Messaggi e commenti per Massimo Gramellini - pagina 32
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Frasi di Massimo Gramellini
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Biografieonline non ha contatti diretti con Massimo Gramellini. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Massimo Gramellini.
Domenica 14 marzo 2021 19:26:32
Segnalazione Titoli
Salve Gramellini, sono Danilo Nota e sono un 37enne che lavora in casa editrice e studia Filosofia del linguaggio. Ho saputo da mio padre che Lei, nella trasmissione di ieri sera, ha manifestato interesse per le storie di persone che hanno tratto spunto dal COVID per fare cose belle. Io, grazie al COVID, ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermato; ad ora ho scritto 7 libri! Avrei piacere di omaggiarLa di 2 dei miei scritti -“CORONAVIRUS. Storie Semiserie di Ordinaria Follia”, 30 riflessioni sul cambiamento che il virus ha portato e “Oggi ti dico”, 30 riflessioni sul rapporto con mia zia... una sorta di lettera aperta Se gradisce, mi fornisca un indirizzo e spedirò tutto al più presto con i corriere. Cari saluti, Danilo Nota.
Domenica 14 marzo 2021 16:36:54
Segnalazione/proposta situazione ospedaliera
Ho deciso di portare l’attenzione e divulgare l’esperienza personale che ha coinvolto mio padre e noi famigliari presso l’Ospedale di Rimini, per almeno due motivi: il primo perché il mio dolore si mescola alla rabbia per l’accaduto; il secondo perché come psicologa, sono testimone ormai da mesi di tante storie da parte dei miei clienti che hanno il sapore della stessa mia frustrazione e impotenza.
Che esista una pandemia, ormai penso sia assodato, ma che dopo un anno ci si trinceri dietro questa per nascondere le difficoltà già preesistenti a livello sanitario, questa è un’altra storia..
Rimanere dodici ore fuori da un Pronto Soccorso prima che un Medico ci aggiorni come famigliari di ciò che sta accadendo a mio padre, lasciare i numeri di cellulare senza essere richiamati, sentirsi rispondere da una infermiera che dobbiamo “incrociare le dita” per sperare di essere richiamati dal Dottore, non essere contattati nemmeno per un raccordo anamnestico, ecco, questa è un’altra storia..
In tutta questa disorganizzazione ospedaliera, in cui occorre sperare di incontrare quel sanitario che, per propria caratteristica personale è mosso da una spinta empatica, ti guarda e prova a trovare una strategia, perché capisce la difficoltà che stai vivendo, si aggiunge la più grande crudeltà di questo periodo storico: il non poter restare accanto al proprio famigliare, perché “la procedura è questa”.. e allora mi viene in mente, forse si risentirà qualche sanitario, ma sento che mi capirà quello che non si barrica dietro frasi fatte, la “Banalità del male” col suo male burocratico, o il processo di Norimberga post guerra, in cui candidamente i Generali rispondevano “ abbiamo obbedito agli ordini”.. sembrerà esagerato, ma vi assicuro che non lo è…
Ora, mio padre non ce l’ha fatta, se n’è andato da solo, proprio quello che temeva maggiormente e che gli faceva ripetere spesso di non portarlo in ospedale, perché lì sarebbe rimasto abbandonato.. le “regole”, quelle che superano il buon senso e l’umanità non ci hanno permesso di restare con lui. Quello che a noi premeva di più era stare vicini, almeno negli ultimi suoi istanti di vita.. sarebbe servito a Lui perché avrebbe trovato qualcuno che lo rassicurasse, qualcuno intimo che gli bagnasse le labbra arse dall’ossigeno della mascherina, qualcuno che lo guardasse come solo una figlia o una moglie può fare, qualcuno che gli tenesse la mano, perché noi siamo fatti di sensi e abbiamo bisogno di questo momento anche per elaborare un dolore così grande..
Sarebbe servito a noi famigliari, come anche ai miei clienti, scambiarsi le ultime parole che spesso si trattengono per pudore, sarebbe servito per darci quelle carezze che avrebbero lenito il grande dispiacere.
L’intenzione nello scrivere tutto questo è quello di ripristinare un diritto dell’ammalato ed un atto di umanità nella cura del paziente: occorrono corsi di formazione specifici per i sanitari e supervisioni costanti, perché alcune risposte non sono accettabili e non possono essere relegate al buon senso di alcuni operatori. Occorrono procedure che vadano oltre alcuni gesti sporadici e umani di alcuni infermieri, i quali trasgredendo alle “regole” lasciano il numero del loro cellulare per aggiornare i parenti sulle condizioni cliniche dei pazienti. Occorre una procedura standard che vada oltre il buon senso di una infermiera, la quale si assume una “responsabilità” e ti lascia entrare in una stanzina per vedere 10 minuti tuo padre.. Occorre prevedere uno sportello h 24 gestito da infermieri, in cui in tempo reale vengano comunicate tempestivamente le condizioni cliniche del proprio famigliare. Occorre sapere prevedere spazi e tempo in cui il famigliare possa restare accanto all’ammalato, perché questi momenti fanno parte della cura stessa e sono imprescindibili all’assistenza.
