Messaggi e commenti per Milena Gabanelli - pagina 10

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Biografieonline non ha contatti diretti con Milena Gabanelli. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Milena Gabanelli.

Giovedì 30 settembre 2021 11:23:44

Conoscenza scientifica e informazione

Gli scriventi sono stati malati e guariti Covid e vaccinati, per scelta con una sola dose, operano da varie decine di anni in ambito sanitario e sociosanitario (iscritti Albo Professionale Psicologi: 04BZ01 e 04BZ04) come clinici, formatori e ricercatori.
Se il nostro specifico professionale è cercare risposte e possibili soluzioni a problemi, riteniamo che lo specifico dei Professionisti dell’informazione dovrebbe essere quello di saper porre domande utili a fare chiarezza e fornire elementi di comprensione sui diversi fenomeni.
Ci rivolgiamo perciò a Voi, ponendo alcune domande che, grazie alla Vostra Professione, potrebbero essere girate a chi di competenza, aumentando una onesta informazione scientifica.
La prima si riferisce al fatto curioso che, pur sapendo che l’unica certezza evidence based di risposta immunitaria ad un vaccino (vale per tutti i vaccini) è documentabile attraverso il rilevamento e la misurazione degli anticorpi sviluppati, di questo dato non si parla mai esplicitamente. In un paio di occasioni il Prof. Galli ha sollevato il problema, altri segnalano genericamente che “vaccinati non significa immunizzati” o che si devono considerare “eventuali risposte eccessive del sistema immunitario”, ma le notizie circa il rilevamento effettivo del grado di immunizzazione dei soggetti e in generale della popolazione è sistematicamente eluso.
Tra l’altro questo sarebbe l’unico metodo per conoscere meglio sia il funzionamento di un virus ancora parzialmente sconosciuto, sia gli effetti reali di un vaccino totalmente nuovo nei suoi meccanismi di induzione di risposta immunitaria.
In sintesi la domanda è: se invece di insistere alla cieca sul numero di dosi da somministrare (a chi? quante? con quali intervalli?), si rilevassero i soggetti immunizzati dalla guarigione o dal vaccino anche con una sola somministrazione, oltre a tutelare realmente la salute pubblica, quante dosi, ovvero denaro pubblico, si risparmierebbe?
In Germania, ad esempio, il datore di lavoro può chiedere al dipendente la certificazione di immunizzazione, non un green pass che risponde esclusivamente ad aspetti formali che nulla hanno a che vedere con la tutela della salute e ancor meno con l'aumento di conoscenza scientifica.
Per sapere se e quanto un soggetto è realmente immunizzato basta un semplice prelievo del sangue (che costa meno di un tampone) e, monitorato, consentirebbe di conoscere anche l’eventuale decadimento degli anticorpi nel tempo.
La seconda domanda si riferisce al gran numero di medici e altre figure con profilo sanitario contrari a questo vaccino.
La domanda sorgerebbe spontanea:
Possibile che le nostre università sfornino una massa di incompetenti? Come è stato possibile che siano stati assunti ed abbiano potuto lavorare fino ad ora? E i primari o i Dirigenti di servizi non si sono accorti di avere alle dipendenze una massa di ipocondriaci ansiosi? Oppure dobbiamo cominciare a riconsiderare i metodi di assegnazione di primariati e docenze universitarie?
Se i Professionisti dell’informazione a cui ci rivolgiamo volessero avere qualche chiave di lettura alternativa e maggiormente esplicativa suggeriamo cenni di documentazione scientificamente seria e affidabile, perché pubblicata in tempi di ante-pandemia, quindi non sospetta di faziosità.

1) G. Bert, A. Gardini, A. Quadrino. 2013. Slow Medicine. Perché una medicina sobria, rispettosa e giusta è possibile. Sperling & Kupfer.
“[…] solo 11% dei 3000 trattamenti medici contenuti nell’elenco ufficiale denominato Clinical Evidence è di dimostrata efficacia, che l’80% dei nuovi farmaci sono copie di farmaci già esistenti, a eccezione del prezzo che di solito viene moltiplicato in nome della novità; e che soltanto il 2, 5% di questi farmaci rappresenta un progresso terapeutico reale […]. O che secondo l’OMS le prestazioni che non danno nessun beneficio ai pazienti incidono per una percentuale fra il 20 e il 40% sulla spesa sanitaria” (p. 9).
“[…] le previsioni ci dicono che nei prossimi 40 anni la spesa sanitaria pubblica crescerà fino a più del doppio dell’attuale […] dagli attuali 112, 7 miliardi di euro a circa 261 miliardi di euro […] senza alcuna prova che più spesa si traduca in più salute per i cittadini” (p. 27).

