Messaggi e commenti per Maurizio Landini - pagina 51
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Frasi di Maurizio Landini
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Biografieonline non ha contatti diretti con Maurizio Landini. Tuttavia pubblicando il messaggio come commento al testo biografico, c'è la possibilità che giunga a destinazione, magari riportato da qualche persona dello staff di Maurizio Landini.
Mercoledì 5 agosto 2020 19:35:14
Mercoledì 5 agosto 2020 13:48:31
Buongiorno Sig. Maurizio.
Sono un lavoratore ATA (personale della scuola NON docente), ho saputo che c'è in programma, a breve, da parte del Governo, l'elargizione di incentivi pari a 500 euro a famiglia, per l'acquisto di un pc, in base al proprio ISEE.
Ora, gli Insegnanti della Scuola hanno già da diversi anni a loro beneficio, un Bonus di 500 euro che possono spendere, rendicontandolo, per acquisti relativi alla didattica.
Le chiedo, quindi, se non sarebbe il caso di estendere questo incentivo previsto dal Governo di 500 euro, ma senza ISEE, a tutto il resto dei lavoratori della Scuola, e cioè al Reparto ATA (non docenti) della Scuola, proprio come per gli Insegnanti.
E, comunque, tenendo sempre in considerazione il fatto che ci potrebbe essere ancora la necessita' di lavorare in smart -working.
La ringrazio per l'attenzione.
Martedì 4 agosto 2020 21:34:38
Signor Landini, vorrei farle presente che ci sono lavoratori, di cui io ne faccio parte, che non sono rappresentati in nessuna categoria e nemmeno tutelati nel caso di mancanza di lavoro, come per esempio il periodo covid. Questi lavoratori che comunque pagano le tasse, si chiamano Promoter e Merchendaiser, che si facevano un sacco di ore sottopagati, senza parlare poi della parte contributi, che non ci permettono di arrivare ai requisiti per una pensione. Lei che e' una persona sensibile e attenta, per favore proponga al governo di poterci rappresentare come qualsiasi lavoratore e di valutare anche la possibilita dato che con il covid non abbiamo piu lavoro, di poter andare in pensione ovviamente fissando un traguardo per l'eta' che puo essere 64/65 anni e di pagarci una pensione in base ai contributi che abbiamo versato. Bisogna fare distinzione fra I vari tipi di lavoratori, purtroppo noi con I nostri contributi che ci versano non riusciremo mai a raggiungere gli stessi requisiti di altri lavoratori piu tutelati, mi creda non siamo in pochi in tutt'Italia, ma non abbiamo voce per farci sentire! La prego Landini, tenga in considerazione cio' che ho scritto per una valutazione con I rappresentanti del governo! Grazie mille ! Se puo' avrei piacere ricevere una sua risposta! Grazie!
Domenica 2 agosto 2020 23:34:21
Salve, le scrivo per denunciare il grave ritardo nell'erogazione della cassa integrazione in deroga, in cui sono caduti migliaia di lavoratori. Io lavoro in un azienda di ristorazione presso la Telecom. Da marzo ad oggi ancora non ci è arrivato un centesimo! È possibile che a nessuno importi della tragica situazione in cui ci troviamo noi lavoratori che da quattro mesi non abbiamo stipendio? I sindacati dove sono? Grazie
Sabato 1 agosto 2020 14:17:17
Cosa aspetta il suo sindaco a fare sentire la propria voce contro l'intitolazione di un giardino a Pesaro a Bettino Craxi? Ricci, sindaco di Pesaro PD - VERGOGNA -FERHOGNA - VERGOGNA. State alla larga da certa gente. RIVOLUZIONE.
Sabato 1 agosto 2020 11:46:59
Parliamo di libertà "come sa chi per lei vita rifiuta"
Diritti e doveri si realizzano solo attraverso potere e responsabilità diffusi.
Il tragico episodio di violenza che ha portato al ferimento dei due carabinieri mi ha colto mentre ero intento a pensare se esistesse qualcosa che potesse influire positivamente sulla società per farla diventare più giusta. Il livello di ingiustizia sociale deriva essenzialmente dalla differente qualità dello stato dei cittadini.
