Tacito

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Biografia

Publio Cornelio Tacito nasce il 56 dopo Cristo. In realtà, le informazioni biografiche che lo riguardano sono piuttosto carenti, e non è possibile stabilire con certezza né l'anno né il luogo di nascita: l'ipotesi più accreditata, in ogni caso, porta a individuare il luogo di origine nella Gallia Narbonense e a collocare il periodo della nascita tra il 56 e il 58.

Altri, tuttavia, riferendosi a un passo dell'"Historia Augusta", sostengono che i natali di Tacito debbano essere ricondotti alla città di Terni. Probabilmente con nobili origini e discendente dalla gens romana patrizia Cornelia, Tacito proviene - si è sempre nel campo delle ipotesi, vale la pena di ribadirlo - da una famiglia di rango senatorio o di rango equestre: in qualsiasi caso, vanta una posizione sociale piuttosto importante. Da ragazzo è a Roma, dove studia retorica in vista di una possibile carriera in politica o in magistratura, forse sotto Quintiliano, come Plinio.

Sposa la figlia del generale Gneo Giulio Agricola, Giulia Agricola, nel 77 o nel 78, quando la ragazza ha appena tredici anni. Della loro vita domestica e della loro unione non si sa alcunché, ma è certo che Tacito aveva preso parte, in precedenza, a una legione che operava in Bitinia comandata dallo stesso Giulio Agricola, e aveva ricoperto il ruolo di tribuno militare in virtù di un incarico che gli era stato assegnato da Vespasiano.

Lo stesso Vespasiano contribuisce a dare un importante impulso alla carriera di Tacito, anche se il suo ingresso effettivo nella vita politica si concretizza sotto Tito: nell'81 o nell'82, infatti, egli vanta la carica di quaestor. Quindi continua nel suo cursus honorum e nell'88 diventa praetor, entrando nel collegio sacerdotale dei quindecemviri sacris faciundis, che custodisce i Giochi Secolari e i Libri Sibillini.

Le cariche pubbliche di Tacito

Abile a distinguersi sia come oratore che come avvocato, per quanto il suo cognome significhi "taciturno", tra l'89 e il 93 Tacito ricopre nelle province diverse funzioni pubbliche, probabilmente a capo di una legione o forse in ambito civile. Affronta senza particolari difficoltà, tra il 93 e il 96, il regno del terrore di Domiziano, riuscendo a sopravvivere con le sue proprietà, anche se questa esperienza lo turba in maniera profonda e lascia in lui una certa amarezza, che contribuisce a far sorgere in lui un evidente odio nei confronti della tirannia.

Nel 97 diventa consul suffectus, nel corso del principato di Nerva, ed è il primo componente della sua famiglia a poter vantare questa carica. In questo periodo pronuncia, tra l'altro, il discorso funebre per il celebre soldato Virginio Rufo, e raggiunge così il massimo della fama in qualità di oratore.

Nel 98 scrive e pubblica l'"Agricola", il primo esempio di quell'attività letteraria in cui si impegnerà fino alla morte e che poco dopo sarà seguito dalla "Germania". Quest'ultima ("De origine et situ Germanorum") si presenta come un'opera etnografica in cui Tacito delinea molteplici aspetti delle tribù germaniche che vivono oltre i confini dell'Impero Romano, e include numerose parti storiche abbinate a considerazioni politiche (l'autore, per esempio, sostiene che i barbari veri siano i romani).

Le opere storiche

Successivamente Tacito scompare dalla scena pubblica per qualche anno, e si palesa di nuovo solo con il regno di Traiano. Con il suo amico Plinio il Giovane, nel 100 persegue il governatore dell'Africa Mario Prisco per corruzione: l'accusato viene riconosciuto colpevole e, quindi, costretto all'esilio, anche per merito dello stile oratorio di Tacito. Egli, dopo questo successo, resta per lungo tempo assente sia dalla magistratura che dalla politica, ma non rimane certo con le mani in mano, dedicandosi alla scrittura delle sue opere più famose e più importanti, vale a dire le "Historiae" e gli "Annales".

Gli "Annales" rappresentano un trattato storiografico di grande rilevanza, e coprono il lasso di tempo che va dal 14, con la morte di Augusto (il brano di apertura dell'opera è proprio il funerale dell'imperatore) al 68, con la morte di Nerone. Sono almeno sedici i libri che compongono questo lavoro, anche se ne sono pervenuti unicamente quattro (oltre ad alcuni frammenti del quinto, del sesto, dell'undicesimo e del sedicesimo): si può dedurre che i libri dal settimo al dodicesimo affrontassero il regno di Caligola e quello di Claudio, mentre è certo che l'autore sia morto prima di riuscire a completare le biografie di Traiano e di Nerva.

Gli "Annales" si concentrano sulla corruzione dell'impero: si può notare una netta contrapposizione tra il senato, che rappresenta l'eredità della libertas repubblicana ma non ha un vero peso politico, e gli imperatori singoli, spesso non lontani dalla corruzione.

Tacito si dedica a una profonda introspezione psicologica dei personaggi: per esempio, Tiberio viene indicato come falso e traditore, mentre Claudio viene ritratto come un inetto che può essere manovrato dalle donne di corte e dai liberti come meglio credono, approfittando della sua scarsa capacità di decidere; Nerone, d'altro canto, è il classico tiranno senza scrupoli che non si fa problemi nell'esercitare la propria pazzia sanguinaria sia nei confronti del suo consigliere Seneca che verso la madre Agrippina.

Mentre si dedica alla scrittura, nel 112 o nel 113 Tacito ricopre la carica di governatore della provincia romana dell'Asia, nell'Anatolia occidentale. Muore tra il 120 e il 125: anche in questo caso, non si hanno notizie certe né a proposito dell'anno esatto né a proposito del luogo.

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