Messaggi e commenti per Maurizio Landini - pagina 44
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Frasi di Maurizio Landini
Nota bene
Biografieonline non ha contatti diretti con Maurizio Landini. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Maurizio Landini.
Venerdì 20 novembre 2020 10:36:21
Mercoledì 18 novembre 2020 19:39:51
Mi sembra assurdo lo sciopero dei dipendenti pubblici del 9 dicembre visto il momento di emergenza e visto che sono l' unica categoria che non ha perso niente a livello economico in questi mesi. E che dire di tutti i dipendenti privati in cassa integrazione forzata da mesi che rischiano a breve di perdere il posto di lavoro definitivamente e che hanno visto ridurre
Il loro reddito mensile e non sanno come andare avanti?
Martedì 17 novembre 2020 19:02:21
Landini
ti sembra il momento
di scioperare?
non abbiamo abbastanza problemi?
non puoi aspettare qualche mese a fare quello che sogni di fare da una vita?
punto di vista di un pensionato CGIL
Martedì 17 novembre 2020 18:24:27
Buon giorno, sono un'educatrice di asilo nido di 61 anni, e quindi un lavoro gravoso. Una bella presa in giro, perché devo lavorare come tutti gli altri per andare in pensione (41 anni e 10 mesi +3 mesi di finestra). Ma togliete la dicitura "gravoso" perché è solo una presa per i fondelli. Oltretutto, alla mia età, sono a rischio Covid, lavorando con i bambini. Dicono di evitare di fare incontrare i nipoti con i nonni per evitare i contagi... lascio a lei le conclusioni. Usufruisco anche della legge 104 per accudire i miei genitori novantenni e malati oncologici e anche io fisicamente non sono più una ventenne. Spero in un suo intervento a nostro favore (anche da parte delle mie colleghe), Cordiali saluti Lorena
Martedì 17 novembre 2020 11:25:17
Buongiorno Signor Landini mio figlio dopo 15 anni di lavoro a tempo indeterminato è stato messo in cassa integrazione a marzo a causa del covid tutt'ora senza lavorare nel frattempo la ditta invece di reintegrarlo ha assunto altro personale è possibile fare una cosa del genere. La proposta che gli hanno fatto è stata quella che si doveva licenziare lui. Qui mi sorge un dubbio queste imprese sono furbe. Attendo una sua risposta la ringrazio e la stimo molto per il lavoro che svolge buona giornata
Domenica 15 novembre 2020 20:26:13
Signor Landini vorrei riportare un fatto accaduto ad un mio collega.
Di recente ha fatto richiesta di pensione anticipata in quanto lavoratore dipendente in lavori usuranti. L ' inps (di Lecco) gli ha chiesto la copia di otto anni di timbrature e delle buste paga e in più gli hanno detto che comunque non avrà una risposta prima di dieci dico diedi mesi.
Essendo tutto online ci si chiede il perché di tali richieste e di tempi epici. Qualcosa non va...
Grazie
Domenica 15 novembre 2020 19:27:15
Compagno Landini io sono un operaio a tempo indeterminato con contratto di natura privatistico però lavoro solo e prettamente nel pubblico, in pratica gestiamo il patrimonio forestale della Regione Campania da circa 8 anni non ci hanno rinnovato il contratto nazionale, ma in questi giorni si parla di rinnovo. Mi domando, e vi chiedo ma è normale che il nostro contratto sia di natura privatistico e non pubblico. Grazie e auguri per tutto caro compagno.
Domenica 15 novembre 2020 12:36:14
Guai se dal Next Generation Eu arrivassero ai governi valanghe di denaro ‘facile’ da indirizzare al buio su investimenti fallimentari!
Roberto Perotti, docente di economia politica alla Bocconi: “C’è il rischio molto concreto che venga usato su alcune opere infrastrutturali che non sono giustificate dalla domanda”
Radio 24, Focus Economia, puntata di ieri. Forse non se l’aspettava, il simpatico Sebastiano Barisoni, quella ragionevolissima precisazione che gli ha fatto a bruciapelo Roberto Perotti, docente di economia politica alla Bocconi, rispondendo su ciò che sarebbe sensato e insensato fare, con la favolosa pioggia di soldi in arrivo dall’Europa col Recovery Plan.
