Messaggi e commenti per Enrico Mentana - pagina 71
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Frasi di Enrico Mentana
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Biografieonline non ha contatti diretti con Enrico Mentana. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Enrico Mentana.
Domenica 29 marzo 2020 21:48:33
Domenica 29 marzo 2020 21:05:21
Buonasera,
ho appena finito di vedere il TG delle 20, 00 condotto da Paolo Celata.
Ho l'ansia, e contemporaneamente sono nervoso.
Non per le notizie che pure sono tutt'altro che ottimistiche, ma per la dialettica del conduttore, il suo modo di dire le cose, di specificare cose inutili, di impapinarsi, di rimanere in silenzio per qualche secondo ecc.
Visto che quando fa i commenti nei suoi servizi (senza apparire in video) e' bravo, perche' non si limita a quello ? Ci sono altri conduttori ottimi (Fanuele, Tortora, Il giornalista dello scorso week end).
Grazie e scusi lo sfogo ma da un po'di settimane mi chiedo, quando vedo che c'e' Celata, se cambiare canale.
Mauro Camera
Domenica 29 marzo 2020 18:43:00
Mi chiamo Leonello Feroci pensionato d'oro settantenne di Maremma. Vorrei offrire le mie energie che mi restano per la mia terra e la mia gente. Dice Matteo Renzi che vanno riaperte le aziende e bisogna che tutti ritornino a lavorare. Il fatto è che Matteo Renzi non ha mai lavorato in vita sua e non ha la minima idea di quanto la terra sia bassa. Tra l'Andana e Ponti di Badia nel Comune di Castiglione della Pescaia c'è tanta terra da lavorare e anche gli extracomunitari se ne sono andati. Antigone mi ricorda lo ius, il diritto naturale non scritto ma dentro i cuori; Creonte la lex che la metti dove ti torna meglio. Mi piacerebbe che Renzi per una volta in vita sua venisse a lavorare per davvero: lo ospito nell'azienda dove vivo e gli dò la giusta ricompensa per mangiare e pagare il mutuo di casa sua prima che lo paghi qualcun altro a sua insaputa.
So bene che le mie parole saranno acqua fresca ma avevo bisogno di gridare in silenzio la rabbia che si cova dentro.
Grazie.
leonello
Domenica 29 marzo 2020 17:00:02
Gent. mo Dr. Mentana
La stimo come Uomo e giornalista e apprezzo da molto tempo il Suo Tg sempre aggiornato, coerente ed impegnato nel sociale. In questo periodo di COVID19 tutto è fuori controllo e fa paura l’incertezza di quello che ci circonda. Le scrivo per chiedere una sua opinione. Mio padre (85 anni) è risultato positivo al tampone il 26/3 pomeriggio mi sarei aspettata che le autorità competenti controllassero i contatti che mio papà ha avuto per poter evitare altri possibili contagi è così non è stato fino ad oggi 29/3. Oltretutto è stato dimesso ieri tarda sera dimenticando di indicare nella lettera di dimissioni la posologia dei farmaci prescritti ed aggiungendo nella busta il certificato di “non positività” di un altro paziente. Mio padre é ipovedente e non deambula e vorrei capire come é fattibile curarlo a casa senza creare situazioni a rischio. Non stupiamoci se poi i contagi non diminuiscono. Grazie per l’attenzione di una figlia preoccupata per un padre 85enne e anche per se stessa. Sonia
Domenica 29 marzo 2020 14:17:36
Egr. Dott. Mentana, si merita il Dott assolutamente, l’ho sempre stimata anche se non sono un assiduo frequentatore del La7.
Ho 74 anni, i capelli bianchi e una cultura dello Stato che mi deriva dalla mia famiglia (il fratello di mio padre ha fatto parte dei 75 che hanno scritto la Costituzione). Alla vita non ho più nulla da chiedere e proprio per questo guardo osservo e ascolto.
Vedo una grande desolazione. Nei giovani e soprattutto nei giovani perchè non hanno alcun riferimento cui guardare se non altro morale.
