Messaggi e commenti per Dacia Maraini - pagina 14

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Frasi di Dacia Maraini

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Biografieonline non ha contatti diretti con Dacia Maraini. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Dacia Maraini.

Martedì 28 aprile 2020 12:17:39

Gentilissima signora Dacia sono Liana D'Angelo, una pianista di Cefalù, c'ero al suo incontro quando è venuta a presentare il suo libro. Sarei onorata se volesse impreziosire con un suo intervento brevissimo ma altamente qualificante lo spettacolo (online ovviamente) che sto allestendo con diversi artisti siciliani per giorno 1 maggio. La invito, qualora lo volesse, a dare uno sguardo ai quattro spettacoli già fatti durante questo periodo di quarantena su www. concertodipasqua. it.. Le sarei davvero grata qualora acconsentisse alla mia richiesta.
Grata comunque, Liana D'Angelo

Mercoledì 22 aprile 2020 10:44:04

Gent. ma Sig. Maraini, dedicandomi in questo periodo di forzato isolamento alla revisione delle carte di famiglia, ho trovato una fotografia di alcuni membri della sua famiglia (penso) indirizzata ai "cugini Fruttero". Mi piacerebbe potergliela mandare per saperne qualcosa di più. Qualche altra notizia che collega in qualche modo la famiglia Maraini con la famiglia Fruttero è il fatto che l'architetto Otto Maraini aveva progettato la villa di mia zia a Torino, e che Emilio Maraini aveva acquistato uno zuccherificio a Savigliano dove vivevano i miei. Non so altro. Mi scuso se le faccio perdere tempo e la ringrazio comunque.
Con stima, distinti saluti
Adriana Fruttero

Sabato 18 aprile 2020 16:34:41

Gentile Dacia,
premetto che non sono una fotografa né di professione né per diletto. In occasione di questa fase di isolamento, approfittando dell’opportunità di abitare a Roma centro tutti i giorni di mattina presto ho ritratto monumenti, scorci iconici, piazze, vetrine al solo scopo personale di memorizzare il loro stato di cristallizzazione e di lasciare la loro immagine alla riflessione dei miei nipoti, se ci saranno. Col passare dei giorni, tuttavia mi sto chiedendo se questo materiale possa interessare a qualcuno, e nel caso lo condividerei al solo scopo di contribuire al fondo per le famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Coronavirus.
Se crede di avere tempo, potrei inviarle una piccola selezione per avere un suo parere ed eventualmente un consiglio su come orientarmi, poiché appunto non appartengo al mondo della fotografia e della comunicazione.
Nel manifestarle la mia gratitudine per il suo operato, La saluto cordialmente
Bianca

Mercoledì 15 aprile 2020 22:57:50

Salve Dott. ssa Dacia Maraini, sono Giuseppe Paoloni dell'Associazione Consulgreen; dopo averLa ascoltata in TV, le chiedo di darci una mano. I dati sul clima paventano una possibile nuova emergenza; quindi Le chiediamo consiglio, collaborazione, ed eventuale sinergia, nell'interesse collettivo della salvaguardia ambientale, che siamo certi si ripercuote anche sulla Ns. salute. Ad esempio, prevenire incendi boschivi come quelli piu' volte verificatesi a Piraino negli ultimi anni, ci sembra cosa buona e giusta. La raccolta della biomassa di risulta, per poi trasfomarla in energia, la creazione di una maggese intorno a questi boschi, "dove è possibile" ci appare logico, e ci permette di concretizzare delle operazioni troppe volte dimenticate per la salvaguardia del territorio boschivo. Una interazione con le industrie del settore di pirolisi, possibili nuove Star up "manodopera". Continua... MI chiami al 347 ------- oppure ci scriva: -------

Domenica 12 aprile 2020 15:54:48

Buongiorno Dacia,
Sono una nonna di 66 anni, in questi giorni di isolamento ho riletto una storia che avevo scritto più o meno 20 anni fa, ero in una una fase di cambiamento e, allora, scrivere questa storia mi ha aiutata e accompagnata.. Se pensa di avere il tempo di leggerla mi piacerebbe inviargliela.
Buona giornata di Pasqua e cari saluti
Anna Martellozzo

