Messaggi e commenti per Corrado Augias - pagina 47

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Biografieonline non ha contatti diretti con Corrado Augias. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Corrado Augias.

Domenica 24 maggio 2020 19:01:11

Egr. Sig: Augias, a distanza di un anno (scellerato), mi piacerebbe che Lei leggesse queta mia lettera di pensionamento.. Ci spero. Grazie. Giovanni Luzzi

L ‘ ultima lezione
... ultima scena dell’ultimo atto dell’avventura!
... da collocare a riposo per raggiunti limiti d’età!
E’ proprio così! L’età! Arriva il momento che non si è più capaci di..., ed è giusto
che... ! Non serve far finta! E’ sicuramente un momento che non passa inosservato,
che non scivola via così, per caso! Vuoi o non vuoi, fai un bilancio! Io, che per
quarant’anni ho passato bilanci ai raggi X! Questo bilancio ha una tecnica d’analisi
particolare; non obbedisce alle leggi dell’economia, anche se il dare e l’avere pesano
fortemente, ma i punti salienti costituiscono vita vissuta con emozioni, attenzioni,
obiettivi, illusioni, ragioni, fatiche, gioie, frustrazioni, amore, ecc., ecc., ecc..
Insegnante è il termine che ho sempre prediletto, “in signum”, lasciare il segno!
Straordinario il significato che gli accordavo da studente, ancor di più quando, nel
1979, ho iniziato ad essere insegnante. A ben guardare una parabola che penso, oggi, al suo
punto più basso. Dalle stelle alle stalle? Caro Studente, anche tu non scherzi! Eri
motivato, attento, un po' indisciplinato, se non studiavi sentivi ch’era una tua
mancanza, adesso... invece! Siamo entrambi passati per fasi assai alterne. Dal
mestiere più bello del mondo, creativo, libero, espressivo, propositivo per me; a
quello attuale, per te, di bambinone da accudire ed assecondare! Ricevevi input che
ti facevano crescere ed andare anche in crisi, discutevi con furbizia ed intelligenza sui percorsi da intraprendere, sugli obbiettivi da raggiungere, ti abbandonavi, a volte, ad intemperanze critiche sterili e di principio; tra di noi c’era una tacita e silenziosa lotta nello spingerti in avanti e non farlo a vedere, la didattica applicata
dell’autopropulsione la chiamavo! Cercare insieme gli elementi di faticosa sintesi era
un piacere per entrambi. Tu riuscivi quasi sempre, anche se a volte con fatica, a
metterti in un circolo didattico virtuoso. C’interrogavamo sulla strada che stavamo
percorrendo in funzione di obiettivi tangibili, mai astratti o surreali. Metodo di
studio, qualità dell’apprendimento e relativa utilizzazione, esercizio critico
contrapposto, mai ti davo tregua nel susseguirsi di queste fasi e mai tu ti sottraevi;
certe volte le crisi adolescenziali ti mordevano, ma erano eventi del tutto prevedibili
e tenuti sotto controllo. Gran bell’apprendimento divertente! I tuoi genitori
partecipavano a questo arcaico rito fidandosi di entrambi, anche quando il circolo
tanto virtuoso non era, si affidavano ai tempi ed alle modalità proprie dello studio:
applicazione, esercitazioni, “sedimentazione dei saperi” –si diceva-, per meglio poi
utilizzarli e crescere. Queste erano le regole per competere sul circuito
dell’apprendimento e della crescita. Tu, i tuoi ed io eravamo, negli obiettivi da
raggiungere, una maestosa trinità. Odoravamo tutti di principi verginali:
responsabilità, impegno, tensione, lavoro. Certo, c’erano tra noi anche macchie nere
di pecore selvagge, ma, “l’occhio esperto” li sgamava subito! Andavano a finire
presto nella spazzatura didattica differenziata! La famosa età dell’oro, anche se molti
luccichii erano falsi! Stavamo assai meglio e ce ne lamentavamo! Le lamentele!
Altroché se legittime! Fino agli anni ’90, a costo zero, la Scuola ha fornito il collante
ad uno Stato prima deviato, poi distorto; nella sua candida ingenuità formatrice,
l’Eccellente Scuola è stata l’alter-ego della nostra vera coscienza nazionale.
Formidabili quegl’anni! E poi? Poi..., poi..., poi..., la cultura della resa ha preso,
gradualmente, lentamente, inesorabilmente il sopravvento. Logori siamo arrivati
all’appuntamento con Berlusconi. Qui una rappresentazione tragicomica! Nel buio
della sala è sparito tutto: la cassa, la dignità, il pudore, la ragione, la Cultura! Via tutto! Tra
un tempo e l’altro qualche effimero bagliore di luce. Da quel momento in poi la
catastrofe, non s’è capito più niente, son saltati i fondamentali! Scuola azienda,