2) M. Bobbio. 2017) Troppa medicina. Un uso eccessivo può nuocere alla salute. Einaudi Torino.
“Aumentano le segnalazioni dei rischi di un uso eccessivo di farmaci, soprattutto nei pazienti anziani che subiscono frequentemente danni da reazioni avverse, per l’imprevedibilità di interazioni incongrue; il 92% delle persone ricoverate in case di riposo assume più di cinque farmaci e il 65% più di dieci” (p. 123).

3) E. Bucci. 2015. Cattivi scienziati. La frode nella ricerca scientifica. Add, Torino.
“[…] all’inizio del 2014 abbiamo provato il software su un primo campione di 1364 articoli di biomedicina scelti a caso tra quelli appena pubblicati, il risultato non si è fatto attendere: il 5, 7% degli articoli esaminati conteneva almeno una manipolazione, e il 6, 7% degli autori del campione risultava coinvolto. Ampliando lo studio […] la percentuale di articoli manipolati oscilla dal 3 all’11% [... ]. Va notato che anche questa è una stima per difetto del numero di articoli falsi in circolazione” (p. 95).
“[…] a seguito di casi di frode clamorosa in alcuni Paesi sono stati introdotti nuovi regolamenti - in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Germania, per esempio – […] senza tuttavia sortire effetti rilevanti sul numero di frodi commesse, perché non hanno colpito alla base le cause della frode scientifica […] tanto è vero che l’accademia si sta interrogando su come bloccare le pubblicazioni fraudolente prima che finiscano nei titoli dei quotidiani” (p. 107).

4) Le Scienze. aprile 2018: Omissis. La FDA sta nascondendo i dati trial clinici per proteggere i segreti commerciali delle case farmaceutiche?
“La Food and Drug Administration (FDA), sospettata e accusata da tempo di scarsa trasparenza nel concedere autorizzazioni alla commercializzazione di prodotti, in particolare dei farmaci, ha potuto rifiutarsi di fornire le informazioni richieste perfino ad alcuni membri del Congresso. Il giornalista scientifico Charles Seife, docente di giornalismo all' Università di New York, nel maggio 2017, ha deciso di citare in giudizio la FDA appellandosi al Freedom of Information Act, la legge sulla libertà d'informazione. La risposta è stata un plico di descrizioni con moltissime righe secretate (cancellate con il neretto) perciò incomprensibili, con la motivazione che la divulgazione delle informazioni omesse avrebbe causato "un danno sostanziale in termini di competitività " dell'azienda. Questa la conclusione di Seife: " Il lavoro della FDA dovrebbe essere l'esatto contrario: lottare contro la distorsione della scienza da parte dell’industria farmaceutica e offrire una misura oggettiva della sicurezza e dell'efficacia dei farmaci per aiutare i medici a scegliere la soluzione migliore per i loro pazienti. Invece [... ] la FDA si schiera nettamente con l'industria e contro gli interessi pubblici”.

5) Joanna Moncrieff, Le pillole più amare. La storia inquietante dei farmaci antipsicotici. (2013).
Può consultarlo chi fosse interessato a conoscere l’entità dei cachet riservati a luminari americani della pediatria circa la promozione di farmaci per bambini. Ora disponibile anche in italiano grazie a G. Fioriti, Roma, 2020.

Non pensiamo che per spiegare quanto avviene sia necessario scomodare l'dea di complotto, che necessiterebbe comunque di un qualche impegno di pensiero e di metodo. La storia passata e attuale ci insegna che è sufficiente la miope "banalità" dell'interesse personale e immediato per suscitare processi incontrollabili di vasta portata.
Con questo scritto desideriamo dare il contributo, che l'etica della nostra professione impone, ad un approccio alla salute che invita a
“fermarsi e pensare, e fare della riflessione clinica il valore della professione e la garanzia per risultati onesti e possibili” (Sergio Nordio).

La Scienza è un metodo, e come tale controllabile, se lo si desidera. Gli scienziati sono esseri umani e come tali soggetti a tutte le debolezze degli esseri umani, ma comunque interrogabili, se lo si desidera, sulla base del metodo sottostante alle loro affermazioni.

