Messaggi e commenti per Massimo Gramellini - pagina 45

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Biografieonline non ha contatti diretti con Massimo Gramellini. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Massimo Gramellini.

Martedì 24 novembre 2020 23:35:29

Il 25 Novembre e le parole spregevoli

Il 25 Novembre riapre in me ricordi umilianti…
“Barletta, 15 Novembre 2017
Ill. ma Sig. ra Presidente,
chi le scrive è un’altra Sig. ra Presidente seppure tanto, tanto più piccola istituzionalmente rispetto a Lei.
In realtà sono più piccola anche nella statura, ho una voce sottile che non riesce a raggiungere i toni forti dei maschi urlanti, mi piace essere educata e cortese pure quando è difficile continuare ad esserlo.
Sono comunque una donna determinata, combattiva, che ama studiare e che ha la consapevolezza di non poter più non denunciare ciò che le accade intorno e ciò che vive.
In realtà il mio orgoglio di donna pienamente realizzata ed emancipata mi blocca nel riconoscere ciò che subisco perché quasi mi farebbe sentire sconfitta e fallita.
Ma so anche che questo pensiero è ciò che coloro che usano violenza, anche solo psicologica, nei confronti dei più sensibili, vogliono s’insinui nel pensiero delle vittime per renderle inoffensive.
Oggi perciò ho deciso di inviarLe degli articoli e delle immagini che io ho sentito come una gratuita ed ingiusta sferzata alla mia persona e alla mia anima…”
Questa lettera, che solo oggi riesco a condividere pubblicamente, la inviai ad una Presidente di alto rango istituzionale all’indomani di una seduta del Consiglio Comunale di Barletta che all’epoca presiedevo.
In quella seduta del novembre 2017 si udirono infatti “frasi, davvero spregevoli” (“…il sottoscritto le fa cuocere qualche parte del corpo e mi fermo qui…”), “frasi sconvenienti sessiste” (“Lei è donna? E, se donna, faccia la donna…”)
Quelle frasi, proferite in una pubblica assise, non le udì, o forse non volle udirle, la politica, la Città e neppure la stampa sebbene fosse presente in aula. Solo un giovane giornalista riportò la cronaca di quei tristi fatti su una testata on line.
Il Giudice delle Indagini Preliminari, sulla denuncia da me sporta per quegli accadimenti, ha ritenuto di emettere ordinanza di archiviazione perché il contesto politico di verificazione del fatto, secondo la sua valutazione, rende applicabile nel caso di specie, la scriminante dell’art. 51 c. p.
Tuttavia il Giudice, nel suo provvedimento, non ha potuto non stigmatizzare l’utilizzo di quei “termini aspri e disdicevoli” che tali restano pure nel corso di un acceso dibattito politico e quindi nella sua ordinanza si legge: “…in particolare, senza che possa costituire una giustificazione alle frasi, davvero spregevoli pronunciate…, ma solo al fine di apprezzare il contesto politico di verificazione delle stesse…”
Perché non può esistere un’esimente, nè giuridica né politica, che trasformi qualcosa di spregevole in apprezzabile.
E neppure esiste una giustificazione per l’indifferenza, per l’assenza di piccoli segni di solidarietà e comprensione da parte di coloro che appaiono come paladini di lotte di civiltà ma scelgono di non udire.
La Responsabile delle Politiche di Genere dell’On. le Laura Boldrini, nel novembre 2018, mi fece giungere telefonicamente la sua vicinanza e sostegno.
Non sono mai giunte, invece, le scuse alla Collettività da parte di chi pronunciò, in una sede istituzionale, quelle frasi sgradevoli che, seppur non integranti un reato, rimangono “spregevoli e sessiste”, come lo stesso Giudice le ha qualificate.
In questo giorno dedicato all’eliminazione della violenza di qualsiasi tipo contro le donne, impegniamoci a comprendere e far comprendere che il degrado etico e culturale nutre e alimenta la violenza in ogni sua forma e tutti, in primis la politica ed i suoi rappresentanti, devono operare per la ricostruzione del valore del rispetto dell’altro senza il quale non può esserci società civile degna di tale qualificazione.
Avv. CARMELA PESCHECHERA
Un tempo Presidente del Consiglio Comunale di Barletta

Martedì 24 novembre 2020 13:50:26

Massimo, per te, per questo 25 novembre e per tutti i giorni.
Ecco la mia parola della settimana: VIOLENZA

Vittorio Feltri ha colpito ancora. Il suo articolo circa lo stupro subito da una ragazza in casa dell'imprenditore di facile. it non lo pubblico. Nei virgolettati ci sono le sue affermazioni. Di seguito ecco il mio editoriale.