Domanda Barisoni (minuto 56: 42): “Sono un po’ preoccupato (…) dal silenzio sul famoso Recovery Plan (…) ”.
Risponde Perotti: “Io sono sempre stato molto scettico sul Recovery Plan, per un motivo molto semplice: perché ci si chiede di spendere 209 miliardi in tre anni, e decidere in tre o quattro mesi come spendere una cifra enorme: è circa il 40% del bilancio annuale dello Stato, è quindi una cifra enorme (…). La nozione di capacità di spesa si è persa completamente, cioè di dire che c’è un tetto massimo che un’organizzazione può spendere efficacemente e costruttivamente, oltre il quale non si riesce a andare. E chiaramente 200 miliardi in tre anni con tre mesi di preparazione è ben al di là della nostra capacità di spesa. Non solo della nostra: di qualunque organizzazione! ”
Replica Barisoni: “Ecco, senta, mi dica una cosa in una battuta, che devo chiudere… ma, anche se la spesa venisse indirizzata, per esempio, su grandi opere infrastrutturali che sono in grado di assorbire molto di questa spesa…? ”
Conclude Perotti: “Beh, quello è un grossissimo pericolo, perché c’è il rischio, e credo che sia molto concreto e credo che si realizzerà quasi sicuramente, che venga utilizzata in opere infrastrutturali che non vale la pena di fare. Ma l’idea è ‘tanto ci son questi soldi’, sembrano gratis, in realtà non son gratis, o non tutti sono gratis, ‘dobbiamo spenderli in fretta su investimenti’, e quindi c’è il rischio molto concreto che venga usato su alcune opere infrastrutturali che non sono giustificate dalla domanda”.
Per Barisoni un attimo di imbarazzo, un sospirone, e si chiude la puntata.
L’associazione Idra, che dal 1994 contrasta gli sprechi delle ‘grandi opere’, parte civile nel procedimento penale e parte ad adiuvandum in quello contabile per i danni provocati dalla TAV in Mugello e a Monte Morello, si domanda: si medita forse ancora di ripartire dal ‘dunque, dicevamo…’? O non urge piuttosto un’autentica inversione di tendenza culturale? Non sarebbe l’ora di accettare la semplice evidenza che quel passato pre-Covid non merita in nessun modo di essere recuperato o replicato?
Al netto della penetrazione della criminalità organizzata, dell’offesa ambientale, della crescita esponenziale dei costi e della parallela rapina erariale, oggi dire ‘grandi opere’ è come dire montagne di denaro pubblico che partoriscono miseri topolini quanto a occupazione, e risultati – se mai vantaggiosi - raggiungibili solo in capo a lustri e lustri. Mose di Venezia, TAV in Mugello e a Firenze, fantaponti/tunnel di Messina insegnano. Mentre abbiamo bisogno di tanta dignità, stabilità e capillarità nell’occupazione, opere diffuse di utilità collettiva, interventi di rammendo sociale e territoriale, di ricostruzione e messa in sicurezza, di promozione culturale e di radicale riassetto ambientale: con molti meno soldi, ma molti più benefici.
Sabato 14 novembre 2020 17:53:41
Salve, le scrivo per rendere conto della perdurante esclusione dalla Piramide del Ricercatore (Legge N. 8 del 28. 2. 2020) di decine di precari della ricerca in Sanità anche di lunga data (con 15 anni di precariato o più), che avevano partecipato ad una survey online condotta ad inizio 2020 dalla sottoscritta.
I motivi del mancato ingresso diretto in Piramide - previsto già dalla legge 205 del 2017 – erano e restano principalmente la mancanza di un contratto/borsa di studio nelle 24 ore del giorno 31. 12. 2017 (che mal si concilia con la nota prassi amministrativa della ‘vacanza contrattuale’), che riguarda ancora circa 28 persone che avevano partecipato alla survey, oppure la tipologia contrattuale apparentemente incompatibile con l’evidenza pubblica, che riguarda circa 12 persone. Non hanno risposto alla richiesta di aggiornamento che ho inviato pochi giorni fa ben 16 persone, quindi si stima che siano almeno 50 le persone ancora interessate dall’esclusione della Piramide, con durata complessiva della collaborazione con IRCSS e IZS italiani ben sopra i 3 anni negli ultimi 7, richiesti dalla normativa (dal 1. 1. 2013 al 31. 12. 2019).