Perchè Le scrivo. La prego abbiamo bisogno di giornalismo serio, professionale, corretto verso tutto e verso tutti; non asservito alle bandiere o pronto a salire sul carro vincente in quel momento. Abbiamo bisogno di coraggio, di qualcuno che abbia il coraggio di indicare veramente quale è la direzione morale e culturale. Questo non si trova su Facebook o simili. Basta con la retorica di basso livello. Basta agli applausi ad ogni affermazione del nulla che viene fatta sui vari canali Tv.
Ora è il momento in cui persone come Lei che non devono rendere conto del proprio pensiero cerchino di scuotere le coscienze. Bisogna avere coraggio di dire la verità e farla ascoltare a chi ha veramente bisogno di verità.
Abbiamo la memoria corta anzi cortissima. Abbiamo ascoltato menzogne che ci collocavano come il miglior Paese al mondo con le precauzioni contro il virus. Ci hanno raccontato che qui non si poteva espandere (chissà perchè). C’è l’hanno raccontato i politici e gli pseudo scienziati.
Invece... ci siamo svegliati fragili, impotenti e soprattutto incapaci ma pieni di autogratificazione e di prosopopea del protagonismo ad ogni costo; fino poi a smentire le affermazioni di pochi giorni prima.
Non ho sentito alcun giornalista nè giornale che abbia avuto il coraggio di evidenziare questa prosopopea dei nostri governanti. Governanti che non ci rappresentano perchè nessuno dei cittadini li ha scelti.
L’unico obiettivo è il consenso... effimero, vacuo, inutile ma purtroppo è la priorità del nostro ceto politico.
Cosa possono sperare i nostri giovani nella gestione del loro futuro da parte di questa gente ? ? Nulla. Il vuoto assoluto.
Almeno Lei, Mentana, faccia qualche cosa da giornalista serio, dia una scossa a queste menti offuscate dal cannibalismo dell’audience e del presenzialismo a tutti i costi anche a quello di non dire nulla.
La Sua generazione, non più la mia, può fare ancora qualche cosa. Per cortesia la prego lo faccia... con coraggio.
Carlo
Sabato 28 marzo 2020 17:09:29
Domande sempre più stringenti ai nostri studenti e a noi tutti sul senso della vita e della morte
Caro Direttore,
la nobile scelta del MIUR della Didattica a Distanza (DAD), volta ad aiutare gli studenti nel percorso formativo, in un momento di crisi, e attivata con serietà da diverse scuole, presenta, a causa di uno scenario sempre più veloce e complesso, alcune criticità.
Le immagini drammatiche che si susseguono, la perdita del lavoro di tante persone, l’aumento del numero delle vittime del Coronavirus, tra cui valorosi sanitari e uomini dello stato, pongono, infatti, domande sempre più stringenti ai nostri studenti e a noi tutti sul senso della vita e della morte, sulla possibilità di un percorso futuro, su come stare di fronte a una situazione inedita e inaspettata.
Siamo, forse, di fronte alla necessità di un cambio di paradigma: dalla Didattica a Distanza alla Didattica dell’Emergenza.
In questa fase, il problema non è tanto l’accumulo di videolezioni, tese ad andare avanti col programma e gli argomenti, ma in primis di tenere conto che dietro i microfoni ci sono cuori che vibrano, che provano angoscia per ciò che accade e ognuno di essi è un volto unico e inconfondibile. Si tratta, perciò, innanzitutto, di ascoltarli e approfondire il rapporto, facendo emergere le loro domande effettive, secondo un rapporto educativo alto e decisivo, non appiattito sul cognitivismo o su logiche passate.
Il filosofo Vico diceva che la civiltà ha come sua struttura: culto religioso, nozze, funerali. In questa situazione, le nozze sono rinviate, i funerali sono celebrati, se possibile, dal solo sacerdote e le chiese sono chiuse al culto. Inoltre, lo storico Tucidide descrisse gli effetti della Peste di Atene, facendo notare il collasso del legame civile nei suoi effetti più drammatici: la caduta della pietà verso gli dei e del rispetto tra gli uomini.