Quando incontriamo un conoscente per strada spesso gli chiediamo: « come stai? ». Se la risposta supera il rituale dei convenevoli, se è consapevole e sincera, allora compendia bene lo stato di quella persona. La stessa infatti esprimerà la soddisfazione o l’insoddisfazione relativamente a tutto l’insieme di fattori sia fisici (quando riguardano il corpo e l’ambiente), sia intimamente mentali (quando riguardano l’esplorazione del proprio pensiero), sia socio-culturali (quando è riferita alle relazioni con gli altri, dai più prossimi fino alla società nel suo complesso).
Il processo vitale dell’uomo risulta dinamicamente, istante per istante, dalle sensazioni (essendo capace di acquisire informazione dai fattori prima menzionati) e dalle proprie risposte (elaborate dagli organi fisici e mentali) e proprio perché tutto ciò è tanto complesso è difficile da indirizzare al bene.
Personalità di rilievo, sconvolte dai malesseri vissuti dalle popolazioni, hanno pensato e scritto regole etiche e sociali, pronunciamenti che se fossero stati veramente considerati, avrebbero risolto tutte le contraddizioni della vita dell’uomo; invece no. Il risultato negativo ci dice che manca qualcosa. Manca, secondo me che le dichiarazioni di principio non sono pragmatiche, esse sono quasi sempre esortazioni impersonali al buon comportamento senza imporre alcun collegamento reale con le azioni di ciascun uomo. Succede in questo modo che le esortazioni, pur con tutti i loro contenuti etici o meglio proprio perché solo etici, si distaccano sempre più dalla realtà.
Ogni uomo nasce completamente dipendente dai genitori che lo dovrebbero accudire e man mano che, crescendo acquisisse capacità, concedergli il potere di fare e la responsabilità di quello che fa.
È così che il bambino si renderebbe man mano sempre più indipendente, cioè essere libero di fare ciò di cui è capace in quanto i genitori si sono resi conto che non porterà danno a se stesso e agli altri e di questo gliene hanno data la responsabilità.
Il concetto di libertà che si sviluppa nel bambino si concretizzerebbe quindi nella sequenza: a) ho capito come si fa; b) mio padre e mia madre mi hanno fatto provare a farlo e so farlo; c) mio padre e mia madre mi hanno dato il permesso di farlo e perciò posso farlo e ne sono pienamente responsabile.
Questa dovrebbe essere la libertà che il bambino apprende giorno per giorno.
Questa dovrebbe essere anche la libertà del cittadino maturo che significherebbe: «Posso fare ciò che voglio fare, perché sono pienamente consapevole di quanto faccio e so farlo, inoltre la mia piena consapevolezza è stata sancita dallo Stato che ha la stessa autorevolezza dei genitori nei riguardi del bambino in quanto è attento al mio stato di vita, aiutandomi ad acquisire prima la capacità di fare quanto voglio fare e dandomi dopo il permesso di farlo in quanto ne ho tutti gli strumenti e la piena responsabilità, sono consapevole di poterlo fare solo se non recherò danno a me stesso e agli altri».
Non è questo il concetto di libertà vigente perché la formulazione dei diritti esprime tutti i concetti etici che esortano al buon comportamento ma trascura di entrare nel merito delle modalità che intervengono profondamente sulle relazioni fra gli uomini. I risultati pratici delle relazioni fra le entità sociali (ogni cittadino, ogni organizzazione preposta ad una attività e lo Stato) consegue dai rapporti di forza fra gli stessi e per quante leggi vengano fatte è sempre squilibrata a favore di chi ha più potere. Ma il potere non viene distribuito equamente e non esistono nemmeno esortazioni a distribuirlo equamente.
«Lo Stato siamo noi» ha detto qualcuno; la realtà è diversa «Lo Stato è di chi ha il potere».
Consegue in modo logico, che lo Stato potremo essere noi solo quando, avremo potere.