Questo testo viene inviato per conoscenza a gruppi di professionisti interessati al bene comune e alla informazione responsabile

Dr. Miriam Gandolfi
Psicologa psicoterapeuta
e
Francesco Martinelli
Psicologo psicoterapeuta

Bolzano/Trento
www. -------. eu

Mercoledì 29 settembre 2021 11:46:20

Salve, ho rivolto il seguente messaggio a vari politici, non ricevendo nessuna risposta. Le chiedo gentile Dottoressa se le sembra normale che con un reddito lordo annuo di 36. 000 Mila euro specie se monordddito, non si ha diritto all'esenzione gilet sullz diagnostica? Questo vale sia per over 65 che bambini fino 6 anni. Non crede che sarebbe necessario inalzare detta soglia. ? Poi ci si lamenta perché nascono pochi bambini in Italia. La ringrazio e se può rispondermi Le ne sarò grato. Costantino Antonino.

Lunedì 27 settembre 2021 20:47:47

Oggi i genitori di bambini positivi sono obbligati a stare in isolamento, prendendo ferie o permessi non pagati. Come è possibile? Se non possono andare a lavorare, perché l'INPS non copre la loro assenza come fossero in malattia. Quando una classe si contagia sono tante le famiglie con questo problema. Possibile che con tutti gli aiuti europei non si trovi una copertura? Grazie

Lunedì 27 settembre 2021 10:39:48

Come la giunta Raggi ha distrutto il flusso perfetto del traffico creando solo disagi


Gentile Dott. ssa Gabanelli, vorrei segnalarle il problema che a Roma stanno vivendo gli abitanti della zona Prenestino Labicano. Circa un anno fa qualcuno ha deciso, non si sa chi e non si capisce il motivo, di cambiare completamente l'andamento del traffico nella zona Casilina, Ponte Casilino, Via L'Aquila. Praticamente, se prima chi proveniva da Via La Spezia, superati gli archi, aveva l'opzione di procedere o diritto verso Via l'Aquila o di girare a sinistra sul Ponte Casilino, per poi continuare per Via Casilina od entrare in una delle viuzze del Pigneto, ora non può più farlo, perché' non può più girare a destra per Via Casilina, ma deve andare dritto su Via L'Aquila, che poi confluisce in Via Prenestina. Questa scelta scellerata aveva già aumentato il traffico in quella zona nelle ore di punta, con l'aggiunta di una pista ciclabile la cosa è diventata ingestibile. Ogni tardo pomeriggio e sera, occorre mediamente mezz'ora per percorrere il tratto che va dagli archi di Piazza Lodi a P. le Prenestino, una media di trecento metri. Il tempo aumenta sensibilmente per chi deve arrivare a Largo Preneste o proseguire per Via Prenestina.
Perché questa scelta scellerata dopo decine di anni in cui il traffico procedeva perfettamente? Solo per costruire la ciclabile? A chi ha giovato e giova tutto ciò? Certamente non agli automobilisti, né a chi torna dal lavoro in autobus. Sovente gli autisti aprono le porte in mezzo alla strada per far scendere la gente, che preferisce farsela a piedi. Capisco che questa non è un'inchiesta all'altezza del genere di inchieste che Lei porta avanti, ma questo è un classico esempio di mala gestio, che va segnalato. Grazie e cordiali saluti. Patrizia Frisina

Sabato 25 settembre 2021 17:14:31

Gentile Dott. ssa: sono un MMG con 40 anni di attività ed in via di pensionamento. La mia visione professionale è sempre stata in forte disaccordo con ciò che è allo stato dell'arte il quotidiano del MMG.
Condivido le Sue battaglie ma credo che sarebbe opportuno fornirle alcuni punti di vista sostanziali ed imprescindibili per rinforzare l'obiettivo di cambiamento. Sono a Sua disposizione cordialmente Scarrone

Sabato 25 settembre 2021 15:22:13

La pandemia in Lombardia ha avuto uno sviluppo che purtroppo si piazza fra i peggiori al mondo. La regione Lombardia negli ultimi 25 anni non ha fatto nulla per la manutenzione della medicina generale. La mancanza di medici di medicina generale in Lombardia è palese ed è una delle due cause principali per la tragedia Covid che ha colpito proprio la Lombardia. L’altra causa è l’inquinamento atmosferico.
Ralf Ruffmann, medico-chirurgo, Milano

Venerdì 24 settembre 2021 19:00:34

Grazie al Dr. Griletti per queste parole di verità.

