Quinto Ennio
Biografia • Missioni epiche
Quinto Ennio nasce a Rudiae il 16 luglio del 239 A.C. Come lui stesso ama definirsi è un trilingue. Rudiae è un luogo (oggi situato alle porte della città di Lecce) in cui si susseguono una serie di diverse dominazioni: i Messapi, popolazione Osca, i colonizzatori greci ed infine i Romani. Ennio ama pensare a se stesso come ad un trilingue di cultura osca, greca e romana.
Diventa presto amico di Catone, incontrato in Sardegna durante la seconda guerra punica a cui prende parte come soldato. Grazie a questa amicizia si trasferisce a Roma nel 203 A.C.
Proprio nella capitale del regno si consuma però la rottura tra i due amici: nasce una insanabile divergenza di opinione riguardo le influenze della cultura greca sulla cultura romana; influenze testardamente negate da Catone.
In questo periodo Quinto Ennio, come molti suoi conterranei, si impiega in qualità di precettore presso nobili e ricche famiglie ed in particolare presso gli Scipioni, che lo accolgono ed intrecciano con lui un solido e duraturo rapporto di mecenatismo. Sarà proprio questo rapporto a rendere ancora più insanabile la rottura con Catone, il quale nelle sue vesti di censore condanna fortemente questo tipo di relazioni.
La svolta nella carriera letteraria di Ennio si verifica negli anni compresi tra il 189 e il 187 A.C. quando accompagna il generale romano Nobiliore nella sua campagna militare in Grecia. Ennio veste il ruolo di poeta cortigiano e dedica al generale un'opera, probabilmente una pretexta, vale a dire una tragedia di origine romana. Nell'opera Ennio esalta le qualità militari del generale, e così facendo si attira nuovamente le ire di Catone, in quanto questo tipo di scritti viene solitamente composto in lode di valorosi personaggi passati a miglior vita, e non di personaggi ancora viventi.
L'ascesa di Ennio diventa inarrestabile nonostante le divergenze con Catone, e proprio grazie alla pretexta, riceve l'appoggio non solo di Nobiliore, ma anche di tutta la famiglia degli Scipioni. La pretexta gli vale inoltre la concessione della cittadinanza romana. Pare che alla base dell'inimicizia sempre più forte tra Catone ed Ennio ci sia proprio la questione della cittadinanza, che il poeta aveva chiesto inutilmente al suo vecchio amico.
Negli ultimi anni della sua vita si dedica totalmente alla stesura del primo poema epico in lingua latina: gli "Annales". Le opere per le quali Quinto Ennio è però maggiormente conosciuto sono, senza ombra di dubbio, le tragedie, per la composizione delle quali si ispira ad Euripide ed Omero. Ma soprattutto al primo, di cui apprezza particolarmente lo studio della psicologia dei personaggi. Le sue tragedie, circa venti cothurnate, verranno anche citate da autori successivi, tra cui Cicerone.
Ennio si cimenta anche nella commedia ispirandosi a Plauto ma con risultati inferiori rispetto alla tragedia. Purtroppo di tutte queste composizioni sono giunti fino a noi solo dei frammenti. Ennio spesso traduce anche le tragedie greche utilizzando una tecnica letteraria detta Vertere, che consiste nell'adattare la tragedia al gusto romano senza operare una pura e semplice traduzione.
Ad Ennio si deve anche l'introduzione a Roma del genere satirico con l'opera "Saturae", una raccolta di episodi probabilmente appartenenti alla vita dell'autore stesso. Di quest'opera sono rimasti solo una ventina di frammenti composti in metri diversi, come il senario e il giambico. Appartiene a questa composizione anche lo "Scipio", carme scritto in onore di Publio Cornelio Scipione Africano, vincitore della famosa battaglia di Zama.
La maggior parte della sua vita viene assorbita dalla composizione degli Annales, iniziati secondo alcuni critici nell'anno del suo arrivo a Roma (203 A.C.) fino a quello della sua morte; secondo altri invece sono cominciati nel periodo della maturità. Si tratta in ogni caso di un'opera monumentale in 18 libri, che Ennio pubblica a gruppi di sei o tre libri. Sono giunti fino a noi circa seicentocinquanta versi sui trentamila originari. L'intento con cui Ennio compone gli Annales è quello di offrire un poema epico romano da contrapporre ai grandi poemi epici di derivazione greca, come l'Iliade e l'Odissea.
Nel proemio Ennio racconta addirittura di aver incontrato in sogno Omero, che gli confessa di essersi reincarnato in lui affinché racconti in versi epici la storia di Roma. Si ha notizia dell'esistenza, oltre che delle opere sopra citate, anche di una serie di altri componimenti tra cui: "Hedyphagètica", un componimento giovanile a tema gastronomico, "Sota", un componimento in omaggio alla cultura osca, e "Precepta" serie di insegnamenti morali e culturali per i suoi contemporanei.
Quinto Ennio muore a Roma l'8 ottobre del 169 A.C. e viene sepolto nella tomba degli Scipioni sia per gli indubbi meriti artistici che per l'amicizia che lo ha legato alla potente famiglia romana.
Aforismi di Quinto Ennio
Foto e immagini di Quinto Ennio
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