È necessario perciò sostenere il vincolo nella/della comunità, a mio avviso, indicando testimonianze di vita grande e proponendo interventi a livello educativo, per favorire la coesione sociale e la tenuta dei legami, in questo difficile periodo, in cui parole ricorrenti sono: isolamento e quarantena. La testimonianza di Papa Francesco, con la sua preghiera per l’Italia e la sua quotidiana omelia da Santa Marta, mi sembra pertinente e significativa, a tal proposito, per un percorso umano possibile. E credo anche che gesti condivisi possano aiutare il nostro essere comunità nazionale viva e organismo sano che attiva pratiche comuni di resistenza mentale e resilienza.
Sarebbe importante, ad esempio, istituire una Gigantesca Colletta del mondo della scuola (ore lavorative donate, offerte in denaro, ecc) per istituire un fondo nazionale di solidarietà volto ad aiutare strutture sanitarie, ricerca scientifica, famiglie delle vittime del dovere, persone in crisi per la perdita del lavoro, ecc.
Potrebbe essere anche importante istituire una Giornata del Genio Italiano, chiedendo a tutte le scuole di celebrare i grandi dell’Italia (S. Ambrogio, Dante, Galilei, Giotto, Marconi, Raffaello, ecc), per ricordare a tutti e a noi stessi che siamo figli non del nulla, ma di una grande storia e di tanti padri, che hanno scritto, amato, lottato, sofferto, combattendo per un Bene più alto e vero.
È doveroso commemorare, inoltre, solennemente, nelle aule virtuali le vittime, ponendo particolare attenzione alle storie di chi ha dato la vita per difendere la nostra salute.
E non dimenticare l’imprevisto possibile e commovente, che ci educa, e non viene dai potenti ma da quelli più provati: i Siriani o i ragazzi del Burundi che pregano per noi. Come talvolta capita, l’universale nasce dal particolare. Ognuno di noi, insomma, può fare la sua parte, affinché il terribile virus non vinca sulla nostra civiltà.
Cordiali saluti e grazie della Sua ospitalità,
Vincenzo Rizzo, docente di Filosofia e Scienze Umane
Verbania, 28/03/2020
Sabato 28 marzo 2020 16:16:53
Buongiorno,
ho apprezzato molto la diretta di ieri (27/03) in cui l'Italia ha sentito il suo Presidente e ha vissuto l'affidamento a Dio dell'umanità da parte del vescovo di Roma.
Ho colto l'attenzione che ha dimostrato nello scegliere le parole giuste per commentare le immagini che provenivano da S. Pietro.
E' mancato un approfondimento che avrebbe aiutato i Suoi telespettatori a capire la straordinarietà del momento. Mi riferisco all'indulgenza plenaria invocata SENZA CONDIZIONI, fatto unico nella storia, che aprirà, sono sicura, altri canali comunicativi tra le confessioni cristiane, e la rilevanza che ha, e avrà, l'affidamento a Dio degli esseri umani, al di là dell'appartenenza o meno religiosa.
Io, da teologa, lo faccio a scuola, ma penso che queste notizie possano interessare anche il pubblico televisivo che Lei, con competenza, aiuta nella comprensione dei fatti.
Con stima
Monica Abbona
Sabato 28 marzo 2020 14:37:51
L'Abruzzo non esiste nei vostri TG. Come se non fosse in Italia. Attualmente a Teramo ci sono interi reparti dell' Ospedale Civile infetti, con molti medici e personale sanitario contagiati. Il rischio è che i teramani si ritrovino senza ospedale polispecialistico. E voi... NULLA! É INACCETTABILE
Sabato 28 marzo 2020 13:59:20
Caro Direttore, forse ricorderà la storia del film Wall-E, l’omonimo robot incaricato di ripulire un mondo mortalmente contaminato mentre il resto dell’umanità attende sulle astronavi, che navigano nello spazio, di poter fare ritorno sulla terra finalmente purificata. Quell’umanità col passare del tempo (circa 700 anni) è diventata, dopo tanta inattività e tanto ottundimento, obesa e incapace di ogni di azione, condannata a trascorrere il suo tempo di indefinita quarantena davanti ad uno schermo.
Dal mio piccolissimo osservatorio avverto il brivido di una sindrome da Wall-E e mi interrogo, fuor di metafora, su quale può essere la mia utilità di attuale e prossimo inutile, mantenuto da quelli che ora ripuliscono e ripuliranno la terra per farmi tornare, forse.