Non occorre essere illuminati per dirci che se il famigliare è reso alleato dal sanitario, oltre al dolore e all’ansia che già deve tollerare, non dovrà provare anche la rabbia nel non essere reso partecipe di ciò che sta accadendo..
Occorre ribadire anche che nella Deontologia del sanitario, il sapere comunicare certe notizie fa parte del Codice stesso, non è un optional.
Allora se il Covid ha solamente evidenziato carenze già esistenti, occorre che la Comunità, il Tribunale Diritti del Malato, gli Ordini stessi, da quello dei Medici a quello degli Psicologi al Collegio degli Infermieri, si attivino cominciando ad attuare un cambiamento, perché ho l’impressione che questa situazione permarrà oltre la pandemia..
La speranza è che si inizi a prestare veramente attenzione a ciò che sta accadendo all’interno degli Ospedali; occorre fornire agli operatori più strumenti e un maggiore controllo, affinchè sappiano gestire situazioni con questa criticità; una formazione specifica per sapere sostenere i famigliari ed i pazienti stessi, per sapere comunicare le notizie in una modalità sana; la sfida è quella di non ritrovare più operatori desensibilizzati ma persone che riescono ancora a soffermare il loro sguardo sui pazienti e i loro famigliari, capendo che paziente e famigliare sono un tutt’uno: prendersi cura dell’ammalato significa farlo anche con il famigliare ed entrambi hanno il diritto di stare vicini, Covid o non Covid.
Domenica 14 marzo 2021 15:39:42
Caro Gramellini,
Con ogni probabilità Lei avrà già visto la battuta che gira in questi giorni su Enrico Letta che ha sciolto la riserva, prende il posto di Zingaretti, lavorerà affianco a Di Maio e quindi avremo un governo LettaMaio. Andrew Dawson
Sabato 13 marzo 2021 20:52:39
Vi sento sollecitare il vaccino per cassieri, forze dell'ordine, e simili. Non he sentito nessuno preoccuparsi di un cinquantanovenne cardiopatico con invalidità riconosciuta da 20 anni, e che non ha idea di quando potrà sperare di mettersi in lista.
Sabato 13 marzo 2021 20:15:26
Grave impedimento nel piano vaccinale anti-covid
Gentile Dott. Gramellini, complimenti per il suo stile e la sua correttezza. Mia moglie ed io siamo cittadini italiani con residenza fuori U. E. (status "AIRE") a causa del mio lavoro. Siamo nel nostro domicilio a Roma da un po' e i nostri medici ci raccomandano di non muoverci/viaggiare. Io sono 79enne, mia moglie 72, diabetica, entrambi con affezioni cardiache.
Agenzia Entrate, ASL, MiniSalute dicono che pur essendo cittadini italiani, con codice fiscale, fragili, non entriamo nel piano vaccinale perche' non possiamo ricevere la tessera sanitaria o un equivalente a causa del nostro status AIRE. Questo impedimento "burocratico" e' inaccettabile e contrario al principio di realizzare vaccinazione di massa (nessuno escluso!) al piu' presto come unico percorso per sconfiggere il virus. Tutt'al piu', il nostro essere AIRE non ci qualifica ad essere vaccinati gratis, ma non ad essere esclusi!!! Mi sembra che molti altri abbiano simile problema. Preciso che non possiamo ancora abolire lo status AIRE perche' dobbiamo tornare all'estero al piu' presto. Ci auguriamo che lei possa aiutare a eliminare questo stolto impedimento. Grazie infinite.
Sabato 13 marzo 2021 18:31:38
Ciao massimo ho da poco letto il tuo libro "fai bei sogni", in realta' lo avevo regalato a mia moglie ma dal momento che in quel momento non avevo nulla da leggere e lei tardava a cominciare l'ho letto io, mi e' piaciuto anche se quello che doveva essere il colpo di scena finale io lo avevo gia' immaginato a pagina trenta piu' o meno. anche io ho perso mia mamma da giovane, avevo sedici anni, non nel senso che sia morta fisicamente ma purtroppo quando lei aveva trentanove anni abbiamo scoperto un tumore al cervello che l'ha poi uccisa all'eta' di cinquantasette anni senza mai lasciarla in pace. io pero' come dicevo ho sentito di averla persa gia' allora, lei io mio padre la vita non e' stata piu' la stessa da quel momento. ci sono momenti che ti cambiano per sempre a te e' accaduto a nove anni a me a sedici, anch'io ho messo questa esperienza, se cosi' si puo' chiamare, in un libro che ovviamente a differenza del tuo hanno letto in pochi, mi farebbe piacere pero' potessi leggerlo tu, sarebbe uno scambio alla pari visto che io il tuo l'ho gia' letto, trovo abbiano dei punti in comune e mi farebbe piacere avere un tuo giudizio. mandami via mail se vuoi un indirizzo a cui spedirlo chissa' che non possa piacerti
ciao stai bene michele ps questa volta il biglietto e' il mio e la tasca potrebbe essere la tua
Sabato 13 marzo 2021 11:55:19
E ' solo un complimento
Gentile Massimo Gramellini, sarò breve.
