e delusa per come veniamo trattati noi cittadini, mi farebbe piacere se portasse questa mia brutta esperienza nel suo programma, ad oggi mio marito non si é ancora ripreso, il 23 dicembre scorso ha avuto uno dei tanti attichi di vertigine e si é rotto il trocadero, sono 2 mesi che non puo uscire di casa perché non deve caricare la gamba, ha continui malesseri e tutto questo per una negligenza da parte dei medici della struttura Sant’Andrea di La Spezia.
Vi ringrazio, la nostra vita é cambiata, cerco di fargli forza ma lui non è più lo stesso e io sto male a vederlo così.
Grazie mille per l’attenzione, ho una stima immensa per Lei e il suo lavoro, continui così, noi, persone semplici, pulite e oneste siamo con Lei oggi e sempre.
Cordiali saluti
Valeria Tartaglia
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Mi chiamo valeria tartaglia, vi scrivo perché vorrei che chi ha diagnostico erroneamente la malattia di mio marito (Marco Ceci) venisse chiamato a rispondere ad eventuali danni fisici per la loro incapacità e arroganza.
Il giorno 29 maggio 2021, alle 03. 00, mio marito ha incominciato a sentirsi male, lamentando forti vertigini, sensazione di vomito e incapacità di stare in piedi autonomamente.
All’inizio ero convinta si trattasse di una congestione, ma con il passare del tempo e vedendo che questi malesseri non accennavano a diminuire, decido di misurargli la pressione arteriosa, che riscontro in 210/105.
A questo punto, contatto la guardia medica, la dottoressa in servizio, consiglia di dargli una pastiglia di plaunac, (che già mio marito assumeva perché iperteso/diabetico e cardiopatico), aggiungendo che sicuramente la pressione non sarebbe diminuita considerevolmente.
Subito dopo, contatto il Professore Balbarini, che tramite whatsapp mi consiglia di dargli 2 pastiglie di LASICS.
dopo aver urinato circa 3 litri, rimisurando la pressione, ma vedendo che i risultati era più o meno uguali, ricontatto la GUARDIA MEDICA, che come la prima non accenna a venire a casa nostro per controllarlo.
ricontatto il professore Balbarini, che mi consiglia di dargli una pastiglia di Norvasc.
Alle 16. 00, tramite whatsapp, avviso il Professore, che la pressione era più o meno come quelle precedenti, lo stesso mi consiglia dei andare al P. S., nel frattempo, però,
avevo contattato il cardiologo Alberto Castellano, che arriva in casa per fare un ECG e un ECOCUORE, finita la visita, mi consiglia di portarlo al P. S., per eventuali altri controlli.
Alle 20. 30 circa, chiamo il 118, che arriva con il Dottore, che decide per inviarlo al P. S.
Alle 21. 00, mio marito entra in P. S., codice giallo.
Iniziano gli accertamenti del caso, tra cui anche un RX al torace e una TAC CELEBRALE.
Solo alle02. 00 del 30 maggio riesco a parlare con la Dottoressa FAUSTA LAMANNA, che liquida mio marito per un episodio di picco pressorio con conseguente stato morboso e blocco psicologico, in poche parole era solo spaventato.
In quel frangente, la Dottoressa, constatando che mio marito era un paziente diabetico, e per avvalorare la sua diagnosi, mi fa presente che tutti i malati diabetici, sono considerati in medicina, come pazienti cattivi, alla mia richiesta del significato di tale affermazione, aggiunge “VORREI VEDERE LEI, SE PER TUTTA LA VITA DOVESSE EVITARE DI MANGIARE CIBI PRELIMATI E CON IL TERRORE CHE POSSA VENIRGLI AMPUTATO UN ARTO” e aggiungendo inoltre che “FRA DUE O TRE ANNI LA SITUAZIONE DI NERVOSISMO SAREBBE ANDATA SEMPRE PIÙ PEGGIORANDO”.
A questo punto chiedo un suo parere su come avrei dovuto comportarmi e lei mi consiglia un percorso psicoterapeutico.
Alla fine di questo quadro idilliaco, mi informa che a breve verrà dimesso, visto che i suoi parametri sono nella norma.
Dopo pochi minuti, ricevo una telefonata da mio marito, che spaventato mi dice che i sintomi erano anche peggiorati e che non riusciva a reggersi in piedi.
Richiamo la Dottoressa, faccio presente quello che mio marito mi ha detto, ma, sempre ferma sulla sua diagnosi, mi apostrofa dicendo “ SUO MARITO È UN UOMO DI QUASI 60 ANNI, CON LA FORZA PER ALZARSI E VENIRE A CASA”, chiedo se posso chiamare una ambulanza per il trasporto ma anche qui la Dottoressa mi dice “ DI SMETTERLA DI VIZIARLO PER POI RITROVARMI FRA DUE ANNI AD IMBOCCARLO”, chiedo di potergli parlare, ma mi taccia dicendo “CHE ERA IN GRADO PERFETTAMENTE DI FARLO USCIRE DAL REPARTO DEL P. S. ”.
