Publilio Siro
Biografia • Proverbi eterni
Sulla vita di Publilio Siro vi sono pochi scritti, per cui della sua vita si sa poco. Siro vive in un contesto storico molto complesso che vede i Romani impegnati nelle guerre macedoniche. In occasione di questi conflitti i Romani ottengono una schiacciante vittoria sui popoli ellenici.
Finite le ostilità molti celebri scrittori e persone molto colte, tra cui ricordiamo il greco Livio Andronico, vengono ridotti in schiavitù dai Romani. In questo modo gli elementi della cultura greca vengono introdotti a Roma (ad esempio si diffondono in tutti i territori romani l'epicureismo e il medio stoicismo).
Il I secolo a. C. è anche caratterizzato dalla presenza di personaggi molto importanti come Marco Antonio, Ottaviano Augusto, Silla, Cesare, Cicerone. In questo secolo si verificheranno tanti eventi storici molto importanti che renderanno Roma grande nel mondo.
In seguito al consolidamento politico e territoriale nelle mani di Gaio Giulio Cesare e al drammatico evento che condurrà alla sua morte, Roma è sotto il controllo di Ottaviano Augusto e di Marco Antonio. Anche se tra i due non scorre buon sangue, decidono inizialmente di allearsi subito dopo la battaglia di Modena del 43 a. C. con l'obiettivo di sconfiggere i cesaricidi. Quest'alleanza non dura però a lungo, e i due uomini in seguito tornano a scontrarsi sul terreno di battaglia.
La sete di potere di Marco Antonio conduce a innumerevoli scontri tra quest'ultimo e Ottaviano Augusto, che si concludono con la schiacciante vittoria di Azio riportata nel 31 a. C da Augusto.
Lo scenario storico-politico in cui vive Publilio Siro è quindi molto travagliato e particolare. Svolge nella Roma imperiale l'attività di drammaturgo e di scrittore. Inoltre è contemporaneo di numerosi intellettuali celebri nella Capitale, tra cui si ricordano: Marco Tullio Cicerone, Publio Virgilio Marone, Quinto Orazio Flacco.
Nonostante si dedichi completamente alla professione di drammaturgo e a quella di scrittore, non ottiene grande successo con le sue opere. Grazie all'opera "I Saturnalia", scritta dall'intellettuale Ambrogio Teodosio Macrobio, sono pervenute ai giorni nostri delle informazioni sulla vita di Siro.
È originario dell'Anatolia (l'attuale Turchia) ed è stato condotto a Roma come schiavo dalla regione siriana. Dopo il periodo trascorso a Roma in schiavitù, viene affrancato e riacquista quindi la libertà.
Nel 45 a. C. sembra che il drammaturgo abbia partecipato alle rappresentazioni fatte in onore di Cesare tornato vittorioso dalla battaglia di Tapso combattuta contro l'esercito guidato da Giuba, il re della Numidia unita. In quest'occasione, secondo fonti storiche, Cesare esorta sia Siro sia l'intellettuale Laberio a fronteggiarsi in una sorta di sfida. Laberio, che partecipa alla gara con l'interpretazione di un mimo, perde. Publilio Siro vince, ricevendo da Cesare la palma della vittoria.
La sua opera più importante è "Le Sententiae". Questo scritto è un insieme di sentenze morali che devono essere da esempio sia per la società sia per lo stesso autore e che raccoglie ben settecento massime, ciascuna della lunghezza massima di un rigo. Molte di queste sentenze sono diventate celebri nell'ambito della letteratura latina classica e tra queste si ricordano ad esempio: "Brevis ipsa vita est, sed malis fit longior" (La vita in sé è breve, ma i mali la fanno allungare), "Fortuna vitrea est, tum cum splendit, frangitur" (La fortuna è come il vetro, così come può splendere, così può frangersi), "In nullum hominem avarus bonus est, in se pessimus" (L'avaro non fa del bene a nessuno, ma fa a sé stesso il male peggiore).
Questo lavoro è rivolto inoltre sia alla plebe sia all'alta aristocrazia romana ed è realizzata in un periodo storico contrassegnato da lotte intestine, da vari complotti e da grande instabilità nei domini romani.
Molte delle sentenze di Publilio Siro sono diventate inoltre dei celebri proverbi che sono entrati nel gergo delle varie civiltà latine delle epoche successive.
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