Messaggi e commenti per Bianca Berlinguer - pagina 54
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Frasi di Bianca Berlinguer
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Biografieonline non ha contatti diretti con Bianca Berlinguer. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Bianca Berlinguer.
Martedì 24 marzo 2020 21:41:52
Domenica 22 marzo 2020 22:35:06
Buonasera Bianca,
le scrivo perché mi auguro che qualcuno dia voce agli ultimi. In questi giorni, sto inviando messaggi alle nostre istituzioni e a programmi di attualità politica, ma non ho ancora ricevuto riscontro.
Scrivo riguardo ad una grande iniquità nel DECRETO CURA ITALIA, l'art 22 al III comma, limita la cassa integrazione in deroga a coloro che erano già assunti al 23 febbraio. Io sono stata assunta il 2 marzo e quindi non potrò accedervi, Mi sembra totalmente assurdo!
Un cordiale saluto
Federica Pallari
Sabato 21 marzo 2020 13:31:33
Egr. Bianca Berlinguer
scrivo a lei non sapendo a chi altri rivolgere queste mie brevi considerazioni e il mio, magari inpportuno, suggerimento. Abbia la pazienza di ascoltarmi e, se può, di fare qualcosa dalla sua posizione.
E' passata più di una settimana dal Decreto contenente restrizioni alla vita fin qui svolta dagli italiani e qualche realistica osservazioni si può farla, al di là della retorica ufficiale, pur necessaria, sugli inni e sulla musica dai balconi.
I giornali e i Presidenti di Regione ieri e l'altro ieri hanno lamentato le troppe inandempienze e inottemperanze dei cittadini verso il decreto. Un quotidiano, forse esagerando scriveva di un 42% irrispettoso. Bene, lasciamo stare le cifre, ma certo è che una dose verità la dicono gli uni e le altre.
La mia riflessione in proposito è più o meno questa. L'argomentazione è piuttosto sbrigativa e salta alcuni passaggi, ma non posso farla troppo lunga. Chi non rispetta le regole dettate in questo Decreto sono, in maggior parte, persone di età relativamente più giovane e non solo da questo si può immaginare che proprio i giovani siano i più colpiti nei movimenti e nelle attività. Dal balcone su cui mi affaccio osservo passare giovani, correre giovani, parlare giovani. Nella mia mente, perdoni di nuovo la fretta conclusiva, ha continuato a girare il pensiero di un riaffioramento con una sua forma specifica, quella di questo momento, di un conflitto generazionale. Certo, non è mai stato assente nella storia delle società e perciò in esso non si dovrebbe vedere nulla di nuovo, in alcuni momenti però, è innegabile ed emerge con maggiore evidenza.
Vado avanti. Insieme è possibile notare anche un conflitto comportamentale, che coinvolge e contrappone non solo i giovani. Alcuni, difficile ciò da quantificare e le multe comminate sono una parte piccolissima di una realtà ben più larga e impossibile tutta da controllare, non rinunciano alle proprie abitudini e ai propri comportamenti, anche se sconsigliati dalla legge e dalle autorità sanitarie. Credono di padroneggiare, come sempre, il cerchio delle cose, lontani, come sempre, dal pensare che esso va molto al di là di noi. Perchè?
E vedo la terza frattura, più spigolosa e più perniciosa: un conflitto cognitivo. Molti parlano di gap cognitivo, di deficit cognitivo, che però inevitabilmente, se non è sanato, in questa società di veloce distribuzione della propria opinione, volge per sua natura al conflitto. Ci sono nelle nostra società buone e utili conoscenze, alcune altissime, che però sono patrimonio solo di una ristretta sua parte. Pensi alla distanza tra lei e il virologo che nella sua trasmissione interroga e pensi alla distanza tra il virologo e l'imbianchino, che pure qualcosa sa su come mescolare le vernici e pensi alla distanza tra il virologo e chi non legge quasi nulla. Vivo De Mauro ci aveva spesso bacchettato sulla malefica e proteiforme presenza degli analfabetismi che corrono nelle nostre città e che sono paglia per qualsiasi fuoco di inesattezza, inattendibilità e anche menzogna, ora lo si fa molto meno e di sicuro in questa situazione l'analfabetismo non aiuta. La democrazia non ha vita senza educazione e tanto meno senza istruzione.