Dopo pochi minuti, mio marito veniva accompagnato all’uscita su una carrozzina spinta da un infermiere.
A fatica riusciamo a farlo salire in auto, ma al momento di farlo scendere sotto casa, abbiamo dovuto chiedere l’intervento del marito di una delle mie due amiche, che mi avevano accompagnato, e in 4, seduto su una sedia lo abbiamo portato a letto.
Tengo a precisare, che mentre mio marito, continuava a dire alla Dottoressa che, stava malissimo e non riusciva a stare in piedi da solo perché sbandava e non aveva il controllo degli arti, la stessa replicava con tono brusco “DI SMETTERLA E DI ALZARSI E SE NON VOLEVA ANDARE A CASA DA SUA MOGLIE” lo stesso infermiere faceva notare le condizioni precarie, ma anche questi veniva zittito.
Alle ore 04. 00, del 30 maggio, gli ho dato delle gocce di EN per calmarlo, credendo a quello che la Dottoressa mi aveva detto.
La mattina del 30 maggio, le sue condizioni non erano migliorate, ma con le gocce di EN, riusciva a riposarsi un po’.
La notte del tra il 30 maggio e il 31 maggio, le condizioni erano invariate, per quanto riguardava i primi sintomi, per cui forte vertigini, dolore allo stomaco, pressione alta e instabilità, ma si erano aggiunte anche problemi respiratori, abbassamento di voce e difficoltà a deglutire anche i liquidi.
Ricontatto il Professore BALBARINI, che mi prescrive di dare subito un plaunac e un Norvax.
Alle 07. 00 del 31 maggio, scrivo un whatsapp alla nostra Dottoressa MARTA BUSCEMA, pregandola, una volta letto di chiamarmi, questo purtroppo non succede, per cui, intorno alle 11. 00 circa, la contatto, ma scopro che il mio msg era stato letto sommariamente, e mi informa che é talmente impegnata da non poter venire a casa, dicendomi se mai, di portarlo in studio. Faccio, nuovamente presente che mio marito non può alzarsi, e gli intimo di venire a casa se non voleva che chiamassi le forze dell’ordine.
Alle ore 12. 30, si presenta a casa, nota il paziente saporoso, al che la informo della diagnosi fatta al P. S., per cui avevo dato delle gocce per tranquillizzarlo.
Inizia la visita, misurando la febbre, negativa, misurando l’ ossigenazione che dava 88, a quel punto asculta il torace, e preferisce inviare mio marito nuovamente al pronto, per una sospetta POLMONITE.
Alle ore 13. 00 del 31 maggio, mio marito rientra in P. S..
Dopo circa mezz’ora la Dottoressa che era di guardia, mi informa che gli verranno fatte di nuovo RX torace, al che chiedo che gli venga fatta una TAC, visto che il torace, il giorno prima era negativo, e un ulteriore TAC AL CRANIO.
Da quel momento, non ho più informazioni se non verso le 20. 30, quando ormai persa la pazienza, il Dottore COCCHI, che era subentrato mi informa che mio marito ha una POLMONITE BILATERALE, alla mia domanda come avevano fatto ad non accorgersene prima, risponde che quello che vedono i suoi colleghi non può, essere a lui imputato, mi informa che verrà ricoverato, momentaneamente al P. S., perché non c’erano posti letto liberi e mi chiede di andare a prendere le medicina che mio marito assume.
Mentre sto andando a casa, mio marito mi informa che lo stavano portando a fare un ulteriore TAC CELEBRARE.
Chiamo, il dottore al pronto che mi spiega che aveva richiesto una consulenza neurologica e quindi era stato necessario ripetere la TAC, mi dice di chiamarlo dopo circa 1 ora e mezza per l’esito dell’esame.
Alle ore 23. 00 del 31 maggio, chiamo e lo stesso dottore COCCHI, mi rassicura che dal punto di vista celebrale era tutto negativo.
Alle ore 01. 30, del 1^ giugno, sempre il Dottore COCCHI, mi telefona per dirmi che era riuscito a trovare un posto letto in medicina dal primario SETTI.
La mattina del 1^ giugno, contatto il Dottor SETTI, per sapere le condizioni di mio marito, questi mi risponde, che nonostante non fosse il giorno corretto per parlare con i familiari, ma considerando che il giorno dopo era festivo mi avrebbe parlato.
Mi racconta che hanno iniziato la terapia per la polmonite, che era sfebbrato e che ci sarebbero voluto un po’ di giorni.
Gli faccio presente che i sintomi di mio marito erano sempre uguali, VERTIGINI FORTISSIME, DEGLUTIZIONE DIFFICILE, SINGHIOZZO, VOCE RAUCA PRATICAMENTE AFONO, ma la sua risposta é stata quella di aspettare se curando la polmonite questi venivano annullati, inoltre mi dice che mio marito aveva già avuto una polmonite, alla mia risposta negativa, mi risponde che glielo aveva detto lui, ribadisco che mio marito non ha mai avuto una polmonite, ma che a ottobre aveva contratto il COVID, da asintomatico, e che avevamo poi fatto delle lastre che erano negative.