Domenica 5 aprile 2020 18:22:47

Preg. ma Dacia,
raccogliendo l'invito del Direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, ho inviato, in qualità di volontario, un mio umile contributo scritto.
Il testo è questo.
Cordialmente.
Emanuele Ratti - Chieti
“Siamo stati e saremo tutte foglie di uno stesso albero”.
Preg. mo sig. Direttore,
chi le scrive è un aderente ai programmi di volontariato del Parco. Ormai da anni.
Mi sia umilmente consentito offrire questo mio semplice contributo, personali riflessioni, frutto di questi tempi difficili; lungi da me la pretesa di rimanere nelle prossime ore a correggerlo, rivederlo, aggiungere o togliere cose: lo scrivo e lo invio, così, di getto…
Sono ormai otto anni che svolgo, con assidua regolarità, questo servizio. Certo, vorrei definirlo servizio: alla collettività, alla natura, all’ambiente; un diverso modo di rivedere, reimpostare, la propria vita, comprendere quanto sia fondamentale porsi dinanzi alla perfezione della meraviglia di cui siamo circondati, di cui tutti noi ne siamo partecipi, con un atteggiamento consapevole improntato al rispetto ed alla gratitudine per tutto ciò che è stato a noi donato e di cui ora ne sentiamo, inevitabilmente, la struggente mancanza.
Esattamente due anni orsono, nel mio consueto turno stabilito tra agosto e settembre, ho svolto, unitamente ad altri volontari giunti, come sempre, da ogni parte d’Italia, servizio con gli ospiti e gli operatori di una comunità di recupero, dedicata a ragazzi e ragazze provenienti da famiglie in difficoltà: varie situazioni di disagio, storie di maltrattamenti ed altro, frutto di contesti sociali davvero complicati.
Ma già da subito, già dalle prime ore del nostro incontro e della conoscenza reciproca, si era instaurato tra tutti noi un sentimento di profonda amicizia, un legame sincero, intimo, vero. Certo, le giornate erano impegnative, si lavorava sodo, i responsabili non facevano “sconti” a nessuno, come era giusto che fosse.
Arrivava, però, il momento della cena, attorno a quel tavolo. Stanchi, sicuramente, ma soddisfatti e felici del contributo di cui ognuno di noi era orgoglioso, dai più piccini ai più grandicelli. Tutti noi, attorno a quel tavolo, i ragazzi e le ragazze della comunità, gli operatori sociali, studenti, operai, dipendenti, ricercatori universitari ed i nostri immancabili tutor.
Eravamo lì, con le nostre storie personali, con i nostri racconti, i nostri sogni, le nostre aspettative per il futuro, le nostre “scemenze” e le prese in giro… e dopo, immancabilmente, le nostre personali riflessioni trasmesse sulle pagine di quello che era il diario giornaliero dei volontari, diario che qualcuno dovrà recuperare, custodire e conservare gelosamente: vi erano semplicemente trascritte le nostre vite, le impressioni, profonde o banali, non importa, di quei giorni indimenticabili, vissuti tutti quanti insieme.
Le loro storie erano le nostre storie. In quel diario vi era tutto un mondo.
In quei momenti riuscivamo a superare tutto: si doveva pensare alla spesa giornaliera, alla cena, ai compiti affidati per il giorno dopo… perché il giorno dopo si lavorava duramente, sistemare i pennelli ed i barattoli di vernice, preparare la segnaletica, i pali di legno e quant’altro... Eravamo compagni di viaggio, su quei sentieri, in quell’ostello, anche se purtroppo solo per pochi giorni. A molti di loro la vita aveva riservato solo privazioni e sofferenze, ma, una volta a cena si dimenticava tutto… come si dimenticava tutto quando venivamo accolti nell’abbraccio di quei monti.
Ecco, vede, il termine “nostro” ricorre frequentemente: eravamo “noi”, in quei momenti. Noi e la bellezza di quella natura incontaminata. Mi sorge, però, una domanda: se la bellezza salverà il mondo, noi saremo in grado di salvare tale bellezza? Ma questa è un’altra storia…
Gli ospiti di quella comunità, gli operatori sociali di quella cooperativa, provenivano da Bergamo.
Certo, da Bergamo.
In questo momento complicato per tutti, il mio personale pensiero va anche e soprattutto a loro, a quella città, così duramente colpita.
Arrivò, purtroppo, anche il giorno dei saluti. Il turno era terminato. Scrivo, in questo momento, con le lacrime agli occhi, le stesse, identiche di quando ci salutammo: certo le stesse, perché le lacrime sanno riconoscersi, sanno richiamarsi. Come gli abbracci, quelli veri. Quelli che ora ci mancano così tanto.
