Messaggi e commenti per Corrado Augias - pagina 59
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Frasi di Corrado Augias
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Biografieonline non ha contatti diretti con Corrado Augias. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Corrado Augias.
Giovedì 17 ottobre 2019 13:09:14
Lunedì 14 ottobre 2019 10:20:56
Gentile signor Augias. Avrei tanto piacere di inviarle un mio romanzo, se preferisce in carta, per avere una suo gentile riscontro. Si intitola la Scomparsa della vetta più alta d'Italia, un romanzo che mischia storia e fantasia, seguendo due topografi nel loro viaggio nell'Italia preunitaria. So di chiederle tanto. La ringrazio comunque Con cordialità Chiara Davite
Lunedì 14 ottobre 2019 10:03:12
Racconti, Augias: "Umani", Adam Rutherford ci spiega che razza di animali siamo (diventati)
Adenina, timina, guaina e citosina (A T G C) le diverse basi azotate che ci accomunano a tutti gli esseri viventi. Biologicamente semplice, meccanicamente funzionante.
Eppure questa "macchina Enigma" è stata parzialmente decodificata e solamente per quanto riguarda gli aspetti morfologici, strutturali che ci differenziano.
Rimane il grosso buco nero "dell'intangibile" perché è noto che oltre ad un certo orizzonte dell'infinitamente piccolo o dell'infinitamente grande si può solo filosofeggiare senza certezze. È lo spazio del pensiero e della cultura.
"Che razza di animali siamo (diventati) ? "
Lo scopriremo in A-G-T-C?
In un libro che si può sfogliare?
Nelle pagine impalpabili di un infinito al quale si può solo tendere?
Per il momento è già tanto arrivare ad accettare che ciò che è considerato anormale e sbagliato dal giudizio umano e invece la normalità nell'andamento della vita perché è sulla necessità e coesistenza della variazione che radifica l'evoluzione stessa.
Lunedì 14 ottobre 2019 03:25:29
Egr. Dott. Augias, mi hanno molto colpito queste Sue parole, pronunciate a Tagadà: "Gesù era un uomo che ha combattuto 2 poteri ed è rimasto schiacciato da entrambi". Pensando alle cose ineccepibili che Gesù ha detto (tutte scritte dentro di noi, atei o religiosi), che rendono il suo pensiero unico e irripetibile nella storia, non posso pensarlo un uomo che permette a qualcuno di schiacciarlo. Non risponde alla logica. Penso che la logica, che distinguo nettamente dalla razionalità pur in essa contenuta, ci conduca altrove. (Mettendo in relazione tra loro, filosofia, psicologia e teologia, forse troviamo una risposta che non contraddice se stessa).
Se avessi un Suo indirizzo, mi farebbe piacere inviarLe il libro "L'uomo Gesù e le radici dell'etica laica", scritto dal mio amico Ettore Perrella. Me lo invierà? La ringrazio e La saluto molto cordialmente. Marialuisa Tonon
Venerdì 11 ottobre 2019 15:44:01
Prof. Augias,
ho assistito, sul canale La7, alla pubblicità di presentazione del libro "Il grande romanzo dei Vangeli". A me è piaciuto ma, non potendo leggere perché oltre che novantunenne non vedente, Le chiedo: "Perché non realizzarne una versione multimediale? ". Mi piacerebbe tanto poterlo ascoltare.
Aspetto notizie.
