Andrea Palladio

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Biografia

Andrea Palladio, il cui nome vero è Andrea di Pietro della Gondola, nasce il 30 novembre del 1508 a Padova, nella Repubblica di Venezia, figlio di Pietro, mugnaio di umili origini, e di Marta, casalinga.

A tredici anni il giovane Andrea comincia l'apprendistato, presso Bartolomeo Cavazza, come scalpellino: rimane con Cavazza per diciotto mesi, perché nel 1523 la famiglia si trasferisce a Vicenza.

Nella città berica il figlio di Pietro della Gondola si iscrive alla fraglia dei muratori e inizia a lavorare presso lo scultore Girolamo Pittoni e nella bottega del costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza.

Nel 1535 incontra Giangiorgio Trissino dal Vello d'Oro, conte vicentino che eserciterà, da quel momento in avanti, una forte influenza su di lui.

Impegnato nel cantiere della villa suburbana di Cricoli di Trissino, Andrea viene da lui accolto: è proprio Giangiorgio, umanista e poeta, a conferirgli lo pseudonimo Palladio.

Negli anni successivi, il giovane padovano sposa Allegradonna, ragazza povera che gli darà cinque figli (Leonida, Marcantonio, Orazio, Zenobia e Silla). Dopo avere lavorato al portale della Domus Comestabilis a Vicenza, nel 1537 egli realizza la villa di Gerolamo Godi a Lonedo di Lugo di Vicenza e si occupa del monumento al vescovo di Vaison Girolamo Schio nella cattedrale cittadina.

Due anni più tardi avvia l'edificazione, ancora a Lonedo di Lugo di Vicenza, di Villa Piovene, mentre nel 1540 collabora alla realizzazione di Palazzo Civena. Nello stesso periodo Andrea Palladio è impegnato anche con Villa Gazzotti, a Bertesina, e con Villa Valmarana, a Vigardolo di Monticello Conte Otto.

Nel 1542 progetta per Marcantonio e Adriano Thiene Palazzo Thiene a Vicenza e per i fratelli Pisani, Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo.

Dopo avere avviato la costruzione di Villa Thiene a Quinto Vicentino, si occupa di un Palazzo Garzadori che non verrà mai portato a termine, per poi dedicarsi alle Logge del Palazzo della Ragione a Vicenza.

Nel 1546 Palladio lavora a Villa Contarini degli Scrigni a Piazzola sul Brenta, nel Padovano, oltre che a Palazzo Porto per Iseppo da Porto, prima di occuparsi di Villa Arnaldi a Meledo di Sarego e di Villa Saraceno a Finale di Agugliaro.

Nel 1554 intraprende un viaggio a Roma, in compagnia di Marco Thiene e di Giovanni Battista Maganza, allo scopo di preparare la prima edizione del trattato "De architectura" di Vitruvio con traduzione critica che viene stampata due anni più tardi a Venezia. A causa dell'influenza dei Barbaro, in seguito Andrea comincia a lavorare proprio nella città lagunare, dedicandosi in particolar modo all'architettura religiosa.

Nel 1570 riceve l'incarico di Proto della Serenissima, vale a dire architetto capo della Repubblica Veneta, prendendo il posto di Jacopo Sansovino, per poi pubblicare un trattato a cui lavorava sin da quando era ragazzo, intitolato "I quattro libri dell'architettura", che illustra gran parte delle sue creazioni. In esso, l'architetto veneto definisce i canoni classici degli ordini architettonici, ma affronta anche la progettazione di palazzi pubblici, di ville patrizie e di ponti in muratura e in legno.

"I quattro libri dell'architettura" è il più famoso trattato di architettura rinascimentale, considerato anticipatore dello stile dell'architettura neoclassica, in grado di esercitare una forte influenza su tutta la produzione dei secoli successivi, anche perché vi viene sviluppata la teoria vitruviana delle proporzioni architettoniche.

Nel 1574, Palladio dà alle stampe i "Commentari" di Cesare. Nello stesso periodo si occupa delle Sale di Palazzo Ducale a Venezia ed esegue alcuni studi per la facciata della Basilica di San Petronio a Bologna. Poco dopo, si occupa della Chiesa delle Zitelle a Venezia e della Cappella Valmarana nella Chiesa di Santa Corona a Vicenza, per Isabella Nogarola Valmarana.

È il 1576, anno in cui egli progetta l'Arco delle Scalette - che verrà completato solo dopo la sua morte - e la Chiesa del Redentore a Venezia.

Dopo essersi impegnato nella progettazione della Chiesa di Santa Maria Nova a Vicenza, Palladio dà vita alla Porta Gemona di San Daniele del Friuli, per poi dedicarsi ai disegni per gli interni della Chiesa di Santa Lucia a Venezia e al Teatro Olimpico di Vicenza.

Una costruzione maestosa, che rappresenta l'ultima opera dell'artista: all'interno di uno spazio chiuso vengono riportati i motivi del teatro classico romano (che, come noto, era all'aperto), mentre la ripida cavea parte dall'orchestra per arrivare al colonnato trabeato, con un fondale architettonico fisso che definisce il palcoscenico appena rialzato e che rappresenta il punto di partenza di cinque strade in apparenza lunghissime.

Le prospettive profonde oltre i portali esaltano un concetto di dinamismo spaziale molto moderno, e sono un lascito prezioso del maestro.

Il 19 agosto del 1580, infatti, Andrea Palladio muore all'età di 72 anni, in condizioni economiche non buone: non si conosce il motivo del decesso (e anche sulla data precisa ci sono molti dubbi), mentre il luogo della morte è stato individuato in Maser, località in cui l'architetto stava lavorando a Villa Barbaro per la costruzione di un tempietto.

I funerali di Palladio vengono celebrati a Vicenza, senza troppo clamore, e il suo cadavere viene seppellito nella chiesa di Santa Corona.

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