scuola impresa, manager didattici, operatori culturali, standard formativi,
regionalizzazione delle strutture –la guerra dei poveri-, concorrenza didattica sleale,
premi di merito –quale? -, “bacini d’utenza”, progettualità didattica alternativa – a
che? -, ve li ricordate? Intanto tu, caro Studente? Ed il mio “In Signum”? E la
Famiglia? Ognuno contro gli altri armato. La teoria, applicata, del caos! Essere
Studente è diventata una pura locuzione nominale; Insegnante un baluardo solitario
ed insignificante nel Deserto dei Tartari che, al primo cenno di scontro si finge subito
morto; i Genitori carichi di astiosa “revanche” se solo si nomina il “pannolino” del
proprio figliolo! Riforme a gò-gò effetto placebo, quando non addirittura
ulteriormente rovinose, anche se con effetto marketing dirompente. E si continua!
Ricordate quando, di notte, una “collega” componente di Governo, tra una lacrima e
l’altra, “sconsolata”, ci ha annunciato che avremmo dovuto restare tutti al lavoro per sette anni in più! Questi nostri sacrifici, son serviti? Caro Studente e caro Collega, vi ricordate quando studiavamo cosa fare per ottimizzare le risorse impiegate finalizzate ad una maggiore resa produttiva? Si discuteva tanto su efficienza ed efficacia! Non era solo teoria economica ma pratica di vita che ognuno di noi ha potuto sperimentare, all’incontrario, sulla propria pelle! Da vent’anni in avanti il ciclo di lezioni sulla programmazione, pianificazione e sul controllo di gestione sono andate sempre deserte! E si vede, eccome se si vede! Molte scuole hanno attivato, su questo, anche i corsi di recupero; ulteriori risorse sprecate! La scuola..., la scuola!
Tutti sempre pronti a correre in suo aiuto negando la prima cosa da fare: contribuire
con ogni mezzo ed in ogni modo a dare dignità a chi ci sta dentro! Tutto questo oggi
è negato! Sento di: perdita d’identità, principio di autorità, assunzione di
responsabilità con sottoscrizione di relativi patti. Si cominci con le cose semplici da
chiamare con il loro nome: primo) la retribuzione del personale della scuola italiana
è attualmente da paesi in via di sviluppo; secondo) conseguentemente, si
rimodulasse tutto (orari, strutture, competenze) in funzione di una Scuola a Pieno
Ritmo Formativo, aperta alle esigenze ed alle opportunità dei suoi studenti e di
tutta la collettività di cui è espressione. La formazione non vista come appannaggio
di un referente adolescenziale ma come una progressione formativa d’intervento su
tutti intesa come metodo di democrazia formativa partecipata da esplicare su tutto
quello che di volta in volta si ritiene utile e necessario per una crescita mirata e
consapevole. Mi rendo conto che in queste poche righe si annida la rivoluzione. La
Scuola deve essere messa in grado di soddisfare al meglio qualsiasi richiesta di
cultura che proviene dall’ambiente a lei circostante, anzi anticiparla ed indirizzarla.
Nuova formazione civica del cittadino, a Scuola; riconversione per un nuovo
collocamento lavorativo, a Scuola; alfabetizzazione digitale, a Scuola; percorsi
formativi mirati alla crescita della famiglia, a Scuola; formazione permanente
degl’insegnanti, a Scuola; cinema e sentimento, a Scuola; e così via. La Scuola ha
tutte le competenze per quest’interventi. Bisogna solo iniziare a metterla al centro
del motore di sviluppo e di crescita in generale con tutto ciò che ne consegue. Non
deleghiamo al politico di turno che non può far questo. La concezione politica
attuale è dissonante con questo tipo di essere Scuola. Bisogna che ognuno di noi,
tutti, a poco a poco acquisiamo consapevolezza di questo percorso mirato e che
ognuno di noi ci metta del suo per rendere fattivo tutto ciò. Cari ragazzi e cari miei
colleghi, non voglio lasciarvi solo le macerie, di questo me ne dolgo assai! Se
vogliamo investire in noi in un Nuovo Cittadino (libero, consapevole, partecipante,
aperto al confronto critico e trasparente), bisogna far in modo di favorire queste
opportunità e la Scuola Pubblica Italiana dovrebbe essere, per natura e
caratteristiche proprie, il veicolo prediletto. Fino a quando Dio mi darà la possibilità,
mi piacerebbe, in questo contesto, mettere a servizio la mia esperienza e sapere che insieme a me ce ne sono tanti. Ringrazio mille volte tutti augurandovi come sempre buon lavoro. Prof. Giovanni Luzzi (-------)