Succede, anche, che nelle contese fra chi ha potere e chi non ne ha risulta facilmente vincente il primo che può facilmente scaricare ogni responsabilità sul secondo. Distribuire potere senza la responsabilità relativa alla sua concretizzazione nel fare è il modo più ambiguo che fino ad oggi è stato utilizzato dai politici per scaricare su tutti e così su nessuno la responsabilità del proprio potere e in definitiva delle proprie azioni. Si perpetua il concetto di lavarsene le mani.
Non abbiamo studiato a sufficienza l’episodio: «Volete salvare Gesù o Barabba? »; « Barabba, Barabba, Barabba, Barabba !!! ». Non avviene qualcosa di molto diverso quando la grande massa di persone vota per assegnare il potere a qualcuno, rimanendo completamente estranea a quanto quel qualcuno deciderà di fare anche se poi ne subirà le conseguenze.
Nel gioco della distribuzione del potere ha assunto sempre maggiore importanza il denaro.
I cittadini ne vengono profondamente fuorviati relativamente ai concetti prima descritti che ritengo fondamentali per una società più giusta costituita da cittadini che la vivano secondo il più giusto principio di libertà.
Nel sistema attuale chi ha denaro ha potere in modo completamente indipendente da come se lo sia procurato. Il potere derivato dal denaro acquisisce la caratteristica di diventare produttivo di qualsiasi aspetto dell’esistenza; non consegue più dalle capacità di fare una determinata cosa e perciò di avere la consapevolezza e il permesso di farla, e produce così l’incongruenza delle azioni eseguite.
Per il denaro dobbiamo distinguere due funzionalità:
La prima essenziale per soddisfare i bisogni essenziali e indotti dei cittadini e si traduce nel dare a questi il potere di acquistare beni.
La seconda mirata a supportare le varie attività funzionali alla società, come la produzione dei beni e la gestione dei servizi. Questa funzione dà modo a chi possiede somme di denaro di decidere lo sviluppo della società.
Coloro che detengono il potere attraverso il denaro sono spesso molto incompetenti sull’attività nella quale investono il proprio capitale; infatti il loro metro per valutare e scegliere sia le attività che gli addetti consiste in quanto questi e quelle gli faranno guadagnare. Secondo me il meccanismo del potere che si identifica col denaro, finisce col non ottenere il miglior rendimento dall’attività sopratutto per la poca soddisfazione degli addetti.
Fare buona politica deve, perciò significare escogitare modalità di vita nella società che distribuiscano il potere fra le persone, ma non in maniera indiscriminata per quanto è ricco o perché ha il potere di soggiogare un’assemblea. Il potere deve essere distribuito fra le persone che intervengono in ogni modo ad un’attività mettendole in grado di partecipare, avendo peso reale
Giovedì 30 luglio 2020 09:15:04
Buongiorno Maurizio, in vista della discussione sulla riforma pensione a settembre, spero possa portare avanti una proposta per dare riconoscimento VERO alle donne che si spendono per tutta la vita su vari fronti e che contribuiscono a portare avanti la società! Mi riferisco alle donne che lavorano fuori casa, e contemporaneamente in casa, crescono figli che saranno parte della società, accudiscono anziani che altrimenti peserebbero moltissimo sul sistema pubblico ecc ecc.
L'opzione donna attuale è umiliante per quanto poco si va a prendere di pensione. Esempio io laureata lavoro da 36 anni, 3 figli, genitori anziani e prenderei 900 euro al mese con l'opzione donna: non è accettabile. Potete fare qualcosa veramente?
grazie molte
Mercoledì 29 luglio 2020 12:19:39
Buongiorno,
le scrivo perché nell'attuale dibattito in corso ho la sensazione che si discuta tanto e di tutto, ma con molta superficialità senza pensare a progettare delle riforme sostanziali e di lungo respiro per un vero rinnovamento del Paese: Questa pandemia ha evidenziato le molte fragilità del nostro sistema sociale e lavorativo. Ora, non per benevolenza nei nostri confronti, ma perché in generale si è compreso che se fallisce l'Italia, anche l'U. E. va a carte quarantotto, sembra che ci sia (salvo alcune eccezioni) una maggiore apertura nei nostri confronti. Tutti aspettano questa valanga di soldi, ma attenzione non ci dobbiamo illudere di poterli sprecare in bonus erogati a pioggia in modo scriteriato e senza equità(allora sì che daremo ragione ai"Paesi frugali"!)