Dr. ssa Diletta Concato
Medico di Assistenza Primaria, Arzignano (VI)

Venerdì 24 settembre 2021 09:02:17

Superbonus


Buon giorno,
Sono un termotecnico e mi occupo, per l'aspetto energetico, di pratiche di super-ecobonus 110%. Mi piacerebbe che ll "dataroom" si occupasse degli isolanti "miracolosi", non dotati di certificazioni adeguate, che stanno dilagando nel mercato degli isolanti e che diversi tecnici impiegano nelle ristrutturazioni del 110%. A mio parere non hanno titolo per essere impiegati come isolanti (bastano pochi millimetri, da 4 a 8, per ottenere risultati eccellenti). Anche l'Enea ha fornito chiarimenti in proposito; però i clienti, influenzati dalla pubblicità (a mio avviso subdola) continuano a richiedere l'applicazione di quei prodotti.
Ringrazia per l'attenzione
Sandro Gaiotti

Giovedì 23 settembre 2021 23:43:33

La vera vita del Medico di Famiglia


Gentilissimo dottoressa Milena Gabanelli,
dopo aver ascoltato le sue parole sulla prospettata nuova organizzazione della Medicina Generale, e dopo aver assistito ai continui e reiterati attacchi alla stessa, oramai pressoché giornalieri sugli organi di stampa e in televisione, ho voluto scriverle una lettera aperta, sincera e cordiale per poterle semplicemente illustrare alcuni concetti, di cui evidentemente, nella sua visione incompleta, non è al corrente. E le scrivo solo ed esclusivamente nella veste di un medico che ogni giorno si reca nel suo ambulatorio e al domicilio dei pazienti, per prestare loro assistenza medica e conforto.
Forse lei non sa che i medici di famiglia sono un vero e proprio baluardo del Sistema Sanitario Nazionale. Sono capillarmente presenti su tutto il territorio nazionale, sono facilmente accessibili, sono gratuiti, svolgono quotidianamente attività di prevenzione, di cura e di gestione della salute di ciascun cittadino, indipendentemente dal ceto sociale ed economico, dalla razza, dalla religione, dagli orientamenti politici o di genere, risultando inoltre uno strumento insostituibile anche per indagini epidemiologiche di popolazione. Forse di tutto ciò molte persone come lei non se ne sono mai accorte, perché magari non hanno avuto la necessità di fare ricorso al proprio medico; o forse perché, come accade sovente ai privilegiati esponenti dell’alta società e della intellighenzia, ci si è avvalsi di scorciatoie amichevoli e compiacenti per accedere al sistema di cure, anziché affrontare, come i comuni cittadini, estenuanti lungaggini burocratiche o interminabili liste d'attesa, con l'unico sostegno morale e organizzativo del proprio medico di famiglia; o forse non se ne sono mai accorte perché le ampie possibilità economiche hanno consentito di accedere in tempi rapidi alla diagnostica e alle cure grazie al canale della sanità privata, i cui costi sono semplicemente inarrivabili per la gente comune; o semplicemente perché hanno avuto una esperienza personale negativa con qualche medico di famiglia... ma questo non vuol dire fare di tutta l'erba un fascio... una esperienza personale negativa non autorizza nessuno a colpevolizzare una intera categoria di professionisti seri e dediti al proprio lavoro; si ricordi che il rumore di un albero che cade non deve mai sovrastare il silenzioso brusio di una intera foresta che cresce.
E allora, se vuole avere una piccola ma reale idea di questa foresta silenziosa, venga nei nostri ambulatori a rendersi conto di come la nostra figura sia fondamentale per la gente comune, di come la gente si fidi del proprio medico e della sua professionalità. Non è certo un caso se circa l'80% della cittadinanza si rivolge ogni anno al proprio medico di famiglia, o se, al di là degli stereotipi sul medico della mutua, il medico di Medicina Generale sia tutt'ora la figura sanitaria che gode della maggior fiducia da parte della gente comune, che vede appunto nel proprio medico di famiglia un vero interlocutore privilegiato, l'unico in grado di orientarlo nel difficile e tortuoso tunnel della malattia e della cura. A questo proposito la invito caldamente a leggere alcuni passi del testo "Systemic support therapy for cancer patients" del collega Alberto Ricciuti, lettura che, sono convinto, forse aprirà un po' di più la sua mente sul nostro ruolo, e le farà vedere il problema sotto una luce completamente differente.