Ne aggiungo un altro di conflitto: di spazio/i, che riguarda, sì, ancora i giovani, ma non solo, tocca per fare un altro esempio, anche i possessori dei cani (non pochi, sembra che la cifra si aggiri sugli 8 milioni, il che già di per sè dovrebbe far riflettere, perchè se abbiamo bisogno di 8 milioni di cani, per lo più di compagnia, c'è qualcosa che non torna nel nostro bilancio emotivo). I giovani furono "creati" negli anni '50, prima erano assimilati agli adulti, erano semplicemente giovani adulti, poi divennero solo "i giovani", divennero una questione e la definizione dei loro comportamenti contribuì ancor più a rafforzare e a difondere questi comportamenti. Furono ghettizzati e si ghettizzarono e di seguito arrivò il commercio e il business su di loro, lucrando appunto sui loro comportamenti e favorendone altri, cosicchè si crearono e si cementarono spazi particolari che man mano si sono estesi a favore del commercio su di loro. Che cos'è la cosiddetta movida notturna della nostre città se non il decolato di questo processo? C'è un'economia fiorente su di loro, ma questo so lei lo sa meglio di me. Voglio solo sottolineare che adesso lo spazio comincia a diventare problema, questione.
E insieme allo spazio, inevitabilmente, il suo fratello tempo.
Chiusi in casa, il tempo è dilatato e soverchiante. Potrebbe aiutare, certo, la congerie di intrattenimento e, mi scusi, di insulsaggini provenienti dalle nuove telecomunicaioni, ma non basta. Il tempo, prima così pieno di superfluo così vuoto adesso, costringe, volenti o no, a un rendiconto, latente o palese, a un lavorio con se stessi, al quale non siamo tutti abituati e al quale non tutti siamo preparati. Siamo diventati pesci che cercano di respirare fuori dell'acqua.
Le insipenze, le approssimazioni e spesso le debolezze rischiamo di vederle galleggiare sulle nostre mezzore e cambiare i nostri pensieri. Se non si ha una vita interiore, una costruzione interiore, un abbozzo di costruzione, un piccolo principio superiore, questa nuova situazione può trasformarsi in una miccia di implosione e far germogliare comportamenti anche più rischiosi, interpersonali o addirittura sociali.
Le condizioni reali, abitative, in cui tutto ciò avviene non sono quelle ideali. Pensi alla grande maggioranza degli appartamenti: di ridotte dimensioni, adatti a passarci la notte non le 24 ore su 24 e una settimana sopra l'altra, non adatti a sentire la pressione continua degli umori di altre due o tre persone, costruiti con risparmi sui materiali (non è difficile ascoltare la lite coniugale di 4 piani più su), sulle ammpiezze degli svincoli, sulla luce, spesso senza neanche i balconi. Pensi ai bambini che i genitori non sono più abituati a tenere in maniera così continuativa, pensi alle situazione familiari, coniugali, già critiche o latentemente critiche che ora, costricte, vengono allo scoperto. I movimenti, la strada, i luoghi e le mura diverse, prima ci alleggerivano, ora i corpi si fanno più pesanti, se le tensioni si allungavano ora si addensano.
Concludo e scrivo il mio suggerimento, scusandomi per la lungaggine e insieme per la frettolosità, ma di questi tempi non si sa più come scrivere.