Parto dal nostro sistema scolastico perché ritengo che, assieme alla sanità costituiscano le priorità non solo in quanto negli ultimi decenni hanno subito enormi tagli, ma anche perchè la salute e l'istruzione sono alla base di tutto, anche del lavoro (se stai male non puoi lavorare e se sei ignorante ti sfruttano). Torno a ragionare della scuola, anche perché essendo stata insegnante, credo di aver qualche competenza in merito. Al di là delle ridicole elucubrazioni sui banchi con le ruote e dell'ansia per la riapertura a settembre, i problemi sono ben altri! Durante il confinamento di questi mesi, anche i detrattori della scuola, ne hanno riconosciuto l'importanza, non fosse altro che come "parcheggio" dove lasciare i figli per poter andare al lavoro (a mio avviso funzione riduttiva e poco rispettosa! ).
La nostra scuola deve essere completamente ripensata negli orari, nel calendario, nelle strutture, nei programmi, nella didattica, nel personale e nelle strutture. Una scuola che si svolge prevalentemente di mattina è fuori dal tempo perché è cambiata la famiglia, entrambi i genitori lavorano e i nonni non vivono più con i nipoti. Serve un tempo scuola per tutto il giorno (il vecchio tempo pieno per tutti perchè quando è facoltativo, allora diventa un ghetto). Si accompagnano i figli a scuola e poi si sta tranquilli perché mangeranno alla mensa, faranno i compiti e tutte le attività che ora si pagano privatamente (nuoto, corsi vari, ecc). Le strutture scolastiche dovranno quindi avere degli spazi verdi, palestre, piscine, biblioteche, laboratori, mense, e insegnanti a tempo pieno anche loro (quindi via a chi esercita le professioni private di avv. architetto, geometra: si deve scegliere fra insegnare o svolgere la libera professione). Sempre per facilitare le famiglie, sarebbe auspicabile che nello stesso edificio scolastico fossero inclusi vari ordini di scuola, in modo che se si hanno due figli da accompagnare, lo si fa contemporaneamente. Naturalmente andranno rivisti i contratti di lavoro e le retribuzioni che sono molto inferiori a quelle degli altri Paesi. Altro importante aspetto da modificare è quello del calendario scolastico. Sempre per le solite ragioni, tre mesi di chiusura delle scuole nel periodo estivo sono troppi e le famiglie non ce la fanno ad occuparsi dei figli che spesso si annoiano in attesa delle ferie dei genitori. Dunque, occorre organizzare delle classi estive nei mesi di luglio e di agosto (a scelta delle famiglie). Non si dica che non è possibile a causa del caldo (esistono i condizionatori!) e non si accampi la scusa che il settore turistico ricettivo entrerebbe in crisi perchè nessuna famiglia può permettersi tre mesi di vacanze! In questo periodo i ragazzi saranno impegnati ad approfondire argomenti trattati durante l'intero anno, parteciperanno a laboratori artistici, teatrali, musicali, linguistici, attività motorie, corsi di cucina, di bricolage, giardinaggio, escursioni sul territorio, visite guidate ad attività produttive, a siti culturali, ecc.
L'anno scolastico dovrebbe iniziare il primo di settembre e terminare il 30 di giugno, il sabato libero (salvo specifiche richieste) e i periodi di vacanza durante l'anno meglio distribuiti: una settimana da fine ottobre ai primi di novembre, due settimane a Natale, una settimana a Carnevale, una decina di giorni a Pasqua. In questo modo, ragazzi ed insegnanti avrebbero degli stop alternati a periodi di studio più utili per un po' di riposo ed il settore turistico ne beneficerebbe. Credo che un'organizzazione simile favorirebbe le famiglie, incentiverebbe il lavoro femminile, ed anche darebbe un aiuto all'aumento demografico. Si creerebbero tanti nuovi posti di lavoro e si sottrarrebbe spazio ad attività erogate da privati (palestre, piscine, campi estivi) che attualmente sono privilegio di chi se lo può permettere, ma sarebbe la scuola ad offrirle a tutti divenendo così un sistema più inclusivo.