Sabato 23 maggio 2020 08:37:23

Gentile Dott. Corrado Augias,

ho letto con grande interesse il suo articolo del 30 Aprile scorso su "La Repubblica", dal titolo “Un giorno per i morti soli”.
Mi presento; sono una Psicologa e Psicoterapeuta e Docente Universitaria, faccio parte del Comitato Scientifico del Progetto Nazionale Penelope (S) comparsi.
La nostra Portavoce è Elisa Pozza Tasca, che durante le due legislature svolte come parlamentare della Repubblica, si rese conto che il problema delle perone scomparse era sottovalutato e come Presidente di Penelope, negli anni successivi, ha promosso la legge che poi ha istituto il Commissario Straordinario per le Persone scomparse, presso il Ministero dell’Interno.
Le scrivo questa lettera a nome Suo, a nome della nostra coordinatrice Prof. ssa Maria Gaia Pensieri e di tutto il Comitato Scientifico.
Riteniamo che il tema da Lei giustamente sollevato, della mancanza di un rito funebre durante questa emergenza sanitaria, sia perfettamente paragonabile al lutto sospeso dei familiari delle persone scomparse.
Si tratta di un lutto cristallizzato, non elaborato, che blocca le persone nel tempo.
Senza un rito funebre, che come ha ben evidenziato Lei, è alla base delle civiltà più antiche e che si è trasformato nei secoli e nelle culture, non è possibile “congedarsi” da quella persona. Manca poi il sistema corale e degli affetti, che durante il rito funebre si danno forza e coraggio, attivando quel circolo di ricordi, di emozioni, di apprezzamento della qualità di quella persona, che permettono di mantenerla viva nella memoria, componendo un puzzle della sua personalità e delle sue gesta, ma allo stesso tempo, questa ritualità consente di “lasciar andare” il corpo.
Le famiglie delle persone scomparse, che dal 1974 a dicembre 2019 sono 61. 036, non hanno potuto salutare i propri congiunti. Molti di loro sperano ancora di poter avere un segno della presenza in vita dei loro cari. Il 25% sono minori e minori non accompagnati.
Queste famiglie non hanno avuto la possibilità di esprimere il dolore, perché non hanno avuto un corpo su cui piangere.
E’ una sofferenza enorme non sapere che cosa sia successo, che cosa può avere provato il proprio caro, o che cosa stia vivendo adesso.
Come i familiari delle migliaia di persone morte in questi mesi, che non hanno potuto regalare un sorriso, un abbraccio, al proprio genitore, nonno, zio, cosi i familiari delle persone scomparse sono rimaste nel silenzio assordante del vuoto e dell’assenza della persona cara.
Come Comitato scientifico di Penelope (S) comparsi, ci uniamo pertanto alla Sua proposta di istituire una giornata di lutto nazionale per tutti quei familiari che non hanno potuto celebrare il funerale del proprio congiunto.
Come Comitato Scientifico di Penelope (S) comparsi, riteniamo che quella giornata possa essere dedicata anche a quelle migliaia di famiglie che da anni aspettano di poter ritrovare i propri cari o nella peggiore delle ipotesi, il loro corpo.
L’importanza di questa giornata risiede innanzi tutto nel riconoscere a migliaia di famiglie il loro dolore per la perdita e per l’assenza dei loro cari, morti, o presunti tali, in solitudine.
Si tratta poi di un atto sociale corale di vicinanza, che può alleviare la sofferenza di queste famiglie e consentirli di non sentirsi sole, ma parte di un ‘entità più ampia, che si chiama Umanità.

Un sentito e cordiale saluto,

Prof. ssa Laura Volpini

Venerdì 22 maggio 2020 14:20:26

Desidererei chiederle la cortesia di leggere alcune mie poesie per un severo Suo giudizio. Una poesia si riferisce alla sofferenza della pandemia. In attesa di un Suo riscontro porgo distinti saluti e ringraziamenti