Questo è il momento in cui le famiglie italiane, gli individui, vanno accompagnati, assistiti, e, oso dire, rieducati. Le istituzioni non possono farlo, la politica non ce la fa, è freneticamente occupata in altro e temo abbia anche perso, da tempo, quello spirito educativo che aveva dato fatto buone prove nel secolo scorso. Perciò penso tocchi ai grandi mezzi di comunicazione di massa, alla televisione, suo strumento principe, un modo diverso di parlare, di trasmettere, di organizzare i propri programmi. Se la situazione nazionale ha i caratteri della straordinarietà, perchè non dovrebbe essere straordinaria di conseguenza la programmazione televisiva? La straordinarietà non sta solo nei contenuti, nei temi delle notizie, che sono di fatto ora cambiati, nel racconto del virus, sta soprattutto nella velocità di risposta alla richiesta, che mi creda c'è, di vicinanza della società e delle famiglie. Vicinanza, non il "tu" importuno che la pubblicità rivolge ossessivamente a chiunque, ma il "voi" ragionato, comprensivo, ausiliativo. Immagini come in quelle città e cittadine, investite dal dramma delle morti, possano venir accolti i messaggi, melensi e ipocriti, della pubblicità. Noto una certa assenza di sensibilità verso questa condizione, che non ha precedenti in fatto di isolamento dei nuclei familiari e degli individui.
Concludo davvero. Penso che i palinsesti, modellati su ritmi, audience, spazi giornalieri di certe fette di società, andrebbero qualitativamente rimodellati su tutta la novità ora occorsa. Come? Questo non lo so, ma chi dirige la RAI invece sì, ha nelle sue possibilità le conoscenze e competenze, le capacità decisionali tali da individuare diversità di nodi, questioni, tracce, e architettare, qui ed ora, un disegno nuovo di comunicazione e chissà che non possa servire anche per dopo.
Ecco, ho detto a lei quello che pensavo, non sapendo proprio a chi rivolgere queste parole, le ripeto: faccia qualcosa se può. Grazie dell'attenzione.
P. S. Le scrivo in forma anonima, e me ne scuso, perchè con il nome e l'indirizzo e-mail avrei poi la posta elettronica invasa dalla pubblicità. Cestini pure se preferisce.
Sabato 21 marzo 2020 12:43:54
Buongiorno, tutti i giorni scrivono e dicono come mai il virus sta avanzando. Nessuno si è chiesto come mai è ancora tutto aperto, al nord sono aperte tutte le aziende, chiaramente finché non chiudono tutto, veramente il virus andrà avanti. Perché non chiudono le aziende del nord? Milano è piena di casi. Bisogna intervenire subito! Grazie per l'ascolto. Mirna Poli, Scrittrice.
Venerdì 20 marzo 2020 16:37:17
Gentilissima signora Berlinguer
Sono consapevole che in questi giorni in cui ci sono decessi, decreti governativi che si susseguono. Sono consapevole che l'attenzione di tutti dei media, del Governo e delle istituzioni tutte sia rivolta a questioni molto più urgenti.
Tuttavia, nonostante questa consapevolezza, mi vedo costretta a fare questo ultimo disperato tentativo per porre alla attenzione di questo Paese anche la nostra situazione ovvero la situazione di numerosissime coppie adottive abbandonate dagli enti, dalla Commissione Adozioni Internazionali che ha lasciato una pec per emergenza Covid ma che allo stato non apre nemmeno la posta certificata e dal Governo che grazie alla inerzia di chi dovrebbe rappresentarci ovvero Enti, Coordinamento Care, e Commissioni Adozioni Internazionali, non conosce, forse, questa problematica.
Ci sono molte coppie, come me, che hanno ricevuto abbibamento in adozione internazionale.
Per quanto mi riguarda proprio in Cina dove attualmente si trova il mio bambino.
Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una doppia emergenza quella nel Paese dei Nostri figli adottivi, quella nella nostra meravigliosa terra.
Abbiamo affrontato tutto questo senza avere voce, senza che nessuno pensasse a noi.
Non chiediamo molto.
Ma vorremo solo sapere se i nostri bambini stanno bene, se possiamo sperare di abbracciarli un giorno.
Sono anche loro Italiani per metà. Hanno genitori adottivi italiani. Occupatevi di noi.
