Accanimento contro i CBD oli di cannabis ad uso terapeutico

Messaggio per Massimo Gramellini

Domenica 15 settembre 2024 18:02:04
Buongiorno,
sarei lieto se Massimo Gramellini portasse l'attenzione del pubblico sul tentativo di mettere fuori legge l'uso dell'olio di cannabis per uso terapeutico tramite una legge che è in via di discussione.
Accludo il testo della mail di uno dei produttori di questo prodotto dalle ottime prestazioni.
Carissimo/a,

nella precedente mail abbiamo comunicato la riapertura del nostro negozio on-line a seguito della sospensione del 10 settembre da parte del TAR Lazio del noto Decreto che prevedeva l’inserimento del CBD a uso orale nella tabella delle sostanze stupefacenti. Con tale decisione viene nuovamente disposto (come accaduto nel 2020 e nel 2023 con analogo decreto proposto da precedenti ministri) che il CBD è privo di effetti psicoattivi, non presenta alcun rischio per la salute pubblica e, pertanto, non può essere criminalizzato.

Neanche 2 giorni in cui poter riprendere fiato e speranza che giovedì 12 ci è giunta notizia che la Camera dei Deputati ha approvato l’Articolo 18 del DDL Sicurezza che, alla fine del percorso legislativo culminante nella discussione in Senato, renderà illegale la coltivazione, lavorazione e vendita delle infiorescenze di canapa e suoi derivati (inclusi, pertanto, anche gli oli).
Un provvedimento, privo di basi scientifiche o giuridiche, che mette in grave pericolo il futuro del settore della canapa industriale in Italia che offre lavoro a circa 15.000 persone generando un fatturato annuo di oltre 500 milioni di euro.

L’approvazione di questa norma rappresenta una mossa controversa in contrasto con precedenti sentenze e contro la normativa europea.

Ricordiamo come nel maggio 2018, con Circolare n. 5059, il MIPAAF ha chiarito che le infiorescenze rientrano tra le coltivazioni destinate al florovivaismo, pertanto legali a condizione che il contenuto di THC non superi lo 0, 6%.
La Circolare, poi, del Ministero dell’Interno del 31/07/2018 ha stabilito che solo prodotti con un contenuto di THC superiore allo 0, 5% possono essere considerati pericolosi per la salute (Qui apriamo una parentesi importante ricordando come innumerevoli studi scientifici riconoscono l’effetto terapeutico del THC vendibile dalle farmacie (chiamato tra l’altro “cannabis terapeutica”…), dietro prescrizione medica).

Nel maggio 2019 la Corte di Cassazione, con sentenza n. 30475, ha ribadito il principio secondo cui i prodotti derivati dalla canapa non integrano reato se privi di effetti droganti.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza C-663/18 del 19 novembre 2020, ha stabilito che il CBD non è una sostanza stupefacente e che deve godere della libertà di circolazione tra gli Stati membri dell’Unione Europea.
Limitare, quindi, in Italia il commercio di prodotti a base di CBD risulterebbe contrario al principio di libera circolazione sancito dalle normative comunitarie. Sottolineiamo che, se dovesse passare anche in senato tale emendamento, l’Italia sarà soggetta a sanzioni andando contro tale principio.

Insomma, è una deriva repressiva che non guarda in faccia a nessuno.
Cia-Agricoltori Italiani dichiara che si tratta di un intervento puramente ideologico che rischia di annientare una filiera ad alto valore aggiunto guidata da giovani.

Come detto sopra l’iter legislativo prevede che, dopo l’approvazione della Camera, la decisione spetti al Senato. I tempi sono alquanto incerti.
E in questa continua incertezza - in cui viviamo ormai dall’inizio della nostra attività nel 2018 – apriamo la stagione del raccolto non sapendo cosa ci attenderà nei prossimi giorni…

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