Mercoledì 20 maggio 2020 15:49:22

Sig. Augias,
Ho letto l'articolo "prima la scuola pubblica" critico per lo stanziamento (in realtà un'elemosina), a favore delle scuole paritarie, di somme previsto nel decreto ultimo per il Covid 19.
Voglio solo ricordare che la legge n°62 del 2000 ha stabilito che le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico e sono inserite a pieno diritto nel sistema nazionale di istruzione.
Non mi risulta che tale legge sia stata considerata finora in contrasto con la tanto decantata Costituzione.
Purtroppo ancora una volta constato che le idee marxiste su certi argomenti tardano a morire.
Eppure sono ormai trascorsi 30 anni dal crollo del comunismo!
Sig. Augias, se prova nostalgia per una scuola veramente "libera" La invito semplicemente a trasferirsi in Cina o in Nord Corea. Lì l'Istruzione è prerogativa esclusiva dello Stato. Lì forse vengono formate menti veramente libere!
Distinti saluti.
Prof. Giorgio Mauti
(Per 36 anni docente nelle scuole statali italiane).

Mercoledì 20 maggio 2020 14:31:39

Buongiorno,
il dott. Augias sarebbe disponibile ad un confronto sine ira ac studio sul tema del reclutamento dei docenti delle scuole paritarie? So bene di essere un piccolo maestro di una regione periferica, ma oso chiedere un confronto ugualmente.
Cordiali saluti,
mastro Danilo

Mercoledì 20 maggio 2020 10:18:35

Ho letto il suo ultimo libro in collaborazione con Filoramo, l ho trovato molto interessante con ottimi approfondimenti che mi hanno avvicinato molto di più alla figura di Gesù che ritengo anche realistica e molto di più rispetto al testo antico dove molte situazioni appaiono veramente inverosimili (es. Età dei personaggi). Credo fermamente che il nuovo testamento abbia più basi solide e ispirazioni religiosi superiori rispetto alle radici dell'ebraismo da cui noi cristiani dovremmo discendere

Mercoledì 20 maggio 2020 09:12:02

Buon giorno Dott. Augias.
Innanzitutto grazie per il meraviglioso lavoro giornalistico fatto da lei in questi anni.
Sono una maestra di una scuola dell’Infanzia Paritaria. Le scrivo proprio per questo e le scrivo in merito all’articolo del 20/5/2020 nel quale lei parla della questione del sostegno economico proprio per le scuole paritarie.
Poiché la stimo uomo di grande cultura non mi dilungherò sulle ragioni che hanno portato ad aprire molte scuole paritarie in alcune zone d’Italia, ne mi spingerò a raccontare la storia delle scuole stesse, ne mi dilungherò sulla questione della tanto “propagandata” Parità scolastica. Non mi dilungherò neanche nuovamente sul basso costo che per lo stato italiano hanno i bambini nelle scuole paritarie, tanto che in alcune aree rappresentano l’unica possibilità per alcune fasce d'età e che comunque sempre per queste fasce d'età offre la possibilità ad 1/4 dei bambini italiani di frequentare una scuola che diversamente ancora non avrebbero.
Ci terrei invece a dirle alcune cose per me molto più importanti.
Le nostre o scuole, o alcune di queste non sono assolutamente scuole per ricchi, anzi, accolgono bambini e famiglie inviate dai servizi sociali perché nella scuola statale non trovano collocazione. Le assicuro ci arrampichiamo sugli specchi ogni giorno per trovare fondi per sostenere questi bambini e famiglie. Anche perché in molte delle nostre scuole la retta è veramente bassa. È la fatica a sopravvivere, offrendo un servizio di qualità, veramente alta.
Seconda cosa, mi piacerebbe che qualcuno venisse a vedere come lavoriamo, cosa facciamo per i bambini e le famiglie, che tipo di scuola e quanto amore e quanta professionalità mettiamo. E che solo a questo punto mi venisse detto che non meritiamo un aiuto dallo stato. Se non lo meritiamo, per favore, toglieteceli tutti perché non li meritiamo. Non solo perché sostenerci economicamente è molto più oneroso e sbagliato che sostenere Alitalia o che sostenere l’impresa dell’auto con decine di anni di Cassa Integrazione, o è molto più sbagliato di tenere gli insegnanti della scuola pubblica italiana a casa, di solito per tre mesi all’anno, e quest’anno cinque per affidare i bambini a Campi estivi di dubbia valenza. Pur pagandogli lo stipendio per intero, anche in questa situazione, quando molti cittadini se lo sono visti ridurre o addirittura non lo hanno più. Eviterò anche di entrare nel merito delle ore fatte usualmente dagli insegnanti delle scuole pubbliche, o a tutto il lavoro nero e all’evasione fiscale che sta dietro alle lezioni pomeridiane.
Sono Cristiana e amo Cristo che vedo ogni giorno nei fratelli piccoli e grandi che cerco di sostenere e accompagnare, ma sono anche una cittadina e vedo violata, o abusata la mia amata Costituzione quasi ogni giorno, senza che quasi nessuno si ricordi di difenderla se non quando può essere strumentalizzata per sostenere una qual si voglia tesi, per altro, magari, anche giusta. È troppo poco. È troppo facile.
Probabilmente lei non leggerà mai questa lettera ma sappia che la aspetto nella mia piccola scuola di campagna, l’anno prossimo festeggeremo settanta anni di storia, così potrà incontrare il sorriso dei bambini e l’affetto dei grandi. E dopo averci visto potrà dirmi se secondo lei violiamo la Costituzione, se secondo lei siamo meno meritevoli di Alitalia, o forse se ci sono alcune cose da rivedere.
Perché conta molto chi sei, invece dovrebbe contare cosa fai e come lo fai.
Con grande stima.
Michela Prando