Mi rendo perfettamente conto che, con ogni probabilità, queste mie semplici parole non riescono a far comprendere quanto sia stato meraviglioso condividere quei giorni con ragazzi e ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero, come d’altronde è inevitabilmente capitato in ogni occasione d’incontro legata alle mie passate esperienze di volontariato.
“Ragazzi e ragazze” di ogni fascia di età, ognuno con le proprie storie, i propri sogni e le proprie aspirazioni, orgogliosi, anche se per pochi giorni, di essere entrati a far parte della grande famiglia del Parco, di aver donato il proprio contributo, piccolo o grande che sia stato. Perché siamo stati e saremo tutte foglie di uno stesso albero.
Il Parco è anche e sopratutto questo: condivisione di valori, amicizia, impegno e solidarietà. Reciproca. Ed il volontariato ne costituisce una fondante espressione. Qualcosa che rimane dentro. Per sempre.
Non vorrei in alcun modo intristirLa con questo mio ricordo. In quei giorni, le parlo dell’agosto 2018, qualche giorno prima che venisse a mancare, mia madre, mi chiese, dal capezzale del suo letto di ospedale: “Emanuele, ma quest’anno ci vai al Parco? ”. Lei era orgogliosa di me, sapeva in cuor suo quanto ci tenessi e quanto fosse importante che io dedicassi le mie “immeritate ferie”, come amo definirle, al volontariato.
Partii per San Donato val di Comino (FR), la settimana dopo che lei se ne andò. Dopo il valico di Forca d’Acero si aprì quella valle bellissima… Per un po’ le nuvole erano ormai scomparse.
La mia speranza è legata alla prospettiva di un futuro migliore, un futuro che possa far comprendere l’importanza di affidarsi a valori universali, eterni, raccogliersi nella fede, per chi ci crede, scevri dalle banalità, dalle futilità e dagli egoismi che hanno impregnato e permeato le nostre vite: probabilmente noi, pochi, tanti, non so, potremo anche ritenerci fortunati avendo compreso, da tempo, che senza l’amore ed il rispetto della natura e di tutto il creato non avremmo un futuro. Valori, questi, non da insegnare pedissequamente, ma da portare dentro. Da “crescerci dentro”.
Ripartire dalla natura, accoglierla come lei ci accoglie, affidarsi al suo caldo abbraccio senza sottometterla al nostro, limitato, volere: perché, tutto, dopo, ci verrà restituito, nel bene e nel male.
Una volta ero di vigilanza, in ausilio ai Guardiaparco, in prossimità dell’imbocco di un sentiero interdetto ai visitatori, poiché era in atto il consueto piano di salvaguardia dell’accoppiamento dei camosci. Si avvicinano due escursionisti con la pretesa di passare. Loro “dovevano passare”. Al mio garbato rifiuto faccio notare che eventualmente è prevista una sanzione nel caso di inosservanza e che potrei avvisare le Guardie in qualsiasi momento. Di tutta risposta: “paghiamo quello che c’è da pagare ma noi passiamo lo stesso”. Ebbene noi pretendiamo di risolvere tutto col denaro, staccando un assegno. Pretendiamo di andare contro le leggi che la natura stessa non impone ma che ci chiede di accettarle, di condividerle, noi: ospiti indesiderati a questo punto, ospiti dello stesso creato quali siamo, infinitamente piccoli, capaci da sempre di ritenerci superiori a tutto, a tutti. Ma mai tanto piccoli quanto un semplice virus, probabilmente molto più intelligente di noi.
La montagna è una dimensione interiore; da ogni vetta, qualsiasi vetta, non si và da nessuna parte, si può solo scendere. Così come l’umiltà: non la prescrive il medico, né la si acquista in farmacia.
Chi Le scrive è un poliziotto. Superfluo sottolineare quanto sia impegnativo per il sottoscritto cercare di fare, ogni giorno, il proprio dovere. Con dignità e spirito di sacrificio. Ma questo non importa, non è un problema, è il mio compito, ne sono consapevole. Siamo tutti chiamati, in questi tempi, difficili a dare il nostro contributo. Se nel passato i nostri nonni hanno sacrificato la vita per la nostra libertà, ora a noi si chiede di sacrificare un po’ della nostra libertà, per la vita. E’ un assioma già noto, ma deve far riflettere.
Con la speranza di ritornare presto da voi, dedicandovi le mie “immeritate ferie”, e scusandomi ancora di queste banali e scontate considerazioni.
Volontari per il territorio. Volontari per sempre.
A presto.
Vostro.
Emanuele Ratti

