Gengis Khan
Biografia
Gengis Khan, il cui vero nome è Temüjin Borjigin nasce secondo gli storici fra il 1155 e il 1167; le cronache cinesi parlano anche dell'anno 1162 e collocano il luogo nella provincia di Hėntij, in Mongolia.
La giovinezza
Dei suoi primi anni di vita si conosce poco. Rimane orfano del padre, capo della “Tribù Dorata”, il quale viene avvelenato dai Tartari.
La tribù di appartenenza abbandona la sua famiglia che, si ritrova a vivere in povertà. È in questi anni che si forgia il carattere del futuro condottiero. È costretto a vivere grandi difficoltà; subisce episodi di bullismo da parte di altre tribù; ha l'obiettivo di riconquistare il trono paterno. Con il tempo diviene un ragazzo coraggioso e ammirato.
Allo scopo di consolidare il suo potere, si lega d’amicizia fraterna con Jamuka, figlio di un capoclan.
A soli sedici anni sposa una ragazza che conosce fin dall’infanzia: Börte, figlia di Toghril, il più potente capo dei Mongoli. Grazie a quest’unione e al suo carisma, Temujin in breve si ritrova candidato alla carica di Gran Khan (o Khagan). Viene eletto dai capi tribù nel 1200.
Gengis Khan: un nome leggendario
A proposito della sua elezione, c'è una leggenda che spiegherebbe il suo nome. I capi mongoli si trovano in attesa di acclamare Temujin loro re; sentono il verso di un’allodola che canta: “Gengis, Gengis”. Un sacerdote presente, interpreta in quel canto la volontà degli dei. Ecco allora che Temujin diventa per tutti Gengis Khan, che significa: il condottiero più potente.
Un’altra leggenda racconta che Temujin sia venuto alla luce stringendo nel pugno un grumo di sangue: è simbolo e segno del futuro di un grande e valoroso guerriero.
Il regno di Gengis Khan
Il primo compito di Gengis Khan è quello di organizzare le varie tribù per dar vita alla famosa “guerra lampo”: cavalieri mongoli che assalgono il nemico di sorpresa e velocemente.
La cosiddetta guerra lampo è una strategia militare che durante la Seconda Guerra Mondiale adottarono anche i generali George Patton e Erwin Rommel.
L’organizzazione militare studiata da Gengis Khan è molto rigorosa e si basa su due principi imprescindibili:
- Il silenzio in cui i cavalieri, armati di arco, attaccano le armate nemiche, guidati da una varietà di bandiere multicolori.
- Un ufficiale viene promosso non in base alla nobiltà di nascita, ma alla fedeltà e al valore dimostrato sui campi di battaglia.
Ogni tribù gode della massima indipendenza, ma sono tenute all’obbedienza, fedeltà e sottomissione a Gengis Khan.
Egli rappresenta l’imperatore, diretto discendente di Tenfri, dio del cielo.
Le doti di grande stratega fanno di lui anche un importante e amato sovrano, in grado di unificare tutte le tribù mongole e dar vita a un impero che si estende dall’Europa Orientale alla Cina.
In virtù della sua fama e delle sue vittorie, nel 1190, molti capi clan si uniscono a Gengis Khan.
Lo scontro con Jamuka
Nel frattempo, nel 1202, il suo vecchio e fraterno amico Jamuka mette insieme un esercito per vendicare suo fratello, ucciso mentre cercava di rubare il bestiame di Gengis Khan.
Chiamato in causa, l'imperatore risponde con le armi, anche allo scopo di consolidare il suo potere.
Nello scontro, una freccia avvelenata rischia di ucciderlo. Nonostante l’incidente, la vittoria in battaglia è sua: sconfigge Jamuka e premia il coraggio dell’uomo che ha attentato alla sua vita, nominandolo capo di una parte del suo grosso esercito.
Ma è nel 1204 che Gengis Khan sconfigge definitivamente Jamuka: in virtù dell’antica amicizia lo condanna a una morte onorevole.
La conquista della Cina
Negli anni fra il 1205 e 1211, l’imperatore dei Mongoli, decide di espandere i suoi possedimenti e attacca, uscendone vittorioso, gli Xi Xia, assicurandosi un ricco bottino di guerra.
Non si ferma.
Nutre parecchi malumori contro Wei (Wanyan Yongji), nuovo imperatore della Cina, e nel 1211, gli dichiara guerra.
All’inizio delle operazioni militari, l’esercito di Gengis Khan ottiene parecchie vittorie contro, ma quando tentano di conquistare le città cinesi, riportano clamorose sconfitte.
A questo punto, Gengis Khan d’accordo con i suoi generale si spinge a sud della Grande muraglia cinese.
Per liberare Pechino dall’esercito mongolo, nel 1214 il nuovo imperatore Xuan Zong avvia una trattativa. Il sovrano cinese però commette un errore che Gengis Khan legge come un oltraggio: sposta la capitale da Pechino a Kaifeng, allo scopo di proteggersi da ulteriori invasioni.
L’esercito mongolo torna in Cina, assedia e saccheggia Pechino nel 1215, dopo aver conquistato molte altre città.
L'espansione dell'impero
I possedimenti di Gengis Khan nel 1218 sono talmente vasti da confinare con lo stato islamico dello Khwārezm (Corasmia); allo scopo di avviare rapporti commerciali, invia degli ambasciatori in quel Paese, ma vengono arrestati. Quando il sovrano mongolo ne richiede il rilascio, il Khwārezm, li uccide tutti.
A quel punto, Gengis Khan risponde con una battaglia sanguinosa: sconfigge gli avversari e nel 1223 annette al suo impero i territori della Corasmia.
Si dice che a dimostrazione del profondo disprezzo verso l’Islam e la sua religione, Gengis Khan sia entrato a cavallo in una moschea, organizzandovi addirittura un sontuoso banchetto e una festa.
Gli ultimi anni di vita e il destino dell'impero
Sempre nel 1223 l’esercito mongolo conquista parte dell'odierna Bulgaria; immediatamente dopo, Gengis Khan combatte contro i Tanguti (tribù di lingua sino-tibetana originarie dell’area del Qinghai) che intanto si sono alleati con i cinesi. La battaglia si conclude nel 1227 con la presa della capitale, Lintia-fu.
L’imperatore Gengis Khan muore il 18 agosto 1227 nell'odierna città cinese di Yinchuan, a un'età presunta di circa 65 anni; la causa potrebbe essere stata una accidentale caduta da cavallo. Ma forse la vera causa è da ascriversi alle lotte contro i Tanguti.
Alla guida dell'impero gli succede il terzo figlio, Ögödei. Egli eredita un grande impero che si estende dall’Europa Orientale al Giappone.
Si dice che le spoglie del grande condottiero Gengis Khan siano sepolte in un posto segreto, sorvegliato da guardie.
Si racconta inoltre che le 2000 persone presenti al suo funerale, siano state tutte uccise per preservare la segretezza del luogo della sepoltura.
Dopo la sua morte l'impero è diviso in quattro parti, ognuna guidata da un Khan.
La fine dell'impero è ascrivibile all'anno 1368, quando numerose lotte interne ne decretano definitivamente il termine.
Frasi di Gengis Khan
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