Andrew Jackson
Biografia
Andrew Jackson, 7° Presidente degli Stati Uniti d'America, nasce il 15 marzo del 1767 nella Carolina del Nord, nella zona di Waxhaw, proveniente da una famiglia di umili immigrati irlandesi. Cresciuto dalla madre (il padre era morto alcune settimane prima della sua nascita), impara a leggere e a scrivere in casa. Il luogo in cui vive è privo di scuole.
Gli anni della gioventù
Nel 1780, in occasione della guerra di indipendenza americana che vede la Carolina invasa dagli inglesi, il tredicenne Andrew Jackson, che da poco si è aggregato a una banda armata composta da volontari, viene fatto prigioniero in seguito allo scontro di Hanging Rock.
Riconquistata la libertà al termine del conflitto, ha la possibilità di ritornare a casa, dove però lo attende una terribile notizia. Sia la madre che i suoi due fratelli, infatti, sono morti. Così Andrew, praticamente rimasto solo, senza una famiglia, si trasferisce a Salisbury, e qui inizia a lavorare in qualità di apprendista sellaio. Nel tempo libero si dedica agli studi di legge.
La carriera di avvocato
Nel 1787, a vent'anni, Jackson diventa avvocato. Da quel momento la sua carriera spicca il volo. In un primo momento egli è speculatore terriero, per poi diventare mercante di schiavi e di cavalli. Ricopre, inoltre, il ruolo di volontario militare contro le tribù indiane delle campagne locali, prima di assumere l'incarico di ufficiale pubblico negli uffici politici locali.
A soli ventiquattro anni, nel 1791, Andrew Jackson diventa procuratore di Nashville. Nel Tennessee, per altro, si sposa, unendosi in matrimonio con Rachel, una ragazza che l'anno prima aveva divorziato dal capitano Lewis Robards. Il problema è che al momento del matrimonio tra Andrew e Rachel le pratiche del divorzio della donna non sono ancora definitive, il che la rende ufficialmente bigama. Proprio per questo motivo le nozze vengono considerate illegittime. Una volta che il divorzio viene formalizzato tecnicamente, comunque, Jackson riesce a sposarsi: è il 1794.
La politica e la carriera militare
Un paio di anni più tardi, in seguito all'annessione del Tennessee all'Unione come sedicesimo Stato autonomo, Andrew Jackson viene eletto alla Camera dei rappresentanti locale. Nel 1797, invece, è nominato giudice della Corte Suprema dello Stato. Annoiatosi per il carattere sedentario del lavoro da giudice e a disagio nelle assemblee legislative a cui prende parte a causa della sua natura rissosa, nel 1804 egli sceglie di diventare comandante della milizia locale, dopo essersi dimesso dal proprio ruolo.
L'anno successivo collabora con un politico di nome Aaron Burr, intenzionato a far insorgere i territori coloniali spagnoli dell'attuale Messico con un esercito di rivoluzionari. Ma proprio per questa ragione deve fare i conti con un'accusa di alto tradimento proveniente direttamente dal presidente Thomas Jefferson. Venuto a sapere dell'ordine di arrestarlo, comunque, Jackson lascia Burr per passare dalla parte del potere centrale.
Nel 1812 viene nominato generale comandante del fronte meridionale da James Monroe, Segretario alla Guerra, in seguito allo scoppio del conflitto con l'Inghilterra. Il fronte meridionale è molto delicato, dal momento che è lì che è esplosa la lotta contro i nativi americani Creek, che stanno dalla parte degli inglesi.
Andrew Jackson eroe nazionale
Al termine della campagna, che dura per un paio di anni, Jackson ottiene la stipula del Trattato di Fort Jackson, in virtù del quale i nativi americani accettano di cedere un'area di più di nove milioni di ettari.
Poco dopo, egli si dedica ai britannici, il cui esercito è giunto proprio nel settore meridionale, e affronta le truppe inglesi presso New Orleans, alla guida di un esercito composto sia da soldati regolari che da pionieri: il successo è per gli americani, che contano solo otto vittime, nulla in confronto ai settecento morti inglesi.
Da quel momento, Andrew Jackson grazie a quella vittoria - in realtà inutile dal momento che pochi giorni prima l'Unione e l'Inghilterra avevano già sottoscritto la pace - diventa un vero e proprio eroe nazionale, meritevole di aver risollevato l'onore dell'esercito americano.
La candidatura per la presidenza
Dopo essere diventato anche l'idolo dei farmers della frontiera occidentale, nel novembre del 1824 Jackson tenta di diventare presidente, candidandosi per i Democratici-Repubblicani, contro il suo sfidante John Quincy Adams. L'obiettivo viene raggiunto solo parzialmente, nel senso che Andrew si aggiudica la maggioranza dei voti popolari ma non riesce a fare altrettanto con quella dei Grandi Elettori, e così il Congresso nomina Adams nuovo capo dello Stato, secondo quanto previsto dal XII Emendamento della Costituzione statunitense.
Jackson, però, non si dà per vinto, e prova a giocare la carta presidenziale anche quattro anni dopo, questa volta sostenuto dal Partito Democratico, un nuovo soggetto politico: in tale circostanza Adams viene sconfitto, complice l'alleanza tra gli agrari del Sud e i farmers dell'Ovest. Andrew Jackson si insedia il 4 marzo del 1829. È il primo presidente americano di umili origini.
La presidenza di Andrew Jackson
La sua presidenza, che durerà otto anni, vedrà tra l'altro un'operazione di democratizzazione delle strutture politiche dell'Unione, non più sotto il dominio delle oligarchie finanziarie del Nord e delle élite terriere del Sud. Sotto di lui viene introdotto il voto segreto e vengono rese elettive numerose cariche pubbliche, sia locali che statali.
Più in generale, con lui si assiste a un'abolizione progressiva delle restrizioni di voto, con la nomina dei dirigenti di partito affidata a organi scelti in maniera democratica.
Il 3 marzo 1837, scaduto l'ultimo mandato, si ritira a vita privata. La sua eredità politica passa di mano al suo fedele collaboratore Martin Van Buren, che gli succede alla presidenza degli Stati Uniti.
Andrew Jackson muore l'8 giugno del 1845 a Nashville, all'età di 78 anni nella sua tenuta The Hermitage. Fu uno dei presidenti degli Stati Uniti, membri della Massoneria. Il suo volto appare sulla banconota da 20 dollari.
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