La questione dell’esclusione dalla Piramide per i suddetti motivi era stata sollevata dalla sottoscritta e portata dai Sindacati all’attenzione del Ministero della Salute che aveva manifestato sensibilità ed attenzione verso tale problematica, rimandando ad un altro provvedimento in materia sanitaria il recupero del personale che non era in servizio il 31. 12. 2017. Poi è arrivato il Coronavirus e tutti i decreti riguardanti la Sanità si sono concentrati sull’emergenza.
Durante l’estate la scrivente ha continuato a coinvolgere i rappresentanti della FP CGIL a livello nazionale e regionale, per mantenere elevata l’attenzione sull’assurda questione dei ricercatori ‘storici’ esclusi dal mercato del lavoro per un buco di 24 ore nei loro rapporti di collaborazione con IRCSS e IZS italiani a causa di una normativa che sembra essere monca (e probabilmente incostituzionale) fin dalla sua prima formulazione, contenendo un requisito che ha escluso non pochi precari di ‘lungo corso’.
Gianna Fracassi il 21 Settembre via email ribadiva che ‘la lotta alla precarietà è uno dei pilastri delle scelte politiche della CGIL’ e che ‘l’essere precari è una condizione esistenziale che impedisce alle persone di autodeterminare la propria vita’. Inoltre, riferiva che ‘la Funzione Pubblica CGIL è da sempre impegnata a trovare una soluzione; l'impegno sin qui profuso dalla categoria continuerà; la CGIL sosterrà le vostre ragioni in tutte le sedi e sarà assieme alla categoria per trovare una soluzione che possa finalmente sanare questa ingiustizia’.
Anche il coordinatore della CGIL per gli IRCSS e IZ, ha ribadito l'impegno della CGIL per una ‘riproposizione della questione nel primo testo di legge che lo consenta’ al fine di una sua tempestiva soluzione.
Le conseguenze di tale esclusione, oltre al mancato ingresso nel mercato del lavoro in maniera stabile, sono la necessità di aprire Partita IVA per poter continuare a collaborare con gli stessi istituti, con la conseguente perdita di tutele, e di cercare lavori alternativi, con conseguente dispersione di decenni di esperienza accumulati nella Ricerca Sanitaria in virtù di investimenti di lungo termine che gli Istituti hanno a profuso nella formazione di tali ricercatori.
Consci delle urgenze che il Governo si trova ancora ad affrontare a causa dell’epidemia, i precari di lungo corso confidano neI lavoro dei Sindacati e del Ministero della Salute affinché venga abolito il requisito formale del contratto/borsa di studio nelle 24 ore del 31/12/2017, in quanto non rilevante ai fini dell’accertamento della qualifica di ricercatore precario, per il quale appare sufficiente l’altro requisito, quello sostanziale, della durata della collaborazione di ‘almeno 3 anni negli ultimi 7’.
Si ringraziano in anticipo tutti coloro che si adopereranno per rendere effettivo anche per noi precari ‘a vita’ il tanto discusso DIRITTO AL LAVORO, possibilmente dignitoso e stabile, dopo decenni di lavoro di altissimo livello con gli IRCSS e IZS italiani.
Sabrina Quattrini
Sabato 14 novembre 2020 17:19:05
Caro Segretario Maurizio Landini, sono un'insegnante di scuola Primaria finalmente di ruolo da sei anni, dopo 20 anni di precariato. Ho conseguito il ruolo a Venezia dopo 10 anni di lunghe impegnative battaglie sotto la bandiera FlcCgil. Ho 63 e da quando ne avevo quindici ho avuto un solo sindacato nella mente e nel cuore anche se mi sono tesserata tempo dopo. Attualmente sono una componente del direttivo provinciale di Catania e del direttivo regionale Sicilia. Ho fatto una bellissima fotografia insieme a te a Portella delle ginestre, foto che ho postato sui social con una gioia immensa quando sei stato eletto nostro Segretario. Come puoi notare io mi sento nel più profondo parte integrante del nostro Sindacato, ma oggi c'è qualcosa che mi far star male, che mi preme dirti e che mi sembra necessaria esprimere come rappresentante della categoria dei docenti e nel particolare delle maestre.
