Riflessioni sulla DAD
Messaggio per Massimo Gramellini
Martedì 23 marzo 2021 11:24:29
Buonasera signor Gramellini. Mi chiamo Mariangela Franceschini e sono una maestra di scuola elementare, La seguo sempre il sabato sera, soprattutto adesso che siamo tutti in casa. La sua trasmissione per me è al tempo stesso stimolante e istruttiva. Il sabato è un appuntamento fisso in famiglia. Già, ho la fortuna di essere in famiglia avendo un marito e due figli di 20 e 17 anni. Anche loro sono a casa, ma non sono "depressi", come spesso sento dire riguardo ai figli costretti in casa. Se posso trovare qualcosa di "buono" in questa pandemia è proprio avere avuto la possibilità di stare di più con i miei figli, con la mia famiglia. Questi tempi più distesi fanno bene ai rapporti umani e consolidano gli affetti più cari.
Le affido queste mie riflessioni se non è per lei un disturbo.
Da molto tempo ascolto, leggo e subisco tante chiacchiere sui social, sui giornali, ovunque.
Si sente parlare di “didattica a distanza”: tutti sono in grado di dare giudizi, consigli, infangare il lavoro altrui e calunniare gli insegnanti.
Dopo un anno avverto la frustrazione e non riesco più a tacere.
Insegno da ventisette anni nella scuola elementare italiana con grande impegno e dedizione, ma soprattutto con tanta passione dato che è questo il lavoro che volevo fare da grande.
Noi insegnanti abbiamo un ruolo importantissimo:
formare menti libere, critiche.
È una responsabilità che sentiamo profondamente, infatti ci prepariamo, ci formiamo, ci auto-formiamo sempre, dando MAI niente per scontato.
L'arrivo del Covid però ha messo a dura prova la nostra professionalità. Tutto quello che oramai era per noi semplice, facile, grazie all’esperienza acquisita, è diventato complesso e inaccessibile.
Come sempre ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo affrontato il problema. Le scuole hanno messo in campo i migliori formatori, hanno acquistato piattaforme sicure ed efficaci. Tutto questo però non sarebbe stato sufficiente senza un impegno da parte nostra e senza che ognuno di noi avesse avuto voglia di mettersi in gioco sul serio.
Fare Didattica a distanza significa preparare lezioni molto diverse da quelle che facevamo in presenza.
Occorre calibrare bene i contenuti, i tempi, le singole parole studiare tutto nei minimi particolari. Ciò comporta stare ore ed ore a pianificare una lezione che poi dovrà durare cinquanta minuti, niente deve andare storto.
Io credo che ogni insegnante abbia dovuto rimodulare il proprio modo di insegnare e so per certo che tutti hanno dato il massimo.
Sentir dire dai “non addetti ai lavori” che la DAD non serve a nulla mi fa male perché calpesta il nostro lavoro, i nostri sforzi, la nostra passione.
È certo che la DAD non è come la didattica in presenza altrimenti si potrebbe continuare anche dopo l’emergenza con questa modalità!
Gli insegnanti però cercano di tenere “in vita” l’interesse dei bambini, la socialità, la felicità, la motivazione, le conoscenze acquisite fino ad ora.
Quindi penso che sia opportuno che a parlare di DAD o di argomenti attinenti, siano solo gli insegnanti, come è giusto che di malattie parlino solo i medici, di progettazione di case gli ingegneri e così via.
Oggi tutti si sentono “mancati” insegnanti. Eppure personalmente per accedere a questa professione ho impiegato tanti anni ed ho intrapreso un percorso serio e faticoso. L’esperienza poi è ciò che ti permette di assaporare a pieno questo mestiere. Ogni giorno mi sento fortunata a fare questo lavoro perché i bambini ti fanno rimanere ingenui e puliti come loro.
Anche durante la DAD a volte con i miei alunni riusciamo a ritagliarci momenti di scherzo, confidenze, affetto, perché per loro sei sempre TE, la loro maestra, ti vogliono bene, ti rispettano, ti ascoltano e vogliono essere ascoltati.