Passando poi alla questione dei programmi e della didattica, dovrebbe essere dato largo spazio all'educazione civica (e tutti gli esempi, compresi quelli che vengono da personaggi pubblici, che vediamo intorno a noi ci confermano quanto sarebbe necessario! ), come allo studio della storia affinchè le nuove generazioni non perdano la memoria di ciò che è stato.
Queste sono solo alcune semplici considerazioni che mi vengono in mente e su questo piano mi piacerebbe che chi si trova in posizioni apicali ed ha facoltà di decidere, portasse il dibattito pubblico..
Cordiali saluti.
Maria Teresa Avallone
Martedì 28 luglio 2020 23:16:25
Egregio Segretario sono tesserata da quando ho iniziato a lavorare e da 20 anni nella Finzione Pubblica. Sono un educatrice socia di cooperativa appaltati dal comune. Per mia disgrazia un Comune Leghista per cui poco attenti al sociale. In questi giorni c: è la richiesta da parte della Coop che dice di avere il bilancio in perdita di ricondizzazione con quota societaria di 1000 €, in rate da 100 al mese inizialmente, poi vista la situazione attuale ci siamo lamentate e ha ribassato a 50 per 20 mesi. So che è legale e nello statuto ma ora viene la mia richiesta, A fronte di un aumento di 30 centesimi l'ora per cui 15 o 20 €in più al mese ne chiedono 50. poi quando la cooperativa è in attivo ci viene data una una tantum di 70€ ma noi non vediamo mai il bilancio. Ora lo abbiamo chiesto ci è stato dato ma l'assemblea in remoto no, la nostra sindacalista ci sta dando delle linee guida ma io non sono soddisfatta, la ritengo poco attiva e poco presente. Ma a parte il problema attuale la nostra categoria ha un contratto da schifo per non dire peggio. I nostri contratti andrebbero rivisti e migliorati. Io ho 65 anni grazie alla Fornero devo aspettare i67 per andare in pensione ma mi sento in dovere di lottare per le giovani che hanno paura di farlo e non credono nel sindacato. Io so che Lei oggi fa la differenza e mi piacerebbe che facesse cambiare idea a questi giovani. A Gallarate dove io lavoro siamo circa 60 poi ci sono quelle di Busto di cui sinceramente non so la quantità. Sarebbe bellissimo poter parlare con lei delle nostre condizioni lavorative e professionali io personalmente ne sarei onorata. Ho parlato anche con la Segretaria Moretto di Varese esponendo il nostro scontento, è vero che siamo poche iscritte ma non credo che la Cgil possa fare discriminazioni di questo tipo. Grazie sarei lieta di avere una risposta di qualsiasi tipo
Martedì 28 luglio 2020 23:04:20
Buona sera, le scrivo per il problema APE SOCIALE, che non copre a sufficienza le problematiche delle donne. Ad esempio donne nate nel 1956 e cioè con 64 anni di età e che sono mamme di 2 figli e con 26 anni di contributi e che magari sono nonne e che magari lavorano fanno ancora qualche lavoretto per arrotondare il mensile, ma che non possono accedere alla pensione. Pertanto chiedo che si possa estendere APEsociale a nche chi a meno di 30 anni di contributi. Questo è un grave problema che HA contribuito anche il PD, Per questo motivo che è stata distribuita tanta povertà nelle famiglie di operai in Italia e che molte famiglie non hanno più votato PD, famiglie che da 50 anni hanno sempre votato a sinistra. Donne che hanno cominciato a lavorare a 14 anni e oggi ne hanno 65 e che ancora lavorano primariamente, ma che non sono in grado di raggiungere la pensione, se non a 67 anni. Si sta facendo pagare la crisi a queste persone, povera gente, mentre gli sprechi sono altri. Pertanto le chiedo di estendere APE sociale. Grazie e buona serata