Cordiali Saluti,
Matteo A. Pasquariello
Martedì 8 ottobre 2019 19:18:21
Salve corrado, sono in possesso di testi unici rari che potrebbero interessarle sono un privato
Mercoledì 2 ottobre 2019 16:18:55
Egregio dottore,
ho letto il libro di Augias-Filoramo, Il grande romanzo dei vangeli, Einaudi 2019. L'ho trovato interessante e dilettevole. Mi permetto di segnalare, però, un' inesattezza - chi scrive sa quanto sia facile sbagliare! -: al tempo di Gesù non è Surias epitropos Lucio Vitellio, ma Pomponio Flacco morto il 33/4, da cui dipende Ponzio Pilato praefectus Iudaeae, esautorato da Tiberio subito dopo la morte di Elio Seiano il 18 ottobre 31. Le preciso che la Siria, rimasta senza governatore a lungo, solo nel 35 ha Lucio Vitellio, come governatore col duplice mandato di punire Artabano III ed Areta IV. Vinto Artabano e fatto un trattato a Zeugma, alla presenza anche di Erode Antipa, tetrarca di Galilea e Perea, Vitellio entra per la Pasqua del 36 una prima volta a Gerusalemme, chiamato dal nuovo sinedrio che consegna Gesù maran e messia, che viene crocifisso per lesa maestà. Mentre Vitellio si avvia per completare il suo mandato contro il re nabateo, conosce la morte di Tiberio ed allora, tornato indietro,. interrotte le ostilità, entra di nuovo a Gerusalemme nel 37 ed annuncia dalla capitale giudaica al mondo orientale l'inizio del regno di Gaio Cesare Germanico Caligola, come avvento di un' epoca saturnia (cfr. A. F. Caligola il sublime, Cattedrale, Ancona 2008). Aggiungo che dalla mia angolazione anche le figure di Pietro e di Giacomo sono da rivedere cfr Giacomo e Paolo, Il gesùdi Angelo Filipponi, Oralità e scrittura dei Vangeli www. angelofilipponi. com
Mercoledì 2 ottobre 2019 14:16:45
Buongiorno,
mi chiamo Paola Formenti, e sono da 4 anni una docente precaria di matematica e fisica.
Sia chiaro, non per scelta: da quando ho iniziato a insegnare non c'è stato nessun bando, nessun percorso abilitante all'insegnamento.
All'inizio è stato un po' difficile, trovarsi senza alcun aiuto a insegnare, ma come ogni lavoro si impara, soprattutto se se ne ha voglia! E di voglia ne ho: ho lasciato un lavoro stabile in consulenza, ben retribuito, per fare l'insegnante precaria; in pratica una follia, a detta dei miei conoscenti. Ma non potevo fare scelta migliore: sono felice, mi piace insegnare e trasmetto la mia passione e il mio sorriso in aula.
Al momento inizio il mio quinto anno di insegnamento, dopo aver lavorato tre anni nella scuole paritarie, e un anno, più l'attuale, nello stato. Anche questo, non per scelta, ma per la necessità di avere uno stipendio quantomeno da settembre a giugno! Quando ho iniziato a insegnare infatti, ho dovuto aspettare due anni prima di potermi iscrivere in graduatoria e quindi essere chiamata nello stato. Per necessità pecuniaria quindi, ho iniziato nelle paritarie, nonostante ideologicamente non ne fossi particolarmente contenta.
Forse non tutti lo sanno, ma in mancanza di abilitazione c'è la possibilità di iscriversi in graduatoria di istituto, una volta ogni tre anni, per lavorare nelle scuole statali. Una volta iscritti in graduatoria si ottiene un punteggio in base a titoli e meriti, ed una posizione in tale graduatoria. Nel momento in cui in una scuola una cattedra è libera (per l'anno o per una breve supplenza) la segreteria contatta i docenti in ordine di graduatoria per offrire l'incarico. Questo ovviamente significa che di anno in anno non si rimarrà nella scuola dell'anno precedente, né si ha la certezza di poter avere un lavoro per l'intero anno scolastico. Nelle precarie invece, anche se lo stipendio è nettamente più basso delle scuole statali, si ha quantomeno la certezza di avere un incarico per l'intero anno scolastico.
Ora mi chiedo, se le scuole paritarie e quelle statali sono state equiparate con la legge n. 62 del 10 marzo 2000, per quale motivo ora il concorso straordinario è riservato solo ed esclusivamente a chi ha maturato tre anni di servizio nelle scuole statali? Perché è stato deciso di escludere dal concorso chi ha lavorato in entrambe, se esse sono state riconosciute pari per quanto riguarda offerta formativa, parametri e titoli? Se esistono graduatorie provinciali (di terza fascia) in cui compariamo tutti noi precari, con servizio in paritarie e/o statali senza discriminazioni di sorta, perché non attingere da queste graduatorie? Perché chi ha meno anni di servizio di me, ma tutti e tre nello stato, può avere quest'opportunità ed io devo esserne esclusa?
Mi sembra l'ennesima follia all'italiana, l'ennesima follia a cui seguiranno caterve di ricorsi, l'ennesima follia a cui siamo sottoposti noi precari, da anni in balia del vento politico e di decisioni che vengono annunciate e spesso non finalizzate. Possibile che non si riesca a stabilire un percorso stabile e abilitante all'insegnamento?
