Francisco Goya
Biografia • Sentire l'arte
Francisco José de Goya y Lucientes nasce a Fuendetodos, piccolo villaggio dell'Aragona nei pressi di Saragozza, il giorno 30 marzo 1746. Quarto di sei fratelli, è figlio di un maestro doratore (la sua è una famiglia appartenente alla piccola borghesia), frequenta per alcuni anni lo studio del pittore José Luzán Martínez.
Affascinato dalla pittura di Tiepolo conosciuta in Spagna, nel 1769 decide di partire per l'Italia. Torna successivamente in patria e si stabilisce a Saragozza, dove ottiene l'importante commissione di alcuni affreschi per la basilica del Pilar. Grazie all'appoggio dei cognati, i pittori Ramón e Francisco Bayeu, nel 1774 riceve l'incarico di eseguire i cartoni per l'arazzeria reale di Santa Barbara, un lavoro che lo impegnerà per buona parte della sua vita.
Del 1777 è una delle sue opere più celebri: Il parasole. Nel 1780 Goya viene accolto come membro della Reale Accademia di San Fernando. Negli anni successivi realizza un ciclo di dipinti a olio con giochi di bambini, comincia a dedicarsi ai ritratti e nel 1784, per il fratello del re, uno dei suoi dipinti più importanti: "La famiglia dell'Infante don Luis" (Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca).
Nello stesso periodo lavora anche per i duchi di Osuna eseguendo temi campestri per la loro residenza di campagna e alcuni ritratti di famiglia.
Dopo aver realizzato "La prateria di San Isidro", uno dei cartoni da arazzo per la camera dei principini al Pardo, nel 1789 riceve dal nuovo re, Carlo IV di Spagna, la nomina a Pittore di camera. Tra i più celebri quadri realizzati a corte c'è proprio "La famiglia di Carlo IV".
Goya viene colpito da una malattia molto grave che con il tempo lo porterà alla sordità: continua tuttavia a dipingere ritratti ("La duchessa d'Alba", 1795 e 1797), così come scorci di vita popolare ("La morte del picador", 1793), ma anche le prime scene di follia, stregonerie (come Il grande caprone) e supplizi.
Nel 1797 inizia a lavorare ai "Capricci", una serie di incisioni dove esprime con grande fantasia la sua ribellione contro ogni forma di oppressione e superstizione.
Alcuni dei suoi più intensi personaggi femminili - come "María Tomasa Palafox, marchesa di Villafranca" (1804); "Isabel de Porcel" (1804-1805); "La maja vestida" (1800-1805); "La maja desnuda" e "La famiglia di Carlo IV" (il più celebre tra i suoi ritratti di gruppo) - risalgono tutti ai primi anni dell'Ottocento.
L'invasione napoleonica del 1808, le feroci rappresaglie e il martirio del popolo spagnolo, lasciano un segno indelebile nella vita dell'artista che trova sfogo nelle incisioni dei "Disastri della guerra" (1810-1820) e in due celebri dipinti del 1814: "Il 2 maggio 1808" e "Il 3 maggio 1808".
A periodo risale anche l'opera "Il Colosso" (El Coloso), un quadro a lui attribuito che però forse è stato realizzato da un suo allievo.
Negli anni successivi, caduto in disgrazia a corte, Goya si ritira nella sua casa di campagna, la "Quinta del Sordo", ricoprendo le pareti con le cosiddette "Pitture nere", immagini angoscianti e visionarie, tra cui ricordiamo "Saturno che divora i suoi figli". Nel 1824 parte per la Francia e si stabilisce a Bordeaux: qui Francisco Goya muore il 16 aprile 1828.
I suoi ultimi lavori sono "La lattaia di Bordeaux" e un ritratto del nipote Mariano.
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