Caro Vittorio,

capisco che, a causa della tua veneranda età, l'incontinenza, anche verbale, sia un inconveniente su cui noi giovani possiamo sorvolare. Ciò che non si riesce a intendere è se questo tuo persistente e livello oltre il limite della decenza, dell'educazione, del rispetto sia dato anche da un'altra noia della senilità, la demenza, oppure se tra le tue sinapsi ci sia tutt'ora un minimo dialogo, seppure confuso. Si sa, il cervello è questione di impulsi elettrici. Magari vai in corto circuito di botto e i neuroni ti dicono Roma per Toma. Non è colpa tua. Sì, drogarsi fa male, “genera un allontanamento dalla realtà e comportamenti riprovevoli”. Questa l'hai detta giusta. Che “Genovese possa disintossicarsi in carcere”, invece, è una stupidata e un “uomo di mondo” come te, con decenni di carriera giornalistica alle mani dovrebbe saperlo. O non ti è mai capitato di entrare in una gattabuia?
Genovese, ti svelo sto scoop, resterà cocainomane, fino a che non deciderà di scegliere un bel percorso di disintossicazione presso una delle più costose cliniche, dotate di équipes mediche e psicologiche, che solo lui, con il suo patrimonio, potrà permettersi. Se avrà l'intelligenza di volerlo fare, ça va sans dire. Sarà probabilmente punito, il tuo “eroe” del “menga”. Anche questa l'hai azzeccata. Il punto, però, caro Vittorio, è che, altrettanto probabilmente, per l'ennesima volta, pagherà poco o nulla. Perché la violenza sulle donne, nonostante i passi siano stati fatti nel mondo civile e politico verso un definitivo e intransigente riconoscimento de facto, resta un fenomeno (!!!) tra il serio e il faceto, intorno al quale professionisti come te si riempiono la bocca, per vomitare sulle pagine di cronaca i rimasugli acidi e fetidi di un machismo che fatica a trovare pace nella sete pruriginosa di innumerevoli scopatori seriali. Che di sesso non hanno (avete?) capito una beata sega. E perdonami il gioco di parole.
Sai, Vittorio, “l'accanimento sulla passera” della “povera” Michela, sul quale scherzi tu, con tono canzonatorio che rasenta lo sfottò, non è di per sé così strabiliante. Tutti gli uomini, tutte le donne sanno, quando sentono odore di femmina non capiscono più niente o in generale capiscono meno del solito. La “fanciulla”, “penetrata fino all'alba”, si dà il caso che, non essendo per la prima volta entrata nella maison del baldo arrapato e drogato, sapeva con ragionevole certezza che ci sarebbe andata a letto. Quello che forse le è sfuggito, ed è sfuggito anche a te, è che a un tratto avrà pronunciato quel fatidico “no, basta”, che fa andare fuori di matto tanti maschi imbufaliti. Eccola qui la violenza, Vittorio. Ci sei? O vuoi che rispieghi? Quando una donna dice: basta, significa che è “basta”. Se tu insisti e non ti fermi e non senti quel “NO” che è universale e non ha bisogno di traduzione, allora significa che la stai violentando. E' tanto difficile capire? Sai, il confine tra uno stupro e un atto sessuale consenziente è molto ben definito. Persino le bestie, intese come i non esseri umani, si accorgono quando una femmina non è disponibile o finisce di esserlo e dopo averle ronzato attorno un po', cercano altrove. Per i maschi umani, forniti di coscienza, pensa, risulta quasi impossibile decodificare una cosa tanto limpida ed elementare. Ecco perché l'educazione sessuale è tanto importante, a partire dalle Primarie. Da piccoli si impara meglio e non si scorda più. Al “mandrillo” che se la vedrà dura e “non la vedrà per anni”, auguro, oltre alla disintossicazione, che è il tuo pensiero unico e gioviale per lui, di diventare un uomo degno. Ai genitori della vittima invece, non “tiro le orecchie” come fai tu, ma faccio avere il mio sostegno, affinché possano trovare nella giustizia una risposta di pena certa rispetto al crimine che ha subito la figlia Michela, una ragazzina di 18 anni. Che, come Genovese, che citi più volte nel testo, ha anche un cognome (l'hai omesso forse per la privacy? Che delicato rigurgito. La deontologia giornalistica si ripalesa a tratti come scheggia di memoria.) A Michela, coraggio. La denuncia ti fa onore. Sarà da esempio per tante, troppe donne che, come te, vengono violentate e poi derise ed etichettate come se se la fossero andata a cercare. Sei giovane e puoi scegliere. Sappi, degli uomini violenti si può certamente fare a meno, come di quelli cui riesce difficile trovare la differenza tra uno stupro e una sana e felice scopata.
A Vittorio Feltri, che saluto caramente, chiudendo con il “tu”, visto che siamo colleghi”, auguro una vecchiaia tranquilla, con qualche lampo di vitalità più consona al mestiere che ancora si ostina a frequentare. Un giornalista del tuo calibro dovrebbe ben avere in senno il potere della parola!
Un' ultima cosa. Chiedo perdono alle donne che, ogni giorno, tra le mura domestiche, nei luoghi di lavoro, per strada subiscono una violenza sessuale, fisica, economica, psicologica da un uomo, se ho usato questo approccio per ricordare il 25 novembre. L'articolo di Vittorio Feltri è offensivo e, al di là del divertissement che genera negli spiriti più acuti, la sua pagina su una testata nazionale crea profondo dolore. Ma da questa cultura dobbiamo partire per combattere la piaga. Ricreando un alfabeto che apra la strada a una prospettiva di realtà diversa rispetto a quella che siamo abituate a percorrere.
A tutte voi, donne del 25 novembre di ogni anno e di ogni giorno. Non siete sole.
Lucia Ravera