Soprattutto pensiamo a loro.
Grazie se avete letto tutto.
Grazie per avermi dedicato almeno la vostra attenzione.
Saluti
Avv. LOREDANA Di Pizio
N. B.
lascio il miei recapito cell. 349. -------
Giovedì 19 marzo 2020 23:32:50
Gentile dottoressa Berlinguer,
sono un medico ospedaliero in pensione molto amareggiato. Seguo tutti i programmi televisivi inerenti la pandemia di covid-19 sin dal suo esordio. I rappresentanti di tutte le regioni e molti sanitari hanno avuto il giusto spazio per illustrare la situazione sanitaria ed i bisogni della propria terra. Tutti sono stati intervistati tranne che gli esponenti della Regione Sardegna ed i medici che si trovano a fronteggiare una situazione d'emergenza che aggrava ulteriormente le carenze già esistenti in condizioni routinarie presso i presidi ospedalieri isolani.
Sembra, insomma, che il diritto di informazione si arresti sulle coste della penisola.
Se da un canto tale inspiegabile silenzio fa sentire il popolo sardo abbandonato, dall' altro spesso alimenta la pericolosa illusione di essere esente da rischi e doveri di osservare le norme stabilite dai decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri necessarie ad arginare la diffusione del coronavirus.
Mi domando e Le domando se sia giusto che i media televisivi nazionali si ricordino che esiste la Sardegna soltanto in occasione delle vacanze estive.
Le porgo i miei cordiali saluti
Enrico A. Andreoli
Giovedì 19 marzo 2020 21:18:31
Buonasera, le scrivo in relazione alla trasmissione Cartabianca andata in onda martedì 17 marzo. Sono rimasta basita dall' andamento dell' intervista ed al contraddittorio tra il prof. Ascierto e il prof. Galli.
Innescare una polemica diffamatoria di quella portata è stata un' azione che poco attiene con l' etica umana e professionale che dovrebbe contraddistinguere uno stimato professionista. Non solo abbiamo assistito ad un manifesto livore di tipo professionale nei confronti di Ascierto, ma il fatto più grave è che il professor Galli, consapevolmente ha deliberatamente attaccato, delegittimando l' operato di uno stimato luminare e del suo gruppo oltre che, in modo subliminale, l'eccellenza del sistema di ricerca del Sud, utilizzando stereotipi ormai stantii. Ciò che, però, mi è veramente dispiaciuto, è la sua incapacità o non volontà di equilibrare gli inerventi in modo da dare diritto di replica ad accuse gravissime o almeno di stopparle. Dottoressa Berlinguer, io sono un' affezionata spettatrice della sua trasmissione, e le sue modalità ferme, ma garbate di fare giornalismo mi sono sempre piaciute, Questa volta assolutamente no! Forse anche lei si è lasciata intimidire dalla protervia e dai potentati di certe lobby politico-sanitarie ?
Inoltre la spiacevole situazione ha innescato un ulteriore disgustoso episodio di pessimo giornalismo nella trasmissone Striscia la Notizia, nella quale come ben saprà, il conduttore ha trattato Ascierto come un volgare millantatore. Che vergogna!!!
In un tempo così grave e difficile mi sarei aspettata che la notizia di una possibilità di cura per tutti noi avrebbe unito alimentando la speranza, seppur remota, superando ogni tipo di barriere, ma mi devo ricredere: l' uomo ha molta difficoltà a costruire ponti, anche se poi rischia di estinguersi.
Giovedì 19 marzo 2020 13:39:32
Caro Massimo Galli, so bene che questo non è il tempo delle polemiche, ma ciò che ieri sera, martedì 17 marzo, è accaduto nel corso della trasmissione di Bianca Berlinguer “Carta Bianca” merita un momento di attenzione. Scrivo con lucida fermezza e somma umiltà, uscendo fuori da ogni campanilismo dentro il quale è facile cadere, attorno a ciò che credo avresti potuto fare e non hai fatto: dare un esempio di coesione, d’unità, del collega che incoraggia altri colleghi e non li denigra. Dare contezza della tua saggezza visto che sei stato scelto nel gruppo d’esperti del governo nazionale. E così testimoniare che essere di supporto ad altri colleghi non è poi così difficile nemmeno per te.