Sabato 4 aprile 2020 09:37:49

Gentilissima Signora Maraini,
mi sono imbattuto nel suo editoriale su Sette di marzo 2020. Alcune sue riflessioni sull'importanza dell'immaginazione e le considerazioni sull'attuale contagio mi hanno particolarmente colpito. Mi piacerebbe spedirle una mia raccolta di versi recentemente pubblicata con Supernova di Venezia e una in giro in cerca di editore. È possibile? E se si a quale indirizzo potrei spedirle? Ringraziandola per la sua attenzione, cordiali saluti Angelo Chiarelli anni 72
p. s. Ulteriori informazioni su di me sono facilmente reperibili su internet.

Venerdì 20 marzo 2020 02:35:23

Salve, sono un giovane ragazzo che per divertimento e passione ama scrivere. Onestamente non ho idea di come scriva e neanche se i miei concetti arrivino a destinazione. Quello che le chiedo, se la mia breve presentazione l’ha colpita, è di dare un’occhiata a ciò che ho scritto.
Anche solo per dare un giudizio, un consiglio ad un amatore.
In fede, spero di ricevere una sua risposta.
Buon proseguimento.

Martedì 17 marzo 2020 18:52:45

Salve mi presento: Antonello Chichiricco, musicista, scrittore. Considerata l'estrema sensibilità alla rivendicazione femminile, vorrei proporre a Dacia (con cui condivido molte altre affinità) il mio saggio "48 Donne che hanno cambiato il mondo" - CSA Editrice. A seguire una breve presentazione.

Quarantotto racconti straordinari di altrettante appassionate e appassionanti donne, dall’antichità ai giorni nostri, nate in ben sedici Paesi diversi, dunque vere cittadine del mondo, a rappresentare un modello di paragone per alcuni, un riferimento per altri, contribuendo a introdurre ineludibili elementi di riflessione critica, portando a riconsiderare vedute, convinzioni, preconcetti; apportando un sofferto ma progressivo e inarrestabile miglioramento qualitativo nella società umana.

In questo mio lavoro sono andato a pescare in tutte le categorie umane e gruppi sociali. Elemento prioritario di scelta è stato prediligere donne sensibili ai problemi delle donne. Donne scelte però non tanto perché suffragette, femministe militanti o rivoluzionarie (anche se nel libro ce ne sono) quanto come donne di superiore intelligenza emotiva, logistica, politica, anticonformista, in poche parole donne di straripante sentimento, profonda sensibilità, strenua linfa vitale. Qualità icasticamente riconducibili e simboleggiabili dal Cuore delle donne, un cuore di certo più ‘grande’ di quello dell’uomo e, quando davvero tale, in grado, sì, anche di cambiare il mondo.
Grazie mille, saluti cari.
Antonello Chichiricco

Lunedì 16 marzo 2020 14:19:42

Salve le scrivo per conto di una mia carissima amica ha un sogno nel casetto di poterla contattare per il suo diario di vita scritto da lunga data. È una donna piena di coraggio.. e tenacia ha attraversato momenti di grande tristezza dalla morte di sua madre e suo fratello all eta di soli 14 anni alla fuga dai vari istituti dove lei orfano di madre e di un padre mai conosciuto entava ed usciva. Finalmente il riscatto a soli 20 un lavoro gratificante con i marchi piu importanti della moda italiana come stilista.

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