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Marco Porcio Catone

Marco Porcio Catone
Biografia • Delenda Carthago
Marco Porcio Catone nasce a Tuscolo, vicino a Roma, nel 234 a.C.
All'età di 17 anni combatte come tribuno militare, agli ordini di Fabio Massimo, contro Annibale. La sua passione per l'interesse collettivo lo vede questore in Sardegna nel 204, edile nel 199, console nel 195 e censore nel 184. Quest'ultima carica, una delle più prestigiose fra le magistrature di Roma, oltre ad occuparsi di censimenti è preposta al controllo della moralità dei comportamenti e, in funzione di essa, può addirittura respingere la candidatura al senato o revocare la carica stessa di senatore.
Fortemente tradizionalista, impegnato nella difesa dei costumi dei padri, il "mos maiorum", si fa baluardo contro la diffusione della cultura greca in Roma, convinto che possa corrompere i giovani: "Quando questa gente ci darà la sua cultura letteraria, corromperà tutto, e farà ancor peggio se manderà qui i suoi medici".
Svolge il ruolo di censore con tale austerità da rimanergli appiccicato addosso come soprannome: viene detto, infatti, "Censor". Nella battaglia contro le tendenze filoelleniste attacca gli Scipioni, che ne sono sostenitori, giungendo a radiare dal senato Scipione l'Africano. Da Plutarco sappiamo che le sue censure giungono ad eccessi paradossali quando, ad esempio, radia per indegnità un senatore perché bacia la moglie in presenza della figlia, o un cavaliere che egli ritiene impresentabile perché troppo vecchio, o un altro perché obeso.
Uomo di antico stampo e di grande rigore morale, Catone così descrive la sua giovinezza "...conducendo una vita parca, dura e laboriosa, coltivando i campi, zappando e seminando i sassi e le pietre della Sabina".
Celebre rimane la sua avversione nei confronti di Cartagine e l'esortazione alla sua distruzione, "Delenda Carthago", che pronuncia in conclusione di ogni orazione. Nonostante la feroce battaglia contro le influenze elleniche, egli riconosce tuttavia l'importanza del razionalismo greco, tanto che in tarda età si dedica all'apprendimento di quella lingua.
Scopritore di Quinto Ennio, che diverrà uno dei padri della letteratura latina, Catone è egli stesso un fecondo e valido scrittore: la sua opera più importante, le "Origines", oggi andata perduta, narra in sette libri la storia dell'Italia arcaica. Ma anche le sue orazioni, 150 delle quali Cicerone imparerà a memoria; i "Praecepta ad filium" e le "Epistolae ad filium", scritte per l'educazione di suo figlio Marco; il "Liber de re militari"; "De agri cultura", trattato che difende il piccolo podere contro il latifondo che va prendendo piede, unica opera ad essere giunta sino a noi; "Carmen de moribus" ed altre.
Ha avuto molti estimatori, da Cicerone a Cornelio Nepote, da Tito Livio al già citato Plutarco nell'opera "Vite parallele", fino al latinista contemporaneo Luciano Perelli.
Marco Porcio Catone muore nel 149 a.C., all'età di 85 anni. Tre anni dopo, nel 146 a.C., quello che era stato un suo ossessivo desiderio viene esaudito con la distruzione di Cartagine, in conclusione della terza guerra punica della quale è stato propugnatore. Secondo alcuni storici, quella di Catone rimane la figura più originale nella storia di Roma nel II secolo.
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