Messaggi e commenti per Massimo Gramellini - pagina 48
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Frasi di Massimo Gramellini
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Biografieonline non ha contatti diretti con Massimo Gramellini. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Massimo Gramellini.
Venerdì 23 ottobre 2020 09:11:11
Venerdì 23 ottobre 2020 09:02:10
Gent. Dott. Gramellini, chiedo cortesemente che vengano spese parole da chi ha visibilità, senso critico e viene ascoltato per richiamare i giovani e non al senso di responsabilità., l'unica cosa utile al momento).. Le strade sono piene di ragazzi che finita la scuola, senza indossare DPI si frequentano, non rispettando le distanze, si passano le sigarette alle fermate degli autobus,.. Ho visto ragazzi, davanti ai vigili urbani, questionare senza mascherina, perchè rinvitati a metterla. Questi comportamenti ci costringono a chiudere le scuole!. Forse sarebbe utile chiarire che fare i tamponi, invocati da moltissimi, utili certo, non ci esime dal comportamento responsabile individuale. Da Giugno le strade sono state piene di gente senza DPI che non rispettavano distanziamento..
Questa ondata di SARS COV 2 ce la siamo voluta.. Non sono piu' sufficienti mezzi, spazi, uomini (per altro Medici ormai pochissimi e ancora meno con adeguate competenze, cosa non trascurabile dal momento che per incompetenza ed ignoranza, si possono fare comunque morti).
Anna De Micheli (medico)
Giovedì 22 ottobre 2020 22:44:06
Egregio dottor Gramellini, leggo il corriere della sera e quindi anche il suo trafiletto. Sono sempre più sorpreso perchè vedo che quando non h qualcuno da beccare trova come riserva l'ex ministro delle infrastrutture Toninelli. Curiosità personale: le ha fatto forse qualche sgarbo? o perchè ha acquistato una vettura diesel usata? poveraccio! Vorrebbe per favore aiutarmi a capire Grazie
Giovedì 22 ottobre 2020 09:11:30
Le parole che scrivo provengono da una triste considerazione che mi sono ritrovata a fare, in un triste momento, dopo aver seguito varie vicende di cronaca.
Allora la storia è questa, tra le notizie dei nuovi contagi, tra le mille ricerche fatta sulle continue ordinanze e le domande al dottor Google per cercare di tamponare ansie e preoccupazioni mi sono ritrovata a dedicare otto minuti della mia giornata alle stories di Cristina Fogazzi, meglio conosciuta come l’Estetista Cinica. Purtroppo quello che ho dovuto sentire non mi è piaciuto, perché a non piacermi è come sempre un modus operandi che regna sovrano nel nostro meraviglioso stivale.
L’Estetista Cinica rappresenta, secondo il mio umilissimo parere, una delle nuove imprenditrici più interessanti dello scenario italiano. E non lo dico perché sono un’accanita del mondo beauty ma perché studiando comunicazione e dedicando nove mesi alla mia tesi sperimentale in branding, corporate identity e lobbying, il suo progetto rappresenta la materializzazione di ciò che si studia se decidi di iscriverti a “scienze delle merendine” e poi specializzarti in comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità.
Ha creato un brand, ha fidelizzato i suoi clienti con prodotti studiati su misura per loro, ha dato continuità e valore all’immagine imperfetta e rosa che mostra sul web e tra corner e flagshipstore ha dato vita a un’impresa che ha fatto, e spero farà ancora, un boom di incassi in pieno lockdown. È quasi scontato dire che ha moltissimi follower e che quindi è molto seguita, soprattutto dal mondo giovanile.
Cristina Fogazzi non meritava di essere presentata perché è già abbastanza nota ma l’ho fatto perché così, forse, capirete meglio ciò che segue.
Durante la trasmissione radiofonica “Il Ruggito del coniglio” Rai Radio 2 si è parlato di lei, in modo poco carino, in relazione al fatto che i musei Vaticani l’hanno invitata a fare una visita notturna e che ultimamente le influencer sono prese in considerazione per divulgare cultura. Tengo a specificare “in modo poco carino” perché si è calcata la mano etichettandola come semplice estetista alla quale non dovrebbe toccare di “sponsorizzare” l’arte e le meraviglie del nostro paese. Il vero problema di tutta questa storia è che l’Italia non spiccherà mai davvero il volo perché etichetta troppo, e forse anche male, lasciandosi avvolgere ancora da una forma mentis che promuove un pensiero retrogrado e classista, dove puoi essere preso in considerazione dalla “società alta” solo se hai una laurea in giurisprudenza o sei un magistrato, poi se sei bravo o meno a fare il tuo lavoro poco conta, perché in Italia contano i titoli e non l’impegno, conta lo stato sociale a cui appartieni e non la cultura che ti sei fatto con sacrificio. Il vero problema è che se fai la shampista non dovrebbe essere dato per scontato che sei priva di cultura, né tanto meno se fai l’estetista. Perché qui a furia di etichettare, persone e talvolta anche i sentimenti, ci stiamo dirigendo verso una strada che fa dell’Italia un paese vecchio, bigotto e poco progressista. Un paese che non ha ben capito l’importanza delle nuove forme di comunicazione e continua ad oltraggiarle senza scegliere di cooperare. E non mi dite che tanto non serve a niente studiare queste cose perché divento una vera belva, servano sicuramente molti medici, servono gli ingegneri così come i farmacisti, ma servono anche persone che comunicano con le altre persone e che lo facciano in modo corretto, sano e innovativo perché stiamo diventando una massa di ignoranti.