Martedì 24 novembre 2020 07:06:05

Vorrei inviarLe una mia breve lettera ad un indirizzo mail che vorrà cortesemente indicarmi.
Grazie.
Carmela Peschechera

Domenica 22 novembre 2020 20:45:17

Ciao massimo e grazie. So che leggerai... LA SCUOLA AI TEMPI DEL COVID, ovvero le emozioni che suscita questo tempo complicato.
In sintesi:
tampone positivo=spavento ed ansia da attenuare e poi avviare la procedura;
Telefonate chat fb Instagram partono impazziti ed il tam tam degli utenti si trasforma in un massacro;
Le procedure hanno un tempo che si definisce biblico, quindi iniziano i suggerimenti "degli esperti "su come agire cosa fare e... inventare;
Sii effettuano i tamponi a scuola... sono contrario/non si effettuano... sono contrario;
Si sanificazione o no? si sanificazione ma non a sufficienza..
Si riapre troppo presto/troppo tardi...
Senso di SCONFORTO e domani si ricomincia. MA CHI SOSTIENE CHI?
Esprimo un solo ultimo desiderio: andare in pensione. Non voglio assentarmi in modo ingiustificato ma sopportare tutto ciò... con impegno h 24... mette a dura prova.
MA PER FORTUNA DOMANI I BAMBINI tornano nella loro scuola e il loro sorriso tornerà a far splendere il mondo che gli appartiene... fino al prossimo caso covid positivo.
Facciamo bei sogni. am benzi

Domenica 22 novembre 2020 07:31:40

Per Maria Cristina insegnante a Brescia.
Anche io sono rimasta molto delusa dalla puntata. Sono madre di due adolescenti chiusi in casa da settimane e concordo pienamente con tutto quello che scrivi. Sinceramente penso che il problema sia stato liquidato per questioni di tempo e forse perché ci si aspettava una risposta diversa da parte di Vecchioni.
Comunque non so se serve questo spazio per farsi sentire, io l’ho già fatto circa un mese fa ma ho un po’ l’impressione che sia fine a sé stesso.
Anche io in queste settimane ho scritto spesso il mio sdegno per come vengono trattate le scuole, soprattutto le superiori. Se pensi che ora si discute di come aprire le piste da sci e dei licei non si dice nulla...
Un abbraccio e continuiamo a farci sentire, nel nostro piccolo.

