Andrea Mantegna
Biografia • In prospettiva futura
Andrea Mantegna nasce all'Isola di Carturo (chiamata dal 1963 Isola Mantegna) agli inizi del 1431, anche se cenni storici potrebbero datare il compleanno del pittore già alla fine del 1430. Sulla famiglia di Mantegna non si sa molto: le poche indicazioni parlano di una stirpe estremamente umile, tanto che da bambino Andrea fa il guardiano di bestiame. Dalla provincia si trasferisce in città, la sua Padova, per studiare. All'inizio abita con il fratello maggiore, Tommaso Mantegna, suo tutore legale e sarto di grande successo, nella contrada di Santa Lucia. Poi, a soli dieci anni entra a far parte della bottega di Francesco Squarcione, che lo chiama con affetto "fiiulo" (figlio) e lo ospita nella sua casa come fosse un padre adottivo.
La tecnica del ragazzo migliora giorno dopo giorno e prende spunto dai grandi dell'epoca, come Paolo Uccello, Filippo Lippi e Donatello, che proprio in questo momento storico stavano lavorando nel capoluogo veneto e aiutano Mantegna ad avere, fin da giovanissimo, una carriera artistica fortunata e molto intensa. I rapporti con lo Squarcione non sono però idilliaci, perché se da un lato il padre adottivo permette all'artista di formarsi, dall'altro si trattiene tutti proventi delle sue opere. Riesce quindi a liberarsi della figura del maestro nel 1448, facendogli tra l'altro causa per essere risarcito.
I primi successi arrivano sempre nello stesso anno, quando nel 1448 prende parte alla squadra ingaggiata per decorare la cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani a Padova. Andrea dipinge le Storie di San Giacomo e San Cristoforo. Il giovane artista è ancora minorenne e chiede al fratello Tommaso di firmare per lui il contratto.
Quello che si può ammirare della tecnica utilizzata dal Mantegna è sicuramente la prospettiva, imparata prima da Donatello e poi affinata grazie a Piero della Francesca nel suo periodo ferrarese, che dona alle figure, ma anche alla scena stessa, un'importanza tale da sembrare quasi scolpite nella parete. Inoltre, dà prova di essere un incredibile narratore, differenziandosi da tutti i pittori della scuola dello Squarcione. La maggior parte degli affreschi di questa Cappella, purtroppo, è distrutta nel corso della seconda guerra mondiale nel 1944.
Durante la lavorazione, Mantegna ha diverse incomprensioni con il gruppo di lavoro, così ogni tanto si allontana dalla Cappella. Sono queste pause l'occasione per visitare Ferrara e occuparsi anche di altre attività. Per esempio, viene ingaggiato da Leonello d'Este e per lui realizza piacevolissimi ritratti. Non si trasferisce mai definitivamente nella provincia emiliana, perché a Padova, è sempre in corso il cantiere della cappella Ovetari, che si conclude solo nel 1457. Sicuramente la cosa più importante del "periodo ferrarese" per il pittore è poter vedere all'opera Piera della Francesca, che come abbiamo detto prima, permette a Mantegna di migliorare la sua prospettiva.
Tra il 1450 e il 1451, inoltre, lavora anche per Borso d'Este, il duca di Ferrara, e realizza l'Adorazione dei pastori. In quest'opera si nota l'ammirazione che Andrea ha per la pittura fiamminga e il modo che questa corrente ha di ritrarre la Natura.
Padova segna profondamente la vita professionale del maestro, che resta in questa città fino al 1460, quando decide di trasferirsi a Mantova, per lavorare alla corte di Ludovico III Gonzaga, sostituendo Pisanello (morto pochi anni prima). Un trasferimento molto ragionato: Gonzaga, infatti, deve attendere quasi quattro anni l'arrivo di Mantegna. L'obiettivo del marchese è rinnovare la città, profondamente segnata da artisti importanti come Leon Battista Alberti e Luca Fancelli.
Mantegna è onorato dell'interesse di Gonzaga, ma prima di accettare l'incarico deve portare a termine alcuni lavori importanti, come la Pala di San Zeno, per il coro della chiesa di San Zeno a Verona, e il San Sebastiano, che oggi si può ammirare a Vienna. Il periodo alla corte dei Gonzaga è sicuramente una fase di agio. Mantegna si trasferisce con l'intera famiglia, perché riceve una casa e uno stipendio fisso.
È ormai un artista maturo, ma non smette mai di voler apprendere e rubare (per poi rivisitare e far suoi) i segreti dei maestri dell'epoca. Nel periodo mantovano, sicuramente il rapporto più importante è quello che ha con il cognato Giovanni Bellini, di cui Mantegna ha grande ammirazione. I due artisti alimentano a vicenda le loro opere: il veneziano impara l'arte della prospettiva, mentre Mantegna si avvale dell'intensità cromatica, tipica della scuola veneta.
Alla corta di Gonzaga inizia la sua produzione di ritratti: i più importanti sono quelli dedicati al cardinale Ludovico Trevisan (1459-1460) e il Ritratto di Francesco Gonzaga (1461 circa). Il primo impegno di prestigio è la decorazione della cappella del Castello di San Giorgio, residenza privata del marchese. È qui che ritrae la Morte della Vergine, conservata al Prado e affresca la Camera degli sposi (chiamata anche "camera dipinta" e collocata al primo piano della torre nord orientale del Castello), terminata nel 1474.
Gli anni successivi sono stati abbastanza particolari per il Mantegna, intanto perché nel 1478 è morto Ludovico Gonzaga e poi perché il pittore ha attraversato un periodo economico un po' complicato. In questa fase, Mantegna sente la necessità di essere celebrato per il suo lavoro e di raccogliere i meritati riconoscimenti dopo anni di sacrificio. Nel 1469 è l'imperatore Federico III a realizzare questo sogno, conferendo a Mantegna il titolo di conte palatino e poi nel 1484 diventa anche cavaliere. In futuro ci sono altre decorazioni che segnano la sua vita, ma ormai Mantegna può considerarsi soddisfatto, infatti, continua con passione il suo lavoro di sculture. Nel 1480 realizza il San Sebastiano e, sempre di questo periodo, dovrebbe essere datato anche il Cristo morto, molto famoso per la sua originale prospettiva e ospitato nelle sale della Pinacoteca di Brera di Milano.
Alla fine del quattrocento, dopo essere stato per due anni alla corte papale, torna a Mantova e dipinge, su commissione di Francesco Gonzaga, la Madonna della vittoria, con cui si celebra la battaglia di Fornovo. Inoltre, realizza due tele di carattere mitologico, in questo caso richieste da Isabella d'Este, il "Parnaso" e "Minerva che caccia i vizi". Il suo ultimo lavoro, incompiuto, è la "Favola del dio Como".
Andrea Mantegna muore a Mantova il 13 settembre 1506, all'età di 75 anni, senza riuscire a concludere l'opera.
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