E se questa condizione, con una serie di declinazioni diversamente articolate nel corso del tempo diventasse inevitabile per la nostra sopravvivenza? Immaginiamo, ad esempio, che possano essere le donne under 60, (o solo i giovani under 25) per ora misteriosamente più resistenti, a poter garantire l’ingrasso digitale di tutti gli altri?
Già durante l’ultima guerra per le donne fu così, ma in forma rovesciata: all’interno, nelle fabbriche, negli uffici, negli ospedali, le donne; all’esterno gli uomini, al fronte. Erano dunque per lo più le donne ad assicurare armi, e rifornimenti, e cure, per la salvezza e per la fine del conflitto.
Quale sarà il posto allora delle categorie cosiddette “a rischio” nel prossimo futuro? Quale potrà essere l’utilità, come fin’ora possiamo averla considerata, del mio diventare inutile a 50 anni?
Sarò capace di ridisegnare il mio posto, il mio compito nel mondo prossimo?
Diventa sempre più chiaro, ammesso che non lo fosse già da tempo, che dovremo abituarci a vivere in una condizione di emergenza senza attribuirle date di inizio e fine possibile. E soprattutto dovremo essere in grado di rubricarla e digerirla come una normalità. Accanto allora al ridisegno di un impianto sociale planetario ci sarà urgente bisogno di un rimodellamento del nostro statuto cognitivo non solo per imparare a convivere, per tutto il tempo necessario, in un “deserto del reale”, ma per modellare nuovi strumenti di scambio affettivo, di apprendimento, di riflessione e del fare, che non impoveriscano il nostro essere sociali.
Quanto potrà funzionare uno stadio di puro ingrasso digitale, pur con alcuni innegabili vantaggi, senza condurci ad una obesità morale, etica, affettiva irreversibile? Cosa implicherà muoversi da uomini e donne “mascherati”, o non muoversi affatto? O sapere che saremo sempre estranei l’uno all’altra, portatori insani di qualche cosa di sconosciuto.
Se non vogliamo semplicemente accettare tutto come una palingenesi penso che dobbiamo, a partire dagli attuali “inutili” come me, cominciare a riflettere molto su quale potrà e vorrà essere il nostro modo di essere.
Dubito che ora queste proposte saranno anticipate dalla politica e dell’economia. E credo che pur nel loro straordinario lavoro e sacrificio sia pericoloso consegnare solo alla scienza le chiavi del nostro futuro.
Tutti auspicano la costituzione di una “intelligenza collettiva”. Non è certo un’idea nuova e nel tempo sembra sia stata svilita o depauperata, forse perché abbiamo trascurato di costruirla, persona dopo persona, con pazienza, a volte con dolore e qualche entusiasmo.
Si dice che manchino i maestri per agevolare questo processo. Io non credo, occorre saperli cercare (anche tra modelli di comportamento apparentemente non umani, le piante per esempio) e convincerli ad insegnare e educare. In caso contrario vogliamo davvero consolarci in un mondo di strepitosi tutorials e app. ?
Pensiamo che la capacità di adattamento ci venga sempre in soccorso portandoci a scambiare la qualità della vita con l’imperativo della sopravvivenza?
Nell’ordinamento romano l’istituto dell’esilio comportava il riconoscimento di una pena da scontare: si era riconosciuti come una minaccia e pertanto allontanati dalla vita pubblica. E se fosse la vita pubblica un giorno a diventare una minaccia? Quante isole dovremo abitare, o creare artificialmente, in esilio, per salvarci?
Grazie, un caro saluto e buon lavoro a tutti Voi
Venerdì 27 marzo 2020 19:05:46
I dati Istat del 2019 ci dicono che il numero dei decessi in tutta la nazione è stato di 647. 000 persone. (quindi 50. 000 al mese, 1800 al giorno circa)
I numeri dei decessi dei bollettini quotidiani che vengono trasmessi non ci dicono quanti sono quelli da corona virus e quelli abituali.
La media dei morti giornaliera è uguale alla media dell'anno scorso.
Perché questi dati non ci vengono trasmessi. ? ? Grazie.