Grazie per l'ascolto, vi prego di fare di tutto per cambiare questa intesa finché in tempo!!! Paola Formenti
Mercoledì 2 ottobre 2019 08:54:04
TORNO DOPO
Ho iniziato a provare orrore per la vecchiaia nelle ripetute visite che mia madre faceva agli "ospiti" del nido per adulti, l'ospizio delle suore orsoline. Quest'ultime le immaginavo impellicciate, erette sulle zampe posteriori, ruglianti con le zanne in bella mostra. L'unico scarto tra l'immaginazione e la realtà, di quelle che conobbi nel tempo, era la pelliccia. Al nido per adulti andavamo a trovare la signora "L".
Non ho la più pallida idea del genere di legame che le unisse e neppure lo intesi dai dialoghi che intercorrevano tra le due. Più che di dialoghi si trattava di monologhi. Più che di monologhi di domande banali e vezzeggiativi ai quali "L" rispondeva con un rivolo di bava schiumosa trasparente al lato sinistro della bocca senza aver dato alcun segnale di aver compreso le prime è apprezzato i secondi. Un corpo sfitto anticipazione del poi.
Nei film mettevano in salvo prima le donne, i bambini e i vecchi. Le donne andavano a protestare in piazza, i bambini in colonia e i vecchi al nido.
Mia madre pensava fosse pedagogico portarmici.
Lo pensava anche dei defunti freschi imbavagliati, degli ospedali, del cimitero. Dove c'era lo strazio c'era mia madre ed io con lei.
Dove c'ero io c'era mia madre e dove c'era mia madre c'era l'amore.
Il tour al campo santo si snodava in tappe, tempi e racconti sempre identici ma sempre, per certi versi, affascinanti. Ogni racconto iniziava con il nome dell'occupante preceduto da "il povero" o "la povera" come se avessero investito tutti i risparmi di una vita per acquistare cosa???
Così c'era la povera "G" morta con i barbiturici. Non si sa se per incidente o per scelta deliberata. Fotografia bianco e nero mezzo busto contorni sfumati. Indugiavi con lo sguardo nello sguardo, luminoso, sorridente. Grossi margini d'immaginazione.
I poveri "M" e "L"; incidente stradale durante il viaggio di nozze. Niente figli come si usava ai tempi. Eventuali "settimini" non pervenuti. Fotografia del giorno delle nozze. Triste come tutte quelle contenute negli album. Scarsa immaginazione.
Il povero "A"; quattro anni, compagno della scuola materna morto annegato l'anno prima. Mi sfuggiva la connessione esistente tra il giocarci all'asilo, il giorno del funerale e l'angelo di gesso posato su un mini lotto di prato per ricordarlo. Nessuna fotografia. Spazi vuoti da colmare. Grossi margini di immaginazione.
Il povero "R"; cirrosi. Beveva, gridava, cantava, infastidiva vagando ad minchiam per il paese insultando la
gente, picchiava la moglie, umiliava i figli, sperperava denaro nel gioco d'azzardo. Fotografia a colori per un uomo stinto. Zero margini di immaginazione. La vedova la trovavi sempre li, neropiangente con la tanica del Vernel in una mano e il rosario nell'altra. Sui motivi del pianto e sui contenuti delle preghiere grossi margini d'immaginazione.
Il povero figlio della signora "Z". La signora "Z" che sferruzzava maglioni per i nipoti lontani e che provava su di me, aveva perso un figlio durante la resistenza antifascista. Partigiano, lo avevano torturato, squartato e posizionato gli scarponi al posto dello stomaco. Niente foto ma un picco di granito grigio con una scultura in bronzo che lo rappresentava giovane, in sosta, seduto con lo zaino sulle spalle, un piede appoggiato alla roccia l'altro ciondolante nel vuoto. Scalzo. Amplissimi margini di immaginazione. Cos'era la resistenza? Cos'era la giovinezza? Cos'era il dolore di una madre che perde un figlio nei giochi idioti degli adulti? Cos'era un eroe? Avrebbe indossato anche lui la camicia awaiana per fare le vasche sul lungolago come vedevo fare ad altri diciassettenni ?
Le povere suore e i poveri preti li riconoscevo per l'omogeneità della sepoltura povera ed economica. Erano posizionati un po' a se come anonimi abitanti delle periferie metropolitane. Zero interesse. I branchi non hanno storie individuali.