Martedì 19 maggio 2020 21:40:41

Buonasera, (dichiarazione sua in "di martedì') n. 1) evasione che diventa insostenibile.
Io direi:
n. 1) come sono stati gestiti in nostri sudati soldi versati e da chi è stato pagato il conto della cattiva gestione?
Rifletta e indaghi da almeno tre decenni e poi cominci dalla testa e non dalla coda a giudicare. Teorici mai calati nella vita reale ne abbiamo da vendere. Solo che ora non li compra più nessuno.

Domenica 17 maggio 2020 00:35:42

Buonasera,
mi chiamo Simona Sabbioni, sono un'insegnante di scuola primaria, bolognese, che lavora all'Elba da molti anni (temporaneamente a Bologna in smart working per motivi di "prevenzione covid" per i genitori anziani).
Le scrivo perché Lei è un giornalista molto attento ai temi che hanno valenza educativa.
Le chiedo se può interessarLa e ritenerla degna di condivisione con il suo pubblico, una riflessione che tocca tutte le famiglie con bimbi in età da scuola "elementare":

Cara Ministra Azzolina,
Non ho parole, solo amarezza.

Nonostante il parere contrario all'unanimità del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, obblighi tutte le maestre di Italia a mettere voti ai bambini dai 6 ai 10 anni al termine di un quadrimestre privo di:

- classi

- merende

- giochi liberi

- giochi organizzati

- chiacchiere

- laboratori

- escursioni

- attività manipolative

- storytelling

- incontri con esperti

- sorprese

- feste

- ricorrenze

- compagni di banco

- incarichi..

La scuola primaria è un ambiente d'apprendimento che funziona davvero con tutti questi elementi. Con questi elementi i bambini apprendono e fissano gli apprendimenti, rendendoli significativi, "di base", valutabili.

La GSuite, BSmart e tutte le piattaforme, per quanto utili e ben fatte NON sono costruite per questo, non permettono neanche lontanamente tutto questo.

Ci siamo impegnate Ministra, abbiamo costruito attività accattivanti, imparato a realizzare cartoni animati, a fare videoediting, a costruire lavagne interattive condivise, abbiamo ricevuto collaborazione dalle famiglie.. ma i nostri alunni (non tutti purtroppo) erano e sono ancora ciascuno di là dal proprio schermo, ciascuno nella propria casa, il proprio mondo, fatto di giocattoli e familiari che li aspettano, noia, rabbia, curiosità, dovere, fretta, TV accesa, il cagnolino che passa, telefoni che squillano, le mamme suggeritrici, gli adulti che se ne vanno a far la spesa, le mamme in gara, i più fortunati con le mamme "solo" incoraggianti.

SE dovremo adeguarci, bisogna che tu e gli Italiani sappiate che i voti ci saranno: NON ATTENDIBILI, INADEGUATI e CONTESTABILI.

Simona Sabbioni

Sabato 16 maggio 2020 17:23:05

Egregio Sig. Augias, mi permetto di dissentire da quanto da lei asserito durante "Quante Storie" del 13/5. Il pagamento di un riscatto non rientra nelle tradizioni culturali italiane. Le ricordo che ai tempi dell'Anonima Sequestri la magistratura italiana bloccava i beni della famiglia dei sequestrati per evitare il pagamento del riscatto, cosa che ha contribuito a stroncare il fenomeno. Nel caso del rapimento Moro lo Stato Italiano non fece nulla, sottolineo nulla, per salvare la vita del grande statista. Per quanto riguarda la conversione concordo nell'ipotizzare un'eventuale Sindrome di Stoccolma ma trattandosi di argomento intimo e privato la giovane avrebbe potuto evitare di sventolarlo ai quattro venti causando così inevitabili per quanto esecrabili reazioni. Cordiali saluti

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