Mie Recensioni su Sanremo
Messaggio per Alberto Matano
Giovedì 3 febbraio 2022 20:41:36
PRIMA SERATA Buon pomeriggio amici, "Commozione", parola chiave della prima serata, senz'altro per Amadeus, esplicita nei suoi occhi per essere su quel palco, di esserci ritornato col pubblico in sala e con il suo geniale amico Fiorello - entrambi non dati per scontato -. Commozione di Gianni Morandi che, sebbene eterno ragazzo, consapevole dell'ineluttabilità del tempo, guarda a questa partecipazione sanremese come probabile ultima sua di una carriera d'oro. Commozione per i "Brividi" che Blanco e Mahmood hanno lasciato durante la loro esibizione interpretando le tempeste emotive della nuova generazione.
Commozione per il ricordo di Battiato e della sua "Cura", pura poesia messianica.
Commozione di Damiano dei Maneskin che ha vinto proprio tutto, soprattutto la diffidenza di chi non va oltre le apparenze.
Applausi per la voce e la teatralità interpretativa altissima di Massimo Ranieri, forse troppo per una platea sanremese abituata a testi e temi più semplici e diretti.
Ornella Muti è senz'altro da annoverare tra le dolenti note, non rilevante, deludente rispetto alle aspettative. Quest'anno anche lo spirito libero di Achille Lauro ha deluso i più presentando una canzone che ricalca la sua "Rolls Royce" e con coreografie non innovative che sfioravano il kitsch.
Dulcis in fundo Fiorello, anima, cuore, sorriso e arte degli ultimi Sanremo, adorato e acclamato da tutti, cosa sarebbe il festival senza di lui?
Lo scopriremo, ahimè, stasera.
N. B.: finalmente sul palco più fisicità maschili che femminili da far girare la testa: Berrettini, Raul Bova, Achille Lauro, Mahmood, Blanco...
SECONA SERATA- Dalla commozione alla tristezza, la seconda serata del festival si tinge di "blue". Inizia col doveroso ricordo, appena accennato, a Monica Vitti, passa per le canzoni mediocri dei partecipanti giovani e non; lento il ritmo della conduzione, delle interpretazioni amare e pseudocomiche di Zalone e delle uscite poco felici di Lorena Cesarini, quasi sconosciuta ai più. Apprezzabile portare su quel palco temi di valore sociale ed etico come la lotta al razzismo, alla discriminazione delle minoranze o all'omofobia, ma gli autori hanno sbagliato i modi e i tempi che quel palco, quel pubblico richiede per essere incisivi, efficaci.
La tristezza cede il posto, saltuariamente, all'eleganza, eleganza dei modi e nei versi di Elisa e di Laura Pausini che con maestria riportano la nostra generazione in auge su quel palco: donne, cantanti che si sono imposte nel panorama internazionale con l'impegno e il valore dei loro sogni. Eleganza di Emma e Michielin, che ha diretto brillantemente l'orchestra cedendo i suoi fiori al primo violinista uomo, ribadendo con un solo gesto la parità di genere.
Eleganza nella sua eccentricità e modernità di Orietta Berti, che malgrado gli anni e il suo cliché ha saputo reinventarsi con classe senza mai sfociare bel trash.
Sintetizzando: la conduzione di Amadeus senza Fiorello si è notata, e come, tornerà? Lo speriamo tutti!
Commozione per il ricordo di Battiato e della sua "Cura", pura poesia messianica.
Commozione di Damiano dei Maneskin che ha vinto proprio tutto, soprattutto la diffidenza di chi non va oltre le apparenze.
Applausi per la voce e la teatralità interpretativa altissima di Massimo Ranieri, forse troppo per una platea sanremese abituata a testi e temi più semplici e diretti.
Ornella Muti è senz'altro da annoverare tra le dolenti note, non rilevante, deludente rispetto alle aspettative. Quest'anno anche lo spirito libero di Achille Lauro ha deluso i più presentando una canzone che ricalca la sua "Rolls Royce" e con coreografie non innovative che sfioravano il kitsch.
Dulcis in fundo Fiorello, anima, cuore, sorriso e arte degli ultimi Sanremo, adorato e acclamato da tutti, cosa sarebbe il festival senza di lui?
Lo scopriremo, ahimè, stasera.
N. B.: finalmente sul palco più fisicità maschili che femminili da far girare la testa: Berrettini, Raul Bova, Achille Lauro, Mahmood, Blanco...
SECONA SERATA- Dalla commozione alla tristezza, la seconda serata del festival si tinge di "blue". Inizia col doveroso ricordo, appena accennato, a Monica Vitti, passa per le canzoni mediocri dei partecipanti giovani e non; lento il ritmo della conduzione, delle interpretazioni amare e pseudocomiche di Zalone e delle uscite poco felici di Lorena Cesarini, quasi sconosciuta ai più. Apprezzabile portare su quel palco temi di valore sociale ed etico come la lotta al razzismo, alla discriminazione delle minoranze o all'omofobia, ma gli autori hanno sbagliato i modi e i tempi che quel palco, quel pubblico richiede per essere incisivi, efficaci.
La tristezza cede il posto, saltuariamente, all'eleganza, eleganza dei modi e nei versi di Elisa e di Laura Pausini che con maestria riportano la nostra generazione in auge su quel palco: donne, cantanti che si sono imposte nel panorama internazionale con l'impegno e il valore dei loro sogni. Eleganza di Emma e Michielin, che ha diretto brillantemente l'orchestra cedendo i suoi fiori al primo violinista uomo, ribadendo con un solo gesto la parità di genere.
Eleganza nella sua eccentricità e modernità di Orietta Berti, che malgrado gli anni e il suo cliché ha saputo reinventarsi con classe senza mai sfociare bel trash.
Sintetizzando: la conduzione di Amadeus senza Fiorello si è notata, e come, tornerà? Lo speriamo tutti!
Da: Rossella Iavarone
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