Zero interesse anche per le tombe di famiglia. Le più vecchie sembravano occupate da statue polverose e quelle recenti sembravano lontane dietro le cancellate o le porte di alluminio e vetro. La famiglia "B", "R", "F", "Z" non erano "poveri", in vita, solo un po' più stronzi degli altri. Erano quelli che si guadagnavano il paradiso lasciando generose donazioni alla chiesa.
I loculi mi facevano orrore. Li spezzettavano per metterli dentro? Dubbi atroci. Su alcuni c'erano più fotografie. Evaporate, ingiallite. Polverosi fiori di stoffa o plastica lasciati da disinteressate progenie, erano l'unica nota di debole colore. I più sfigati erano quelli nei piani più alti. I pochi visitatori non avevano la forza di trascinare la scala mobile di ferro figuriamoci salirla.
Era pedagogico portarmici ed imparai cose.
Imparai che la morte abitava nelle cabine elettriche e si spostava come un fulmine attraverso i pali della luce. Si spostava con la luce e quindi parassita simbionte di Dio. Fotografia triangolare nera su sfondo giallo. Un teschio e due tibie incrociate.
Imparai che la morte è più pop e trasversale di Dio.
Imparai a memoria la memoria.
Imparai che la memoria non è neutrale. Migliora o peggiora gli eventi.
Imparai che la memoria, racconto e fotografia freddano il tempo.
Imparai che l'immaginazione è vita.
Imparai che la vita è un racconto. A volte senza immaginazione.
Imparai che si muore di dolore.
Imparai che si muore di dolore anche in vita.
Imparai che si muore per un brutto male ma che non ne esiste uno bello.
Imparai che i morti viaggiano come gli uccelli,
che riposano come i bambini nel pomeriggio,
che si spengono come candele,
che si consumano come matite,
che si cremano come gelati.
Imparai la vedovanza.
Imparai che Dio vive solo in chiesa.
Imparai che Dio non ha fotografie.
Imparai che Dio è la storia di un rito.
Imparai che Dio...
Grossi margini di immaginazione.
GA
Mercoledì 2 ottobre 2019 08:50:38
LE CRISALIDI NON DORMONO
Sicuramente era un'ottima insegnante benestante.
Abitavo in una casa con la ringhiera sgangherata, i gradini di pietra consumati dalla stanchezza dei passi sabbiosi che si alzano quel tanto che basta negli anni e nel tempo che viene dopo, una cucina/sala con pareti irregolari dipinte di blu cobalto spesso e lucido nella parte inferiore e un bianco base in quella superiore, un giardino per giocare, un orto separato per mangiare le fragole, a grande richiesta un pollaio frutto del cambio di destinazione d'uso dello spazio dedicato ai poveri cani da caccia di mio padre, un vecchio alloro, un muro di confine con un buco casualmente alla mia altezza visiva che prima non c'era.
Il resto erano stanze: un bagno con doccia, la camera da letto dei miei genitori che dovevi attraversare per arrivare in un'altra camera da letto, quella mia e di mio fratello.
Riguardo all'arredamento posso dire solo due cose, la prima é che sapevo dov'era lo spalmabile per metà cioccolato bianco e per metà cacao, la seconda é mio padre. Inteso come "soggetto", posso dire numericamente altrettante cose: gran lavoratore e che lavoratore fa una rima forzata con amore.
Dall'insegnante benestante sono stato in due case diverse. Della prima ricordo solo gli stucchi esterni, della seconda il cancello, la fontana, il parco, la serpentina transitabile di sassolini che spartiva prati, alberi secolari, camelie, azalee, la terrazza, l'immenso ingresso e l'altrettanto ampio salone, il pianoforte, le cornici d'argento, le foto seppiate di gente dell'ottocento, i quadri ad olio, le tende altissime, i fiocchetti nelle chiavi che aprivano librerie, scrittoi, credenze, due figli (uno per genere), un marito mai visto e quindi niente padri.
Non che non esistesse, ma oltre che marito e padre era un gran lavoratore e la cosa mi puzzava.
Pensavo che non mangiassero mai.
L'insegnante benestante lavorava per diletto. Le piaceva.
Le piaceva forse perché poteva staccare la spina quando lo avesse deciso lei e non l'INPS; le piaceva perché la missionaria che era in lei alimentava i suoi entusiasmi, le piaceva perché anche a lei piacevano le ricreazioni occasioni imperdibili di comunicazione con le altre insegnanti dove primeggiava la sua verve soprattutto su quella con il grembiule nero originale anni 20 (faccia piatta stagionata, un rossetto troppo rosso, troppo sbavato sulle labbra sottili per non sembrare sangue di un pasto di corpi appena consumato) e su quella che lo aveva dismesso da poco, timida.
le piaceva per gli stessi motivi per i quali a me piacevano i suoi.