Sabato 21 novembre 2020 21:34:33

Sono la stessa insegnante che ha scritto lunedì 16 novembre. Vivo e insegno nella scuola media di Castegnato, in provincia di Brescia. Sono rammaricata e delusa dalla superficialità con la quale stasera in trasmissione avete liquidato la protesta dei giovani e giovanissimi che chiedono la ripresa della scuola in presenza, sollecitando risposte concrete su temi putroppo disattesi dagli adulti nei mesi scorsi (trasporti, sistema dei tracciamenti).
Il liceo Gioberti non ha trovato di meglio da fare che sospendere per una settimana gli alunni che protestano impedendo loro di seguire le lezioni a distanza. All'unisono in trasmissione avete sostenuto che le norme si rispettano. Ma quali norme sarebbero state contravvenute? Sappiamo di essere in una situazione eccezionale, ma questa non è la protesta, pur legittima, contro i caloriferi che non funzionano. I ragazzi stanno guardando oltre e ci stanno dicendo (in uno dei loro cartelli è scritto a chiare lettere) che il diritto all'istruzione è una priorità e che la politica non se ne sta occupando. Sono solo felice che una scuola imperfetta, capace in questo caso di applicare soltanto un provvedimento di sospensione, abbia al suo interno studenti dotati di coraggio e di senso critico. E solidarizzo con forza con le studentesse, iniziatrici anche questa volta di una doverosa protesta civile.

Sabato 21 novembre 2020 12:47:50

Caro Gramellini,
Concedimi il tu, visto che mio fratello Antonio è editorialista del Corriere..
Sono sconcertato per lo sconcerto di certi virologi alle parole di Crisanti.
Per mesi si è detto da parte di eminenti virologi che il vaccino andava testato per anni, ora Crisanti dubita dopo un vaccino poco testato ma la prevalente dottrina lo massacra.
Io sono un pro vax, ma non vorrei che la gatta frettolosa facesse i gattini ciechi. E morti...

Lunedì 16 novembre 2020 21:05:28

Insegno a Castegnato in provincia di Brescia nella scuola secondaria di primo grado. Le scuole qui, nelle modalità consentite e con alcune progettualità, stanno resistendo aperte. Sarebbe interessante in alcune occasioni dare la parola anche ai ragazzi che stanno pagando un prezzo altissimo e che sono muti dietro le mascherine. Ma noi parliamo con loro e potremmo testimoniare tanti sforzi che stanno compiendo insieme all'enorme prezzo che stiamo chiedendo alle giovani generazioni senza aver spiegato quasi nulla. Anzi sui media vengono intervistati solo quelli che assumono comportamenti rischiosi e inappropriati. Siamo passati dalla visibilità che per un breve momento avevano avuto nelle mobilitazioni di tipo ambientale al silenzio e alla reclusione. Ci interessa sapere cosa è scuola per loro? Spesso stanno pagando solo un alto prezzo a tutte le nostre carenze e inadempienze. Ricominciare a livello di comunicazione a interessarsi di ciò che pensano e che sognano per il loro futuro segnerebbe un passo avanti. Un cordiale saluto

Lunedì 16 novembre 2020 18:49:29

16. 11. 2020
Da SIMONA infermiera

Leggo: “ Paziente non orientato spazio/tempo …” e tutta una serie di parole per descrivere sinteticamente la sua condizione NDR e la sua compromissione multiorgano. Novantaquattro anni.
-Come stai oggi? -
Lui mi guarda alzando le sopracciglia con fare sornione. Uno sguardo subito complice a ritrovare quella solidarietà costruita a fatica giorno per giorno, sguardo dopo sguardo, gesto dopo gesto, quando ancora non poteva parlare per vie delle corde vocali impastate e del respiro bloccato, con la mente offuscata dai farmaci, piuttosto che dall’età avanzata.
Mi risponde con un sorriso e mi dice: - Oggi molto meglio - … pausa, colpo di tosse.
Si porta la mano alla bocca, gli passo un fazzoletto senza che abbia bisogno di chiederlo, lo afferra con sicurezza, ancor prima di porgerglielo, già pronto a riceverlo.
- Oggi sono riuscito a mandare giù il semolino. Contenta? Avevi ragione mi ha consolato lo stomaco. Sì, mi sentirei di fare due passi, ma forse è meglio di no! -
Mi fa l’occhiolino e mi guarda con i suoi occhi grandi azzurri sapendo la mia debolezza per quel viso accartocciato dall’età e per quel colore che ricorda il “mio” mare.
Continua dicendo: - Lo sai meglio di me! Nelle mie condizioni star meglio non è sempre “ bene”, anzi…! -
E mi domanda: -I tuoi piccoli? A casa tutto bene? -
Rispondo: - Bene, grazie! Oggi il più piccolo ha la sua prima uscita con la maestra, era emozionatissimo… - Sorrido, la sua fronte è ora distesa. Gli si illumina lo sguardo e mi ringranzia per avergli “PRESTATO UN PENSIERO di progenie”.
PRESTATO UN PENSIERO
Mi dice: - Sono stanco. Per favore dai tu la buonanotte a Carlo stasera – Sono le undici del mattino e gli rispondo: - Sì, tranquillo, a Carlo ci penso io -
Gli cambio l’infusione di sedativo. Gli passo una mano sulla fronte, leggera per non disturbarlo. Gli tiro su la coperta fino alle spalle che lui ha sempre freddo. Gli tengo la mano e ricambia la stretta. Giro lo sguardo per controllare i parametri al monitor e incrocio lo sguardo di Carlo, il vicino di letto, ragazzotto trentenne (con poca eleganza e poca intelligenza oserei dire), che con gli occhi lucidi, triplicati in grandezza dallo sforzo di trattenere le lacrime, mi dice che “da grande” gli piacerebbe diventare come lui. Leggo:
“ Pz non orientato tempo/ spazio
PRESTATO UN PENSIERO
Leggo “ Oppositivo alle cure”
PRESTATO UN PENSIERO
Leggo “ NDR”
Un pensiero PRESTATO

