La storia del Ministro Cingolani
Messaggio per Massimo Gramellini
Venerdì 26 novembre 2021 13:25:24
Caro Gramellini,
grazie. Sentendo le parole del Ministro Cingolani sono stato colto da un senso di oppressione, leggendo il suo "caffé" del 26 novembre mi si è allargato il cuore. Sentendo il Ministro non ho potuto fare a meno di pensare alle tre “i” di Morattiana memoria: inglese, informatica, impresa, dove il resto è abbellimento frivolo. Sono d’accordo con lei, sarebbe sufficiente fare la storia due volte, una per prendere coscienza che la Storia esiste, l’altra per capirne le dinamiche. Io mi spingerei fino ad abolire la Scuola media prolungando la primaria. Ma non si tratta solo della Storia come specifica disciplina, ma, a mio parere, della visione storica dei problemi. La storia, la filosofia, la letteratura italiana e straniera, la storia dell’arte, tutte le discipline che si affrontano nel percorso scolastico dovrebbero (e in molti casi lo fanno) dare una visione storica dello svolgersi del pensiero e non una visione nozionistica, come, con rammarico, mi sembra che il Ministro abbia. E – perché no? – anche le discipline scientifiche dovrebbero essere presentate a scuola in una prospettiva storica. Altrimenti ci fermiamo a guardare con occhio ingenuo le meraviglie della scienza e della tecnica, come guardiamo l’acqua della doccia che scorre. La consapevolezza storica, di far parte di una Storia della civiltà, crea un sapere consapevole. Al di fuori di questo c’è, da una parte, l’arroganza di alcuni scienziati che spacciano (credendoci veramente) la loro piccola o grande scoperta come Verità rivelata; e, d’altra parte, l’aspettativa di tanti che la conoscenza scientifica sia una sorta di introduzione esoterica al mondo magico che, con alcuni gesti e procedure, risolve i problemi. Non è questo uno dei problemi presenti nelle persone che, gentilmente o in modo aggressivo e a volte violento, mettono sotto accusa la scienza perché non ci libera dal male. Chi dice che i vaccini non si devono fare perché non sono sicuri al 100 %, non sa di cosa parla. Come se la scienza potesse dare certezze assolute. Ma quando mai? Quella è la fede (o le fedi), non la scienza. La scienza costruisce teorie e la tecnica le applica. E le teorie valgono fino a prova contraria, dopo di che sono sostituite da teorie più inclusive. Ma solo conoscendo la storia del pensiero si può raggiungere questa consapevolezza. Fuori da questo ci sono ottimi tecnici che credono (convintamente quanto ingenuamente) che la loro scoperta sia la più importante di sempre, non intellettuali della scienza. Chiudo ricordando che, molti anni fa, nel corso di un evento organizzato dall’Università, l’amministratore delegato della consociata italiana di una grande multinazionale del software disse (più o meno): voi (università) pensate a formare persone che sappiano leggere la realtà, che sappiano cogliere le relazioni logiche, che sappiano affrontare i problemi; poi, su questa base, ci pensiamo noi, che lo facciamo meglio, a dare la formazione specifica professionalizzante nell’arco di pochi mesi.
grazie. Sentendo le parole del Ministro Cingolani sono stato colto da un senso di oppressione, leggendo il suo "caffé" del 26 novembre mi si è allargato il cuore. Sentendo il Ministro non ho potuto fare a meno di pensare alle tre “i” di Morattiana memoria: inglese, informatica, impresa, dove il resto è abbellimento frivolo. Sono d’accordo con lei, sarebbe sufficiente fare la storia due volte, una per prendere coscienza che la Storia esiste, l’altra per capirne le dinamiche. Io mi spingerei fino ad abolire la Scuola media prolungando la primaria. Ma non si tratta solo della Storia come specifica disciplina, ma, a mio parere, della visione storica dei problemi. La storia, la filosofia, la letteratura italiana e straniera, la storia dell’arte, tutte le discipline che si affrontano nel percorso scolastico dovrebbero (e in molti casi lo fanno) dare una visione storica dello svolgersi del pensiero e non una visione nozionistica, come, con rammarico, mi sembra che il Ministro abbia. E – perché no? – anche le discipline scientifiche dovrebbero essere presentate a scuola in una prospettiva storica. Altrimenti ci fermiamo a guardare con occhio ingenuo le meraviglie della scienza e della tecnica, come guardiamo l’acqua della doccia che scorre. La consapevolezza storica, di far parte di una Storia della civiltà, crea un sapere consapevole. Al di fuori di questo c’è, da una parte, l’arroganza di alcuni scienziati che spacciano (credendoci veramente) la loro piccola o grande scoperta come Verità rivelata; e, d’altra parte, l’aspettativa di tanti che la conoscenza scientifica sia una sorta di introduzione esoterica al mondo magico che, con alcuni gesti e procedure, risolve i problemi. Non è questo uno dei problemi presenti nelle persone che, gentilmente o in modo aggressivo e a volte violento, mettono sotto accusa la scienza perché non ci libera dal male. Chi dice che i vaccini non si devono fare perché non sono sicuri al 100 %, non sa di cosa parla. Come se la scienza potesse dare certezze assolute. Ma quando mai? Quella è la fede (o le fedi), non la scienza. La scienza costruisce teorie e la tecnica le applica. E le teorie valgono fino a prova contraria, dopo di che sono sostituite da teorie più inclusive. Ma solo conoscendo la storia del pensiero si può raggiungere questa consapevolezza. Fuori da questo ci sono ottimi tecnici che credono (convintamente quanto ingenuamente) che la loro scoperta sia la più importante di sempre, non intellettuali della scienza. Chiudo ricordando che, molti anni fa, nel corso di un evento organizzato dall’Università, l’amministratore delegato della consociata italiana di una grande multinazionale del software disse (più o meno): voi (università) pensate a formare persone che sappiano leggere la realtà, che sappiano cogliere le relazioni logiche, che sappiano affrontare i problemi; poi, su questa base, ci pensiamo noi, che lo facciamo meglio, a dare la formazione specifica professionalizzante nell’arco di pochi mesi.
Da: Riccardo Cuppini
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