Trasmissione su gesu' storico
Messaggio per Paolo Mieli
Mercoledì 9 giugno 2021 17:09:25
Gent. Dott. Mieli
Le scrivo in quanto ho visto poco fa un video di storia, ormai datato, che la vedeva conduttore al quale partecipava anche il Dott. Barbero come invitato; si parlava di Gesù, con metodo storico.
Il motivo della mia lettera riguarda l’orientamento da lei espresso, durante la trasmissione, attribuendo un significato alla sua condanna a morte.
Naturalmente dobbiamo prescindere da criteri che si basano sulla fede, in quanto l’approccio era quello storico. Nondimeno non possiamo non riconoscere che la vicenda di Gesù, con tutte le implicazioni che ha avuto nella storia, non è di scarsa importanza e che questa importanza deriva anche dal fascino e dalla bellezza del suo messaggio, che lo si giudichi come credenti oppure no.
Mi permetto di sostenere che l’orientamento che è emerso da alcune sue affermazioni sminuisce questa importanza, in alcuni passaggi che elenco di seguito.
Definire il movimento delle origini di Gesù una “rivolta”, lo inserisce nel contesto delle molteplici rivolte che Israele ha dovuto subire nella storia e ne giustifica, come normalmente avviene, la repressione, negando che Gesù abbia agito in modo non-violento.
A prova di questo, lei ha citato l’episodio evangelico della cacciata dei mercanti del Tempio: l’unico episodio, in tutto il Nuovo Testamento, nel quale Gesù possa essere citato in una azione “violenta”. Eppure avete affermato entrambi, lei e i Dott. Barbero, che i Vangeli non possono essere letti come libri propriamente storici, pur potendo contenere dati storici; ebbene, se questo è vero per i Vangeli, non è corretto estrapolare l’unico episodio che possa avere un certo orientamento, ma bisogna considerare il Nuovo Testamento nel suo insieme. Come è possibile inquadrare Gesù come “violento”, quando anche Ghandi a parlato delle beatitudini come uno dei più grandi brani che sia mai stato scritto?
Un’altra affermazione che mi ha lasciato perplesso è quella secondo la quale Gesù sarebbe stato condannato da Pilato con un fondamento giuridico, avendo commesso il reato di “lesa maestà”. Pur non avendo le competenze di un giurista, non credo che questa possa essere un’affermazione storicamente accettabile, mentre è riconoscibile un intento di assolvere il popolo d’Israele dalla uccisione di Gesù.
Per quanto mi riguarda personalmente, non ce n’era bisogno. Io non credo che si possano attribuire delle colpe ad un popolo intero, le colpe sono dei singoli.
D’altra parte rimango deluso e mortificato nel leggere sullo sfondo delle sue tesi la teoria secondo la quale Gesù sia stato ucciso “giustamente”. Questo, Dottor Mieli, è come metterlo in Croce un’altra volta.
Come credente, non potevo non scriverlo.
Come uomo e fratello, se mi consente questo termine, le auguro di saper distinguere le caratteristiche degli eventi della Storia che hanno avuto il merito di aver arricchito l’umanità, che gli stessi abbiano avuto o meno natura divina.
Cordialmente
Paolo Marchioni
Le scrivo in quanto ho visto poco fa un video di storia, ormai datato, che la vedeva conduttore al quale partecipava anche il Dott. Barbero come invitato; si parlava di Gesù, con metodo storico.
Il motivo della mia lettera riguarda l’orientamento da lei espresso, durante la trasmissione, attribuendo un significato alla sua condanna a morte.
Naturalmente dobbiamo prescindere da criteri che si basano sulla fede, in quanto l’approccio era quello storico. Nondimeno non possiamo non riconoscere che la vicenda di Gesù, con tutte le implicazioni che ha avuto nella storia, non è di scarsa importanza e che questa importanza deriva anche dal fascino e dalla bellezza del suo messaggio, che lo si giudichi come credenti oppure no.
Mi permetto di sostenere che l’orientamento che è emerso da alcune sue affermazioni sminuisce questa importanza, in alcuni passaggi che elenco di seguito.
Definire il movimento delle origini di Gesù una “rivolta”, lo inserisce nel contesto delle molteplici rivolte che Israele ha dovuto subire nella storia e ne giustifica, come normalmente avviene, la repressione, negando che Gesù abbia agito in modo non-violento.
A prova di questo, lei ha citato l’episodio evangelico della cacciata dei mercanti del Tempio: l’unico episodio, in tutto il Nuovo Testamento, nel quale Gesù possa essere citato in una azione “violenta”. Eppure avete affermato entrambi, lei e i Dott. Barbero, che i Vangeli non possono essere letti come libri propriamente storici, pur potendo contenere dati storici; ebbene, se questo è vero per i Vangeli, non è corretto estrapolare l’unico episodio che possa avere un certo orientamento, ma bisogna considerare il Nuovo Testamento nel suo insieme. Come è possibile inquadrare Gesù come “violento”, quando anche Ghandi a parlato delle beatitudini come uno dei più grandi brani che sia mai stato scritto?
Un’altra affermazione che mi ha lasciato perplesso è quella secondo la quale Gesù sarebbe stato condannato da Pilato con un fondamento giuridico, avendo commesso il reato di “lesa maestà”. Pur non avendo le competenze di un giurista, non credo che questa possa essere un’affermazione storicamente accettabile, mentre è riconoscibile un intento di assolvere il popolo d’Israele dalla uccisione di Gesù.
Per quanto mi riguarda personalmente, non ce n’era bisogno. Io non credo che si possano attribuire delle colpe ad un popolo intero, le colpe sono dei singoli.
D’altra parte rimango deluso e mortificato nel leggere sullo sfondo delle sue tesi la teoria secondo la quale Gesù sia stato ucciso “giustamente”. Questo, Dottor Mieli, è come metterlo in Croce un’altra volta.
Come credente, non potevo non scriverlo.
Come uomo e fratello, se mi consente questo termine, le auguro di saper distinguere le caratteristiche degli eventi della Storia che hanno avuto il merito di aver arricchito l’umanità, che gli stessi abbiano avuto o meno natura divina.
Cordialmente
Paolo Marchioni
Da: Paolo Marchioni
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