Sono pochissimi i miei coetanei che la mattina hanno l’abitudine di comprare un quotidiano, io lo faccio ma non faccio testo, sono nata vecchia o forse giusta. Sono pochissimi i giovani che si interessano all’arte, perché a furia di dire che non troveranno mai un lavoro se si dedicheranno alla scultura o alla cultura in generale, stiamo diventando una massa di deficienti che non apprezzano l’essenza su cui si fonda il nostro meraviglioso paese. La verità è che continuando a creare nicchie elitarie, dove è dato maneggiare arte e bellezza, sapere e potere, il popolo giovanile cade giorno dopo giorno in un baratro di non-cultura, di ignoranza e disinformazione. E allora se stiamo messi così male, e io vi giuro che stiamo messi davvero così, che problema c’è a divulgare l’arte tramite le influencer, che male c’è se Chiara Ferragni e Fedez vengono chiamati da Giuseppe Conte per sensibilizzare i giovani all’uso della mascherina, che male c’è se l’imprenditrice digitale più nota al mondo, che per nostra fortuna è nata in Lombardia, posta un selfie davanti alla Venere di Botticelli?
Sinceramente credo nulla, credo che se questo possa aiutare milioni di ragazzini ad affacciarsi a nuove visuali scoperte tramite uno schermo ma che vanno oltre lo schermo, allora che ben venga. Credo che se la finissimo di etichettare tutto e tutti come oggetti forse l’Italia sarebbe più umana, e gli italiani più informati e meno classisti.
Con affetto
Lucedigioia
Mercoledì 21 ottobre 2020 18:42:11
Caro Massimo, questa è una lettera personale, anzi molto personale. Vengo subito al dunque: ho per te e per la tua trasmissione una parola che, credo, sia conosciuta da pochissime persone, “desarpa”, non la desarpa sponsorizzata e diciamo “turistica” che viene fatta il 29 settembre in direzione di Aosta da valli famose, vedi Breuil e Cogne, ma quella tradizionale e autentica che i pastori dei pascoli più sperduti della Vallée, fanno nel mese di ottobre, tra mille difficoltà. Il racconto della mia desarpa si unisce ad una storia di donne molto coraggiose, mamma e tre figlie che dal 2011 si sono trovate sole ad affrontare la vita in montagna con vacche, capre, pecore e una mula. Ho conosciuto queste donne, eccezionali, in ogni senso... non ti dico altro. Spero di aver suscitato il tuo interesse e sono disposto a parlarne con te in modo più approfondito. Per capirne qualcosa di più cerca notizie su Paul Cretaz e chiediti, come fece il sottoscritto, che fine hanno fatto le sue quattro donne. Aspetto di vederne almeno una a parlare da te di DESARPA. Un abbraccio virtuale. Beppe Lanino.
Giovedì 15 ottobre 2020 15:50:17
Tutto questo gran parlare di app INFAMI e di Germania Est mi ha riportato alla mente una mia visita a Berlino Est, di cui in passato ho già parlato.
Avevo vent'anni. Mi proposero un viaggio gratuito con altri giovincelli e giovincelle come me prima nell'opulenta Germania Ovest e poi nella miserrima capitale della Germania di Pankow.
Era un viaggio 'politico' che doveva dimostrarci la superiorità dell'Ovest, la ricchezza e il benessere che solo il capitalismo liberale poteva offrire.
Due mondi a confronto, come il fuoco greco contro una bomba all'uranio impoverito, come il pane nero contro l'aragosta. Compiangevo gli occhi dei berlinesi dell'Est che ci guardavano come si guarda la Bugatti di Ronaldo, un misto di ammirazione e di invidia. Ma ero giovane e sognavo, credevo, ero sicuro che avrei conquistato il mondo. E la ragazza più bella, quella biondina con gli occhi tristi che mi sorrideva. Mi manca Berlino Est, forse mi mancano solo i miei vent'anni. Che giorni erano quelli? I giorni hanno il solo sapore che l'anima vi stampa. Sento ora il sapore che voglio. E' aroma di trifoglio secco, sul prato dell'infanzia.