E, invece, non hai perso tempo a riportare fuori ciò che avevo già notato di te in forma molto più lieve in altre trasmissioni: quella protervia, la supponenza tipica di chi si crede il primo della classe e non sopporta se c’è qualcuno che riesce a fare meglio di lui perché, magari, è più lesto, più umile o semplicemente più curioso di capire quale possibile via possa esserci per uscire da questo incubo individuale e collettivo. Incubo d’Italia ma anche, prima ancora, della Cina. E poi di altri Stati europei o degli Stati Uniti per restare ancorati solo ad una parte del mondo occidentale.
Che poi il presenzialismo e la visibilità possano nuocere e far perdere il limite del proprio senno a molti è noto a tutti. Accade ancora di più quando si è parte di una comunità medico/scientifica in un momento in cui il mondo vive un dramma collettivo rappresentato da un virus (che sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale) che nessuno conosce e nessuno ancora riesce a debellare. Così, con questo breve articolo, ho pensato fosse utile, per te, per noi, per Paolo Ascierto, ma, soprattutto, per tutti coloro che stanno soffrendo negli ospedali in queste settimane, aspettando una cura efficace che possa alleviare la sofferenza, capire assieme a quali sterili e stupidi luoghi comuni si può arrivare. E quale polemica si può montare, in diretta televisiva, senza il minimo garbo nei confronti di un collega medico e dei telespettatori che vi seguivano. Rivedendo il tuo intervento e la reazione sbalordita e muta (persino signorile) di Paolo Ascierto, capirai come la stupida invidia possa far diventare sgarbato e rozzo persino un uomo come te che, essendo nato nella Milano/bene, ed essendo navigato, dovrebbe avere ogni qualità ed ogni aplomb per dire le cose come si dovrebbero dire, per capire che fare squadra in un momento così è molto più utile che fare il protagonista nelle decine di trasmissioni televisive a cui stai partecipando in questi giorni. Te lo suggerisco, con tutto il rispetto che si deve a chiunque abbia vocato la sua vita ad una nobile impresa come hai fatto tu, come ha fatto il mio conterraneo Paolo Ascierto e tanti altri in altri ambiti. Ti suggerisco di rivedere e risentire le tue parole. Osserverai la frenesia della tue mani subito dopo l’intervento di Paolo. Vedrai la tua impazienza a quale grado arriva davanti alla calma serafica offerta dal tuo collega campano che, nato a Solopaca, ha imparato come si agisce nell’ombra per una vita intera. E come ci si muove nella periferia geografica d’Italia quando hai un obiettivo. Qualcosa che noi impariamo da bambini. Da esistenze che, dal primo giorno di vita, ti insegnano il lavoro, il sacrificio, la gavetta. Tu sei nato a Milano e potresti avere, per tua natura, il convincimento di essere più in alto di chi è nato a Solopaca, una piccola comunità operosa di una provincia del sud, famosa per il vino e per i tanti emigranti che sono andati altrove a studiare e a lavorare. Capirai, mi auguro, rivedendo il video, che la tua invidia si tocca con mano e raggiunge livelli tali di provocazione proprio quando dici che ciò che sta facendo al Cotugno/Pascale Paolo Ascierto con altri suoi (e tuoi) colleghi medici e ricercatori lo si fa già da tempo nella tua regione, a Bergamo ed altrove. Vorrebbe allora dire che da tanto tempo in Lombardia vi tenete per voi una faccenda simile e non sentite la necessità di condividerla con il resto della comunità scientifica non tanto per vanagloria ma perché potrebbe essere utile per salvare vite umane o perlomeno alleviare la sofferenza nel resto d’Italia ed altrove? Voglio, invece, solo pensare che ti sia saltato ogni livello di prudenza e di saggezza e che, per reazione, per sminuire un merito altrui tu abbia messo nelle tue parole ogni livore per cercare di offendere non solo un tuo collega che non ha minimamente reagito ma anche chi come lui, con una storia simile alla sua, non andando tutti i giorni in televisione come sta accadendo a te in questo periodo, cerca un modo, una strada, un farmaco per alleviare la sofferenza di chi viene contagiato dal virus.
