Modifica normativa pensioni

Messaggio per Maurizio Landini

Mercoledì 20 ottobre 2021 10:50:13
Vorrei proporre una soluzione di facile attuazione per risolvere almeno parzialmente e in modo secondo me abbastanza equo il problema del diritto alla meritata pensione. Partendo dal presupposto che la pensione serve a garantire una vita dignitosa a quelle persone che avendo raggiunto una certa età (o nel caso di impedimenti fisici) non sono più in grado di svolgere il proprio lavoro con la massima produttività anche perchè viviamo in un epoco di veloci cambiamenti tecnologici e le generazioni più avanti con gli anni fanno fatica a stare al passo con l'evoluzione digitale e tecnologica nel mondo del lavoro. Questa evoluzione porta anche ad una riduzione della disponibilità di posti di lavoro nonostante la creazione di nuovi lavori. Il lavoro che un volta era svolto da 10 persone oggi magari basta una persona che controlla una macchina per svolgerlo e lo stesso vale per i cosiddetti lavori concettuali. Ora in questa situazione mi sembra assurdo tenere in servizio persone fino a quasi 70 anni mentre i giovani, anche molto qualificati, faticano a trovare spazio per entrare nel modo del lavoro. Nella mia carriera professionale ho visto passare molte riforme pensionistiche che hanno ingenerato anche molta confusione fra i lavoratori. Avendo letto della proposta avanzata dei sindacati e avendo visto le proposte che attualmente girano sui mezzi di comunicazione mi permetto di suggerire questa soluzione che deriva anche dalla mia esperienza lavorativa nel settore:
Collocamento a riposo flessibile a partire dai 63 anni di età (età attualmente prevista per l'APE SOCIALE) con un minimo di 20 anni di contributi e con una penalizzazione sulla sola QUOTA RETRIBUTIVA della pensione che potrebbe essere quantificata in una percentuale che va dall' 1% all 1, 5 % per ogni anno che manca al raggiungimento dei 67 anni di età (requisito pensione di vecchiaia). La quota contributiva non può essere penalizzata in quanto è già calcolata in rapporto all'età con cui una persona va in pensione e quindi prima vado e più basso è il coefficente di di trasformazione del montante che sarà anch'esso più basso non continuando a versare ulteriori contributi. Ciò permetterebbe un uscita flessibile dal lavoro su base volontaria senza scaloni che per un giorno di differenza fanno lavorare una persona fino a 5 anni di più. I requisiti potrebbero poi essere soggetti a revisione sulla base dell'andamento dell'aspettativa di vita ma su periodi abbastanza lunghi (ogni 5 anni) per dare modo ai lavoratori di programmare la propria vita sia lavorativa che come pensionati. Non mi dilungo oltre. Spero che questi spunti possano essere utili. Con stima.
Da: Claudio

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