La scuola pubblica italiana è sempre più distante da quella di cui si parla nella Costituzione. In questi ultimi anni c'è statoun attacco violento nei confronti non solo dei docenti, della loro libertà di insegnamento, ma della stessa idea di scuola pubblica. Le battaglie che abbiamo combattuto non sempre hanno sortito i risultati che abbiamo desiderato, ma siamo stati uniti e protetti dalla nostra bandiera che ora sembra allontanarsi da noi docenti. Ora che stiamo lottando contro un nemico invisibile ed anche mortale. I docenti non si sentono tutelati, perché le scuole non sono affatto sicure.
Tra i docenti che non si sentono tutelati potrei iniziare da me che sono lavoratrice fragile, operata di tumore meno di due anni fa ed ancora sottoposta a cure. Sono una separata e monoreddito, con un affitto da pagare e di certo non mi posso permettere di andare in pensione, dunque se riuscirò ad essere la madre affettuosa che sono sempre stata, continuerò a lavorare sino a 67 anni per avere una misera pensione. Ma sino a quel momento se non ci fosse stato il Covid, sarei andata a scuola sorridente e sempre maestra iperattiva e amata dai miei alunni, ma sono fragile ed ora anche stressata perché riguardo questi lavoratori siamo stati ignorati e non tutelati. Attualmente in malattia ordinaria se rientrasse sarei in serio pericolo perché nel mio plesso ci sono, ad oggi, quattro colleghe positive e di altre si aspettano gli esiti dei tamponi. Segretario la scuola in presenza sta costando anche la vita ai lavoratori della scuola. Per noi nessuna tuta spaziale per andare al lavoro e nessuna indennità di rischio, nessuna gloria dato che da tempo ci denigrano indisturbatamente, ma solo il rischio di essere contagiati e non poter più abbracci nostri figli.
Segretario per la prima volta mi sento abbandonata dal mio sindacato, ed molto triste. Ho subito diversi lutti, poi sono diventata anche orfana di partito, adesso abbandonata pure dal mio Sindacato.
Mi rendo conto che ci sono categorie di donne lavoratrici che hanno bisogno delle scuole aperte per recarsi al lavoro ed avere un luogo per i piccoli, ma le
Maestre siamo anche noi madri e lavoratrici e siamo tante. Che la Dad non sia l'espressione migliore dell'insegnamento lo sappiamo bene, così come sappiamo dell'arretratezza informatica del nostro Paese. La scuola andava organizzata diversamente sin da marzo scorso, andava pianificato diversamente il rientro a scuola e soprattutto al sud si dovevano venire a controllare in quali condizioni erano le classi. Certo esistono anche qui scuole molto organizzate ma le classi pollaio permangono in molte scuole e questo non ha favorito per niente la sicurezza. Sapevamo tutti che il Covid si sarebbe ripresentato e più virulento, dunque proprio la comunità scolastica doveva essere attenzionata al di sopra di ogni cosa perché la Scuola è un diritto, è un esercizio di libertà, è luogo di condivisione, è opportunità sociale, la scuola è il luogo della democrazia. Attualmente la scuola non è niente di tutto questo perché i ragazzi devono stare immobili ai loro posti e i bambini stanno soffrendo moltissimo se non i rari casi in cui hanno edifici con spazi interni ed esterni ottimali. Le classi aprono e chiudono in base alle emergenze Covid. Che scuola è questa se non quella del caos? Forse una Dad temporanea, ormai i ragazzi e noi docenti sappiamo lavorarci benissimo, poteva tornare utile per tutti. Utile per far continuare a far lavorare noi fragili, per garantire la salute dei docenti, degli alunni e delle loro famiglie. Forse avremmo scongiurato questa grave ripresa della pandemia. Segretario mi dispiace che questa volta non la pensiamo allo stesso modo, ma il confronto allargato non fa parte dei principi portanti della nostra organizzazione? Un caro abbraccio segretario, ripensaci che si rischia di perdere molti iscritti e la salute di molti insegnanti.