Il problema dello SCHERMO è nostro, dei grandi!
Concludo dicendo che comprendo pienamente il grande disagio delle famiglie, ci mancherebbe, ma occorre che ci sia più rispetto per il lavoro altrui e che si comprenda che in questo momento le cose più importanti sono la salute e le vite umane, tutto il resto si può risolvere in qualche modo.
Mariangela Franceschini
Le affido queste mie riflessioni se non è per lei un disturbo.
Da molto tempo ascolto, leggo e subisco tante chiacchiere sui social, sui giornali, ovunque.
Si sente parlare di “didattica a distanza”: tutti sono in grado di dare giudizi, consigli, infangare il lavoro altrui e calunniare gli insegnanti.
Dopo un anno avverto la frustrazione e non riesco più a tacere.
Insegno da ventisette anni nella scuola elementare italiana con grande impegno e dedizione, ma soprattutto con tanta passione dato che è questo il lavoro che volevo fare da grande.
Noi insegnanti abbiamo un ruolo importantissimo:
formare menti libere, critiche.
È una responsabilità che sentiamo profondamente, infatti ci prepariamo, ci formiamo, ci auto-formiamo sempre, dando MAI niente per scontato.
L'arrivo del Covid però ha messo a dura prova la nostra professionalità. Tutto quello che oramai era per noi semplice, facile, grazie all’esperienza acquisita, è diventato complesso e inaccessibile.
Come sempre ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo affrontato il problema. Le scuole hanno messo in campo i migliori formatori, hanno acquistato piattaforme sicure ed efficaci. Tutto questo però non sarebbe stato sufficiente senza un impegno da parte nostra e senza che ognuno di noi avesse avuto voglia di mettersi in gioco sul serio.
Fare Didattica a distanza significa preparare lezioni molto diverse da quelle che facevamo in presenza.
Occorre calibrare bene i contenuti, i tempi, le singole parole studiare tutto nei minimi particolari. Ciò comporta stare ore ed ore a pianificare una lezione che poi dovrà durare cinquanta minuti, niente deve andare storto.
Io credo che ogni insegnante abbia dovuto rimodulare il proprio modo di insegnare e so per certo che tutti hanno dato il massimo.
Sentir dire dai “non addetti ai lavori” che la DAD non serve a nulla mi fa male perché calpesta il nostro lavoro, i nostri sforzi, la nostra passione.
È certo che la DAD non è come la didattica in presenza altrimenti si potrebbe continuare anche dopo l’emergenza con questa modalità!
Gli insegnanti però cercano di tenere “in vita” l’interesse dei bambini, la socialità, la felicità, la motivazione, le conoscenze acquisite fino ad ora.
Quindi penso che sia opportuno che a parlare di DAD o di argomenti attinenti, siano solo gli insegnanti, come è giusto che di malattie parlino solo i medici, di progettazione di case gli ingegneri e così via.
Oggi tutti si sentono “mancati” insegnanti. Eppure personalmente per accedere a questa professione ho impiegato tanti anni ed ho intrapreso un percorso serio e faticoso. L’esperienza poi è ciò che ti permette di assaporare a pieno questo mestiere. Ogni giorno mi sento fortunata a fare questo lavoro perché i bambini ti fanno rimanere ingenui e puliti come loro.
Anche durante la DAD a volte con i miei alunni riusciamo a ritagliarci momenti di scherzo, confidenze, affetto, perché per loro sei sempre TE, la loro maestra, ti vogliono bene, ti rispettano, ti ascoltano e vogliono essere ascoltati.
Il problema dello SCHERMO è nostro, dei grandi!
Concludo dicendo che comprendo pienamente il grande disagio delle famiglie, ci mancherebbe, ma occorre che ci sia più rispetto per il lavoro altrui e che si comprenda che in questo momento le cose più importanti sono la salute e le vite umane, tutto il resto si può risolvere in qualche modo.
Mariangela Franceschini
Da: Mariangela Franceschini
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