Lo spunto è il suo commento all'intervento di Mario Draghi quando, verso la fine del suo intervento (non mi ricordo più in quale occasione) sbotta (in senso bonario) sull'uso esagerato della lingua Inglese (ho osservato quel filmato e l'umanità di Draghi mi è piaciuta tantissimo).
Volevo solo dirle che Lei, Massimo, è riuscito a cogliere l'essenza di tale evento e, come spesso le accade (pur non essendo sempre d'accordo con le Sue parole), condendola con quel briciolo di ironia che io tanto apprezzo e invido.
Grazie di cuore.
Mauro
Venerdì 12 marzo 2021 09:33:42
Poesie
Gentile dott. Massimo Gramellini,
sono Delia Fraccaro una docente di lingue presso i licei della città di Vicenza.
Amo le parole, i loro suoni e la loro profonda capacità di unire o ferire.
Ho partecipato a dei concorsi, vinto uno Slam Poetry segnalata dal poeta Strazzabosco Stefano.
Le ho già inviato in cartaceo alcuni miei scritti, ne ho aggiunte altre che Le invierò tramite mail,
sperando che suscitino la Vostra attenzione ed interesse.
Cordialmente.
Prof. ssa Delia Fraccaro
Giovedì 11 marzo 2021 23:22:21
La pandemia vissuta a Los Angeles
Mi chiamo Luisa, io e mio marito Luciano siamo di origine italiana, ma abitiamo a Los Angeles da molti anni. Le notizie su questo nuovo virus ci arrivavano a febbraio 2020 dall'Italia e qui invece sembrava che non sarebbe mai successo. Soprattutto con il presidente che avevamo l'anno scorso. Invece a mano a mano che passavano i giorni anche in Usa il contagio diventava sempre piu' esteso. Sembrava di vivere in un mondo parallelo, il dramma italiano e la normalita' americana. Poi tutto e' sfuggito di mano. Mio marito aveva un ottimo lavoro in una ditta di importazione di vini italiani, io insegnavo italiano. Da un giorno all'altro, in giugno 2020, Luciano e' stato licenziato (qui le cose funzionano cosi'). La mia scuola ha chiuso. Eravamo a due anni dalla pensione, che fare? Dopo esserci seduti a riflettere abbiamo deciso di vendere la nostra casa e tornare a vivere in Italia. E da li' molte cose belle sono iniziate. La nostra casa e' stata venduta ad un prezzo che non ci immaginavamo, siamo riusciti ad investire, siamo arrivati in Italia a settembre 2020 e siamo rimasti fino a meta' ottobre per capire dove saremmo voluti andare a vivere, poi siamo rientrati a Los Angeles a sistemare le cose prima del trasferimento, ma il virus nel frattempo aveva ripreso piede. Cosi' ho deciso di dare vita ad una cosa a cui tenevo da tantissimi anni: una associazione no profit per aiutare le donne vittime di violenza e le loro famiglie, per aiutare le associazioni che in Italia sempre piu' numerose stanno facendo corsi di recupero per uomini che hanno compiuto violenza. Abbiamo unito l'esperienza pluriennale di mio marito nell'import di vino italiano, con la mia idea di rendere la gente consapevole. Perche'? Perche' io sono la sorella di una donna vittima di violenza, storia che risale al 2005, che mi ha fatto decidere nel 2008 di scrivere un libro, chiamato da noi "libro della salvezza", scritto male e in fretta, ma che e' servito allo scopo, ha fatto uscire me e mia sorella dall'incubo che stavamo vivendo. Ora anche mia sorella e' qui a Los Angeles, e' una donna di successo, ha aperto due ristoranti, ha vinto premi. Ma la violenza con la pandemia si e' acuita. Da qui il nostro progetto di creare un marchio di vino le cui vendite vengano devolute per aiutare chi tutti i giorni lotta per portare una speranza. Mettiamo la nostra esperienza al servizio di questa causa. Una goccia nel mare? Forse, ma a noi da' gioia. E poi e' una goccia di vino! Brin-diamo!
A volte è più difficile di quel che appare