Sabato 14 novembre 2020 21:12:15

“ il Covid si cura con l’Amore e il contatto.

Salve Dott. re Gramellini, io sono Giovanna.
Giovanna Fantini, figlia di Da Dalt Clara, ricoverata nel reparto di medicina interna/Covid del ospedale Bufalini di Cesena da diversi giorni oramai. Prima era a geriatria. Prima ancora a neurologia per un ictus. Ho perso il tempo.
Ho perso il tempo e un po’ di pezzi del mio corpo perché è’ un mese che non vedo mia madre. Mia madre è’ non vedente. Io e lei eravamo abituate a sentirci attraverso il tocco della nostra pelle ogni santo giorno. Era il nostro saluto. Il nostro modo di capire come stava il nostro cuore.
Mia madre ha avuto un ictus.
È’ stata subito ricoverata in neurologia.
Ma, si era ripresa lo sa? Poi però il Covid preso esattamente nel reparto di strike unit di neurologia. Proprio lì !
Non ci hanno più permesso di vederla.
O meglio, il direttore sanitario Di neurologia (Dott. Longoni) ci aveva assicurato (spostandola in geriatria) di creare una zona consona per poterci incontrare.
Non è’ mai successo.
Ma sono successe varie crisi respiratorie.
Dovute a varie cause, così dicono.
Di fatto, stamane siamo state avvisate del notevole peggioramento.
Mia madre potrebbe non farcela.
Ci consentono una chiamata al giorno.
Con difficoltà.
Perché, ci ripetono, quando io e mia sorella Alessandra chiamiamo: ” s)
otevole peggioramento.
Mia madre potrebbe non farcela.
Ci consentono una chiamata al giorno.
Con difficoltà.
Perché, ci ripetono, quando io e mia sorella Alessandra chiamiamo: ”siamo in due ed i pz sono tanti e sono malati”.
Mia madre (come qualunque essere umano) è’ sola. In una stanza.
Non vede.
Parla a fatica, perché ha voglia di tornarsene a casa.
Non ha modo di essere autonoma e chiamarci, ma ne ha un’infinita voglia.
Quando ci sente (al cellulare) piange.
Secondo lei, le parlo come fosse un amico, un confidente, che in questo momento non ho perché certi dolori sono così grandi che non si riescono a raccontare, un padre e un fratello, se fosse sua madre, lei che farebbe?
Poterla incontrare cinque minuti prima di non poterla vedere più. Lo trova così patetico ? Incosciente ?
E dirle che la amo infinitamente.
Lei non lo direbbe a chi ama per l’ultima volta ?
Cinque Minuti.
Con gli scafandri si va in mezzo alle radiazioni nucleari. È mai possibile che nel 2020 non sia possibile proteggersi ed evitare che uno muoia da solo? ? Ci bardiamo ed entriamo. Se non tutte e due, Io o mia sorella.
Non lasciare sole le persone In questo stato, dare calore & amore è’ una delle cure di guarigione. Davvero. La morte è’ la solitudine.
Non crede anche lei ? “ Ci accompagni” in questo ultimo breve viaggio di rinascita.
Non ci lasci sole.
Grazie in ogni caso.
Grazie dell’ascolto.
Giovanna.

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