Il 3 giugno, richiamo il dottor SETTI, perché non accetto che mio marito venga spostato a SARZANA, in più gli chiedo come mai non erano ancora venuti specialisti, come OTORINO, PNEUMOLOGO E NEUROLOGO a ricontrollarlo, la risposta é sempre uguale, al che gli dico che farò in modo di chiedere un consulto privato.
Il giorno 4 giugno, mio marito viene spostato nell’ambulatorino di OTORINOLARINGOIATRIA, dove la Dottoressa RAVECCA, riscontra una LABIRINTITE ACUTA, ma che viste le condizioni di mio marito, non aveva potuto procedere ai test necessari.
Il giorno 5 giugno vengo richiamo il Dottor SETTI che mi informa di aver richiesto una ulteriore consulenza neurologica e che mio marito sarebbe stato sottoposto a TAC CON CONTRASTO DEL TRONCO.
il giorno 6 giugno, mi telefona il Dottor SETTI, che mi comunica che mio marito ha avuto un ICTUS ISCHEMICO e che quindi veniva spostato in neurologia.
Alla mia domanda di come procedesse LA POLMONITE BILATERALE, mi risponde che gli é stato fatto un RX TORACE e che i polmoni erano completamente liberi.
CREDO CHE SOLO A LOURDES O FATIMA VENGA GUARITA UNA POLMONITE BILATERALE IN DUE GIORNI.
Finalmente il giorno 7 giugno, mio marito é stato spostato nel reparto corretto (NEUROLOGIA) per la sua malattia e ha potuto così iniziare la cura farmacologica adatta.
Ma quello che scopriamo in reparto ci lascia con un senso di impotenza, rabbia, e dispiacere, si perché scopriamo che il giorno 31 maggio, il dottor CIBEI, chiamato come consulente, aveva diagnosticato la malattia di mio marito, SINDROME DI VALLENBERG, perché mi ha spiegato che era, per alcuni sintomi fuorviante, ma che visitandolo aveva notato altri sintomi che sono caratteristici di questa SINDROME, ma che dopo aver richiesto la TAC, lui aveva lasciato, come era giusto, la diagnosi al Dottor COCCHI, che probabilmente, come il radiologo ha valutato una cicatrice vecchia in un attuale focolaio.
Per miei problemi familiari, legati ai miei genitori, sin da piccola ho incontrato molti operatori ospedalieri, dalle OO. SS. ai primari, di molti ospedali in Italia, persone che meritano tutta la mia stima, per PROFESSIONALITÀ, UMANITÀ ED EMPATIA, ma ho purtroppo anche incontrato personale INCAPACE, ARROGANTE e PRESUNTUOSO,
ecco quando ci si imbatte con questo tipo di persone sono grossi problemi, a volte fortunatamente risolvibili, a volte parzialmente, ma a volte un loro errore porta via da noi un nostro familiare, un amico e tu non te ne fai una ragione, perché l’errore umano, é purtroppo presente in tutti i settori lavorativi, e anche la medicina non ne é immune, ma un conto é un errore fatto in buona fede, un conto é un errore fatto da persone che non dovrebbero ricoprire certi ruoli, specialmente in un pronto soccorso che é il reparto più importante di tutta la struttura ospedaliera, un medico incapace al P. S., genererà ripercussioni, oltre che alla sua salute e alla sua vita, anche sul benessere emotivo del suo futuro e dei suoi familiari.
Per questo, credo che sia giusto che chi fa un errore debba pagare, come in ogni ambito lavorativo, credo che considerare questa categoria come una sorta di OLIMPO DI DEI, sia un errore, non solo per noi cittadini, ma soprattutto per chi ogni giorno combatte per rendere questa sanità degna di questo nome, non si tratta di fare la caccia alle streghe, ma solo di rendere giustizia a chi ha subito dei danni quando a volte basta ascoltare cosa ti sta dicendo il paziente, ma ormai questo mondo é sempre più di fretta e anche gli stessi medici, hanno fretta, sempre più fretta, tempo, fa uno studio europeo stimava in pochi secondi il tempo che intercorre tra l’inizio del racconto del paziente e la prima interruzione del medico, che in genere inizia a parlare per formulare subito una diagnosi.
Ma a noi, questi medici non ci servono, una medicina organizzata così, su questi ritmi, sarà inefficace, perché non approfondisce e perché quindi si espone all’errore, e sarà costosa perché non sceglie con razionalità, ma indicando inutili esami che il paziente potrebbe evitarsi se solo lo si fosse ascoltato.
Per concludere, mio marito dal giorno 25 giugno é ricoverato dal Don Gnocchi, dove ne avrà per un po’, già parlano di fine dicembre per avere di nuovo la possibilità di riprendere in mano la sua vita, augurandoci che questo percorso sia totalmente risolutivo e non solo parzialmente, saranno giorni pesanti e duri, perché quando ti capitano questi accadimenti, non solo il fisico né risente, ma anche tutto l’apparato emotivo in un soggetto già con diverse problematiche.

La Spezia, 6 luglio 2021

In fede
Da: Valeria Tartaglia

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