Senza nessuna offesa personale, ti auguro che rivedere il tuo intervento da Bianca Berlinguer possa evitarti, nelle altre decine di trasmissioni a cui parteciperai in questi giorni, la stessa magra figura che hai fatto ieri. Esemplare metafora del detto popolare secondo cui, forse, con “tanti galli a cantare non spunta mai l’alba”. Una frase che noi usiamo con il dialetto/lingua, molto efficace, delle nostre origini che mi consentirai di riportare qui, data l’assonanza con il tuo cognome, per sdrammatizzare su una triste vicenda nella quale possiamo essere tutti un po’ più nervosi e po’ meno pazienti.
Ti auguro, senza alcun livore, ogni bene e, soprattutto, che tu possa cogliere, davanti a certe cose ed in certe situazioni estreme come questa, non l’impeto della polemica stupida ed inutile ma la saggezza e la necessità di fare squadra, di supportare, incoraggiare per dare, questa volta sì, a Paolo Ascierto e al gruppo che lavora a Napoli, ciò che è di Paolo e del gruppo che lavora con lui. E cioè l’umiltà di cercare a tutti i costi una via d’uscita da questa sofferenza immane, di pensare d’averla trovata e di volerla condividere, da subito, con il resto del mondo. Ecco di seguito il video del tuo intervento con l’augurio di una buona visione.
Un saluto d’incoraggiamento, francesco de rosa
Giovedì 19 marzo 2020 12:26:00
Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni che in queste ore ha avuto modo di vedere il servizio che avete mandato in onda sul tanto polemizzato primato del protocollo farmacologico TOCIVID-19. Sono veramente inorridita dal livello di informazione, o meglio disinformazione, che avete deciso di veicolare con quel servizio. Avete svilito ingiustamente la competenza professionale, acclamata a livello internazionale, del Dott Ascierto, che in questo momento sta contribuendo a salvare migliaia e migliaia di vite, non consentedogli nemmeno una replica. Siete entrati nelle case degli italiani acuendo divisione, rabbia, disinformazione e qualunquismo, rappresentando una delle nostre eccellenze come un impostore ed un ciarlatano. A livello socio-culturale sarebbe doveroso da parte vostra una chiarificazione della vicenda. Dal punto di vista umano dovreste delle scuse al Dott. Ascierto e a tutta l'equipe di ricercatori che lavorano senza sosta per tutelare tutti noi. Spero davvero che avrete il buon senso di fare marcia indietro. Cordiali saluti.
Giovedì 19 marzo 2020 11:57:36
Trovo sorprendente che lei si sia resa disponibile a trasmettere il servizio sul prof. Ascierto, ripreso anche da Striscia la notizia, diffondendo informazioni fuorvianti e lesive nei confronti del miglior oncologo italiano, primo in Italia, secondo in Europa, quarto nel mondo come indicato dalla americana expertscape. com, senza accertare la sequenza degli eventi e riconoscere i meriti del team napoletano, che ha reso disponibile una cura oggi testata anche a Modena. Ciò che è peggio è che abbiate dato spazio ad un processo divisivo e a polemica provinciale del dr. Galli, forse eccessivamente spinto da protagonismo, in un momento in cui e' indispensabile unità di intenti. Questa tv è spazzatura e danneggia tutti. La prego di voler rettificare. Altrimenti dovrò ritenere che anche lei sia da mettere nel cestino, al pari di tanti suoi colleghi di basso livello che vivono di scoop e di protezioni politiche.