Forse, nella sua visione limitata del mondo della Medicina Generale (e non è un caso che abbia utilizzato le lettere maiuscole, così come è maiuscolo il nostro impegno quotidiano) non sa che durante tutto il periodo della pandemia, gli ambulatori medici non si sono mai fermati un solo momento, perché non esiste solo il coronavirus, ma esistono le cardiopatie, le malattie oncologiche, esistono tante cronicità e patologie, e soprattutto è sempre esistita una domanda di salute da parte dei nostri utenti, a cui abbiamo costantemente dato una risposta, garantendo loro sempre, anche nei momenti più oscuri, una assistenza continua; anche quando gli ospedali erano inaccessibili; anche quando gli ambulatori delle strutture pubbliche non consentivano gli accessi ai pazienti; ebbene quei pazienti, ogni giorno, li abbiamo gestiti noi nei nostri ambulatori che non sono mai stati chiusi al pubblico, sia nelle grandi città che nei piccoli centri di periferia, garantendo al cittadino risposte continue ai bisogni di salute. Perché forse non sa che la nostra attività non consiste solo nel fare ricette; la nostra realtà quotidiana, quella del campo di battaglia, anche in tempo di epidemia, è fatta di pazienti che necessitano di essere visitati e gestiti, e che soprattutto in un periodo storico dove l'accesso alle strutture ospedaliere è stato ed è tutt’ora sempre più complesso, l'unico modo per soddisfare la richiesta di salute da parte del cittadino è una visita da parte del suo medico di famiglia e il ricorso alla diagnostica di primo livello presso i nostri ambulatori (ah quanto sarebbe importante potenziare queste attività con i con i soldi del Pnrr anziché favorire ancora una volta le lobby dei palazzinari e della politica). E tutto ciò senza che i Sistemi Sanitari Regionali abbiano minimamente tenuto conto di queste problematiche, cosa più volte denunciata nelle apposite sedi istituzionali dai nostri rappresentanti di categoria. In molte regioni, compresa la mia, molti medici di famiglia non hanno, ad esempio, per tutta la prima fase della pandemia, ricevuto nessun dispositivo di sicurezza, e ognuno di noi ha dovuto provvedere in modo autonomo alla tutela della salute propria e dei propri collaboratori di studio. E nonostante ciò abbiamo continuato a garantire assistenza medica e conforto morale ai nostri assistiti, in rigorosa osservanza del nostro giuramento; soprattutto perché nel codice morale di un medico non si abbandona mai una persona che soffre e che ha bisogno di cure e assistenza. Questo è scritto a chiare lettere nel DNA di un medico, qualunque esso sia; anche nel DNA del medico di famiglia, che non è affatto (né si sente tale) un medico di serie B. E non è un caso che tra le vittime "sanitarie" del covid, il numero più elevato di decessi lo si è avuto tra i medici di famiglia, eroi senza medaglie e senza onori, e che hanno lasciato famiglie a cui non spetterà nessuna forma di risarcimento o di indennità, perché anche da vittime sul campo di battaglia la politica ci considera morti di seconda categoria... ma forse anche questo non lo sa... forse non sa che se un comandante lascia indifesa e abbandonata la prima trincea con il nemico alle porte, sarà pressoché impossibile arginare l'invasione e guarda caso, ma forse non lo sa, proprio in quelle regioni dove il sistema territoriale è stato depotenziato in una ottica esclusivamente ospedalocentrica della sanità, il coronavirus ha mietuto più vittime che in qualsiasi altro territorio... Forse non sa che i medici di base, come nella sua trasmissione li ha chiamati lei (che termine svilente ed inappropriato) sono seri professionisti con una o più specializzazioni e hanno in più una competenza specifica nella medicina del territorio e nelle sue complessità; Forse non sa che molti medici di medicina generale fanno parte di società scientifiche riconosciute in ambito internazionale. Forse... forse in questa lettera ci sono troppi "forse lei non sa". E allora la invito caldamente e umilmente a documentarsi e ad informarsi sul nostro lavoro e sulle sue difficoltà per poter poi fare una seria riflessione sulla centralità del nostro ruolo nella organizzazione sanitaria nazionale. E per fare ciò, la invito con sincerità a passare qualche giorno presso il mio ambulatorio, per condividere con me le giornate tipiche di un medico di famiglia al tempo della pandemia; e magari ad ascoltare le opinioni e la gratitudine espressa nei nostri confronti dai nostri assistiti. Sono certo che al termine di questa esperienza, avrà una visione differente dell’attività di un medico di famiglia, di sicuro più vicina alla realtà.
Dimenticavo. Se accetterà il mio invito, non si preoccupi dei dispositivi di protezione. Quelli li fornisco io a lei e alla sua troupe; perché un medico di famiglia si preoccupa di proteggere e salvaguardare chi gli sta intorno. Sempre.
Dott. Nicola Grilletti
Medico di Medicina Generale in Bari
Orgoglioso di esserlo

Mercoledì 22 settembre 2021 17:38:27

Ht tps: //-------/G ra_46p GMtc

Sia il video che il testo sottostante rendono l idea delle condizioni economiche in cui le guardie mediche sono costrette a vivere. Il discorso che fai sul sindacato "unitario" dalla culla alla pensione spiega bene questo.

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