Giovedì 15 ottobre 2020 14:02:28
Caro Gramellini, i Suoi Caffè quotidiani sono molto spesso fonte di buonumore e simpatia, sia per il contenuto, che per la piacevole ironia che li permea. Ultimamente, però, trovo che l'ironia si stia trasformando in sarcasmo e che il contenuto sia ispirato più dall'"uomo qualunque" che Lei ben conosce, che dalla leggerezza dei suoi contenuti. La prego. Non cada anche Lei in questa trappola dove molti Suoi colleghi si stanno infilando e che, non solo non serve all'informazione, ma addirittura la deforma fino a renderla grottesca arrivando così al chiacchiericcio da bar che Lei tante volte ha criticato.
Martedì 13 ottobre 2020 08:54:49
Buongiorno, oggi il suo 'caffè' mi trova solo parzialmente d'accordo. La pratica della delazione è comune nelle democrazie più radicate, come in Germania, in quanto il cittadino si fa garante del bene collettivo e denuncia chi lo mette a repentaglio. Qui ho spesso pensato che sarebbe utile contro la corruzione e l'evasione fiscale. Detto ciò sono contento di vivere in un Paese dove non chiamano i vigili se ho parcheggiato male, ammesso che non impedisca a un altro di prendere la sua auto. Però il consiglio di non assembrarsi nemmeno dentro casa mi pare sensato, per stimolare quel senso dello stato che da noi palesemente manca, la nostra carenza più grave.
Lunedì 12 ottobre 2020 14:32:06
Il premio Nobel Andrea Ghez ha espresso l'augurio di poter essere di ispirazione per tante ragazze, perchè intraprendano anch'esse la strada della scienza. Auspicio difficilmente realizzabile, finchè le donne della scienza restano invisibili, sconosciute, lontane dall'immaginario e dall'orizzonte delle ragazzine. E i media hanno in ciò responsabilità gravissime. Negli stessi giorni in cui la commozione della Bellucci per la figlia sedicenne in copertina invade la stampa, in cui la Rai trasmette lo spottone agiografico della Ferragni, nella sua trasmissione compare alla voce Nobel una foto di quattro donne accompagnata dalle testuali parole " Questa settimana, quattro donne hanno vinto il Nobel" (neanche i loro nomi e il settore di attività). Poi la parola passa all'attrice, invitata a indicare i "suoi" 4 nobel: Arisa, la Parisi, la premier Neozelandese. Finchè i media continueranno così, è inutile chiedersi come mai alle ragazze non passi per la testa di poter dedicarsi alla scienza, di ignorare quale attrattiva possa mai esserci in una attività del genere. Come si farà a sradicare dalle menti la vulgata che le donne della scienza siano sfigate "topi di laboratorio", o "mezzi uomini" come fu detto della Crisofoletti? Eppure in giro ci sono, anche in Italia, donne giovani, spesso bellissime ragazze, che, invece di sognare di fare la modella, si sono date alla ricerca. Giovani donne che fanno convivere nelle loro esistenze gli articoli per Science e l'allattamento dei loro bambini, l'insegnamento universitario e la pratica di sport, la partecipazione a conferenze internazionali e le vacanze avventurose. Nessuno che si interessi di come sia la loro vita, che cosa le abbia spinte a intraprendere la via della scienza, quale interesse e soddisfazioni traggano dal loro lavoro, quali siano le loro aspettative per il futuro. Non sarebbe difficile, per chi volesse seguire un po' di stampa di settore, scoprire che alcune ricevono riconoscimenti e che potrebbero quindi essere raggiunte, intervistate, presentate, invitate a raccontare e a raccontarsi. Così, forse, diventerebbero meno invisibili, meno "aliene", e potrebbe, addirittura, divenire accattivante la loro attività e il loro modello di vita. Pensi che ne ho sentite alcune trovare il proprio lavoro così entusiasmante da affermare che "è bello pensare di essere pagate per fare quello che ti diverte" (le parrà incredibile, ma è testuale). Vogliamo deciderci a dare una spinta, una spinta energica, al superamento di questo assurdo gap?
Cordialità
Daniela Manini
Lunedì 12 ottobre 2020 11:54:00
Buongiorno, sono una lavoratrice fragile, docente di scuola primaria, le ho inoltrato sulla sua mail de La Stampa una lettera aperta, indirizzata ai ministri Speranza e Azzolina, non so se è stata ricevuta, non ho potuto mandarla su facebook, poichè non sono per niente social.. Grazie e buon lavoro