Eppure... chissà chi lo sa... ma... era magra e si sa che la felicità ingrassa. Anche mia madre era magra di costituzione ma era rosa e vaniglia non giallo girasole. Sembrava portare un piercing a spillo da guancia a guancia muggendo agli anelli che portava e che non "sembravano", erano ed erano veri.
Mai incrociata al supermercato, mai vista con un sacchetto della spesa. E la cucina? era la parte più piccola della casa, perfino della mia che era anche sala. Sicuramente mangiavano. Il pane lo compravo io per lei.
C'era un buco nella rete dietro casa che prima non c'era.
All'insegnante benestante non piacevano i miei disegni, lo capii quando mi chiese perché mai avessi disegnato dei cazzi sul bordo del tema. Erano teste di mucca. Sintetiche, molto sintetiche, comunque teste di mucca. Cazzi io?
Andavo a messa nelle ore della messa, andavo a religione nelle ore dedicate alla religione, leggevo gli articoli di Famiglia Cristiana nelle ore dedicate alla lettura dei giornali di casa, andavo a catechismo nelle ore dedicate al catechismo, a catechismo da mia madre catechista. Eppure ci vide i germi di un Punk. Travisò anche il mio senso del ritmo nelle ore di ginnastica scambiandolo per un disturbo della coordinazione.
Devo ammettere che mi era un po' "scesa" in quel periodo.
Il corso di musica tenuto dal padre sessantottino e divorziato affinché la figlia potesse avere due case anziché una fu un'altra sua idea sull'uso consapevole dello sfruttamento delle capacità acquisite dai genitori degli alunni per coprire le ore dei "lavoretti" del sabato mattina. Imparammo a compilare vaglia postali, ma che a compilarlo era meglio che fosse quello che lo inviava a te. Imparammo che il wwf difende gli animali sulla soglia dell'estinzione malgrado fossero i più belli ed in salute della loro specie nelle rappresentazioni dei volantini e che avresti ammazzato per averne uno. Venne fino mai il parroco ad insegnarci come leggere i messaggi subliminali delle immagini: se sono su una cima che bevo un caffè non è perché ho freddo, ma perché sono arrivato al top. Ok. Ma é un bene o un male? Devo aspettare qualcuno e condividerlo? Devo passarlo in basso a catena che ne arriva un altro? Berlo nel silenzio senza nascondermi? Nascondendomi? Cazzi io?
Mangiava con altri preti e la quota rosa della combriccola cucinava. C'era un piercing nel suo cuore buono e pensavo che resuscitasse la madre come Gesù aveva fatto con Lazzaro. Invece, o non lo fece, o non vi riuscì perché aveva troppi impegni ed era un gran lavoratore. Piansi molto anche se non la conoscevo. Le madri muoiono e se muoiono anche le madri dei preti nessuno era al sicuro.
L'insegnante benestante ci raccontò un sacco di leggende metropolitane inconsapevole della loro falsità. Al Gottolengo di Torino c'era un uomo che nel momento in cui gli scivolò di dosso la coperta rivelò il suo corpo di ragno; al bar era entrato un motociclista che per riprendersi dallo shock dell'incidente ordinò dell'acqua. Togliendosi il casco dalla testa, la testa gli si aprì in due. C'era un bambino che non sentiva il dolore. Poteva tirare scalzo calci ai muri e non sentire dolore. Calci ai muri e non sentire dolore. Non sentire dolore e forse fare buchi. Nel cortile della scuola c'era un buco nel muro che dava nel cortile del museo locale, la proprietà confinante.
Feci un altro disegno (che vinse il concorso indetto dalla polizia stradale che ci dava lezioni di educazione stradale nelle ore di educazione stradale), ma nelle ore di disegno. Soggetto: Un mondo che fa il bagno nelle stelle bilanciato da un codice stradale con la didascalia AIUTA IL MONDO CON IL CODICE STRADALE. Me ne vergognai subito e lo regalai alla più bella della classe che vinse il concorso.
Avevano rapito Aldo Moro.
Ci sono case dove non compare un buco che prima non c'era.
Ci sono troppi gran lavoratori.
Ci sono bambini con la sclerosi multipla che non sono leggenda
AG